Una bellissima esperienza. Prima parte.

Una bellissima esperienza. Prima parte.

Mi chiamo Silvia, ho 39 anni, sono una bella donna con un passato da modella. Sono alta un metro e 77, occhi verdi, capelli biondi che amo portare lunghi, terza di seno, ventre piatto, uno splendido culetto a mandolino alla fine di due splendide cosce, lunghe e affusolate, che lo rendono, a detta di tutti, il mio pezzo forte. Ho un lavoro da impiegata e sono sposata con Luca, un uomo che ha dieci anni più di me.
Fisicamente parlando è bell’uomo: fisico asciutto, un uomo che ha classe, eleganza, gusto e raffinatezza, che ama le cose belle, la buona cucina e svolge un lavoro importante. Economicamente stiamo bene, proprietà, automobili, e ciò che vogliamo c’è lo permettiamo senza sacrifici. È stato lui che mi ha fatto conoscere la trasgressione, sia in qualche club che in qualche festa con coppie, in maniera soft. Diversamente, quando siamo insieme e decidiamo di trasgredire, non ho limiti: mi piace trasformarmi nel suo oggetto del desiderio. Mi piace qualsiasi cosa lui mi proponga e, quando dico qualsiasi cosa, significa dal pissing allo sputo, agli schiaffi, all’esibizionismo, mi piace tutto, anche il turpiloquio. Ho sempre avuto la sensazione di essere stata, in una vita precedente, una cortigiana, insomma la classica puttana d’alto bordo. Inoltre mi piaceva, quando si andava nei club, che qualche donna gli facesse un pompino, essendo lui molto dotato sia in lunghezza che circonferenza, ed io mi esaltavo a premere la bocca della femmina mentre succhiava l’uccello di mio marito, che mi limonavo con passione.
Poi, circa cinque anni fa, abbiamo deciso di mettere al mondo un figlio e, la sua nascita ha, in qualche modo, spento lo svago della trasgressione per concentrarci nella dimensione di genitori. Prima di questo cambiamento, uno dei suoi desideri più ricorrenti, anche se a livello di fantasia, era quello di aggiungere una donna nei nostri giochi, una femmina in più nel nostro letto, che avrebbe potuto interagire sia con me che con lui. Ora, invece, in quelle poche volte che facciamo sesso, in quanto presi dalle necessità di tutti i giorni, dai problemi della famiglia e dalla crescita dei figli, lui insiste a chiedermi di trovarmi un amante, di farlo cornuto, di vedermi scopata da un altro uomo. Vorrebbe fare il regista di questi incontri, insomma, ha maturato il desiderio di vedermi fare la troia con un altro. All’inizio, interpretavo quel desiderio come l’ennesima sua provocazione, una fantasia, per esplorare un nuovo universo dell’erotismo, dal momento che i party ed i prive’ erano diventati banali e ripetitivi. Ero convinta che mi proponesse questo nuovo gioco non seriamente, invece in lui questo desiderio si era rafforzato sempre più.

«Silvia, voglio che trovi un uomo, un vero maschio, che sappia scopare la tua mente prima ed il tuo corpo dopo. Una persona capace di intrigarti e che sappia solleticare al massimo le tue notevoli qualità di troia, puttana esibizionista, vera zoccola. Per quel che mi riguarda, vorrei condividere ogni istante del gioco, sia nei momenti in cui sfodererai la tua malizia, sia all’atto pratico, e se, per caso, la particolare occasione non mi permettesse d’essere presente, vorrei che mi informassi sempre su quello che succede.»

