Da moglie pudica a puttana. 06

Da moglie pudica a puttana. 06

Dopo quella esperienza, ero giunto alla conclusione che Alba, se scopata o inculata da un cazzo, diciamo sopra i 25 cm e magari con una bella cappella, arrivava ad avere degli orgasmi prolungati lunghi e intensi. Allagava tutto. La facevano lievitare in un mondo tutto suo. Per interminabili minuti, restava rannicchiata, si contorceva dai fremiti e la sua fica continuava a rilasciare umori. Pure il suo culo aveva prolungati piaceri. Inoltre, avevo scoperto che, nel gioco, anche se amavo molto la fica, non disdegnavo farmi pompare o inculare un bel culo maschile, ed anche toccare e leccare un bel cazzo. Infine né io né Alba volevamo che quel gioco perdesse il suo lato accattivante, per divenire una specie di lavoro. La nostra posta era sempre piena. Coppie, singoli si facevano avanti con richieste d’incontri negli orari e giorni più impensabili, sembrava che nessuno fosse impegnato in altre attività o avesse una vita come infinite altre. Tutto questo fece sì che, per un periodo, non entrassimo più su internet. Alba, che non era mai stata un’amante dell’abbronzatura, iniziò a prendere il sole nel nostro giardino, a volte, con indosso solo con perizoma e tette al vento. Il cambiamento di Alba era evidente anche per gli amici, diciamo, di tutti i giorni; non era più quella donna molto pudica e nemmeno poco loquace o defilata, ma era diventata allegra, sapeva divertirsi alla battuta e ne proponeva. Il suo abbigliamento, poi, era teso a metter in evidenza le sue forme perfette. Faceva 8 km di corsa tutti i giorni, rassodava i muscoli dei glutei, della pancia, e al contrario di quando non andavamo al mare con gli amici, iniziammo a partecipare alle giornate in maremma e lì la sorpresa, come anche l’invidia di altre donne, era evidente. Inoltre, tra noi due, il sesso era quasi quotidiano: a volte si risolveva in una sveltina, a volte in maniera prolungata con l’aggiunta di altri giocattoli. Avevo trovato un vibratore fantastico, lungo, largo che, una volta introdotto, a mezzo di una pompetta, si allungava ed allargava, e di esso Alba ne godeva, anche se, per sua affermazione, era chiaro che non ne era troppo soddisfatta.
“È freddo, molto diverso dalla carne viva!”
“Ne vorresti uno simile ma vero, troietta?”
“Certo! Lo sai bene che se me ne sento uno in fica e culo, ci godo tantissimo!”
A turno, i nostri amici tentarono di scoparsela, ma ottennero solo un garbato rifiuto, perché l’essere cercata, desiderata, era per lei fonte di piacere mentale. Anche molti suoi clienti, in filiale, ci provavano, ma lei declinava ogni attenzione. Avevamo mantenuto rapporti con quasi tutti quelli con cui avevamo giocato. Con Angelo ci vedevamo almeno ogni 15 giorni per un aperitivo o una cena; aveva trovato lavoro stabile in provincia ed era sereno e felice con il suo giro di amicizie e donne. Con i suoi genitori, la stessa cosa: non ci eravamo persi di vista. Maria, inoltre, era grata ad Alba per averla aiutata a superare la sua paura per i rapporti anali. Con Giuseppe, stessa situazione: anche se lui avesse voluto continuare a far sesso con Alba, lei, non so perché, dopo quella volta, non ne aveva più sentito il bisogno. L’unico con cui aveva deciso di non aver più contatti era Franco. Per fortuna poi la filiale l’aveva trasferito in altra sede ed perciò non avevano nemmeno possibilità di vedersi. La cura che Alba aveva per il suo corpo era quasi maniacale: non amava la fica depilata, quindi curava il suo pelo, settimana per settimana, le labbra sempre libere, un bel triangolo nero folto, ma era al suo culo che dedicava il massimo dell’attenzione. Dei leggeri clisteri avevano una periodicità settimanale, inoltre usava sia pomate che oli, insomma le sue pareti interne erano sempre pulite ed elastiche. A volte facevo dei confronti su lei quando l’avevo conosciuta ed ora la troia che era diventata, l’amante perfetta che era e quanta delizia era capace di donare al cazzo. Da lì a due mesi avrebbe compiuto gli anni, aveva di tutto, non le mancava niente e non volevo ridurmi al solito regalo. Mi era venuta una idea guardando un video porno di una lei in mezzo a due cazzi neri. Cercai di carpire, con battutine mirate, quale potesse esser il suo atteggiamento in relazione ad un’avventura di quel tipo e, alla fine, fu lei stessa ad esternarmi il suo pensiero.
