Suor Luisa: le tentazioni del piacere – Cap. 2

Suor Luisa: le tentazioni del piacere – Cap. 2

Suor Luisa: le tentazioni del piacere

Suor Luisa: le tentazioni del piacere – Cap. 2

Le dolci attenzioni di Carlo mi stavano logorando e in ogni modo io rivoltassi quella storia, non riuscivo che a farmi male. Alcuni giorni infatti, ero decisa a lasciarlo perdere per concentrarmi solo sulla mia missione di suora. Tuttavia, poco dopo ero assalita da pensieri che mettevano nuovamente in dubbio la scelta che avevo appena fatto.

Non avrei dovuto dare a me stessa una seconda possibilità, magari cercando di avere una famiglia e dei figli, considerando che avevo poco più di 30 anni?  Mi ripetevo sospirando.

E viceversa quando pensavo di lasciare la chiesa per vivere quella storia d’amore con Carlo, subito avevo dubbi contrari. Pensavo che sarebbe stata una scelta folle,  senza senso e frutto solo di un momento di debolezza. Non potevo perdere la mia fede per così poco, per una storia , che fino ad allora era stata solo poco più di un flirt.

Anche in quell’occasione, come era successo più volte negli anni passati, il mio gentile consigliere e confessore fu sempre Don Luca. Quel prete, gentile e comprensivo, che dall’alto della saggezza dei suoi quasi settant’anni sapeva sempre dispensare parole buone e piene di verità.

Spiegando con sincerità i miei dubbi a Don Luca, lui ascoltò in silenzio senza battere ciglio, e senza giudicarmi, né tantomeno farmi nessuna predica per quella mia confessione impura. Conoscevo bene la bontà di quel prete, ma in quel caso mi sarei aspettata almeno due parole di rimprovero. Invece Don Luca non perse la sua pacatezza e gentilezza, il che lo rendeva ai miei occhi un vero servitore di Dio, sceso sulla terra per aiutare i peccatori e bisognosi. Oltre a non rimproverarmi, Don Luca mi dispensò come sempre dei buoni e semplici consigli. Mi disse che quella scelta era personale e ovviamente molto importante, e che avrei dovuto pensarci mille volte. Tuttavia, mi spiegò che era necessario seguire il mio cuore e che la risposta alla mia domanda sarebbe arrivata con il passare del tempo e la giusta pazienza. Quel processo di logoramento fatto da dubbi e risentimenti vari, era quindi necessario ed avrei dovuto imparare a conviverci.

Aprile 2022.

Il primo epilogo di questa storia arrivò a fine Aprile: con i ragazzi della terza media, andammo in gita a Roma per 3 giorni. Ad accompagnarli, eravamo tre sorelle, oltre per l’appunto a Carlo. E fu così che nella seconda notte di quella gita un ennesimo evento inaspettato e fortissimo mi colse, cambiando la mia vita in modo indelebile. Alle 23:00 circa, sentii bussare alla porta della mia camera. Ignara di chi fosse e spaventata, andai alla porta e chiesi: “Chi è?”:

“Sono Carlo, aprimi è urgente, uno dei ragazzi non sta bene.”

Presa dal panico, aprii immediatamente. Carlo piombò in camera, chiudendo subito la porta e tappandomi la bocca con la mano per un attimo, per poi baciarmi con forza. Io cominciai a dimenarmi e a ribellarmi, ma lui continuava a tenermi stretta e a baciarmi. Quei baci risvegliarono  dentro di me in pochi attimi, il dolce ricordo della carne. Le sue labbra umide e la sua lingua agirono come un anestetico che fermò la mia ribellione. Sentii l’ardore delle sue braccia forti, che avvolgevano il mio corpo portandolo al suo, e mi cullai per qualche momento in una dimensione ormai dimenticata: quella dell’amore e della passione per il piacere, che avevo scordato da tantissimi anni. D’un tratto, i miei muscoli si rilassarono completamente e fui avvolta da una sensazione di leggerezza, che mi svuotò la mente da tutti i pensieri . Era come se tutti i pesi che mi portavo dietro non ci fossero più, finché per le troppe emozioni di quel momento svenni, proprio tra le braccia di Carlo.

Pochi minuti dopo, quando riaprii gli occhi, mi ritrovai distesa nel letto tra le braccia di Carlo che cercava di rianimarmi. Appena ripresi conoscenza mi vennero in mente le parole che mi aveva detto prima e con voce e fare preoccupato gli chiesi in modo agitato: “Ma chi è che sta male?”

