Maestro e schiava

Maestro e schiava

MI chiamo Sandra, ho 43 anni, sono alta, bionda e con gli occhi chiari. Ho un bel seno, una 3° piena, un ventre piatto ed un bel culo a mandolino, che sovrasta cosce lunghe e snelle. Da ventitré anni sono sposata con Riccardo, un bel maschio un po’ più alto di me, capelli biondi, splendidi occhi azzurri e dal fisico ben scolpito da anni di nuoto. Ci siamo conosciuti ad una mostra e, subito, non sembrava fosse scoccata la scintilla fra noi due. Son rimasta incuriosita per il fatto che lui non ha cercato di portarmi subito a letto. La cosa mi è sembrata un po’ strana, in quanto, fino a quel momento ero sempre stata corteggiata per uno scopo ben preciso: scoparmi! Invece lui mi corteggiava in maniera garbata ed elegante, creando situazioni piuttosto romantiche, come cene in luoghi da favola, fiori e tante attenzioni senza apparire interessato al sesso. Una sera, dopo circa due mesi che ci frequentavamo, mi ha portato nel suo appartamento e lì ho capito il motivo. Per lui il sesso, diciamo convenzionale, non era piacevole; a lui piaceva la dominazione. Son rimasta un po’ stupita, perché ero avulsa da questo modo di vivere la sessualità. Lui, con calma e tanta pazienza, alla fine mi ha istruito e, da quel momento in poi, ci siamo dati al nostro gioco preferito: padrone e schiava. Col tempo abbiamo affinato tecniche ed esperienza e, adesso, lo pratichiamo solo quando scatta in noi il desiderio di giocare. L’ultima volta è stato due sere fa. Eravamo a tavola e, mentre stavamo consumando la nostra cena, ci siamo scambiati il nostro speciale sguardo d’intesa. Nella nostra mente, sapevamo che entrambi, in breve tempo, ci saremmo trasformati in persone completamente diverse dal normale, con desideri e bisogni non visibili all’esterno, ma da esser condivisi solo da noi. Dopo aver finito di lavare i pochi piatti e ripulire il disordine provocato dal pasto, andammo in soggiorno per rilassarci e leggere. Riccardo era in piedi accanto al caminetto, quando entrai nella stanza. Vidi le fiamme tremolanti proiettare la sua ombra nera, alta e dalle spalle larghe contro il muro, netta contro il bianco dell’intonaco. In quel momento ho sentito un’ondata di desiderio di esser stretta dal suo abbraccio confortante. Mi avvicino lentamente al punto in cui è posizionato, dondolando i fianchi con estrema delicatezza. Gli chiedo se stasera finirà di scrivere la sua relazione amministrativa (lui è un dirigente di banca), ma mi sorride sornione e mi risponde che gli restano solo poche pagine, e che la finirà domani sera, quando sarà maggiormente in grado di concentrarsi su quell’argomento, perché, al momento, ha altri propositi che gli frullano per la mente.
Lo guardo e sorrido.
«Potrei sapere quali sono le cose che ti distraggono dal tuo prezioso lavoro?»
Lui mi guarda e mi risponde in modo allusivo.
«Per prima cosa, tu! Tutto quello che desidero in questo momento sei tu, con i tuoi capelli morbidi e lucenti, che ondeggino dolcemente nel calore del fuoco, e la tua bellissima figura sinuosa. Tutto quello cui riesco a pensare in questo momento, è ciò che desidero fare al tuo corpo, assaporandolo, toccandolo e facendolo vibrare.»
Io, in risposta, a questa dichiarazione di intenti, elimino la distanza tra noi, cementando il mio corpo al suo. Alzo la mano ed afferro una manciata dei suoi folti capelli biondo chiaro, avvicinando la mia bocca al suo orecchio, così da potergli sussurrare quello che è il mio desiderio.
«Voglio che tu mi mostri i tuoi desideri, piuttosto che parlarne semplicemente; voglio che tu mi rapisca, mi tocchi e mi riempi completamente.»