Dopo una così esplicita dichiarazione di intenti, ho dovuto convenire che quel suo desiderio meritava attenzione da parte mia e così ho cominciato a guardarmi attorno e fare una accurata selezione, allo scopo di trovare l’elemento giusto da poter inserire in questo nostro gioco. All’inizio pensavo che non fosse difficile trovare un bel cazzo che mi scopasse, ma, ben presto, mi sono resa conto che quanto mi chiedeva mio marito era più complesso di quanto potesse apparire a prima vista. Pensandoci a fondo, ho scartato molti possibili candidati, perché nessuno di essi possedeva le peculiarità da me accarezzate. Poi, come spesso accade, è il destino che ti mette in mano le carte che devi saper giocare, anche se, all’inizio, quella non ti sembra una mano vincente.
Un pomeriggio, mentre cercavo di tornare a casa più in fretta possibile in quanto era il compleanno di mio figlio, resto bloccata sulla tangenziale a causa di un incidente. Fortuna volle che ero in prossimità di un’uscita e mi sono ritrovata su una strada secondaria che corre parallela alla statale, ma, anche qui, un ennesimo tamponamento aveva bloccato tutto il traffico.
Stizzita per tutti quei contrattempi, che non avrebbero impedito un involontario congruo ritardo, ho imboccato una strada bianca laterale, che sembrava correre parallela alle due strade bloccate e, dopo aver percorso un certo tratto di strada, improvvisamente la mia auto ha cominciato a diventare ingovernabile. Lo sterzo era molto duro e, a fatica, riuscivo a tenerla sulla direttrice da tenere, così mi sono vista costretta a fermarmi e, quando sono scesa, ho potuto constatare che la mia ruota anteriore sinistra era a terra: avevo forato! Imbufalita ancor più, per l’ennesima disavventura, ho preso il cellulare e, guarda caso, non c’era campo. Mi sono appoggiata alla vettura, cercando di fare mente locale per vedere come risolvere questo ennesimo disastro. Proseguire con la ruota bucata era impensabile; raggiungere la strada secondaria, era troppo distante e, tra l’altro, stava cominciando scendere la sera, così, mentre mi accingevo ad abbandonare l’auto e tornare indietro, sui miei passi, ho visto sopraggiungere i fari di un’auto. Mi sono messa al centro della strada e, quando la vettura mi ha raggiunto, è stata costretta a fermarsi. Mi sono avvicinata ed ho constatato che, all’interno, c’era un uomo cui ho chiesto aiuto. Quando è sceso dall’auto, mi sono trovata davanti un bell’esemplare di maschio: alto, spalle larghe, capelli completamente bianchi, braccia forti ed occhi scuri. Indossava una divisa da conducente di autobus e, quando gli ho esposto il mio problema, subito sul suo viso è comparso un sorriso ironico, quasi arrogante. Senza dire nulla, ha aperto il cofano della mia auto, dove ho scoperto esserci tutto l’occorrente per sostituire la ruota bucata e, con gesti semplici ma rapidi, in pochi minuti mi ha risolto il problema. Vederlo lavorare inginocchiato davanti a me, mi ha fatto venire voglia, in qualche modo, di provocarlo, così, anche se indossavo dei jeans molto attillati, più volte mi sono girata e piegata, in maniera da mettere in mostra il mio splendido fondoschiena, che lui ha potuto ammirare ripetutamente. Quando ha completato il lavoro e rimesso tutto nel bagagliaio, ho potuto notare un discreto rigonfiamento all’altezza del pacco. Soddisfatta per averlo in qualche modo provocato, ho preso il portafogli ed ho cercato di offrirgli del danaro, come ricompensa per quanto aveva fatto per me. Lui è rimasto un attimo sorpreso, poi, con la sua aria ironica e arrogante, ha rifiutato l’offerta.

«Mi chiamo Mario e, per quanto mi riguarda, non mi sono mai fatto pagare una cortesia! Al massimo, posso accettare una cortesia in cambio?!»

Ho guardato quel maschio che, in un certo modo, mi stava intrigando. Generalmente sono abituata a vedere uomini che sbavavano per me, che immediatamente si offrono di compiacermi in tutti modi, mentre lui, in questo momento, mi stava semplicemente trattando come una povera incapace, che era stata appena salvata da uno esperto. Questo suo modo di fare, mi ha un po’ irritato, ma, nello stesso tempo, ha stuzzicato la mia curiosità, in quanto, per la prima volta, avevo, davanti a me, un maschio capace di resistere al mio fascino.

«Ok, va bene; allora? Come posso ricambiare la sua cortesia?»

