Nonna 6 sull’albero

Nonna 6 sull’albero

Bene! Anche questa storia è vera e realmente accaduta. Come le precedenti l’ho “romanzata” in modo da poter salvaguardare la privacy delle persone coinvolte oltre che alla mia.
Era un pomeriggio di primavera erano già due giorni di vento forte. Ero in cantina a dare una sistemata quando mi squillò il telefono, era Anna. Mi chiese se potevo accompagnarla in un terreno che aveva in quanto il suo conoscente gli aveva detto che era caduto un suo albero. Risposi affermativamente e decidemmo che appena sarebbe calato il vento saremmo andati.
Passarono due giorni il vento si calmò. Passai a prenderla la mattina come al solito e, come sempre, mi fece il caffè.
Partimmo diretti a questo terreno che si trovava quasi in cima alla collina vicino al paese.
Arrivammo e vedemmo questo enorme pino che a causa del vento era praticamente sdraiato. Decidemmo di finire di abbatterlo e farci la legna per il camino.
Nei giorni successivi andai e ci lavorai parecchio per finire di abbatterlo.
Un giorno Anna mi chiese se poteva venire anche lei per vedere la situazione come era, ovviamente gli dissi di si e la mattina successiva salimmo su per la collina.
Quando arrivammo Anna vide che sul terreno c’era rimasto solo il tronco che non avevo ancora tagliato perché la mia motosega era piccola. Aspettavo mio cugino che aveva la motosega adatta a fare tagli di quelle dimensioni (80 cm di diametro).
In quel posto isolato c’eravamo solo noi.
Anna si fermò a guardare il tronco ed io gli arrivai da dietro, l’abbracciai ma non avevo alcuna intenzione particolare, era solo una dimostrazione di affetto e mentre la tenevo abbracciata Anna disse: “Sei un maiale! Però si può fare!”
Prese le mie mani e se le mise sulle tette. Cominciai a palparle, dopo di chè le infilai sotto la maglia e continuai a palparle e lei cominciò a strusciare il suo culo sul mio cazzo che incominciava ad indurirsi.
Dopo aver palpato bene le tette passai ad infilare la mano dentro i fouseaux per arrivare alla figa.
Come le altre volte mi piaceva toccare i peli di Anna e cominciai anche sditalinarla dolcemente, sentivo che incominciava a gemere e la cosa mi faceva molto piacere. Proseguii fino a che non emise un urletto di piacere.
Dopo si fermò si girò, si abbassò, mi sbottonò i pantaloni tirò fuori il mio cazzo e lo spompinò.
La fermai perché stavo per venire. Gli abbassai i pantaloni e la feci piegare poggiandosi sul tronco dell’albero.
La penetrai e cominciai a scoparla. Gemeva di piacere, più pompavo più gemeva fino a che non la riempii.
Ci ricomponemmo ed andammo a casa.

Raimondo

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