“Non sono razzista e lo sai; poi, di essi si dice un gran bene. Basti pensare a come sarebbe bello veder una copiosa sborrata bianca su un corpo nero.”
Decisi di lavorarci sopra. Dovevo trovare il modo di conoscere dei black ed organizzare qualcosa nella massima riservatezza. Durante la pausa pranzo cercai su internet, trovai vari siti d’incontri, visionandoli ne trovai uno dove, senza registrazione, potevo metter l’annuncio per quel che ceravo. Costruii una mail e, in maniera netta, decisa, pubblicai l’annuncio:
“Due ragazzi di colore, entrambi con grossa dotazione dimostrata da foto e disponibili ad un incontro conoscitivo con me, da solo, per valutare un possibile regalo per mia moglie.”
Inizialmente le risposte furono anche offensive e molti uomini bianchi si proposero, ma li rifiutai. Era passata una settimana abbondante e nulla era successo. Poi mi arrivò una mail con allegate sei foto di due ragazzi a volto scoperto, nudi, con il cazzo sia a riposo che in erezione. Avevano un fisico da sballo, due mazze con curvatura all’insù. In due foto, servendosi di un metro, mostravano la lunghezza (27 cm, dalla pancia) oltre ad una notevole circonferenza. Poi passai a leggere la loro mail. Si trattava di due ragazzi senegalesi, presenti in Italia da oltre 10 anni, entrambi laureati, che lavoravano in una Usl, piuttosto vicino a noi, circa due ore d’auto. Sembravano perfetti per quello che cercavo. Risposi senza esitare e concordammo un caffè a metà mattina della settimana successiva, a metà strada. Il lavoro che facevo permetteva di spostarmi facilmente e liberamente, e non nego che quella mattina ero particolarmente emozionato ed eccitato. Quando arrivai sul posto, erano già lì, ci presentammo, Adamu e Asabe. Erano, come da foto, alti, ricci, fisico scolpito. Asabe aveva labbra più pronunciate rispetto ad Adamu. Parlammo prima del più e del meno e, alla fine, arrivammo al nocciolo della questione. Gli spiegai cosa cercavo, cosa desideravo, e che essi sarebbero serviti come regalo per mia moglie. Essi mi ascoltarono in maniera garbata, gentile, senza mai interrompermi e, alla fine, fu Adamu che parlò per entrambi.
“Abbiamo capito cosa cerchi e, credimi, per noi sta bene. Abbiamo già avuto esperienze di questo tipo, ma alcune sono state negative ed offensive. È successo che la lei, al momento clou, si era rifiutata urlandoci contro che, con i nostri cazzi, dovevamo andare a scopare o nostra madre o le nostre pecore; pertanto non vorremmo trovarci ancora in una condizione del genere.”
Ho subito capito che andavano tranquillizzati.
“Tranquilli, con mia lei non succederà.”
Su richiesta dei due, però, decisi che, prima dell’incontro, avrei chiarito ogni cosa con Alba. Così, prendendola alla larga, riferii ad Alba del mio eventuale regalo. Le raccontai come avevo fatto, tralasciando le foto intime che avevo mostrato ai due, ma che li avevo trovati interessanti. Inoltre giocò a loro favore anche il fatto che entrambi lavoravano in una Usl, non lontana da noi e, per ovvi motivi, prese a incuriosirsi. Alcune volte vedemmo assieme dei piccoli video porno con ragazzi di colore. Ormai, sia io che lei, non vedevamo l’ora che quanto fantasticato accadesse il prima possibile. Fu Alba che forzò per anticipare il tutto. Cogliemmo un venerdì libero per tutti e, a mia volta, mi liberai, preparai un’apericena, aspettai il ritorno di Alba che iniziò a prepararsi. Quando loro arrivarono, lei aveva da poco finito di sistemarsi e prepararsi.