Lui mi ha chiesto di dargli il mio cellulare e, su di esso, ha digitato il suo numero di telefono e mi ha invitato ad inviargli uno squillo, quando avrei avuto di nuovo campo, così da avere anche lui il mio numero, oppure di contattarlo nei giorni a seguire, per poter prendere semplicemente un caffè e pareggiare la cortesia. Senza aggiungere altro, è risalito in auto e se n’è andato. Sono rimasta ancora una volta stupita; mi sarei aspettata che, in qualche modo, avesse cercato un contatto più diretto; onestamente ero anche disposta a fargli un pompino per ripagarlo di quanto aveva fatto per me, invece lui se n’era andato, lasciandomi veramente basita. Per un momento ho pensato che fosse gay, ma il fatto di aver visto il pacco gonfio, mi ha fatto abbandonare questo pensiero; allora, per un attimo, ho avuto timore che la mia sensualità stesse perdendo attrattiva, che non fossi più la femmina irresistibile che ho sempre ritenuto di essere. Nei due giorni successivi, ho ripensato molto al suo comportamento e mi sono anche ricordata di avere una gomma da riparare; così, ho deciso di verificare se ero ancora in grado di far impazzire un maschio. Mi sono vestita con una mini decisamente corta ed una camicetta, che lasciava ben poco all’immaginazione e, con scarpe dal tacco alto, mi sono recata dal gommista per riparare la gomma. Quando mi ha visto scendere dall’auto, l’uomo ha sgranato letteralmente gli occhi e subito ho visto crescergli un notevole bozzo sulla tuta.
Soddisfatta del risultato, ho atteso che lui completasse la riparazione e, quando ho chiesto cosa dovevo, lui mi ha detto che era gratis. Eravamo soli e, quindi, ho deciso di verificare fino a che punto ero ancora in grado di soddisfare un maschio; così l’ho seguito nel suo ufficio ed ho lasciato che lui mi accarezzasse fra le cosce, mentre si masturbava violentemente. È bastato pochissimo per vederlo schizzare sulle mie scarpe e, questo, mi ha letteralmente esaltato. Così sono tornata sui miei passi contenta e soddisfatta, e, a quel punto, ho deciso di chiamare Mario e verificare se ero ancora in grado di eccitare anche lui. Il mio telefono ha suonato diverse volte, poi, ad un tratto, con un messaggio vocale, lui mi ha pregato di non insistere, perché in quel preciso momento non era in grado di rispondere; mi avrebbe richiamato lui, dopo circa una ventina di minuti. Sono rimasta ancora una volta sorpresa: questo maschio mi imponeva la sua volontà; ho aspettato e, devo riconoscere che, quei 20 minuti, mi sono parsi un’eternità. Alla fine, quando ne erano passati 25, lui mi ha richiamato e mi ha invitato a prendere un caffè in un bar, che ho raggiunto rapidamente. Mi sono seduta ad un tavolo ed ho aspettato che lui arrivasse, e questa, per l’ennesima volta, per me è stata una novità, in quanto, di solito, sono gli altri ad aspettare. Ero seduta a cosce larghe e mostravo con orgoglio la mia intimità a due giovani ragazzi, che strabuzzavano gli occhi nel vedere la mia fica ben esposta. Ad un tratto l’ho visto arrivare, alto, fiero, con un’aria da maledetto, che mi ha provocato un brivido lungo la schiena e, quando ha raggiunto la vagina, si è tramutato in puro piacere. Ho sentito fremere il mio corpo nell’osservare quel maschio forte e con l’aria autoritaria, che si è seduto davanti a me, quasi ignorando le mie grazie ancora esposte e, mentre sorseggiavamo il caffè, ho cercato di capire perché, con lui, non riuscivo ad essere la femmina dominante.

«Oggi sono andata a riparare la gomma bucata e, così, ho anche deciso di pareggiare il conto con te.»

Alle mie parole, dette con tono malizioso e fortemente allusivo, lui ha scosso il capo in senso di diniego e poi la sua voce, dal tono duro ed arrogante, mi ha di nuovo colpito.

«Capirai, che sforzo! Sicuramente quel povero gommista avrà dovuto faticare sette camicie per concentrarsi sul lavoro, con te che ti offrirvi in maniera così esplicita.»

