Tokyo gaya

Tokyo gaya

… segue dalle puntate precedenti…

Introduzione
All’epoca, essendo uno dei pochi ad aver studiato giapponese, riuscii a trovar lavoro in una ditta che mi trasferì, come elemento di “comodo” e a tempo indeterminato, in Giappone. Cose d’altri tempi. E se è vero che, in seguito alla malattia al tempo dell’università e le cure subite ero diventato un “bell’uomo” con tanto di baffi e spalle robuste, è altrettanto vero che la voglia di cazzo che avevo fin da bambino (quando mi sentivo molto femmina) permaneva intatta perché ormai da tempo avevo assaporato la sensazione di sentirmi posseduto analmente, insomma, m’ero “fatto il culo” (come si dice) ed ero diventato una una troia ubbidiente… e la cosa continuava a piacermi. A Tokyo, dove c’era la sede della ditta, trovai un appartamentino convenientemente centrale in un quartiere popolare e calmo. E da lì, nei momenti liberi, esploravo la città come turista ma anche con la speranza di trovare come soddisfarmi sessualmente perché vedevo anche begli uomini intorno.

Ma bisogna sapere che, non ostante le apparenze di maschi etero e stacanovisti, Tokyo ha una lunga tradizione “gaya”. Infatti la città di Edo (come si chiamava Tokyo anticamente) nacque quasi artificialmente all’inizio del XVII secolo, forse un po’ prima, in un luogo già abitato da pescatori alle foci del fiume Sumida che si getta nell’ampia baia di Tokyo, per volere dello shogun Tokugawa che aveva chiamando a raccolta tutti i carpentieri, operai, artigiani, monaci, commercianti e sgherri (per mantenere l’ordine) da ogni parte dal paese che era ormai nelle sue mani. Fu un lungo periodo di stabilità e pace, anche se forzata, in una rigida società strutturata verticalmente che vedeva i samurai ad un ristrettissimo vertice con la stragrande maggioranza di contadini, mercanti, artigiani, faccendieri e tantissimi avventurieri. All’epoca Edo era la città più grande del mondo e superava di molto il milione di abitanti i cui sette ottavi di sesso maschile. Era una città, dunque, in progressiva e costante espansione con carpentieri che lavoravano molte ore al giorno e che avevano sempre appetito, non solo di cibo ma anche di sesso, una città dove coesistevano uomini indaffarati nelle più svariate mansioni, non ultima quella di far divertire con spettacoli, e dove la prostituzione proliferava. Ma il numero delle prostitute, con tanto di licenza ad esercitare in postriboli, era assolutamente insufficiente se si considera la popolazione maschile totale dove, senza imposizioni religiose (sia lo shinto che il buddismo non vietano il sesso nelle sue molteplici forme) sia monaci che militari (questi ultimi poi avevano anche la proibizione di frequentare prostitute) godevano inevitabilmente del sesso tra maschi. Inoltre molti non amavano la compagnia a pagamento o non potevano permetterselo, la qual cosa faceva il paradiso di quelli che amavano prenderlo in culo… o darlo preferendo il culo maschio a quello delle donne che sovente lo dà controvoglia non provando lo stesso piacere dell’uomo (per non parlare dell’arte del pompino in cui noi froci siamo maestri). Per cui anche per gli uomini perfettamente e completamente, diciamo, eterosessuali era abbastanza normale farsi fare un pompino o metterlo in culo ad un maschio che poteva essere più o meno effeminato in quanto, sempre in generale, i giapponesi sono poco pelosi, anzi alcuni completamente senza peli anche perché, sovente, si depilano.

La situazione, sostanzialmente non cambia ora dopo oltre quattrocento anni. L’omosessualità, sia maschile che femminile, in Giappone continua ad essere una questione sempre squisitamente personale, e nelle preferenze intime la società, in genere, non si intromette. Ho notato che i cosiddetti eterosessuali, non potendo fruire di una donna per timidezza, per situazione sociale, o per altri fattori contingenti preferiscono i giovani (anche giovanissimi) glabri che, in effetti appaiono di un genere intermedio anche se non tutti sono passivi: ho avuto l’esperienza di essere scopato da una “signorina” (non trans) dotata di un bel cazzo! Ovviamente, cosa diversa è per chi esercita lo spettacolo che, non avendo arte né parte, se ne inventa di tutte per arraffare più denaro possibile, ma in Giappone sono semplicemente considerati personaggi “divertenti”, senza alcun giudizio moraleggiante. Ed è comunque un’antica tradizione, con una fiorente letteratura e arte omoerotica.