Bacio velocemente le sue labbra lisce e carnose, facendo saettare la mia lingua dentro e fuori. La mia lingua tocca a malapena la sua, per poi uscire di nuovo. Gli sfilo il blazer scuro dalle spalle larghe, lasciandolo cadere sul pavimento con un leggero fruscio. Facendo un passo indietro, sbottono lentamente la sua camicia bianca con colletto, sentendo il cotone fresco sotto le mie dita sensibili. Gli tiro fuori le braccia dalle maniche, prendendomi il tempo per ammirare la sua pelle abbronzata e dorata, sentendomi provocata dai suoi muscoli sodi e increspati. Comincio a far scorrere le mani su spalle e schiena, sentendo il sangue che scorre nella sua carne. D’improvviso conficco in quella carne le mie unghie affilate, facendola sanguinare. Potevo sentire la calda umidità, iniziare ad abbellire le mie punte delle dita. Ansima rumorosamente e poi, senza preavviso, mi strappa completamente la maglietta, lasciando il reggiseno, che fascia ancora il mio seno. Mi afferra il sedere, portandomi abbastanza vicino, perché le nostre labbra si incontrino di nuovo. Con una mano ancora aggrappata ad una guancia, mi sgancia il reggiseno e me lo toglie completamente, lasciandolo cadere sul pavimento. Comincia ad accarezzarmi leggermente la schiena con le sue mani ben curate, facendo scorrere le unghie lisce su e giù per la mia schiena, mi provoca un formicolio che si sviluppa laddove tocca. Comincio a sentire una pulsazione nel profondo, il mio battito accelera, anticipando il piacere che mi procura. Mi premo contro la sua carne, sento la sua durezza prendere forma. Premuto contro il mio basso ventre, si contrae e divento sempre più consapevole del mio desiderio.
Decido di liberare la sua virilità da questi abiti costrittivi. Gli sbottono i pantaloni blu scuro, aprendo la cerniera così, lentamente, per stuzzicarlo ed i pantaloni cadono a terra, lasciando solo i suoi boxer che ancora trattengono la sua virilità. Geme piano, mentre infilo la mano nei boxer, stringendolo forte. Con una luce subdola negli occhi, afferra l’orlo inferiore della mia gonna corta di pelle nera, facendola fermare intorno alle caviglie. Adesso indosso solo un paio di autoreggenti nere; afferro l’unico capo di abbigliamento rimasto sul suo magnifico corpo e tiro a terra i suoi boxer di seta blu scuro. La sua prorompente virilità è finalmente libera. Mi raggiunge e cerca di afferrarmi; schivo la cattura e fa una risatina divertita, riempiendo la stanza di allegria. Mi sculaccia scherzosamente il culo ed io rido allegra. Poi do il via ad un dispettoso inseguimento per casa. Scappo agilmente, lui mi segue spensierato, mentre corro silenziosamente nella nostra camera da letto. Mi guardo indietro, gli faccio un sorriso e raggiungo la stanza; salto nel nostro immenso letto, rintanandomi sotto le coperte. Riccardo entra silenziosamente, come se stesse inseguendo la sua preda; nota una collina distorta sotto la trapunta. Si avvicina e getta indietro la spessa coperta, scoprendomi come una palla stretta. Mi sdraio sulla schiena e poi scoppio a ridere; inizia a ridere anche lui e sentenzia la sua vittoria.
«Ti ho trovato, dolcezza, ora sai cosa faccio con una bellissima donna sdraiata sulla schiena, nel mio letto, hmm? Vediamo un po’?»
Rispondo scherzosamente.
«Niente!»
Salto giù dal letto, sorprendendolo, mentre riprende l’inseguimento. Attraverso la stanza a passi veloci per raggiungere la porta, ma il mio amore ha ripreso la calma e si ritrova proprio dietro di me, mettendomi le braccia intorno alla vita e tenendomi stretta. Posso sentire il suo cuore battere sulla mia schiena, mentre appoggia la testa sulla mia spalla destra. Mi sussurra, con una voce piena di desiderio, quasi gemendo:
«Adesso, mia piccola puttanella, dove pensi di scappare ancora? Quando entrambi abbiamo impulsi molto intensi e bisogni da soddisfare proprio in questa stanza, non ti puoi sottrarre a ciò che ti meriti! NO! NO!»
Mentre parlava mi ero resa conto che il suo pene duro premeva sulle mie natiche, con la punta che sfiorava appena il mio ano. Ho iniziato a strusciare il mio sedere sul suo cazzo teso e duro. Mi solleva e mi mette piegata a 90, davanti al letto. Comincia a passare la lingua sulla mia schiena. Mi lecca dalla base della nuca e poi giù, lungo le vertebre della spina dorsale.
