Una bellissima esperienza. Seconda parte.

Una bellissima esperienza. Seconda parte.

Lo guardo e, per un attimo, resto sorpresa; la sua richiesta mi sorprende, ma, nello stesso tempo, mi eccita; nell’insieme sono meravigliata perché giunge inaspettata. In ogni caso mi alzo ed eseguo. Mi reco in bagno, sotto lo sguardo di molti maschi che sicuramente ammirano il mio corpo e poi torno da lui, tenendo in mano l’esiguo indumento, che è talmente sottile e minuscolo da nascondersi perfettamente nel pugno chiuso della mia mano. Mi siedo per riprendere la cena, ma lui, con tono calmo e deciso, mi ordina di fare una cosa che mi sconvolge non poco.
«Alzati e appoggia il tuo indumento sul tavolo di quei signori.»
Sono allibita! Ma lui non aggiunge altro e io, provando un certo brivido, mi alzo e, cercando di tenere un’aria disinvolta, mi avvicino a quel tavolo, dove ora tutte le persone mi guardano con estrema attenzione e, quasi tremando, appoggio il mio indumento sul tavolo, poi mi giro e, ben sapendo che essi ammireranno il mio splendido culo, mi muovo lentamente, facendolo oscillare volutamente, da vera puttana. Riprendiamo la cena, sotto lo sguardo attento di quelle persone che, a bassa voce, parlano tra loro, sempre continuando a guardare verso di noi e, quando noi siamo quasi al dolce, essi si alzano e uno dei sei, quello dall’aspetto più autorevole, tenendo in mano il mio perizoma, si avvicina al nostro tavolo e, mentre si china verso di me, mi fissa il decolleté e con un tono calmo e pacato, parla con lui:
«Ok va bene, possiamo giocare, le condizioni le conosci.»
Lo guardo senza capire, mentre lui continua a consumare la cena con una calma esasperante, che, da me, è interpretata quasi come un’espressione di ennesima arroganza. Questo maschio mi domina, ha preso il totale controllo di me, e questo mi eccita, ma, nello stesso tempo, mi intimorisce.
Finita la cena, ce ne andiamo e lui, senza dire niente, una volta saliti in auto, dal cassetto porta oggetti, estrae una benda nera e, con fare deciso mi copre gli occhi, incutendomi maggiore incredulità e tensione. Non so quanto sia durato il viaggio, l’unica cosa di cui sono certa è che dobbiamo essere arrivati a destinazione, perché lui ha fermato l’auto e mi ha aiutato a scendere. Saliti alcuni scalini, ho sentito che bussava ad una porta, che subito si è aperta e, nel totale silenzio, sono entrata, spinta da lui che mi imponeva la direzione. Tutt’intorno vi era un silenzio totale e questo, in qualche modo, mi ha inquietato ancora di più. La sua voce ha risuonato nel silenzio dell’ambiente.
«Spogliati completamente nuda, ma senza mai togliere la benda.»

Con gesti un po’ nervosi, mi sono spogliata e sono rimasta solo con le mie autoreggenti ed i tacchi alti. Intorno a me avvertivo la presenza di altre persone, ma, essendo bendata, le mie erano solo sensazioni, quando, improvvisamente, nel totale silenzio, ho sentito delle mani sul mio corpo.
Son trasalita, ma la voce calma di Mario mi ha quietato.
«Tranquilla, nessuno ti farà del male, devi solo restare in silenzio ed ubbidire ad ogni cosa ti verrà richiesta.»