“Non preoccuparti Luisa, te l’ho detto solo per farti aprire la porta. È tutto a posto”, mi rispose Carlo.

Colta da un momento di rabbia per essere stata presa in giro e per quei baci rubati, lo scacciai dalla mia camera, dicendogli che avremmo parlato di tutto ciò che era successo quella sera nel momento opportuno. Rimasi così da sola nella stanza presa dai miei pensieri, ma visto l’orario, cercai di dormire.

Era ormai passata mezzanotte e sentivo ancora quelle labbra che mi baciavano, quel corpo che mi stava vicino e quegli occhi che mi guardavano con amore e passione. Il mio desiderio si accese in modo irrefrenabile, la mia mano non riusciva ad obbedire a ciò che diceva la mia mente e così si avvicinò al mio pube. Infilai le mani sotto le mutandine e, scalzando la folta peluria della mia vagina, cominciai a stimolarmi, trovandomi in pochissimo tempo avvolta nel piacere di un orgasmo fortissimo.

Forse il mio cuore e anche il mio corpo mi stavano dando la direzione da seguire? La vita religiosa non faceva per me? Nella mia esperienza da suora, nonostante la mia giovane età e il mio passato burrascoso, ero sempre stata lodata come una buona madre dalle altre sorelle. Avevo la loro ammirazione e rispetto e non nego che fino a quel momento ero sempre riuscita a gestire bene la mia sessualità, non cedendo alle tentazioni e alle lusinghe che, comunque, in quegli anni mi erano capitate.

Ritrovata un poco di serenità, finalmente mi addormentai, ma ben presto fui presa dall’impeto selvaggio e diabolico di un sogno, che mi riportava a 12 anni prima, quando giovanissima ero stata presa da 4 uomini in quella casa di campagna. 

Improvvisamente, nuovamente bagnata ed eccitata da quel ricordo, non riuscii a controllarmi. Questa volta mi penetrai  usando il manico della spazzola, che avevo appoggiato nel comodino vicino al letto. Raggiunsi quindi l’orgasmo per la seconda volta in quella notte, proprio pensando ai 4 uomini che mi penetravano vigorosamente in tutti i miei buchi, come realmente era successo molti anni prima.

Il resto della notte passò ancora una volta tra rimorsi e dubbi. Non potevo negare a me stessa di aver perso totalmente il controllo della situazione e che avrei dovuto fare i conti con quella passione selvaggia, che si stava risvegliando dentro di me. Il giorno seguente e fino al nostro ritorno  a Palermo dalla gita, evitai in ogni modo Carlo, che invece cercava in tutte le maniere di entrare in contatto con me anche solo lanciandomi  sguardi pieni di interrogativi, ai quali i miei occhi fuggivano sempre mestamente.

Maggio 2022.

Per due settimane avevo evitato Carlo in tutti i modi, sapevo che prima o poi l’avrei dovuto affrontare, tuttavia non riuscivo mai a trovare il coraggio, fin quando non ebbi l’inaspettata occasione di ritrovarmi-ci faccia a faccia.

Il nostro incontro, fu frutto di un sofisticato piano di Carlo. Astutamente mi mandò un email fingendosi una sorella che si occupava  dell’archivio del convento,  dandomi appuntamento proprio nell’archivio per sbrigare alcune pratiche, così come era solito fare di tanto in tanto. 

All’orario convenuto, arrivai all’archivio, che si trovava a poche centinaia di metri dal convento, suonai il campanello e dopo aver fatto un piano di scale mi fu aperta la porta. Davanti ai miei occhi con grande incredulità e imbarazzo trovai Carlo. Nell’archivio sembrava non esserci nessun altro.

  • “Cosa ci fai tu qui? Avevo un appuntamento con Suor Laura. Dov’è suor Laura?”

  • “Suor Luisa, Suor Laura, non c’è. L’email  che hai ricevuto l’ho mandata io. Ho semplicemente creato una nuova email con un nome simile e tu non ti sei accorta che era leggermente diversa, per il resto ho le chiavi di questo archivio  per delle incombenze che mi sono affidate dalla scuola”.
  • “Dio mio, aiutami a controllarmi!”

Sbottai in quel momento presa dalla rabbia e dall’agitazione. Ma Carlo non mi dette neanche il tempo di reagire, prendendo lui in mano  il filo del discorso.

