Incompleto

Incompleto

INCOMPLETO

D torna sempre attorno alle 14:30 dopo una mezz’ora di traffico sul 169, sempre sovraffollato nell’ora di punta.

Entra in casa, la musica suona ancora nelle cuffiette, apre la porta della sua stanza e getta lo zaino sul pavimento. Fuori campo. Si sfila le scarpe da ginnastica, i jeans e la maglietta. Poi anche gli slip. Non c’è nessuno in casa, la mamma torna la sera. Percorre il lungo salone e va in bagno, si infila sotto la doccia e si insapona con quel liquido rosa vischioso al succo di lamponi, che piaceva tanto a sua sorella. Il calore dell’acqua si è trasformato in vapore e nebbia, di cui il bagno è completamente pieno. Si getta addosso un asciugamano uscendo dal box e va verso lo specchio, con un gesto meccanico lo spanna e continua ad asciugarsi, lentamente. La sua pelle bianca è calda e leggermente rosata. Gli occhi azzurri riflessi lo guardano, come assenti. Torna nella sua stanza, la luce del cellulare lampeggia… l’sms arriva puntuale “ci vediamo più tardi, come concordato”. Lo getta sul letto. Apre il baule che si trova in un angolo sotto la libreria. Dentro, sotto libri e riviste, ci sono alcuni indumenti femminili: calze a rete nere, parigine bianche con un grosso fiocco rosa poco sopra il ginocchio, alcuni perizoma in pizzo, neri, rossi e rosa. Rovista. C’è una guepiere in seta rosa antico (omaggio di un uomo), la prende e si specchia, adora quel colore sulla sua pelle madreperla. Si, indosserà questo, sotto le calze a rete e i sandaletti col tacco a spillo di sua madre. D ha piedi piccoli. Si infila l’indumento davanti allo specchio. Le coppe, una prima scarsa, si conformano perfettamente al suo corpo lasciando scoperti i capezzoli che dipingerà con un rossetto leggermente più scuro. Indossa le calze e fissa l’estremità ai gancetti dell’indumento. Si infila i tacchi con acquisita disinvoltura, frutto di esperienze. Si osserva allo specchio e il suo membro ha una blanda erezione. Manca un altro piccolo dettaglio per completare la sua opera. Lo vediamo uscire dalla stanza, sculettando. Si dirige in camera di sua madre, siede alla toeletta e ed osserva i vari Chanel, Yves Saint Laurent, Dior… decisamente Chanel Énigmatique sulle labbra. Mentre i suoi occhi azzurri sono degni di YSL Baby Doll Noir. Stende l’eyeliner con la stessa maestria con cui, ieri sera, tracciava oscenità d’inchiostro sul suo diario. Quello segreto.

(… SEGUITO E ARRIVO DI MARCO …)

Marco lo attira a sè infilandogli la lingua in bocca che D ricambia docilmente, come la puttana che sente di essere.

“Ti ho visto oggi” dice Marco.

“Ah si? Dove?”

“Sul 169. Ti ho osservato a lungo…”

D lo guarda, come se aspettasse il seguito.

“Eri proprio come il giorno in cui mi hai conosciuto, ricordi?”

“Si, ricordo bene”. Così dicendo D sta per andare in camera da letto però Marco lo prende per i fianchi spingendolo dolcemente contro il muro e gli sussurra “… DIALOGO …”

[… RIASSUNTO …] D e Marco sono in camera da letto, Marco lo prende per i capelli e gli tiene il viso pressato contro lo specchio, D si guarda ripetutamente negli occhi e Marco lo costringe a baciarsi sulla bocca, ecc. Lo specchio si macchia di rossetto che poi Marco gli fa leccare mentre gli ordina di dire “sono la tua troia, la tua puttana ciucciacazzi, la tua bambola inculata”. Poi lo incula (senza venire). (… DESCRIVERE TUTTO NEL DETTAGLIO …)

[… RIASSUNTO …] Marco porta D in camera di sua madre, lo fa mettere a quattro zampe sul letto e continua ad incularlo (stando in piedi davanti al letto) mentre lo tiene sempre per i capelli in modo che sia obbligato a fissare il crocifisso alla parete. Infine lo fa voltare e gli infila il cazzo in bocca dicendo “il corpo di Cristo”, gli sborra in bocca dicendo “il sangue di Cristo”. (… DESCRIVERE TUTTO NEL DETTAGLIO …)

(MARCO VA VIA)

Disteso scompostamente nel letto sfatto, D prende il cellulare dal comodino, scorre la rubrica, seleziona “3 piano”, digita “Ho finito”. Lo appoggia sul letto accanto a sè e attende nel buio di un tardo pomeriggio autunnale. Attende. Dopo alcuni minuti che sembrano interminabili vede il riflesso della lucetta lampeggiante sul vetro, guarda il display e legge “Scendo tra 5 minuti”.