Ho sentito una mano sfiorarmi lentamente lungo il corpo ed un brivido intenso l’ha percorso dalla testa ai piedi. Ero fradicia, sentivo la fica che si bagnava in maniera incredibile a causa della strana ed imprevista situazione che stavo vivendo. Mi piaceva esser toccata, goderne oppure esser goduta, tutto, tranne quell’esasperante silenzio, in cui solo il mio cuore sembrava far rumore, con il suo battito accelerato. Ho sentito ancora altre mani sul mio corpo, forse erano semplicemente le sue, che hanno cominciato ad esplorare la mia intimità, risalendo lungo le cosce. Mi sono aperta, piegandomi leggermente in avanti, per offrire meglio, a colui che esplorava il mio corpo, la possibilità di insinuare le sue mani dentro la mia vagina, completamente fradicia. Quelle dita hanno indugiato a lungo, scorrendo lungo lo spacco della fica e fermandosi più volte a titillare il mio clitoride, mentre cercavo di spingere in avanti il mio corpo per avere un contatto più intenso e diretto. Ero protesa al godimento, mentre quelle mani non facevano altro che centuplicare quell’attesa, continuando a scorrere sul mio corpo. Poi, improvvisamente, la sua voce mi ha chiesto di spostarmi qualche passo più avanti e la sua mano, appoggiata sulla spalla, mi ha imposto di sedermi. Il mio corpo nudo è venuto a contatto con la pelle di quello che, ho pensato, potesse esser un divano, ma ancora tanto silenzio. Tremavo, sia per l’eccitazione, sia per la mia incapacità di comprendere quello che stava succedendo intorno a me. Una sensazione incredibile, di impotenza totale, che mi procurava sensazioni contrastanti, ma, nello stesso tempo, mi eccitava in maniera esponenziale. Ad un tratto, ho sentito una grossa verga appoggiarsi alle mie labbra e una mano poggiata sulla nuca indicavano, in modo incontrovertibile, cosa desiderasse il loro proprietario. Ho aperto la bocca e, sempre nel più assoluto silenzio, mi son subito ritrovato uno splendido fallo infilato in gola, che cercava prepotentemente di penetrare il più possibile. Mi sono adoperata ad imboccare con gusto quello splendido membro, che mi scopava la gola con un movimento lento ma deciso, e che, ad ogni spinta, penetrava sempre più in profondità. Non c’era violenza in quell’azione, ma la forte determinazione a farmi ingoiare la totalità di quel membro. Sentivo le mie labbra tese nello sforzo di accogliere, sempre più, quel membro in bocca, mentre la mia lingua, impazzita, cercava, ad ogni affondo, di stimolare meglio quella splendida verga. Dalla bocca mi colava tanta saliva e, sollevata una mano, ho afferrato quel fallo, ma mi è stato subito strappato dalla bocca ed ho udito di nuovo la voce di Mario che, nel silenzio, ha tuonato:
«Non ti permettere mai più! Quando e se dovrai usare le mani, ti sarà chiesto. Se ti viene richiesta la bocca, è solo quella che devi usare.»
Ero basita: non avevo fatto nulla di strano, ma era chiaro che la mia iniziativa non era risultata gradita. Dopo un lungo interminabile silenzio, ho sentito di nuovo la presenza di un membro davanti alla mia bocca ed ho provveduto a spalancarla di nuovo. Ho subito percepito la sensazione che non fosse lo stesso cazzo che avevo succhiato prima, perché mi sembrava di una circonferenza più piccola, ma di certo era più lungo. Anche quest’altro membro ha cominciato a scorrere fra le mie labbra, e, ad ogni affondo, scivolava sempre più agevolmente in fondo alla mia gola. Si muove avanti e indietro con un ritmo lento, ma costante, mentre sentivo la fica colare per il piacere che stavo provando in questa insolita situazione. D’un tratto altre mani hanno cominciato ad accarezzare il mio corpo, facendomi vibrare sempre di più, in maniera intensa e incontrollata. Sentivo ogni singolo centimetro del mio corpo vibrare sotto quel numero imprecisato di carezze e baci, dati nel più assoluto silenzio, mentre quel membro continuava a scorrere nella mia bocca ad un ritmo accelerato, finché si è fermato e, bloccatami la testa, mi ha riversato in gola tutto il suo piacere. Solo un lungo gemito, come di bestia ferita, ha fatto seguito al suo orgasmo, mentre il mio corpo veniva scosso da un ennesimo orgasmo, nel sentire quel seme inondare la mia gola. Il tizio è rimasto per qualche istante immobile dentro di me, poi se ne è uscito ed è stato subito rimpiazzato da un altro, mentre ora diverse dita scivolavano fra le pieghe della mia fica, fradicia dei miei umori per l’orgasmo appena raggiunto. Senza alcuna fretta, uno dopo l’altro si sono avvicendati nella mia bocca, riversando il loro piacere, mentre io venivo scossa da orgasmi continui. Mi sarei aspettata di esser posseduta, penetrata, scopata in ogni orifizio, invece, tutto ciò che mi avevano fatto, erano state solo copiose sborrate nel profondo della mia gola, mentre mani avide e bramose mi avevano masturbato fino a sfinirmi. Poi, improvvisamente, come tutto è cominciato così è finito. Ad un certo punto ho avvertito di esser sola in quel posto, quando la voce di Mario mi ha rincuorato: ero di nuovo fra le sue braccia e mi ha sussurrato:
«Puoi toglier la benda, è tutto finito.»