Gioca su di me con la lingua e anche affondando leggermente le unghie nella mia pelle, provocandomi brividi in tutto il corpo. Con una mano scende fin sotto e, improvvisamente, pizzica il mio clitoride gonfio, tra le sue dita spesse e forti. Sussulto e gemo, sorpresa di trovarmi così eccitata e pronta, affinché lui mi penetri nel profondo. Gli afferro subito la mano e la spingo più in basso, schiumavo di desiderio. Prende l’iniziativa e infila il dito medio nella mia vagina fradicia, entrando e uscendo, ruotandolo e inclinandolo, per darmi quanti più brividi di piacere possibili. Si ferma e tira fuori da me il suo dito ormai fradicio e, in un istante, mi piega e spinge il suo cazzo nella mia figa, riempiendomi completamente. Arrivo quasi al culmine, proprio in quel momento; è così estasiante averlo dentro di me. Mi afferra per le spalle ed entra ancora di più, gemo di piacere, sentendolo far eco a me. Mi raddrizza e inizia a spingere con un’intensità che non sentivo da parecchio tempo. Poi si abbassa abbastanza per affondare i suoi denti aguzzi nel mio collo; ho come uno spasmo e crollo in estasi. Poi spinge magnificamente ancora qualche volta, per poi tirarsi fuori, lasciandomi perplessa. Poi mi prende in braccio e si avvicina al letto, adagiandomi delicatamente sul materasso. Rotolo sulla schiena, le gambe divaricate, il petto che si alza e si abbassa, le palpebre che sbattono, respiro affannosamente. Mentre inarco la schiena, in un’ondata di desiderio, gemo in modo allettante e gli chiedo:
«Vieni, ti prego! Ti voglio sentir dentro: voglio che godi nel mio ventre!»
Lui non risponde, ma sale velocemente sul letto e si posiziona sopra di me, penetrandomi ancora una volta nel profondo. Inarco la schiena, facendo alzare il seno fino al suo viso. Prende rapidamente uno dei miei capezzoli rigidi in bocca e lo morde con forza. Un’onda oceanica di dolore, misto a piacere, pervade il mio corpo, generando un fantastico orgasmo che mi scuote tutta. Gemendo ed ansimando, inarco la schiena, appoggiando i fianchi sul materasso, piacevolmente cedevole. Urlo ad alta voce, mentre possenti ondate di piacere si infrangono su di me; i miei muscoli si contraggono dentro di me, tremo mentre sento il piacere scorrere lungo tutto il corpo.
Continua a spingere, mentre è prossimo ad un potente orgasmo. Un brivido prende il controllo del suo corpo, i suoi gemiti stridenti echeggiano in tutta la stanza, mentre si unisce a me nel mio orgasmo. Il suo seme si riversa dentro di me, il liquido caldo che sgorga non fa altro che aumentare il mio piacere. La gioia comincia a diminuire, le onde diventano sempre meno impetuose, finché i nostri corpi non si calmano ed il nostro respiro ritorna normale.
Dopo qualche minuto di riposo, Riccardo si stacca da me, tira fuori il suo pene ancora rigido, disturbando la mia armoniosa beatitudine. Mi rivolgo a lui scherzosamente.
«Adesso dove pensi di andare, mio signore? Forse da qualche tua amante secondaria? Se è così, portala qui, così potrà unirsi a noi nella nostra alcova»
Gli rivolgo un sorriso malizioso, facendogli capire che lo sto solo prendendo in giro. Lui risponde semplicemente con un sorriso e si avvia verso il soggiorno. Mi alzo dal letto; prendo il mio pareo di raso rosso sangue e lo avvolgo intorno a me, mentre lo seguo. Lo guardo mentre si aggira per il corridoio: il suo passo leggermente spavaldo, mostra i suoi muscoli finemente tonici che si increspano sotto la pelle scintillante, sul sedere. Lui gira a destra nel soggiorno, mentre sta sistemando la legna nel fuoco, io entro nella stanza e, silenziosamente, mi avvicino alle sue spalle. Proprio mentre mette l’ultimo pezzo di legno e ripone l’attizzatoio al suo posto, prendo un giornale arrotolato dal cestino della carta e gli do una pacca sul sedere. Si limita a ringhiare contro di me, ma dalle mie labbra rosee sfugge una risatina.
Riccardo mi guarda e, all’improvviso, un’espressione piena di perverso desiderio attraversa il suo viso.