Anche io, da giovanissimo mi sentivo femminuccia ed a volte amavo travestirmi, poi crescendo mi mettevo intimo femminile soprattutto per fare sesso, poi dopo l’incidente d’auto e le cure mi sono trasformato in un orsacchiotto, un po’ peloso, ma con il culo sfondato e abbastanza bravo nel fare pompini… soffocotti, come li chiamano in Toscana. A me, come ho detto e sottolineo, piace essere sodomizzato e riempito, come dire che sono un orsetto frocio completamente passivo e fin da giovanissimo e mi piace essere trattato come una troia. E sì, anche in Giappone ci sono le comunità ursine…

Vita gay a Tokyo
Conosciuto in tutto il mondo, il primo posto dove sono andato a grufolare è stato Shinjuku Nichome, rinomato quartiere di ritrovo gay. Inutile dire che fu uno dei primi posti dove assaggiai i primi cazzi giapponesi che scoprii normalmente gustosi (i pompini li ho sempre fatti rigorosamente con ingoio fin da bambino). Un po’ per penuria di soldi, un po’ perché il chiasso mi infastidisce, andai poche volte nei pub, ma lì incontrai un americano che mi fece una corte spietata e riuscì a portarmi in albergo (figurarsi, bastava dirmelo…) dove mi scopò, ricordo che aveva una cappella enorme e l’inizio della penetrazione fu decisamente piacevole… a Nichiome tornai molte volte e cominciai a frequentare le saune, economiche, pulite e rilassanti, dove in effetti ebbi l’occasione di farmi scopare parecchio.

È proprio qui che ho scoperto una cosa abbastanza comune in Giappone e che non mi era mai capitata in Italia perché non ne ho mai avuta l’opportunità, cioè che mi piace essere guardato mentre mi scopano, mi piace sentire i commenti che fanno mentre qualcuno me lo metteva nel culo o mentre faccio un pompino. Ci sono anche quelli che si uniscono formando piccole orge spontanee. In Italia, una simile situazione, non era mai stata possibile. Si mettevano annunci su riviste o si rispondeva, poi ci si incontrava con le persiane ben chiuse per non rischiare di essere spiati. Certo anch’io ho avuto le mie piccole esperienze al cinema, ma sempre nell’ombra, mentre in Giappone ci si propone, dentro la sauna, e pochi si appartano.

Avventure
(Avvertenza, le parole giapponesi si leggono come se le consonanti fossero in inglese e le vocali sempre come in italiano.)

Parliamo del maschio giapponese…
Spesso hanno una bella pelle leggermente sull’olivastra, ma alcune parti del corpo, come ad esempio il pene o l’ano, assume un colorito più scuro rispetto al resto. Alcuni hanno il pene praticamente nero! Poi non è vero che hanno tutti il pene piccolo… generalmente, forse, leggermente inferiore allo standard italiano, ma molti sono anche ben forniti. Sempre generalmente, sono molto gentili e cercano di durare a lungo per dare piacere… a volte anche troppo a lungo!

Ma torniamo alle mie esperienze… anche Nichome, col tempo, purtroppo, cominciava a trasformarsi per diventare un luogo di svago generico e non solo una zona di ritrovo come era in origine. Però la sauna era il luogo dove meglio mi trovavo e allora cominciai a battere la zona di Ueno dove ci sono molte saune gay di antica storia, alcune aperte a tutti, altri limitate a fasce di età o anche a tema (ci sono locali, ad esempio, dove si fanno/ricevono solo pompini). All’epoca non tutte le saune erano aperte agli stranieri ma alcune, per mia fortuna, erano di vedute aperte.