Mi sono sollevata la benda e ho potuto notare che eravamo in un ambiente completamente buio, appena rischiarato da una flebile luce che filtrava da una porta. Mentre mi stavo rivestendo, lui si è avvicinato e mi ha aiutato; poi, mentre mi accompagnava fuori, mi ha consegnato un fascio di banconote. L’ho guardato sorpresa, cercando di capire il perché di quel gesto. Lui mi ha guardato, ha sorriso, e poi mi ha spiegato il motivo per cui mi stava dando quel danaro.
«Sono tuoi, sono stati donati dalle persone che hanno avuto il piacere di toccare il tuo corpo, di accarezzarti, di assaporare il piacere di avere una bella ninfa come te fra le mani. Se vuoi, la cosa non finisce qui, perché ognuno di loro, dopo aver avuto questo, che considerano semplicemente un antipasto, vorrebbe averti ospite nel suo letto, ma sempre pagando, come hanno fatto questa sera, perché li eccita da morire sapere di avere una donna che vende il suo corpo, per il piacere di farlo. È chiaro per essi che tu non sei una puttana e che non fai questo per vivere, però è proprio questa condizione che li eccita di più: sapere che sei una donna come tante, ma che ama mettersi in gioco, che sa offrirsi, e godere nel sentire le mani degli uomini sul suo corpo. Lascio a te di decidere se questa esperienza potrà aver un seguito, o meno.»
A quel chiarimento, sono rimasta in silenzio, leggermente incredula, mentre, dentro di me, un lungo fremito di piacere ha percorso tutto il mio corpo, dalla testa ai piedi: ero stata offerta a dei maschi che avevano pagato per avere il mio corpo! Mi sentivo tremendamente eccitata nell’essere stata usata, goduta e comprata. Lungo il percorso, per tornare a casa, ho ripensato a quante volte avevo barattato il mio corpo in cambio di favori, ma in nessuna occasione qualcuno mi aveva pagato in maniera così esplicita, facendomi sentire una vera puttana. In effetti, mi è venuto in mente che durante il periodo universitario, mi ero imbattuta in un professore cinquantenne dall’aspetto per niente invitante. Non troppo alto, grassoccio, con una pancia prominente ed anche semicalvo, che mi guardava con occhi carichi di desiderio. Ero arrivata ad una fase di studio in cui mancava solo l’ultimo esame con lui e, ottenere un voto abbastanza alto, avrebbe potuto significare per me, passare ad una fase successiva dove tutto sarebbe stato molto più facile. Avevo sentito due studentesse, che di nascosto, avevano parlato di lui come di un porco, che amava indugiare con lo sguardo nelle scollature delle sue studentesse o fra le cosce, se lasciate opportunamente aperte. Ero titubante, perché una parte di me rifiutava di prendere in considerazione la possibilità di offrire il mio corpo in cambio di un bel voto, ma un’altra parte mi suggeriva ad aderire a quel tipo di mercimonio, perché mi avrebbe, in qualche modo, fatto vivere un piacere più pruriginoso e particolare. Così decisi di fare in modo che lui avanzasse una proposta per avermi, per una sera, a sua disposizione. Durante le ultime elezioni, ogni volta che parlavo con lui, lasciavo la mia camicetta sempre più sbottonata e vedevo che lui indugiava con lo sguardo sulle mie tette. In più, due o più volte, ho fatto in modo che le mie cosce fossero alquanto aperte, quando lui rivolgeva lo sguardo verso di me. Carpita la sua attenzione, decisi di passare all’attacco.
