La figlia del presidente

La figlia del presidente

Mi chiamo Francesco, ho 25 anni e un tempo militavo nella serie Eccellenza della mia città, nel nord Italia. Una sera d’estate fui convocato dal presidente nella sua villa, insieme al resto della squadra, a una cena di rappresentanza che di tanto in tanto organizzava con gente molto importante al fine di concludere poi qualche affare. Durante la cena non potei fare a meno di notare lo scambio di sguardi maliziosi tra Lucrezia, moglie del presidente, e Tullio, un grosso sponsor. Inoltre anche Manuela, figlia del presidente, sembrava essersene accorta, eppure faceva finta di nulla intrattenendomi nei discorsi. Finita la cena, i gentiluomini si chiusero nello studio per parlare, mentre noi ci svagavamo. L’atmosfera si fece cupa, ma avevo il presentimento che qualcosa sarebbe successa. Parte della squadra decise di andar via per l’ora già tarda, altri si dileguarono in altri modi. Salutai i ragazzi e rimasi solo con Manuela, notando l’assenza di Lucrezia e Tullio e quando chiesi a Manuela, la stessa mi invitò a fare un giro per i giardini. Era stupendo come il chiarore illuminava quel meraviglioso parco. Ci siamo soffermati all’interno della serra, lontano da occhi indiscreti. Manuela mi confessò il suo amore per me, che da tempo covava in lei. Le dissi che era bellissima, ma che forse non era il caso. Alle mie parole si lasciò cadere alle sue spalle il proprio abito, rimanendo così solo con il suo intimo bianco come la sua pelle che lentamente sfilava lasciandosi ammirare. Una terza di seno dai turgiti capezzoli…e poi quando finalmente si abbassò le mutandine, scoprì la sua pubertà pelosa. Capì subito che era disposta a tutto per avermi, mi avvicinai e baciandola sulle labbra, un suo gemito di piacere accompagnò il mio dito medio dentro la sua fica bagnata, strettissima. Mi confidò che era vergine. Tranquillizzandola mi denudai anch’io. Accompagnai la sua
mano destra sul mio membro, che accarezzava leggera lungo l’asta dritta e dura fino ad arrivare alla punta. La cappella violacea viene scoperta ed arrivano i primi sospiri di piacere. Al ritmo, lento e ipnotico. Leggo tutta la sua eccitazione nei suoi grandi occhi castani. Instancabilmente accelerò il ritmo della sega, rallentando ad arte, di tanto in tanto, quando il mio organo palpitante mi comunica la sua urgenza di esplodere, le comandi come fare deliziondomi la tortura, ritardando il culmine. Dolcemente presi Manuela dai fianchi e insieme ci siamo sdraiati a terra. La mia lingua la sfiora, assapora il suo corpo fino a scivolare direttamente nel profondo della sua intimità. La penetro, i sospiri di dolore si trasformarono presto il piacere. Geme sotto i colpi del mio membro, ansima come una maiala,la sua bocca incontra la mia, mi bacia. Era ormai preaa da una voglia irrefrenabile, le mie possenti mani si stringono al suo seno, le succhio i capezzoli, mordicchio, non capisce più niente. Il mio membro strazia il suo clitoride, gode in continuazione, la sollevo di peso come fossi una piuma, il suo pene non abbandona la mia vagina. Guidandola, adesso è lei sopra di me. Mi cavalca come un ossessa, la sento ansimare ancora di più, gode, godiamo insieme. Dal mio membro fuoriesce una quantità enorme di sperma, inondando completamente la sua vagina.

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