La prima volta avvenne che, dopo aver fatto un pompino ad uno in un bagno della stazione, mi portò, quasi trascinandomi, in una sauna proprio lì vicino per scoparmi… evidentemente il pompino con ingoio non gli era bastato, e dove feci delle belle esperienze perché ci andavo poi almeno una volta a settimana. Nel frattempo compravo riviste gay, come “Barazono” o anche “Bady”, e mettevo o rispondevo agli annunci per fare amicizia. Negli annunci mi presentavo come “Bari-Neko-no-kuma” (orso completamente passivo) e riscossi un discreto successo poiché molti giapponesi amano scopare e basta senza per questo volerne fare una storia, ma devo dire che lo fanno bene. Ricevetti lettere da altri gay “tachi” (attivi) e “Bari-Tachi” (solo attivi) ma anche da etero, “nonke” come si chiamano in gergo qui, alcuni per scoparmi ma la maggior parte richiedendomi pompini perché, mi spiegarono, le donne giapponesi normalmente non ingoiano e non piace loro essere sodomizzate soprattutto se si tratta di cazzi di un certo diametro perché spesso hanno le emorroidi infiammate.

In sauna (sauna gay, intendo), essendo ovvio che tutti siano omosessuali, non ci si deve preoccupare molto delle apparenze, a volte, mentre io ero seduto in poltrona per riposarmi, si avvicinavano e scoprivano il cazzo che io, senza fiatare, lo prendevo in bocca e succhiavo. Non so perché, ma fare pompini mi è sempre venuto spontaneo e credo di aver sempre saputo cosa fare fin dal primo pompino fatto a Carlo, il mio compagno di scuola con il quale si facevano i compiti, anche se tutt’ora non credo d’essere un bravo pompinaro, ma mi ci metto sempre di buona volontà e ingoio sempre. Molti giapponesi si dedicano l’arte del pompino (e ce ne sono di bravissimi) ma spesso non ingoiano e quando videro che io invece lo facevo automaticamente, si avvicinavano e quando andavo in sauna come minimo quattro o cinque pompini li facevo, oltre a delle belle scopate. I giapponesi, in genere, hanno lo sperma buono, gustoso molto raramente amaro ed è un piacere ingoiarlo. Venivo anche scopato e ricordo ancora quando, mentre facevo un sessantanove, uno da dietro mi inculò senza dire una parola; sentendomi il cazzo dentro, anche io me ne venni nella bocca del mio partner e lui se ne venne nella mia. Penso che il 69 sia molto democratico: si dà ciò che si riceve!

Come accennato prima, si dice sempre che i giapponesi abbiano il cazzo piccolo. Sarebbe meglio dire che non rientrano nella media mondiale dei cazzi grossi… la media di una buona dozzina di centimetri li mette in un posto intermedio, certamente un po’ meno della media del cazzo italiano; beh, anche io ho il cazzo di una decina di centimetri, dunque un cazzo piccolo (però non è il motivo per il quale io preferisco prenderlo in culo) e confesso che ne ho trovati pochi meno dotati di me e decisamente molti più dotati. Ma io non faccio testo perché, oltre ad avere il cazzo piccolo, ho la pancia che me lo nasconde… e poi, come ho detto, ho sempre preferito fare sesso con il culo. Ma tra i giapponesi alcuni sono decisamente ben dotati sia in lunghezza che in circonferenze per arrivare fino a buoni sedici centimetri (per mia diretta esperienza). Come preferenza personale affermo che la dimensione conta, ma —per me— più che la lunghezza conta la circonferenza; con orgoglio posso dire di aver soddisfatto cazzi di oltre 16 cm di circonferenza! Avendo il culo così accogliente, ormai da tempo, quando mi mettono a pecora per scoparmi, io chiudo le gambe ed incrocio le caviglie in modo tale da procurare più piacere a che mi monta. La maggioranza dei giapponesi, come ho accennato, scopa bene, con dedizione, con delicatezza, lentamente e a lungo evitando di venirsene per farti godere il più possibile, sono gentili sempre (salvo rare eccezioni) e spesso, dopo bella e lunga scopata soddisfacente ti danno un bacetto dicendoti “grazie!” e “spero di incontrarti ancora!”… Il che fa decisamente piacere soprattutto quando ti riempiono di sperma (sempre chiedendoti il permesso prima). Ma ci sono anche quelli che evitano di venirsene, quelli che cercano di appagarsi dell’atto —sia esso orale o anale— senza arrivare alla loro naturale conclusione pensando che chi è passivo si accontenti di essere sodomizzato e basta. Questi individui mi avviliscono perché un passivo vuole (o almeno questo vale per me) ricevere lo sperma di chi fa sesso con lui in quanto rappresenta il piacere d’aver dato piacere, una sorta di premio per l’impegno messo nel ricevere il loro cazzo nel profondo delle viscere o nel succhiarlo.