«Professore, prima di andare ad iscrivermi per dare l’ultimo esame con lei, avrei bisogno di ripassare ancora alcuni dettagli, che non mi sono chiari e, quindi, mi chiedevo se lei potesse, in qualche modo, darmi qualche lezione privata.»
Alle quelle mie parole, lui sollevò gli occhiali e mi guardò dritta negli occhi, mentre vedevo la sua lingua bagnare ripetutamente le labbra, già pregustando il piacere di poterla far scorrere sul mio corpo.
«Signorina, sono molto impegnato, ma per lei potrei fare un’eccezione; purtroppo sono libero solo domani sera, dopo le venti, se per lei va bene, ci possiamo vedere a casa mia.»

Ovviamente accettai. Così la sera dopo, mi preparai accuratamente per recarmi nella tana del lupo. Indossai una mini di pelle nera, molto aderente, che esaltava ancor più il mio fondoschiena, calze nere velate trattenute da reggicalze, scarpe rosse tacco 12, un sottile reggiseno coperto da una camicetta bianca, che esaltava ancora di più le mie forme, un mini string quasi invisibile e, sulle labbra, un rossetto rosso fuoco, che le rendeva ancor più invitanti. Ero certa che avrei scopato con lui, anche se, come aspetto, non era per niente invitante. Avevo deciso, dentro di me, che avrei fatto di tutto, pur di rendere la serata, in ogni caso indimenticabile per entrambi. Sì, perché, mentre mi preparavo, ammirandomi allo specchio, non avevo potuto esimermi dal rivolgermi complimenti, per quanto, in quel momento, mi sentivo veramente puttana; il mio scopo non era più quello del voto, che comunque volevo, quanto quel barattare con lui il mio corpo: era una situazione che mi eccitava talmente tanto da farmi decidere ad accettare qualsiasi cosa lui mi avesse chiesto. Quando sono entrata in casa sua, lui mi ha accolto con indosso solo dei pantaloni e camicia, senza la classica cravatta, e con le maniche leggermente ripiegate sull’avambraccio.
«Complimenti! Il suo aspetto è decisamente molto bello, ma mi lascia pensare che non è solo una ripetizione quel che vuole. Forse è disposta ad accettare qualcosa di più interessante?»
L’ho guardato, ho sorriso e con voce maliziosa gli ho espresso i miei desideri.
«Ammetto, di essere venuta qui da lei con uno scopo ben preciso; ma, durante la preparazione ed il tempo che ho impiegato per arrivare fin qui, in me è maturata l’idea di poter accettare qualsiasi cosa lei possa chiedermi.»
Lui mi ha guardato con occhi colmi di cupidigia, poi, dopo essermi girato un po’ intorno, si è seduto sul divano e con la sua voce calma, ma decisa, mi impartì un ordine.
«Spogliati completamente, e lascia solo le scarpe.»
Eseguii un lento striptease, che lui poté ammirare senza perdere nemmeno un gesto e, quando son rimasta nuda, con indosso solo le mie scarpe rosse, ho visto il rigonfiamento dei suoi pantaloni crescere in maniera esponenziale. In quel momento mi son resa conto che dovevo far qualcosa, per accendere la serata, così mi sono inginocchiata ai suoi piedi e, credo, la mia voce lo abbia stupito.
«Padrone, punisci questa “zoccola”, perché osa pensare di ricevere le tue attenzioni.»
Questa mia totale soggezione, dovette averlo eccitato al massimo, perché si alzò in piedi, mi girò intorno, facendomi mettere gattoni. Improvvisamente gli sentii armeggiare sulla sua cintura e, dopo averla sfilata dai pantaloni, mi colpì due volte, con forza, sulle natiche, facendomi gridare dal dolore.

«Zitta, cagna! Sei una troia! Sei venuta fin qui, perché vuoi qualcosa da me e lo avrai! Ma, per averlo, dovrai accettare tutto quello che ti chiederò.»

Dopo i primi due colpi, sentii le chiappe infuocate sotto i colpi precisi della sua cintura e, ben presto, mi ritrovai bagnata come mai mi era successo prima. Quando smise di frustarmi e le sue dita presero a sfiorarmi lo spacco della figa, mi resi conto che quel contatto mi procurava un piacere sconvolgente: lo esternai in un lungo gemito che emisi quando le sue dita si infilarono con forza dentro di me.
