Lucy 11 – Amanti

Lucy 11 – Amanti

Marco mi apre l’uscio ed entro da lui, come un qualsiasi insospettabile amico.
La sua casa è vuota, i genitori sono via per un paio di giorni, e questa sera, grazie ad un mio finto impegno di lavoro, sarà la nostra tana.
Proprio per questo, io e il mio giovane amante “storico”, abbiamo deciso di organizzarci per tempo, affinchè la serata sia davvero speciale per entrambi; ceneremo insieme per poi dedicarci insieme ad una serata di follie.
Vado in bagno a cambiarmi, mentre lui è intento a preparare qualcosa per cena; l’abbigliamento è quello più volte collaudato, che probabilmente ha qualcosa di bizzarro sul mio fisico da rugbista, ma che pare avere sempre il suo “bel perché”.
Entro in cucina mentre lui finisce i preparativi: sul tavolo, insieme a due bicchieri di vino e due piatti di pasta al pesto, una busta bianca. Probabilmente pesto pronto, ma non voglio di certo criticare il mio giovane chef; più che altro mi incuriosice quella busta, di cui non intuisco il significato.
Mi accoglie con un bacio sulle labbra rossettate, mentre una sua mano mi accarezza le natiche avvolte nella mia catsuit, io rispondo al bacio cercando la sua lingua, giocandoci con la mia.
Ci sediamo a tavola e la mia attenzione è visibilmente catalizzata sulla busta misteriosa, la cui pattina svela i segni di un’apertura precedente.
“Sai, è un po’ che non ci trovavamo a giocare” mi dice mentre sorseggia un discreto vino rosso “e non ti nascondo che mi sono mancati i nostri giochi”
Altro sorso di vino e continua: “Poi finalmente mi hanno lasciato la casa e ho subito pensato a organizzare questa serata… però ho fatto anche questo…”
E mi porge la famigerata busta. Dentro, un test ritirato proprio quella mattina, che dichiara senza ombra di dubbio che il mio amante è sano come un pesce.
Sicuramente vorrebbe aggiungere altro, ma la timidezza lo blocca; fortunatamente per lui, non c’è bisogno di parole, ho già capito dove vuole arrivare: mi alzo, giro attorno al tavolo, e mi avvicino a lui.
“E quindi immagino che vorresti chiedermi qualcosa… non è vero?”
Prima che possa rispondere, mi inginocchio davanti a lui, abbasso la zip dei pantaloni e ne estraggo il suo sesso, profumato di sapone.
Lo bacio, e inizio a stuzzicarlo con la lingua, per poi farlo entrare nella mia bocca avida.
Lo sento crescere, indurirsi, secondo un copione ormai collaudato e recitato mille volte. Ma questa volta ci sarà un fuori programma, un’importante variazione.
Succhio quel bastone mentre lui mi carezza il capo, con la sua sale anche la mia eccitazione, perché questo è il mio primo VERO pompino. Lo lascio uscire dalla mia bocca, lo solletico con la lingua e lo ingoio di nuovo fino all’elsa, fino a perdermi col naso tra i suoi peli pubici.
I suoi sospiri si fanno più intensi, un leggero sapore in bocca mi avvisa che il mio amante sta raggiungendo il culmine e…
…uno, due, tre schizzi mi riempiono la bocca; estraggo quel bastone pulsante gocciolante saliva e sperma e mi ci accarezzo il viso, per poi leccarlo avidamente.
Ingoio lo sperma che mi impasta la bocca, e mi sento eccitata come non mai.
Mi alzo, vorrei baciarlo ma non so come la prenderebbe, con la mia bocca sporca del suo seme.
Mi limito ad abbracciarlo e a baciarlo teneramente sulla guancia, mentre mormora “Grazie…”
“Grazie a te, tesoro” gli rispondo staccandomi da lui e guardandolo negli occhi “ma non pensare che sia finita qui”.
Finiamo di cenare, e sparecchiamo insieme la tavola; poi Marco mi prende per la mano e mi conduce verso la camera da letto dei suoi genitori.
Ci baciamo, mentre scivoliamo abbracciati sul letto. Là lo spoglio come una amante appassionata. Come una moglie innamorata. Già, una brava mogliettina che dopo la cena si fa rompere il culo dal suo maritino. Ma una mogliettina con un cazzo durissimo quanto quello del suo uomo.
Lo impugno, lo scappello, lo porto alle labbra; sento ancora un leggero sapore di sperma, e ripenso al pompino di poco fa. Finalmente mi sono lasciata sborrare in bocca, in gola, e tra poco riceverò lo sperma del mio uomo anche nel mio culetto.
La sua giovane età gli permette di essere in piena forma anche se ha sborrato pochi minuti prima; però sicuramente questo secondo round promette di durare molto più a lungo.
Mentre succhio devotamente l’uccello del mio giovane amante, lui mi stuzzica il buco con un dito, poi ne insaliva due e inizia ad infilarli insieme allentandomi i muscoli dello sfintere.
Poi, come in un film, lui estrae le dita dal mio buchino, mentre io mi sfilo il suo arnese dalle labbra e mi sdraio sul letto tendendogli le braccia.
Lui viene sopra di me, mi solleva le gambe e se le appoggia sulle spalle, appoggiando il suo arnese al mio buco voglioso, per la prima volta senza l’ostacolo della gomma a frapporsi tra la mia e la sua pelle, tra la mia voglia e la sua voglia.
Lo sento entrare, scivolare in me, allargare il condotto anale. “Come ti sento… come sei calda…” mi sospira, una volta entrato in me fino all’elsa.
“Scopami… scopami, amore mio!” gli rispondo, e queste parole lo stupiscono.
No, non è vero. CI stupiscono.
Lui a sentirsi chiamare AMORE, e io a sentire la mia voce che usa questo appellativo per un altro uomo… I pensieri vengono però spazzati via dal movimento di vai e vieni che inizia nel mio culetto, colpi ripetuti, sempre più a fondo, sempre più violenti… godo a sentirmi sodomizzata, e anche lui gode delle contrazioni del mio sfintere, percepite per la prima volta senza essere attutite dal lattice.
Lo sento entrare e uscire, scivolare dentro e fuori da me, mentre il suo orgasmo si avvicina a grandi falcate. Lo prendo per le spalle e gli urlo “Vieni… vieni tesoro… riempimi il culo… riempimi il culooooo…”
Marco dà un colpo di reni fortissimo, quasi volesse arrivarmi fino al cuore, e spruzza il suo seme dentro di me. Ovviamente non “sento” gli schizzi, ma il pensiero di quei fiotti caldi dentro di me scatena anche la mia reazione, e me ne vengo con lui, insozzandomi il torace e il collo col mio stesso sperma.
Si sfila da me, e rimaniamo abbracciati su quel letto, mentre sento i muscoli del mio sfintere che piano piano si richiudono… Lucy, dove arriverai?

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