«Ne vuoi ancora, eh, puttanella? Penso che tu abbia ancora voglia e allora ti darò tutto ciò che vuoi, ma, questa volta, sarà come lo vuoi davvero, ora che abbiamo soddisfatto i nostri impulsi piacevoli, lo faremo per soddisfare le nostre perversioni.»
Annuisco, mentre la mia mente viaggia verso il luogo dei miei reali desideri, impulsi e bisogni interiori. Il luogo dove risiede il dolore piacevole prende il sopravvento e regna dove io sono la schiava e lui il mio padrone. In un istante, Riccardo è di fronte a me e mi strappa il pareo color sangue, lasciandomi nuda. Premendo il suo corpo contro il mio, il mio padrone afferra saldamente una manciata dei miei capelli biondi, tirandomi la testa indietro e mordendomi violentemente su un lato del collo, forando la pelle al punto da farlo sanguinare. Il dolore esplode nel punto in cui ha affondato i denti nella mia carne, ma gemo di piacere perché è provocato da un dolore davvero intenso. È il dolore che desidero da giorni, che riempie gloriosamente tutto il mio corpo, facendomi rabbrividire e tremare. Mi lascia andare, allontanando la mascella dal mio collo.
Mi prende in braccio, si porta verso il centro della sala, camminando silenziosamente sul pregiato tappeto. Si inginocchia a terra e, con un solo movimento, mi scaraventa violentemente a terra, mettendomi una mano attorno al collo. Sostituisce la mano con il ginocchio sinistro, esercitando una pressione sul mio collo. Mi dimeno e mi contorco, gemendo piano, gli occhi che roteano all’indietro nella mia testa. Lui allarga le mie gambe, strettamente serrate, scoprendo una vulva gonfia e pulsante. Si allunga verso uno dei nostri mobili della sala e, da uno dei cassetti, tira fuori le pinze per i capezzoli, diversi pezzi di corda e una candela rosso brillante. Applica immediatamente con attenzione le pinze per i capezzoli, provocandomi un dolore mozzafiato, che mi riempie il petto. Grido intensamente, il dolore si trasforma in un insolito inaspettato piacere, mi dimeno, inarco la schiena e schiaccio i fianchi sul pavimento. Il mio Maestro mi urla.
«Smettila di muoverti per un istante o dovrò metterti in catene, mia sporca lurida puttana? Ora chi è lo schiavo e chi è il padrone, qui?»
Grido, la mia voce risuona di dolore.
«Io sono la tua schiava, tu sei il mio Padrone e sono sotto il tuo controllo. Picchiami, schiaffeggiami, mordimi, ma puniscimi e fai di me quello che vuoi. Ho bisogno di soffrire. Sono stata una cattiva ragazza ultimamente e desidero il dolore che solo tu puoi procurarmi!»
Lui urla di rimando.
«Non hai ancora smesso di muoverti, come ti avevo ordinato. Ora sai cosa ti farò: lo sai vero?»
Mette la candela accanto al caminetto acceso, per usarla più tardi. Mi dà uno schiaffo pungente sulla guancia. Con movimenti rapidi, lega entrambe le mie caviglie alle gambe del tavolo, allargandole. Prende i miei piccoli polsi nelle sue grandi mani e poi li lega assieme ad un gancio posto in basso, nella pietra del camino in mattoni. Il mio adorato padrone decide che la cera è sufficientemente calda per provocarmi un’agonia straziante. Lui ansima leggermente, la candela comincia a far gocciolare cera calda, rosso sangue, su ogni centimetro della carne pallida e morbida all’interno delle mie cosce. Le prime gocce mi colpiscono le cosce, grido con angoscia. La mia schiena si inarca e i miei fianchi si sollevano in aria, il mio clitoride sfiora la sua bocca; lui me lo morde dolcemente. Il mio grido riecheggia nella stanza. Mi tortura per dei lunghissimi minuti e poi, quando ho raggiunto un orgasmo intenso, lui mi guarda e parla con voce dolce, dicendomi:
“Penso che possa bastare con queste cose”.