«Lo sapevo che eri una cagna! Adesso godi, perché questo è solo l’inizio.»
Rimase per qualche istante immobile dietro di me, mentre io vibravo dal piacere e, quando si fu di nuovo seduto sul divano, potei notare che si era denudato completamente. Il suo petto, ricoperto di peli, lo rendeva quasi repellente e la sua pancia sporgeva inelegantemente, ma, sotto di essa, svettava lungo e duro un bel cazzo, di notevoli dimensioni. Lungo, con delle grosse vene, era sormontato da una fava violacea molto grossa e, sotto l’asta, erano visibili due grosse palle pelose, ma gonfie e dure. Allungò una mano su di me e, dopo avermi afferrato per i capelli, mi costrinse ad avvicinarmi ed a prenderglielo in bocca.
«Succhia, troia! Fallo giungere fin giù in gola, perché prima ti scopo la bocca, poi ti spaccherò fica e culo.»
Nell’infilarmi in bocca quel grosso fallo, sentii un lungo brivido di piacere percorrere il mio corpo, per trasformarsi in copiosi umori che sgorgavano dalle labbra della mia fica. Mi spinse con forza quel palo giù per la gola ed io mi diedi immediatamente da fare per ingoiarlo quanto più possibile. Quando la punta del mio naso si trovò a sbattere contro la sua pancia, lui emise un grido di soddisfazione.
«Brava, la mia troia! Questo sì che si chiama prendere in bocca un bel cazzo!»

Tenendomi ben ferma per i capelli, impose il ritmo della pompa facendomi scorrere la testa su e giù con affondi sempre più decisi. Poi, ad un tratto, mi lasciò libera di muovermi a mio piacimento e, allora, con una mano afferrai quella splendida verga, mentre la mia bocca cominciava a scorrere lungo tutta l’asta, scivolando verso il basso e, una volta raggiunte le grosse palle piene e pelose, ne presi una per volta in bocca, succhiandole avidamente. Lui mi ha spinto ancora più in basso, e spingendo il bacino in avanti mi ha impartito un ennesimo ordine.
«Brava troia, mi piace come mi succhi le palle, ma voglio che mi lecchi anche il buco del culo!»
Mi sono piegata ancor più in basso e con la punta della lingua ho cominciato a lambire la sua rosellina, facendolo gemere di piacere nel sentire con quanta devozione gli stavo leccando il culo.
«Brava! Brava, la puttana che mi lecca il culo come una cagna! Sei una vera troia lecca culo. Continua.»
Ho leccato e succhiato avidamente quel buco, continuando a farlo gemere, poi, lentamente, son risalita ed ho di nuovo infilato in bocca quella mazza, spingendomela giù per la gola, fin quando ho avuto la sensazione di soffocare ed avere le lacrime agli occhi, mentre fiumi di saliva mi colavano dalla bocca.
Improvvisamente mi ha afferrato per i capelli e mi ha tirato su di sé, facendomi impalare su quello splendido membro, che, con un solo affondo, mi è arrivato tutto dentro. Ho sentito la mia vagina aprirsi, dilatarsi per accogliere al suo interno quella maestosa verga che, con forza, andava a sbattere sul fondo, facendomi subito godere ed offrendo a lui motivo di compiacersi nel vedermi in estasi.
«Che cagna meravigliosa! La tua fica stretta mi piace tantissimo, ma son sicuro che, quando avrò portato a termine questa chiavata, sarà bella larga. Mi fa piacere vedere che godi, perché intendo farti impazzire di piacere e poi, alla fine, dopo averti spaccato anche il culo, ti inonderò tutto il corpo di sperma.»
Mentre pronunciava queste parole, io ero già in preda ad un delirio erotico, che mi portava a saltellare su e giù, sopra quello splendido membro, ed intanto lui, dopo aver afferrato con forza i miei seni, prese a stringerli e morderne i capezzoli, donandomi ancora infinito piacere. Mi scopò a lungo, cambiando spesso posizione, e facendomi raggiungere un orgasmo dopo l’altro, fin quando, sfinita, l’ho pregato di concludere. Allora lui mi ha guardato e, con un ghigno sadico, mi ha inferto un’ennesima pacca sul culo.
