Lucy 8 – Nuovi amici

Lucy 8 – Nuovi amici

Da un po’ di tempo non mi ritrovavo a chattare… vuoi per il poco tempo lasciato libero dal lavoro, vuoi per il fatto che con le mie conoscenze non avevo di certo bisogno di fare nuovi incontri, avevo un po’ abbandonato il mondo delle righe di testo. C’è anche da dire che con Skype e app telefoniche varie, le chat “vecchio stile” stanno un po’ cadendo in disuso, e gli utilizzatori sono sempre di meno; io, da parte mia, a costo di essere guardato come un alieno quando dico che non utilizzo né Whatsapp né Skype, continuo ad amare quella sorta di magia delle vecchie, care “finestrelle” dove si incontra gente con i nick più strani.

Il “blip” dal computer mi avvisa che qualcuno vuole chattare con me in privato: sono due amici, momentaneamente a Torino per lavoro, che chattano dal portatile. O meglio, uno dei due è in chat dal furgone, l’altro sta sbrigando delle commissioni in banca.
Scambiamo due chiacchere, e sembra esserci un interesse reciproco; interesse che si fa più pungente quando gli passo il link delle mie foto pubblicate su di un sito di annunci.
Avendo l’approvazione anche del suo collega, ci diamo appuntamento in una zona a metà strada.
Siamo nel controviale di una via di passaggio, dove vengono abitualmente parcheggiati più camion, furgoni o anche camper. Inoltre siamo di fronte ad un trafficato ufficio postale e ad un’area per i cani. Zona molto frequentata, insomma, e la cosa non può che farmi piacere, per questioni di sicurezza.
Parcheggio l’auto a debita distanza e dopo aver fatto un primo passaggio di ricognizione. Metto in atto le solite precauzioni e scendo, non prima di aver preso la valigetta che contiene ciò che permette la magia di trasformare un serio professionista in Lucy.
Ci salutiamo, e dopo le quattro chiacchiere di rito, salgo nel vano di carico del furgone.
Inizio a cambiarmi, benedicendo la fortuna che, sotto forma di un vento caldo, ha insolitamente regalato a Torino 20 gradi in questo giorno di gennaio; altrimenti non potrei di certo indossare i pochi panni di Lucy qui, dove la temperatura è pressochè identica a quella esterna.
Purtroppo devo fare del mio meglio, specie per il trucco: il furgone è pulito e sul pavimento è attrezzato con un materassino che evidentemente non serve solo per il trasporto di materiali fragili; ma l’unico specchio è quello della mia trousse.
Un filo scarlatto di rossetto completa la trasformazione e sono pronta; chiamo i due che aprono il portellone ed entrano in quel boudoir a quattro ruote.
Il primo è sulla trentina, l’altro ha una ventina d’anni di più. Potrebbero essere padre e figlio, e questo pensiero mi stuzzica non poco: pensa che bello, succhiare il padre mentre il figlio ti incula, o viceversa. Ricevere lo sperma di due consanguinei sul viso, sul corpo.
I loro complimenti volgari e le loro mani avide su di me mi dicono che anche questa volta Lucy ha fatto colpo.
Mi toccano rudi, mi palpano il culo e il seno attraverso i rombi della catsuit. Io, per non essere da meno, metto subito le mani sui loro arnesi per valutarne la consistenza, e sono felice di constatare che entrambi “meritano”.
Come per dimostrar loro la mia approvazione, cerco la bocca prima di uno e poi dell’altro in baci umidi e viziosi. Purtroppo la bocca del più anziano sa di sigaretta; è una cosa che non mi piace molto, ma decido di passarci sopra, non si può avere tutto dalla vita.
Si liberano in fretta dei pantaloni, e poi mi spingono in ginocchio per meglio onorare quei due arnesi.