L’ho guardato stupita; pensavo di costringerlo a chiedermi di fare sesso con lui, mentre, al contrario, lui mi stava semplicemente dicendo che mi stavo comportando da puttana.
Non che non fosse vero, ma mi sentivo in qualche modo oltraggiata.

«Non capisco cosa ci sia di sbagliato nel mio abbigliamento e nel mio comportamento, dal momento che mi piace molto provocare.»

Lui mi ha fissato negli occhi, ha appoggiato la tazzina al tavolo e, poi, con tono quasi sprezzante, ha ribattuto alla mia ennesima provocazione.

«A fare le puttane son tutte brave; a mettersi in mostra poi, basta anche meno, ma ad essere una vera troia esibizionista è una cosa che solo poche sanno fare, e tu hai ancora tanto da imparare. Peccato! Perché con il fisico che ti ritrovi, potresti veramente far impazzire chiunque ti guardi.»
L’ho guardato basita e veramente furiosa.
«Ma chi credi di essere? Io ho avuto ai miei piedi schiere di maschi che lasciavano scie di bava, solo per avere il piacere di venire a leccare i miei piedi, ed ho goduto ripetutamente, in tutti i modi possibili e immaginabili e, soprattutto, mi sono esibita ogni qualvolta che ne ho avuto voglia, con la complicità di mio marito. Come ti permetti di dire che ho ancora molto da imparare?»

Lui mi ha guardato in maniera severa e decisa e le sue parole sono state come uno schiaffo.

«Potrai sicuramente avere avuto tanti maschi ai tuoi piedi, ti sarai mostrata e offerta come una puttana, ma per esperienza, poiché ho avuto modo di constatarlo tante volte, ti ripeto che essere una troia esibizionista è qualcosa di completamente diverso da quello che tu hai vissuto finora e, se non capisci questa differenza, è inutile stare a perdere altro tempo.»

Senza aggiungere altro, si è alzato e se n’è andato, lasciandomi sbalordita dal suo comportamento arrogante e duro. Quando sono tornata a casa, ero ancora visibilmente alterata e la cosa non è sfuggita a mio marito, che ha voluto conoscere il motivo della mia inquietudine. Gli ho raccontato nel dettaglio tutto quello che era successo e mi aspettavo la sua comprensione, il suo appoggio, il suo sostegno morale, invece lui mi ha guardato e, dopo avermi ascoltato attentamente, ha sorriso, ha scosso il capo e le sue parole mi hanno confuso ancora di più.

«Accidenti! Questo sì che è un vero maschio! Finalmente hai trovato la persona giusta che riesce a resistere al tuo fascino. Uno così lo devo assolutamente conoscere; vorrei il suo recapito.»

Stupita e letteralmente sbalordita dal suo comportamento, gli ho abulicamente dato il suo recapito telefonico e, per circa due giorni, la cosa è rimasta ignorata.
Il giovedì, mi comunica che sabato sera andremo fuori a cena, perché intende regalarmi una bellissima serata per farmi distrarre un po’ e, soprattutto, per farmi divertire in qualche prive’. La notizia mi stuzzica non poco e mi infonde tanta felicità. Così, il sabato mattina, prima mi reco dall’estetista, poi dalla parrucchiera ed infine saccheggio due negozi di scarpe e intimo, compreso uno di abbigliamento, dove acquisto un meraviglioso abito bianco, con una profonda scollatura dietro e, sul davanti, delle sottili strisce di tessuto riescono appena a coprire il seno, in quanto agganciate a delle catenelle dorate; il tutto valorizza al massimo la mia silhouette. Mentre mio marito, a sera, accompagna nostro figlio dai miei genitori, che sono molto felici di ospitarlo, io mi preparo e, quando sono pronta, leggo nei suoi occhi tutta l’ammirazione che ha per me nel constatare che, sia l’abito che tutto il resto, comprese scarpe dal tacco esagerato, fanno risaltare ancor più le splendide rotondità del mio corpo.
Percorriamo circa un’ora di strada per raggiungere il ristorante da lui scelto, che si trova in prossimità di un lago e, quando arriviamo, purtroppo inizia a piovere; allora lui ferma la vettura davanti all’ingresso e mi invita ad entrare da sola, mentre lui andrà a parcheggiare. Entro e vengo accolta da una splendida signora, che mi accompagna al nostro tavolo. Per raggiungerlo, attraverso tutta la sala che è piena di commensali e scopro che quel tavolo è posto in un angolo del salone e, vicino, ce n’è un altro con sei persone, che restano piacevolmente attratte dal mio arrivo. Avverto i loro sguardi su di me e questo mi infonde un sottile piacere che mi fa inumidire fra le cosce. Sono voltata di spalle all’ingresso e, mentre attendo l’arrivo di Luca, d’un tratto mi trovo davanti Mario, che indossa un completo, con camicia e cravatta, molto elegante e ben diverso dalla divisa di autista, che si siede alla mia tavola e mi sorride, con la sua aria di arrogante malizia. Lo guardo e sto per invitarlo ad andarsene, quando squilla il mio cellulare: è mio marito, che mi informa:

«Amore, la persona che è seduta al tavolo con te, questa sera sarà il tuo cavaliere, sarà colui con cui passerai la serata e, finalmente, riuscirai a farmi provare quelle sensazioni che ti sto chiedendo da tempo. Ho avuto modo di parlare con lui, e sono giunto alla conclusione che è la persona giusta per farti iniziare un percorso di trasformazione, che ti porterà ad essere la femmina che voglio: una vera troia esibizionista, capace di godere e far godere, a suo piacimento.»

Lo guardo, sono confusa; una parte di me mi indurrebbe ad alzarmi e andar via, ma la mia vagina, che ha iniziato a fremere nell’udire le parole di mio marito, ha il sopravvento sulla ragione e illanguidisce il mio corpo, facendomi provare un misto di paura ed eccitazione, nel considerare a cosa sto andando incontro.
Lui con tono calmo e pacato, ma fermo, mi espone il suo intento.

«Come ha detto tuo marito, stai per intraprendere un percorso che trasformerà una puttanella come te, in una vera troia esibizionista, una vera vacca da letto, una puttana d’alto bordo, capace di soddisfare ogni singolo desiderio del maschio. Ovviamente puoi alzarti ed andartene, oppure restare e cenare, e poi tornare a casa, facendo finire tutto così, ma, se invece accetti quello che io ti propongo, ti assicuro che non te ne pentirai. Tutto quello che devi fare è darmi la tua assoluta obbedienza e devota sottomissione a qualsiasi mio ordine. Non sono ammessi rifiuti, perché sarebbero puniti severamente. Tu sei una femmina abituata a dominare, ma, a partire da questo momento, sarai tu ad essere dominata. Pensaci bene, perché quello che ti propongo è qualcosa che sicuramente tu non hai ancora provato.»

Le sue parole hanno sollecitato ancor più in me il desiderio di vivere questa nuova esperienza, di assaporare questo nuovo modo di godere. In effetti lui ha ragione; in tutto questo tempo, ho vissuto magnifiche esperienze: sempre in compagnia di mio marito, mi sono offerta e mostrata a tanti maschi che mi hanno fatto godere molto ed io stessa ho goduto nel soddisfare il mio potere seduttivo, mentre, effettivamente, non ha mai provato la sensazione di essere dominata. Lo guardo, gli sorrido: ho preso la mia decisione.

«Cosa ordiniamo per cena?»

Nel preciso istante in cui ha capito che ho accettato il gioco che mi propone, il suo sguardo è divenuto ancora più arrogante e, dopo aver ordinato le varie pietanze, con fare disinvolto, si volta a guardare verso il tavolo accanto a noi, dove le sei persone, tutti uomini eleganti e dall’aria perbene, continuano ad osservarmi con vero interesse. Senza mai voltare lo sguardo, lui mi chiede quali sensazioni stavo provando nel sapere che quelle persone desideravano ed ammiravano il mio corpo. Per un attimo, giro lo sguardo ed incrocio quello di alcuni di loro, che annuiscono compiaciuti e, subito un ennesimo brivido percorrere la mia schiena per diventare umore che mi bagna ancora. A metà cena, lui mi guarda e con tono deciso, espone uno dei suoi ordini:

«Vai in bagno, togliti il perizoma e torna al tavolo.»

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