La sua pelle, lievemente abbronzata, ricoperta da un vestito bianco arricchito da autoreggenti color carne, la rendevano sin troppo bella e provocante. Adamu e Asabe si presentarono in pantaloni di lino ampi, camicia di lino color panna, e con due bottiglie di vino rosso; furono garbati, signorili, affabili. Ci gustammo l’apericena, sorseggiando vino e parlando di tutto, in particolare del loro arrivo e dei loro studi in Italia. Parlammo dell’ambientarsi in una civiltà diversa dalla loro, la laurea, il concorso, il lavoro per sostenere le loro famiglie in Senegal. Poi, con fare sempre garbato, Adamu iniziò a sfiorare Alba e, da lì, partirono. Le bocche di Adamu e Alba si erano incontrate ed ora si succhiavano, leccavano. Asabe era vicino a loro e toccava dolcemente le tette di Alba. Io, seduto di fronte a loro, non volevo perdermi nemmeno un pezzetto di quella rappresentazione. La spogliarono con dolcezza, rimase solo con le autoreggenti, giocarono con i suoi capezzoli, succhiandoli, leccandoli, mordendoli dolcemente, entrambi avevano una loro mano sulle gambe di Alba che scendeva e saliva, in una simbiosi perfetta. Ogni loro movimento era scandito da coccole intense: presero a giocare con la fica di Alba a due mani, Adamu si accosciò e prese ad ammirare lo spacco di Alba.
“Meravigliosa! Che bella e che belle labbra carnose!”
Prese a leccarla. La sua lingua appuntita e veloce entrava nella sua fessura, per poi salire ad aspirare i primi umori che uscivano. La misero in piedi e loro, sotto, si dedicarono a leccarle fica e culo, scambiandosi anche di posizione. Adamu sembrava la stesse inculando da quanto la sua lingua le era penetrata nel culo: glielo aveva allargato bene con le mani, e la sua lingua vi spariva dentro, mentre lei quasi ci si sedeva sopra. Asabe la stava deliziando con leccate veloci, sia dentro che succhiandole il clitoride: lo afferrava con due dita, lo tirava, leccava e succhiava. Era evidente che Alba era in preda ad un piacere intenso: aveva preso a stringersi tette e capezzoli.
“Che bravi! Come mi leccate bene! Vi sento! Oh, sì, come vi sento!”
La portarono ad un primo orgasmo col solo leccarla. Poi si liberarono dei vestiti e il perché dei pantaloni larghi fu presto noto: già con i soli boxer, i loro cazzi ritti erano esplosi in tutto il loro splendore. Alba ci si avventò con le mani, li massaggiava, mentre la sua lingua, partendo dalle palle, saliva alla cappella che introduceva in bocca, e quell’operazione fu tale da portare i due al massimo della loro erezione, perché insisteva ad ingollare quelle mazze nere, toste, curve. I ragazzi non persero tempo, la misero sotto e presero a scoparla: ogni colpo si rivelava una vera goduria per lei.
“Sì, così, fino in fondo! Sì, cosi, più forte!”
Era quello che voleva sentire dentro di sé: il piacere assoluto. Con Adamu sotto, Asabe prese a leccare il suo culo, già ben aperto per l’orgasmo appena raggiunto. Nonostante l’altra mazza in fica, la grande cappella di Asabe entrò abbastanza facilmente nel suo culo e iniziarono una chiavata al cardiopalma. Alba era completamente ingombra di cazzo, sia in fica che in culo, e fu a quel punto che mi fece cenno di avvicinarmi e darle il mio in bocca: aveva deciso di non lasciare nessun buco vuoto. Ora era completamente piena e fu pronta ad urlare:
“Sì, vengo! VENGO! ORA!”
Di colpo si stacco da tutti, si allargò la fica e inondò Adamu dei suoi umori; poi si fece strofinare dal suo cazzo fino a farsi irrorare la faccia ed ingoiare quanto più poteva. Si stava rannicchiando, quando Asabe la prese da dietro a pecorina. La scopava con forza. Il suo cazzo enorme le era entrato tutto dentro e gli occhi di Alba apparivano come allucinati, si concedeva, ma sembrava assente, quasi in trance: quello era un momento tutto suo, un godere senza soluzione di continuità.