  • ” Vorrei delle spiegazioni? Avevi detto che ci saremmo parlati, ma è passato ormai molto tempo dalla gita di Roma e mi sfuggi sempre. Per questo mi sono inventato questa sceneggiata per incontrarti. Suor Luisa, anzi no voglio chiamarti semplicemente con il tuo nome: Luisa, io sento di amarti e voglio delle risposte”.

Mentre egli mi stava rimproverando, mi sentii travolta ancora una volta da quell’impeto di passione che spesso mi coglieva in quel periodo. Avendo l’opportunità rara di essere sola con lui, lontano da occhi indiscreti, invece di rispondere alla sua domanda, mi gettai tra le sue braccia e iniziai a baciarlo senza dire altre parole. Con le spalle appoggiate al muro, i nostri corpi pressati l’uno contro l’altro, sentii subito la sua erezione che si avvicinava alla mia vagina, la quale allo stesso tempo cominciò ad inumidirsi. Mentre le nostre labbra e le nostre lingue si univano appassionatamente, Carlo cominciò a toccarmi i seni e poi mi palpò il sedere da sotto la gonna, per poi spostare la mano verso la mia vagina e…

In quel momento di un tratto, mi tornò in mente il momento in cui mio fratello, molti anni prima, mi aveva parlato della scoperta del film porno che circolava in rete e che mi vedeva protagonista con i quattro uomini della casa di campagna. Presa da un improvviso senso di colpa e panico, lo allontanai dal mio corpo con forza, aprii la porta e scappai via.

 Ero consapevole che questo atteggiamento mi stava torturando, così come stavo torturando Carlo, che era certamente molto audace e spregiudicato, ma a cui avevo già dato due volte l’illusione di concedermi per poi fuggire.

In realtà, non stavo fuggendo da lui, ma stavo fuggendo da me stessa e dal dubbio che forse non amavo Carlo in sé, ma solo ciò che Carlo poteva darmi: i piaceri del corpo, che mi accorsi tanto mi mancavano. Poi in quel mio fuggire continuo, c’era anche la paura di creare un nuovo scandalo e di patire un’altra forte sofferenza, come già era successo tanti anni prima.

Il giorno dopo, durante l’intervallo scolastico, Carlo mi passò furtivamente una lettera che lessi subito dopo la fine delle lezioni.

Carissima Suor Luisa,

o meglio, perdonami se mi permetto di chiamarti semplicemente Luisa. Ti ho già confessato di essere follemente innamorato di te, non posso negare che il mio cuore non smette di battere per te, giorno dopo giorno. So che la tua posizione rende tutto complicato e che tutto sembra ancora più difficile per te, ma non posso più resistere. La tua bellezza mi turba, i tuoi occhi mi rapiscono ad ogni sguardo, le tue forme seppur nascoste nella tunica, mi emozionano, la tua voce mi fa sospirare ed i tuoi modi raffinati e gentili mi lusingano.

Ogni volta che ti vedo, il mio cuore si riempie di gioia, ma allo stesso tempo mi sento inebriato e confuso da questi sentimenti che provo per te. Non posso fare a meno di pensare a te ogni momento e di desiderarti in modo intenso e passionale. Sento che anche i tuoi baci hanno un significato speciale, come se volessero dirmi qualcosa di importante.

Vorrei tanto che tu venissi domani all’archivio alle 18. So che sarà difficile, ma ti prego di non mancare. Ti aspetterò fino alle 18:30, sperando di vederti arrivare. Se verrai, prenderò questo come un segnale che anche tu potresti provare qualcosa per me, e che forse insieme possiamo costruire qualcosa di bello e duraturo.

Se invece non dovessi venire, capirò che le mie speranze sono solo fantasie e mi rassegnerò a non vederti più. Se non verrai infatti, lascerò il mio posto da professore nella scuola, domani stesso. Ma ti prego, non lasciarmi così, non spegnere la mia speranza con un gesto. Ti chiedo solo di parlare con me, di avviare un dialogo per capire se il nostro amore è possibile. Non ti chiedo di lasciare la chiesa immediatamente, ma solo di darmi la possibilità di dimostrarti il mio amore e la mia dedizione.

Ti abbraccio con tutto il mio cuore, Carlo.”

