Lucy – Voglia di sfondamento (2)

Lucy – Voglia di sfondamento (2)

Dopo quel primo incontro, tutti e sette mantenemmo una specie di “basso profilo”, non parlando di cosa era avvenuto e dei possibili sviluppi. Personalmente lo ritenevo una bella esperienza, anche se inattesa. Avevo succhiato e mi ero fatta inculare da sei ragazzi. Non solo, erano sei miei amici di lunga data, che ora potevano portare il nostro rapporto ad un livello decisamente superiore.
Da parte mia, continuavo a praticare i giochi solitari, e sicuramente la lunga “sessione di allenamento” avuta coi ragazzi aveva aumentato l’elasticità del mio sfintere anale. Ora riuscivo, infatti, a penetrarmi con la candela di diametro maggiore senza prima prepararmi l’ano con quella più piccola.
Inevitabilmente, mi stuzzicò l’idea di andare ancora oltre… cercando nel mobiletto del bagno trovai un flacone che per forma e misure poteva ricordare un fallo, ma sicuramente più grosso sia della candela che dei cazzi che mi avevano scopato qualche giorno prima. Lo spalmai di sapone liquido e lo appoggiai sulla tavoletta del wc, reggendolo con una mano, per poi penetrarmi da sola.
Inizialmente la punta arrotondata entrò sfruttando la dilatazione dell’ano, ma ad un certo punto il diametro iniziò a superare quelle che, finora, erano le capacità a cui il mio sfintere era abituato. Sentivo dolore, ma era comunque sopportabile, così iniziai a fare un lento su e giù, una danza del ventre in cui avevo l’impressione che ogni volta il flacone uscisse per poi rientrare un po’ di più.
Quando sentii che non provavo più dolore, lasciai che la gravità facesse il resto, e mi impalai lasciandomi cadere su quel simulacro fallico. A parte una fitta iniziale, il flacone entrò quasi completamente nel mio ano, tanto che temetti, per un attimo, che sarebbe stato intrappolato nel mio retto, ma fortunatamente riuscii ad afferrare quei pochi millimetri rimasti fuori ed estrarlo, per poi proseguire con una penetrazione guidata manualmente. Mi sentivo piena, mi sentivo zoccola, godevo riempiendomi e svuotandomi il culo con quell’oggetto che scivolava dentro e fuori da me come un grosso cazzo.
“Sììì… sfondatemi il culo… non smettete…” mormoravo, immaginando di essere alla mercè dei miei amanti o di altri maschi ancor più dotati.
Il mio ano non si era ancora perfettamente abituato a quella penetrazione e già mi chiedevo quali altri oggetti avrei potuto utilizzare per sfondarmi ancora di più il culo. Un grosso cetriolo? Una melanzana?
Poi l’illuminazione. Mi sfilai il flacone dal culo con un “plop” sordo, lo pulii per bene e lo rimisi a posto. Poi ripresi la candela più piccola, che ormai non sarebbe più servita, e la ruppi a metà.
Con un accendino arrotondai anche la punta del nuovo moncone e mi misi a pecorina sul lettone preparandomi a scendere un nuovo gradino nella scala verso l’abisso della depravazione.
Lo specchio dell’armadio mi restituiva l’immagine di uno splendido culo incorniciato dalle balze delle autoreggenti e chiunque, se non fosse stato per la sacca dei testicoli, l’avrebbe scambiato per un culo di donna.
Infilai senza alcuno sforzo la prima mezza candela, stando attenta a non farla entrare tutta, e iniziai a farla scivolare dentro e fuori da me. Mi accorsi che la “sentivo” a malapena, dato che in quel budello c’era appena entrato il flacone.
Presi allora il secondo pezzo, e appoggiatolo al primo, iniziai a spingere. La punta della candela tendeva la carne, cercava inutilmente di trovare lo spazio per entrare nel mio culo già occupato, facendomi male.
Poi, improvvisamente, la seconda candela scivolò e, dalla posizione laterale, venne a trovarsi sopra la prima, verso la mia schiena, e da quella parte sentii distintamente la punta penetrare nell’ano.
La forma delle due candele unite veniva quindi a creare un “otto” che, se per larghezza era molto più piccolo del flacone, al contrario come altezza lo superava di un paio di centimetri.
La lussuria prese il posto del buonsenso e allora spinsi.
Una fitta di dolore, simile ad uno strappo, mi tolse il fiato, ma era fatta! Avevo quei due similcazzi dentro di me!
Lasciai che il dolore scemasse, poi iniziai cautamente a scoparmi con le due candele unite.
Era una sensazione strana, ma piano piano si trasformò in godimento. Godimento fisico, per quella penetrazione che ormai apprezzavo sempre di più, e psicologico, per l’oltraggio che mi infliggevo da sola.
“Due cazzi… due cazzi in culo… sììì… scopatemi… sono sfondata, sono rotta in culo…sfondatemi ancora di più!” nella mia mente a scoparmi il culo non erano due candele, ma due cazzi nodosi, magari quelli di due dei miei amici. Mi limavano il culo insieme, poi alternativamente, strappandomi gemiti di godimento e parole incomprensibili. Il mio cazzo continuava, sotto di me, a stillare gocce di precum senza che tuttavia raggiungessi l’orgasmo, in una situazione di continuo nirvana.
Pensavo che, la prossima volta, avrei potuto sostituire una delle candele con la candela più grossa, pregustavo la sensazione di essere sfondata ancora di più fino a quando, forse, avrei potuto farmi scopare da due uomini insieme o farmi fistare l’ano con l’intera mano.
Questi pensieri mi portarono al punto di non ritorno e liberai il mio orgasmo, mentre le contrazioni facevano scivolare fuori da me i due falli di cera e lo specchio mi rimandava l’immagine di un buco che non accennava a richiudersi, rosso e slabbrato, viva carne palpitante…

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