Adamu si posizionò sotto, Asabe usci, permettendo l’ingresso all’altro. Poi appoggiò anche il suo cazzo alla fica già ingombra di Adamu e, con una lentezza incredibile la penetrò: ora Alba aveva due cazzi in fica ed il suo fu un orgasmo squassante.
“SSsììì! Sì, che goduria! Vengo! Vengo! Mi state uccidendo, ma godo!”
I due non spingevano, erano rimasti immobili, era lei, invece, che cercava di spingere e, in breve, in terra si formò il lago dei suoi umori. Alba era sempre più in preda alla libidine, e faceva di tutto per spingersi quei cazzi quanto più dentro possibile. Entrambi erano quanto mai stupiti dal modo in cui li accoglieva al suo interno.
“Brava! Riempiti! Dai, così! Li hai in fica! Godi, vacca!”
E lei godeva! Le loro mazze nere erano stupende, appaiate in un solo cazzo che le trapanava la fica. Dopo un ennesimo orgasmo, Asabe uscì e prese possesso del culo di Alba: ora aveva di nuovo un cazzo in fica ed uno in culo. Anch’essi erano prossimi a godere.
“Dove vuoi la sborra?”
“In faccia, sulle tette e in bocca.”
Se ne uscirono e, mentre lei leccava le cappelle, essi esplosero con una crema bianca, densa, in faccia, in bocca ed in ogni dove. Scrollarono e pulirono loro cazzi sulle tette, per poi riportarli alla bocca di Alba, che li lavò completamente. I loro cazzi restarono in tiro, la girarono e presero ancora a scoparla, ma lei li volle in culo e ci volle anche la relativa sborrata, che arrivò dopo non poco tempo, da parte di entrambi. Appagata da quelle mazze dure e grosse, che le avevano riempito il culo in maniera davvero generosa, come sua abitudine volle, alla fine, anche il mio cazzo nel culo; cosi sarebbe stata piena della sborra di tutti e tre. Poi i due presero, con delicatezza, a baciarla e leccarla su tutto il corpo. Lo fecero con calma e passione, leccando il bellissimo corpo della mia troia. Dal culo di Alba usciva sborra in continuazione e dalla sua fica i suoi interminabili umori, Adamu, non sazio, riprese a scoparla.
“Sei fantastica. Sei speciale! Una vera donna!”
“Anche tu, sei un vero toro, un super cazzone!”
Asabe le metteva il cazzo in mano, in bocca, e lei ne era contenta.
“Sì, bel torello, riempimi la gola; scopami la bocca!”
Dopo un lunghissimo tempo, in cui si alternarono tra fica e bocca, stavolta, oltre la sborra sulle tette, la riempirono di calda pipi. Era sfinita. Si era rannicchiata e piegata in due. La presero, la portarono sotto la doccia e poi ritornarono con lei avvolta in un accappatoio, loro bagnati, l’asciugarono e baciarono, coprendola di attenzioni. Fu la prima di una serie di scopate e inculate con i due ragazzi di colore. Da quel primo incontro con i due ragazzi, ne seguirono altri. Alba aveva trovato quello che cercava ed a me piaceva vederla scopare e partecipavo con enfasi, oppure, a volte, guardavo solo, svuotandomi ora in bocca, ora in culo a lei. Tra i due ragazzi era con Adamu che Alba aveva un’intesa particolare e, nel tempo, si era ancor più rafforzata. Ora lui la trattava come se fosse la sua donna, la sua troia. A volte, il sabato, si fermava a dormire da noi e la scopava ed inculava per tutta la notte. Inoltre con lei si era aperto, le confidava tutto. Anche i suoi più profondi segreti. Così venimmo a sapere che al suo paese, nel suo villaggio, aveva posseduto sia sua mamma che sua nonna. Per i maschi del villaggio era una cosa naturale, mentre per le femmine era diverso: i matrimoni venivano combinati quasi alla nascita. Sosteneva che in Alba aveva trovato la donna, la troia, dei suoi sogni. Lei impazziva per lui e per il suo cazzo. Io, nei loro sabati sera, era quasi un di più; venivo cercato solo se lei aveva voglia di due cazzi o una sborrata in più, in culo.
Le loro scopate si erano fatte frequenti. Lui veniva a trovarla, ormai, anche se aveva solo un’ora libera; lei si lasciava trasportare da lui in tutto, ed io mi stavo chiedendo dove ci avrebbe portato tutto questo.

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