La sauna dove andavo sempre evidentemente non ce la fece economicamente e dovette chiudere ed io mi misi alla ricerca di un’altra. Ne trovai una non molto lontana che era, ed è, molto vecchia. La frequentavo perché comoda e a buon mercato. Fu lì che ebbi una bella esperienza e decisamente memorabile… un giorno di tarda primavera ci andai e ci trovai un certo numero di persone. Un giorno notai un giapponese ben in carne, massiccio, decisamente alto e dall’aspetto possente intorno alla quarantina, co un atteggiamento di chi è sicuro di sé con un viso indagatore, da pirata, che mi guardava con simpatia e un mezzo sorrisetto un po’ sadico sulle labbra, un atteggiamento nello sguardo che dice “ora ti faccio piangere io”, uno sguardo che mette in agitazione e anche un pizzico di paura, che promette una scopata da ricordare. Poi mi venne vicino e cominciò a parlare a bassa voce. Una bella voce pacata e sicura di quelle che mi fanno desiderare di essere posseduto. Credo che avesse percepito la mia totale passività (anche se non sfoggio atteggiamenti femminili).

Anche se non c’era motivo alcuno, ero un po’ emozionato perché era un tipo che mi piaceva e stranamente mi ricordava l’esperienza fatta di quando ero ragazzetto e mi feci rompere completamente il culo (e quel dolorino allo sfintere mi è sempre piaciuto). Cominciò ad accarezzarmi, prima la guancia, poi una spalla, poi un tocco leggero sul capezzolo. Si avvicinò di più per darmi qualche bacetto sul collo. Cominciavo ad eccitarmi e allungai la mano per toccare il suo cazzo… dioomiooo!! che sorpresa!… era enorme!
Mostruosamente bello!
Spaventoso!
Arrapante!
Una cosa mai vista prima d’allora e, devo ammettere, mai neppure dopo con non meno di un sedici o diciassette centimetri di diametro e una ventina di lunghezza!!
Per capirci siamo parlando della dimensione di una lattina di birra da 500cc.
Lui cominciava ad eccitarsi ed il cazzo s’induriva, allora, vedendo che sull’uretra aveva la gocciolina di pre-sperma, mi chinai per prenderlo in bocca. Macché, era troppo grosso per la mia bocca! Cominciai a slinguarlo con gusto perché era dolce e pulito, gli leccavo le belle palle ed il culo, infoiato come ero, cosa che lo eccitava molto visto che il cazzo era diventato duro come una pietra. Mi tolse la vestaglietta che distribuiscono all’entrata ed io istintivamente mi coprii il pisellino con una mano esponendo un po’ la pancia ed inarcando la schiena quasi a nasconderlo tra le cosce (cosa che ogni tanto faccio), ma egli, con fare affettuosamente simpatico fece una risatina. Ah, non è che io mi vergogni d’averlo piccolo, ma mi è sempre venuto spontaneo farlo. Stranamente quel sorrisetto mi fece provare piacere ed ero talmente eccitato che mi tramavano le gambe perché non solo mi sentivo desiderato da un uomo ma ero anche trattato da frocio pasivo in balìa di uno attivo che era deciso a prendere tutto il suo piacere e a tutti i costi… ed ero felice di questo. Chiusi gli occhi abbandonandomi perché i maschi giapponesi ti trattano sempre con i guanti, ma fui riportato alla realtà da una sonora pacca sul sedere, e poi un’altro per poi tastarmi, stropicciandomi il culo e facendomi capire che era di suo gradimento, mentre mi dava bacetti sul collo, sull’orecchio.
Leccò il mio culetto infilandoci la lingua dentro per assaporarmi facendomi provare sensazioni meravigliose. Istintivamente mi misi a pecora per fargli vedere il mio culo rotto e desideroso, più che pronto ad accoglierlo. Sentii la sua cappella ben lubrificata al centro del mio sfintere, sentii chiaramente che cominciava a spingere e il mio ano cedeva, di conseguenza, per riceverlo gioiosamente (dio che troia che sono!).
Di cazzi ne avevo presi a centinaia per cui ero rilassato, ma… ma ad un certo punto non riusciva ad entrare ed io sentivo dolore della pelle dell’ano tirata al massimo, quasi al punto di rottura proprio come neanche la prima, beluina, scopata quando mi feci rompere completamente il culo da ragazzino.
