Mi chiamo Stefania, vivo in un piccolo paesino con i miei genitori. Non c’è molto, ma la tranquillità di questo posto è impagabile. Lavoro nel negozio di mio nonno Giuseppe, mi piace, poi mio nonno è una persona dolcissima, adoro stare con lui a dargli una mano. Per anni ha tenuto in piedi questo negozio, fino a dieci anni fa insieme anche a mia nonna Maria, prima che lei si ammalasse. Io avevo otto anni quando nonna Maria morì e da allora, mi promisi di stare sempre con mio nonno Pino, come lo chiamavo da piccola. Da quando avevo finito la scuola, dissi a mio nonno, che volevo lavorare nel negozio, insieme a lui. Inizialmente mi disse che avevo studiato, di andare in città, che li di lavori c’è n’erano di meglio e molto più pagati. Sei giovane, qui non c’è tutto quello che hai bisogno…. Io ribattei che tutto quello di cui ho sempre avuto bisogno, era li, in quel paese, davanti a me. E per nessun motivo lo avrei mai lasciato da solo….. Lui allora mi abbracciò mentre si mise a piangere, io lo abbracciai forte dicendogli che io non andavo da nessuna parte senza nonno Pino. E fu così, che da allora, io e nonno passiamo moltissimo tempo assieme, diciamo che a casa con i miei ci sto veramente poco, il weekend addirittura lo passo a casa del nonno. Da quando ho finito la scuola, ho anche dovuto salutare le mie più care amiche, che decidendo di continuare gli studi, si sono trasferite fisse in città. Io non me la sono sentita di farlo, amo troppo il mio paese, anche se restare qui, mi ha provato, forse, di tante cose, ma non dell’amore della mia famiglia, la mia vita è qui. Non ho nemmeno un fidanzato, o meglio…. Uno c’era anche stato, Paolo, un ragazzo che conoscevo dalle elementari, era un gran bel ragazzo, ci stavo bene insieme, ma purtroppo lui puntava ad andare in città e in più di un’occasione mi chiese di seguirlo, vedeva già la nostra vita, una casa, lavoro, bambini….. Ma aveva fatto i conti senza l’oste. Io da qui, non mi sarei mai spostata.
Anche perché, non ero sola e avevo tutto quello di cui avevo bisogno…. E a volte anche di più.
Il mercoledì infatti, passava il camion a portarmi le provviste per il negozio, alle nove puntuale arrivava Antonio, signore sulla cinquantina simpatico e decisamente, anche un bell’uomo. Ma quella mattina, era stranamente in ritardo. Verso le dieci, sentii due colpi di clacson in lontananza sulla strada, uscii di corsa, e indovina un po’, era Antonio. Io subito dalla porta del negozio, con le braccia conserte gli gridai, – we Antonio, siamo rimasti a letto stamattina? – Ridendo. Saltò giù dal camion come un gatto, uni verso di me le mani come per pregare e mi rispose: “No, Stefania, avevo due consegne vicine, le ho fatte entrambe e poi sono venuto da te, così poi ho finito”. “Vedremo, vedremo, ora penso a come fare per farti perdonare” e corsi ad abbracciarlo come ogni volta. Ma a dire la verità, questa volta sentii una strana sensazione durante l’abbraccio…. Vabbè. Una volta finito di scaricare, Antonio mi disse che aveva riportato la bicicletta del nonno, era riparata e come nuova. Così chiesi ad Antonio, di accompagnarmi a casa del nonno a portarla, visto che in macchina era più difficoltoso. Avvisai il nonno che mi assentavo e salii sul camion. In quella cabina, venni assalita da una specie di voglia, sentivo dentro di me crescere una voglia di cazzo assurda, poi, Antonio era anche un bell’uomo, pensai davvero, che potesse colmare quella voglia….. Arrivati a casa, feci mettere ad Antonio la bicicletta sotto il porticato e lo invitai in casa. Una volta entrato, gli chiesi se voleva qualcosa da bere. Gli versai dell’acqua fresca e prima ancora che riuscì a prendere il mano il bicchiere, mi tolsi la maglietta davanti a lui, chiedendogli se preferiva queste….
Lui fissava le mie tettine, non sono grosse, ho una seconda, con i capezzoli piccoli.
“Stefania, ma cosa fai? Ti sei impazzita?”