«Mi deludi troia! Io mi sono appena scaldato e tu, già sei sfinita? E poi, ancora non ti ho fatto il culo; quindi dovrai far di meglio, poiché ancora non intendo smettere questo magnifico gioco.»
Senza aggiungere altro, mi fece inginocchiare per terra e sistemandomi con i seni sulla seduta del divano, si inginocchiò dietro di me e, dopo avermi aperto le chiappe, appoggiò la grossa cappella sul mio buchetto. Ero quasi vergine lì, avendolo fatto, poco e male, una sola volta, ma ero talmente decisa a sottomettermi alle sue voglie che, quando l’ho sentito spingere deciso, feci un profondo respiro, strinsi i denti, cercando in ogni modo di agevolare la sua intrusione. Mi teneva ben salda per i fianchi e, con due poderose spinte, mi entrò tutto nel culo.
«Accidenti! Che bel culo stretto che hai! Mi piace spaccare i culi stretti e questo tuo non mi sembra molto usato. Stai tranquilla che adesso rimedio subito.»
Un toro scatenato. Prese a pomparmi il culo con colpi sempre più energici, assestandomi sonore sculacciate ad ogni affondo e facendomi godere di quel misto di dolore/piacere che quel trattamento mi procurava. Impazzivo, nel sentirmi usata, abusata da quel maschio così autorevole, che stava godendo del mio corpo come un porco, un maiale che, alla fine, con un grugnito che non aveva nulla di umano, mi riversò nell’intestino un’intensa ondata di calore.
«Troia! Il tuo culo, così stretto, mi ha portato all’orgasmo!»
Rimase per qualche istante immobile dentro di me, mentre sentivo quella verga pulsare e iniettarmi nel culo, ad ogni contrazione, una ennesima ondata di calore. Poi, dopo essersi sfilato, mi afferrò per i capelli e, fattami girare, mi presentò alla bocca il suo membro ancora turgido, ma imbrattato dei miei umori anali oltreché del suo piacere, e mi intimò di ripulire tutto quanto. Eseguii alla perfezione, provando uno strano piacere nel sentirmi, ancora una volta, usata peggio di una puttana. Dopo averlo pulito per bene, lui insistette a tenermi la testa ferma tra le mani ed a muovere il bacino avanti indietro, scopandomi la bocca, finché, con un ennesimo grugnito da perfetto porco, mi riversò in bocca quattro schizzi di crema calda e bollente, dal sapore un po’ acido che volle ingoiassi fino all’ultima goccia.
«Manda giù! Se ne perdi anche solo una goccia, tutto quello che hai fatto per avere un bel voto, sarà stato completamente inutile.»
Ero talmente eccitata e sconvolta dall’esperienza vissuta, che non c’era bisogno temere quella minaccia: non avevo intenzione di perdere una sola goccia di quel piacere che, scivolando nella mia gola, mi regalava sensazioni ancora più incredibili, dimostrando a me stessa quanto fossi diventata puttana nelle mani di un maschio, capace di dominarmi. Dopo averlo pulito perfettamente, lui, con un gesto quasi disgustato, mi intimò di andarmene.
Due giorni dopo, me lo son ritrovato davanti all’esame e, con tono sereno e pacato, mi fece sostenere l’esame, assegnandomi un bellissimo voto.
Dentro di me, potei realizzare che, in quel momento, non m’importava nulla del voto, quanto piuttosto mi sarebbe piaciuto vivere di nuovo l’esperienza esaltante provata con lui.
Non ebbi più modo di rivederlo, le nostre strade non si incrociarono più, ma, dentro di me, era rimasto forte il desiderio di vivere una nuova esperienza da puttana.
La proposta di Mario di farmi scopare da altri maschi in cambio di soldi, mi ha portato a quei ricordi e, nel contempo, mi sta eccitando ogni giorno di più, perché non sono i soldi che mi interessano, quanto la sensazione di vendere il mio corpo: è quello che mi fa impazzire.

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