Fortunatamente, nonostante la mattinata di lavoro, non sono sudati nemmeno “laggiù”, tanto che mi viene da immaginare che si siano appena lavati. Meglio così. Inizio a baciare le due cappelle e le due aste, a leccarle per tutta la lunghezza e ad ingoiarne prima una, poi l’altra, sempre più a fondo.
Mi -diciamo così- incoraggiano chiamandomi troia, puttana, succhiacazzi… e non posso fare a meno di rispondere nella mia mente “Sì!”, “Presente!”, “Eccomi!” Sono Lucy, e amo i cazzi. Ne vorrei dieci, cento, mille solo per me. Cazzi privi di un corpo, privi di un volto, dato che non mi sento attratta dagli UOMINI quanto più da quel loro bastone di carne. Cazzi corti e lunghi, sottili e spessi, bianchi e neri… ecco… neri… non ho mai avuto un cazzo nero… devo provarne uno, prima o poi…
Questi ed altri mille pensieri affollavano la mia mente mentre passavo affamata da un cazzo all’altro, sentendoli scorrere giù fino in gola.
Il vecchio si siede sul pavimento del furgone, e io continuo l’omaggio orale mettendomi a quattro zampe; dietro di me il giovane mi apre le natiche con le mani scoprendo il gioiello anale che indosso sempre prima degli incontri anche per prepararmi meglio alla penetrazione. “Ma guarda questa troia! Ha pure un diamante in culo!” e poi mi sfila il plug gioiello ridacchiando. Lo sento inginocchiarsi dietro di me e leccare il buco rilassato, cercando di infilarci la lingua, fino a che sento che si rialza e armeggia, immagino, per indossare il preservativo.
Ho indovinato: dopo un attimo sento le sue mani sui miei fianchi ed il suo glande che spinge per allargare il mio buchetto segreto. Mi fa un pò male, ma poco alla volta riesce a conquistare l’entrata; stranamente la sua penetrazione non è rozza come mi sarei aspettato, e presto entra dentro di me fino all’elsa senza troppo dolore, mentre i miei mugolii sono soffocati dal cazzo dell’altro, che ormai ingoio fino ad affondare il naso nei peli brizzolati.
E’ molto eccitante, come già era stato per la precedente avventura in camper, essere qui a farmi sfondare e soffocare da due cazzi mentre lì fuori, attraversati quei pochi decimi di millimetro di lamiera, la vita scorre indifferente. Signore perbene dirette alla posta o al mercato e qui io, mentre il ragazzo entra ed esce dal mio sfintere infiammato e l’anziano mi riempie la gola con il suo cazzo, lo impugna per schiaffeggiarmi, mentre lunghi filamenti di bava vi rimangono appiccicati.
Ad un tratto il giovane si sfila dal mio culo, e si dà il cambio con il compare. Mi giro sulla schiena, e il vecchio mi incula sollevandomi le gambe.
Il ragazzo, invece, si sfila il profilattico sporco dei miei umori anali e mi monta a cavalcioni del petto, porgendomi il cazzo da succhiare.
I primi va e vieni nella mia bocca hanno il sapore sgradevole del lubrificante, ma ben presto anche le ultime tracce svaniscono; appena in tempo perchè il ragazzo si sfili dalla mia bocca ed erutti i suoi schizzi sul mio volto: è una raffica bollente che mi investe il viso insozzandomi come una sgualdrina di quart’ordine.
Il ragazzo si alza ed io urlo al vecchio “Anche tu, anche tu! Vieni anche tu!”
Lui accelera i colpi e poi, ad un tratto, si irrigidisce; sento distintamente il cazzo gonfiarsi ancora dentro di me e riempire il preservativo di liquido color avorio, mentre anche i miei stessi schizzi di sperma si spargono sul mio petto.
Fortunatamente a casa non c’è nessuno; entro nella doccia con lo sfintere arrossato e l’inconfondibile odore dello sperma rappreso addosso a me.
E non vedo l’ora di giocare di nuovo…

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