Mi avvicinai a lui, gli tolsi il bicchiere e prende le sue mani, le portai sulle mie tettine. Aveva due mani grandi, calde…
“Stefania..”, ma prima che potesse aggiungere altro, gli infilai in bocca la lingua. Un lungo bacio, con le nostre lingue che si attorcigliavano come due serpenti, sentivo le sue braccia muscolose abbracciarmi con le sue mani, che mi accarezzavano dandomi dei brividi di piacere. Lo invitai a togliersi la maglietta, il suo fisico tonico mi piaceva, lo accarezzai dalle spalle al petto, poi mi fiondai sui suoi capezzoli e iniziai a giocarci con la lingua e a succhiarli con molta avidità. Lui nel frattempo, mi accarezzava le tettine e la schiena, poi una mano mi passo tra le gambe, attraverso i jeans sentii la pressione ed ebbi un sussulto, ero fradicia. Il fuoco aumentava. Scesi senza mai staccare la lingua dal suo corpo, leccandolo e baciandolo. Presa e ormai stordita dal momento, gli slacciai la cintura, sentivo che lui lo aveva già bello duro, gli calai i pantaloni e cominciai a leccare e succhiare il suo cazzo ancora dentro le mutande. Antonio non ne poteva più, si abbassò le mutande e il suo cazzo mi sbatté sulla faccia, duro, lo ammirai per qualche secondo e lo presi dolcemente in bocca, il gemito di Antonio, mi fece capire che gli piaceva….. Lo stavo spompinado godendomi tutti i centimetri del suo cazzo, mi arrivava in gola, per respirare, lo facevo scivolare fuori dalla bocca e mentre lo segavo, gli leccavo e gli succhiavo le palle e poi lo riprendevo in bocca. Mollai la presa di quel bel cazzo, mi alzai mi tolsi i jeans e le mutandine, Antonio mi prese per i fianchi e mi mise seduta sul tavolo, mi fece sdraiare delicatamente e iniziò a leccarmi la fighetta. Sentivo la sua lingua sul clitoride, alternava leccate a succhiate che mi facevano impazzire, mentre col dito mi stimolava le labbra, ormai ero una fontana, avevo brividi per tutto il corpo, mentre mi leccava, con entrambe le mani, gli tenevo la testa, era fantastico, ma non ne potevo più, lo volevo dentro di me. Lui si alzò, prese il cazzo e lo indirizzò verso la mia fighetta che ormai non chiedeva altro. Appoggiò la sua cappella gonfia e la fece scivolare lentamente dentro, io finalmente sentivo quel cazzo che iniziava ad andare avanti e indietro dentro di me, lo sentivo tutto. Lo afferrai con le gambe chiudendole dietro le schiena e lui aumentò il ritmo, avevo un orgasmo dietro l’altro. Le sue mani mi tenevano le gambe alzate, mi stava scopando come un toro, ad ogni suo colpo, era un gemito. Poi una delle sue mani si allontanò e poco dopo sentii che il suo dito, stava esplorando il buchino del mio culetto… Con voce supplicante, gli dissi “Li no, per favore, non l’ho mai fatto, sono vergine li….” Lui, non disse niente, riportò la sua mano sulla mia gamba alzata. Lo ringraziai, mandandogli un bacio. Sfilò la sua asta, mi aiutò a scendere dal tavolo, mi fece girare facendomi piegare in avanti e mi scopò a pecorina, le mie gambe tremavano, mi stavo veramente godendo come una troia quel bel cazzo di Antonio…. Poi sentii lui che mi disse” sto quasi per venire…..”. Come a chiedermi dove dovesse esplodere. Io non pensai minimamente a dove farlo venire, mi rialzai dal tavolo e mi fiondai in ginocchio davanti a lui. Lui, con lo sguardo di chi stava cercando di capire cosa volessi fare, mentre io, ero già con il suo cazzo in bocca, a spompinarlo e a leccarlo dolcemente.
“Piano, perché manca poco…..” Ma io non sentii le sue parole, continuavo a succhiarlo avidamente, mentre con la mano accarezzavo le palle, per capire quando sarebbe arrivato il momento…..
“Stefania sto per venire, attenta o ti ven…”
Troppo tardi, sentii il getto della sua sborra calda riempirmi la bocca, il cazzo pulsava fino ad far uscire l’ultima goccia, era quello che volevo, il suo premio per avermi scopata come una regina.
“Ti vengo in bocca?” Gli dissi io ridendo con ancora la sua sborra in bocca.
Lui mentre prese la sua maglietta e porgendomela davanti alla bocca, disse:
“Scusami, non volevo. Sputala qui. Ti avevo detto che mancava poco”
Io lo guardai ancora in ginocchio, allontani la maglietta e ingoiai tutto il suo nettare. E poi glielo presi in bocca e lo spompinai ancora un po’, come per ripulirlo per bene.
Lo sguardo di Antonio era un misto tra incredulità e stupore. Mi disse, sei pazza ragazza mia.
Si del tuo cazzo, risposi. Ridemmo e ci baciammo abbracciati ancora per qualche minuto prima di darci una lavata e di rivestirci.
Da quel giorno, io e Antonio ci vediamo più spesso, soltanto per scopare. Anche se, il culo non gliel’ho ancora dato, per il momento….. Chissà….
Nel mio paesino ho tutto…..
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