Con quella lettera e la scelta di lasciare la scuola se non fossi andata a quell’appuntamento, Carlo, mi aveva messo alle strette. Era forse arrivato quel momento che Don Luca, mi aveva preannunciato e nel quale avrei capito chi scegliere tra la fede, e il mio amore per Carlo.

Passai tutta la notte immersa nei miei pensieri, e anche durante l’intera mattinata seguente continuai a riflettere. Durante la pausa scolastica, incrociai uno sguardo serio e interrogativo di Carlo, che cercava di scrutarmi per capire i miei pensieri. Finsi di ignorarlo, ma in realtà i suoi occhi entrarono nella mia mente in modo indelebile. Il suo sguardo era avvolto da un velo di tristezza e speranza, e la sua tensione era palpabile nei suoi occhi.

Erano già le 16:40 e mancavano meno di due ore all’appuntamento. Mi trovavo ancora combattuta: il desiderio era forte, ma il rischio di rovinare nuovamente la mia vita con uno scandalo mi spaventava. E poi c’era la mia fede, che mi aveva donato serenità e gioia per così tanti anni. Avrei potuto giocarmi tutto con un’unica mossa?

Sono andata a fare la doccia e, mentre mi spogliavo, notai la mia folta peluria nel pube. Ebbi un po’ di vergogna al pensiero che forse Carlo mi avrebbe vista così, con tutti quei peli, dal momento che le suore non si depilavano se non lo stretto necessario. Così mi vestii rapidamente e con una certa vergogna, mi recai al supermercato per fare un po’ di spesa, nel tentativo di mascherare il mio vero acquisto: un rasoio per rasarmi nelle parti intime. Piena di imbarazzo per quell’atto, tornai nella mia stanza ed entrai sotto la doccia. Successivamente, mi spostai sul bidet e, piano piano, tolsi tutta quella peluria dalle ascelle, dall’ano e dalla vagina. Infine, per pulirmi bene dai peli che mi erano rimasti attaccati al corpo, feci un’altra rapida doccia.

Dopo essermi asciugata, mi sono avvicinata allo specchio ed ho avuto modo di guardarmi come non facevo da tempo. Ho ritrovato una vanità femminile che avevo perso ormai da molti anni; il mio corpo era tonico e giovanile, il mio seno prosperoso e molto alto, i miei capezzoli anch’essi grandi, la mia pelle era bianca e candida, come quella di mia madre, e il mio sguardo di un colore marrone scuro intenso, proiettava tutt’altro che pensieri candidi, ma bensì passione pura. Sono rimasta smarrita in quel momento di risveglio della mia femminilità e ho perso la percezione del tempo. Mi sono accorta che erano già le 18:25 ed ho iniziato a chiedermi cosa volessi fare.

La risposta che mi detti, era semplice: volevo Carlo, lo desideravo con tutto me stessa. Volevo le sue carezze, i suoi baci, le sue coccole e soprattutto, in quel momento volevo che mi prendesse e mi facesse sua.

Era già molto tardi e rischiavo di non trovarlo più, così mi vestii in fretta, indossando l’intimo e la tunica sopra. Non so se conoscete la tunica da suora, ma per darvi un’idea: è un abito monacale lungo, di solito di colore nero, con maniche lunghe e ampie che coprono completamente le braccia. La parte superiore della tunica è chiusa con bottoni o cerniere, mentre quella inferiore è larga e scende fino alle caviglie.

Mi sentivo un po’ fuori posto ad andare ad un appuntamento vestita da suora, ma quell’abito faceva ancora parte di me e non potevo evitare di indossarlo. Guardai nuovamente l’orologio: erano le 18:33. Per arrivare all’archivio occorrevano almeno 5 minuti, quindi mi avviai velocemente.

Arrivata davanti alla porta di ingresso, ho il cuore in gola per la fretta e per l’agitazione del momento.  Suono il campanello….. Passano alcuni secondi e non risponde nessuno. Suono ancora, con la voglia di non demordere…… ma ancora nessuno risponde. 

Affranta e delusa  mi volto verso la strada per tornare verso il convento, ormai convinta di non riuscire a incontrare Carlo, quando dopo qualche passo, improvvisamente sento una voce da dietro che mi dice: 

  • “Suor Luisa, deve andare in archivio?”

Mi giro e vedo Carlo, gli faccio un velato sguardo compiaciuto e gli rispondo con un flebile: 

  • “si”.
  • “Prego, venga ho le chiavi”.