Non si muove, tutto deve restare così come è stato lasciato.

Suona il campanello, scende e si avvia nel buio della stanza, del corridoio. Apre, entra la luce del pianerottolo che illumina l’ingresso, mentre lui è quasi nascosto dietro la porta, con solo le calze a rete nere e i tacchi a spillo.

“Ciao D, non vedevo l’ora di vederti…”

“Buonasera, si accomodi”.

Il Signor ESSE entra, con la solita vecchia borsa di cuoio marrone, proprio quella delle visite.

“Come è andata oggi?”

“Come al solito” risponde, facendogli strada nella sua camera da letto.

“Bene…”, il Signor ESSE entra e si siede sul letto, appoggia la sua vecchia borsa sul pavimento. Il solito rituale che si ripete ogni volta. D si stende sulle ginocchia dell’uomo e attende. Il Signor ESSE appoggia una mano sulle natiche e accarezza lentamente la pelle morbida, risale lungo l’incavo del fondoschiena, poi riscende, più in basso, indugiando sulla fessura. Il silenzio riempie la stanza. Poi insinua le dita nello spacco, accarezza lievemente l’ano, ripetutamente. “Hai la pelle arrossata, ti sei guardato?”. “No”. “Ecco, proprio qui…” dice il Signor ESSE puntando il dito. Apre la borsa ed estrae il solito imbuto di gomma, la solita scatoletta di pisellini Bon-du-elle ed una bottiglietta d’acqua da 50 cl. Con una mano allarga le natiche, con l’altra infila lentamente l’imbuto nel docile buchino. Poi apre la scatoletta ed inizia a versare… si aiuta col medio a spingerli dentro, a fondo nel retto. Tutti. “Li senti?”. D esita, forse assorto, forse eccitato. Non lo ha mai capito neanche lui. Risponde laconicamente “Si, tutti”.

“Bene…”, il Signor ESSE apre la bottiglietta ed inizia a versare… l’acqua ristagna ma poi scende, lentamente, tutta. Segue un lento massaggio sulle natiche “ora alzati ed inginocchiati qui davanti a me, si proprio qui, tra le mie gambe”. “Ora raccontami nel dettaglio come hai trascorso la settimana e nello specifico la giornata di oggi: il tuo viso è completamente ricoperto di rossetto, come lo specchio del resto”. “Si certo, le dirò tutto” così dicendo D comincia a raccontare. (… RACCONTARE NEL DETTAGLIO …). Il Signor ESSE lo interrompe per fargli assumere un’altra posizione, lo fa voltare, faccia sul pavimento e culo esposto. “Continua…” gli intima. D continua a parlare, nel silenzio della stanza. Il Signor ESSE prende dalla sua borsa una bacinella di plastica e la posizione sul pavimento, esattamente tra le cosce di D. “Puoi cominciare”. E D, come da vecchissimo copione, inizia a spingere. “Lentamente… più lentamente” gli intima il Signor ESSE. D ubbidisce. Nel frattempo il Signor ESSE ha estratto il suo piccolo duro membro ed ha iniziato a masturbarsi freneticamente “si continua, continua… sto per inondarti il culo piccola lurida troia che non sei altro!”. Così dicendo, il Signor ESSE zampilla qualche piccolo esiguo schizzo di sperma sulle bianche natiche di D che, come sempre, si volta e lo ripulisce con la lingua.

“Bene, piccolo mio, sei stato bravo anche questa volta… molto bene”.

Come da copione il Signor ESSE si ricompone, prende la bacinella dal pavimento e si inoltra nel buio della casa disabitata, sino al bagno. E chiude la porta.

Quando torna trova gli oggetti già sistemati nella borsa, vi depone la bacinella, deposita 1.000 euro sulla scrivania evitando, come sempre a questo punto, di guardare D negli occhi, ed esce in silenzio risalendo le scale fino al terzo piano. D sente aprire e richiudere la porta, girare due mandate. Poi il silenzio.

[… RIASSUNTO …] D sistema la stanza, va a farsi una doccia, poi si mette al pc… dopo circa mezz’ora torna la madre e gli chiede se è andato tutto bene, cosa ha mangiato per cena e D risponde “piselli”. La madre chiede “soltanto quelli?”. D risponde “Si, erano tanti”. (… DESCRIVERE TUTTO NEL DETTAGLIO …)

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