Mi sfugge un sospiro mentre il mio benevolo marito rimuove le pinze dai miei capezzoli pulsanti. Poi mi scioglie i polsi e mi toglie le legature dalle caviglie. Mi siedo, mi inginocchio, le nostre labbra si incontrano e posso assaporare debolmente il mio stesso sangue nella sua bocca, mentre esploro la sua bocca deliziosa. I nostri corpi sono strettamente intrecciati insieme, posso sentire il battito del suo cuore, attraverso il corpo. I nostri fianchi iniziano a sfregare l’uno contro l’altro. La nostra eccitazione è al massimo da settimane, lui duro come una pietra ed io caldo e umida. Gli sussurro dolcemente all’orecchio
«Torniamo nella nostra camera da letto, così possiamo sdraiarci entrambi, su qualcosa di morbido.»
Lui annuisce. Ci alziamo entrambi e ci facciamo strada lungo il corridoio, sbattendo contro i muri un paio di volte, perché non vogliamo lasciare andare le labbra dell’altro. Raggiungiamo il nostro letto, ci cadiamo sopra. Ad un tratto lui riprende improvvisamente la sua espressione di Padrone. Sentendomi schiava, gemo, anticipando la sua mossa; si avventa su di me e, con un unico gesto, penetra e spinge dentro di me la sua massiccia virilità. Nello stesso momento, sussultiamo forte, nella sensazione di esser un tutt’uno. Comincia a pompare, dentro e fuori, all’inizio lentamente, ma solo per pochi minuti. Poi il ritmo si fa più veloce e più forte, affermando il suo dominio ad ogni colpo. Comincio ad incontrarlo, colpo su colpo. All’inizio i nostri fianchi si scontrano, poi riusciamo ad avere un ritmo, accelerando man mano sempre più velocemente, sempre più forte.
In un lampo di follia, conficco le mie unghie affilate nella sua schiena muscolosa e sudata.
«Quante volte ti ho detto di tenere le tue sporche mani lontane da me, stronza?»
Mi dice con un ringhio quasi animalesco.
Mi dà uno schiaffo forte e pungente sulla guancia; che mi fa vedere le stelle. Mentre mi afferra i polsi, stringendoli forte, me li blocca sopra la testa.
Gemo e parlo stordita.
«Oh, mio Dio! Ho visto le stelle con quello schiaffo!»
Riccardo fa un sorriso soddisfatto, mentre continua a sbattere la sua erezione nella mia vagina calda e gocciolante, e lo fa sempre più veloce e più forte, io gemo e mi contorco sotto di lui, implorando di esser portata all’apice del piacere, che inizia a gremire la mia insaziabile ostrica, ripiena della sua portentosa verga.
Poi, di colpo, si sfila, mi gira velocemente; inizia a trascinare le unghie sulla mia pelle, affondando le sue unghie affilate nella carne morbida della mia schiena. Sussulto, mentre mi penetra di nuovo proprio mentre sento che il piacere inizia a prendere il sopravvento.
Ma lui inizia a spingere in modo lento e ritmico, invece del ritmo forte e veloce che desidero e tutto quello che posso fare è sdraiarmi a faccia in giù, aspettando il mio piacevole dolore, che solo lui può darmi.
Sussurro implorante:
«Perché mi prendi con tanta delicatezza? Fammi male, così da godere forte!»
Risponde, affossandomi la testa fino a farmi mancare il respiro, spingendomela con forza sul letto.
«Ti prenderò così piano o forte, se tu me lo chiederai, per favore, sporca puttana!»
Gemo, con l’eccitazione alle stelle!
«Sono una cattiva ragazza! Sono una sporca puttana ed ho bisogno di esser punita, Maestro. Dimmi cosa devo fare o puniscimi! Ti prego, Maestro, dammi solo dolore!»
Il Maestro non risponde immediatamente, ma continua a seguire quel ritmo lento e snervante. All’improvviso si ferma e si sdraia su di me; il suo cazzo è ancora dentro di me, il suo peso schiacciante mi conforta. Con una voce bassa e intensa, inizia a sussurrarmi all’orecchio.
«Voglio infilare il mio cazzo duro nel tuo culo caldo e stretto. Che tu lo voglia o no, senza che provengano lamenti o piagnucolii dalla tua lurida bocca.»
Esito, perché voglio qualcos’altro. Ho bisogno di sapere quale meraviglioso dolore ha in mente il mio Maestro, con le sue parole dure e il suo stretto abbraccio: le unghie e le mani afferrano e costringono il mio corpo. Il mio Maestro rileva la mia esitazione, rileva il tremore del mio corpo, e dice dolcemente:
«Ti amo e ti amerò sempre!»