Saliamo assieme a Carlo quei gradini di scale con una certa fretta e lui apre il portone con concitazione. Infine, ambedue chiudiamo quella porta e ci troviamo finalmente soli, pronti a celebrare il nostro amore. Un amore difficile, quasi impossibile, ma che ci ha trascinati fin lì.

I nostri corpi si avvicinano sempre di più, muovendosi insieme in una danza sensuale verso il piccolo divanetto nella sala d’attesa dell’archivio. Sento il suo desiderio che cresce, mentre le nostre lingue si intrecciano e il suo alito caldo sfiora la mia pelle. Con un movimento deciso, mi sfilo lo scapolare e lascio cadere i miei capelli, mentre con gesti sensuali mi libero dalla tunica e mi tolgo le scarpe, mostrandomi completamente nuda di fronte a Carlo. La sua eccitazione è palpabile, mentre ci abbandoniamo a un vortice di desiderio e lussuria.

In quel momento sento dentro di me un fuoco ardente, come se la ragazzina che 12 anni prima aveva tenuto a bada 4 uomini in una volta sola fosse tornata con una nuova verve e un’iniziativa ancora più sfrenata. Guardo negli occhi di Carlo che è seduto sul divano e sento che la passione che provo per lui mi sta bruciando dentro. Senza pensarci due volte, mi svesto completamente e mi getto su di lui, come una cavallerizza che monta il suo destriero. Gli strappo la camicia e inizio a baciarlo sul collo, mentre lui si libera dei pantaloni con la destrezza di un funambolo. Poi fa lo stesso con le mutande, e il suo pene, grande e durissimo, appare in tutto il suo impeto

Tanti anni di astinenza da un uomo e non posso più resistere a quella visione, a quelle sensazioni. La mia fessura è completamente bagnata, quindi alzo il mio bacino leggermente fino a portare la mia vagina sopra al suo pene e poi scendere per sentirmelo dentro, in una discesa di infinito piacere. “Che meraviglia!” penso tra me, in quell’attimo, cominciando a gemere mentre lo cavalco e mentre Carlo mi spinge con forza tutto fino in fondo. I nostri corpi si danno piacere e contemporaneamente Carlo mi tiene con entrambe le mani il sedere, palpando le mie natiche senza sosta, mentre con la bocca afferra i miei capezzoli, mordicchiandoli e leccandoli con passione.

Inizio ad andare su e giù più forte e grido, e quindi grido ancora fin quando non raggiungo l’orgasmo. Finalmente! Quanto tempo che non provavo questo piacere.

Appagata da quell’estasi fermo un attimo il mio movimento soddisfatta. La mia vulva è ancora dentro il pene di Carlo, adesso è il suo turno. Sfacciatamente gli chiedo come volesse prendermi adesso . Lui mi fa alzare e si alza a sua volta, facendomi mettere alla pecorina sul divano. Inizia a prendermi da dietro con forza preso anch’esso da un’eccitazione al culmine, fin quando non estrae il suo pene e mi schizza il suo sperma sulle natiche. Quindi ci giriamo ritrovandoci nuovamente uno di fronte all’altra, le nostre bocche si avvinano nuovamente l’una e ci baciamo ancora.

In quel silenzio condito solo dai dolci schiocchi dei nostri baci, mentre io e Carlo siamo immersi in quel momento memorabile, improvvisamente sentiamo Il rumore della chiusura di una porta, come un sussurro grave, un suono cupo e lento che pareva durare un’eternità. Man mano che la porta si avvicinava alla chiusura completa, il suono si faceva sempre più ovattato, finché infine si spense del tutto. Ma proprio quando tutto sembrava essersi quietato, un improvviso sbattere fece tremare la stanza, come se la porta avesse deciso di far sentire la propria presenza con un colpo secco e deciso.

Un brivido di terrore ci scosse quando realizzammo che non eravamo soli nell’archivio quella sera. Qualcuno ci aveva spiati, nascosto nell’ombra. I nostri sguardi intensi e pieni di passione si trasformarono in espressioni di puro panico. Chi era con noi nell’archivio? Cosa sarebbe successo adesso? Ci chiedevamo, con il cuore in gola, mentre il suono dei nostri respiri accelerava all’unisono con le pulsazioni del nostro cuore.

La storia di suor Luisa continua nel prossimo capitolo.

Leggi anche il primo capitolo.

Leggi anche il terzo capitolo.

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