Poi scivola di lato e si mette supino. Io mi metto a cavalcioni su di lui, afferrando il suo pene duro, lo inzuppo per bene nella mia figa sbrodolante. Mi posiziono, rilasso lo sfintere e, scivolando lungo la sua asta, percepisco la sua erezione riempirmi completamente: sospiro di piacere. Mi chino e lo bacio, le nostre labbra si incontrano. La lingua è pronta a invadergli la bocca.
La spingo nella sua bocca, le lingue si incontrano e, immediatamente, iniziano a duellare. I nostri corpi si toccano strusciandosi e provocandosi, aggiungendo ancor più sensazioni al bacio. Aspiro completamente la sua lingua nella mia bocca; la mordo con forza, sentendolo contorcersi sotto di me. Lo sento gemere, mentre inizio a muovere i fianchi, su e giù, la sua verga dura scivola dentro e fuori, dentro e fuori dal mio buco di culo, caldo e stretto. Sento che inizia il dolore, il che significa che il piacere non è molto lontano. Il meraviglioso dolore inizia a diventare più intenso, man mano che il ritmo accelera.
Ho lasciato andare la sua lingua; afferra forte una crocchia dei miei lunghi capelli biondi, mi tira indietro la testa, avvicina le labbra al mio orecchio, e mi sussurra parole di fuoco.
«Ti piace questo, ti piace il mio cazzo duro che pompa dentro e fuori al tuo culo stretto, spingendoti fino alla soglia del piacere? Dimmelo troia!»
I gemiti e le urla che volevo regalare al padrone, mi restano in gola, perché, all’improvviso, mi mette entrambe le mani attorno al collo, stringendolo in modo alternato. Stringe e lascia, poi stringe di nuovo facendomi provare brividi lungo la schiena. Faccio fatica a respirare, ma mi esce comunque un gemito dalla gola, che tradisce il mio piacere. Con voce flebile, simile ad un sussurro, riesco a dire:
«Non ce la faccio più a respirare, amore mio; lasciami andare la gola!»
Il mio Maestro ribatte duro.
«Devi esser punita, mia dolce puttana, per l’insolenza che hai appena commesso, dicendomi cosa fare adesso! Sei una stupida puttana!»
Mi lascia il collo, ma mi dà uno schiaffo tremendo; con la faccia che mi pizzica, vado a baciarlo. Mi schiaffeggia ancora, ancora e ancora, facendomi venire le lacrime agli occhi.
Riccardo percepisce l’umidità scintillante agli angoli dei miei occhi; li bacia via, usando le labbra per asciugare le lacrime salate.
La sua voce è piena di affetto, mentre mi parla:
«Ti ho davvero ferito, amore mio? Se è così, mi dispiace.»
Rispondo, con la voce tremante di passione.
«Sì, mi hai ferito, ma il dolore che mi porti è parte del motivo per cui ti amo.»
Faccio una pausa nel mio discorso, faccio un respiro profondo e ricomincio a parlare.
«Desidero il dolore, ho bisogno di soffrire e tu me lo dai in maniera davvero sconvolgente. Mi dai un dolore ed un piacere struggente. E, oltre a te che mi dai dolore, ho voglia di ricevere la tua verga dentro di me. Tu ami chi sono. Adoro come riesci sempre a farmi ridere. Adoro il tuo umorismo e i tuoi sorrisi, ma, soprattutto, ti amo per quello che sei e non mi aspetto mai che tu cambi: voglio che resti sempre te stesso.»
Sorride perplesso a quella mia dichiarazione d’amore. Comincia a spingere di nuovo, i miei occhi roteano all’indietro e la mia schiena si inarca. I miei fianchi incontrano i suoi colpi più forti e procediamo più veloci. La pressione sta crescendo dentro di me, tendendo ogni muscolo. All’improvviso esplode: è una sensazione deliziosa che mi riempie tutta, facendomi gemere e sussultare, urlare e godere. Posso sentire il suo sperma riempire ogni spazio disponibile dentro di me, aumentando solo l’estasi che riempie il mio corpo.
È stato come sempre: un amplesso forte, intenso e carico di sensazioni violente e dolci, come solo lui mi sa regalare, quando si comporta con me da Maestro che insiste ad istruire la schiava riluttante che ama esser punita.
Mi abbraccia da dietro, ci raggomitoliamo a forma di cucchiaio e scivoliamo in un sonno ristoratore.

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