Spingeva, involontariamente cercavo di ritirarmi non perché non volessi riceverlo, anzi, ma perché era troppo grosso e forse non sarebbe potuto entrare senza lacerazioni. La situazione era imbarazzante perché in Italia se tu ti sei messo a pecora vuole dire che accetti senza compromessi e chi ti sta scopando ha, giustamente, tutto il diritto di mettertelo dentro a tutti i costi fregandosene altamente se ti fa un male bestiale, mentre in Giappone no, si ferma chiedendoti se ti fa male… e certo che fa male, e allora? Rinuncia a scoparti perché fa male… ma soprattutto ti lascia a bocca asciutta, perché (almeno per me) voglio essere sodomizzato e soccombere al desiderio incontrollabile e incontrollato di chi mi sta montando!
Ma io volevo essere scopato. Dal canto suo, speravo che egli non avesse voluto sentir ragioni perché aveva il cazzo ormai puntato nel mio buco e non si sarebbe mai dovuto ripensarci né smettere. Era all’entrata del mio culo e, più che giustamente, doveva (anche perché voleva) arrivare a godere nelle mie calde viscere. D’altro canto io ero la vittima felice di questo dolorosissimo sacrificio… cosa che appagava il mio spirito masochista. Intanto, cominciavo a sentire un dolore intenso mentre lui, dietro di me, cercava di penetrarmi con quella caparbietà ed egoistica volontà di voler possedere a tutti i costi. Lo lubrificò nuovamente poi continuò a pingerlo. Ero talmente lordo di lubrificante che sarebbe riuscito a sfondarmi anche se io, invece di aprirmi il più possibile per riceverlo, avessi stretto le chiappe.
Il dolore era fortissimo e i gridolini che cercavo di emettere mi morivano in gola per l’affanno nella respirazione. Credo che lui abbia fortunatamente interpretato i miei mugugni di dolore come incitamento a mettere maggior vigore perché mi afferrò con più forza schiaccandomi sotto il suo peso. Mi ritrovai così tra lui e la mouquette del pavimento mentre le sue mani mi bloccavano i polsi e le sue gambe bloccavano le mie. Ma riuscì, quel mostro, ad entrare con la cappella nel mio ano. Sentii che continuava ad avanzare inesorabilmente in me millimetro dopo millimetro senza pietà.
Nell’essere umano, dall’ano alla curva sigmoidea (dove comincia l’intestino vero e proprio) ci sono una quindicina di centimetri o qualcosa di più (ecco perché dico che lui se ne venne immettendomi il suo sperma direttamente nell’intestino) poi c’è l’intestino!
Ci mise del tempo, ma riuscì a mettermelo T U T T O dentro… ma proprio TUTTO. Certamente non ho guardato l’orologio, ma credo che per arrivare a mettermelo tutto dentro ci vollero una ventina di minuti abbondanti. Ora provate a pensare alla forza d’animo di questonuomo che seppe resistere a venirsene in qualche modo… i giapponesi sono fantastici in questo. Avevo gli occhi pieni di lacrime perché il dolore era quasi irresistibile, ma vidi un paio di persone che si masturbavano nel vedere questa scena di martirio e mi arrapai ancora di più perché stavo dando spettacolo.
Con quella verga pulsante profondamente conficcata in me cominciò, lentissimamente, a percorrere il mio retto sù e giù e faceva male non solo per l’eccessiva dilatazione del mio ano, ma anche perché quando arrivava e toccava con la sua cappella il mio intestino faceva male e io non ero abituato…
Cercavo in tutti i modi di accettare rassegnato questo dolore e di rilassarmi… anche per il fatto che non avevo alternative. Questa tortura durò parecchio. Quando i giapponesi decidono che ti devono scopare per un’ora, non ci sono santi che tengano e non ti permettono (giustamente) di gettare la spugna. Se sei in ballo, devi ballare… lo sapevo ed accettavo tutto!
Ma, chi lo ha provato lo sa, ad un certo punto il dolore passa in secondo piano, viene quasi dimenticato anche se continua a starsene lì e viene sostituito da una specie di prurito che ti fa desiderare più dolore. Cominciai a prendere gusto a questa tortura e ad ogni sua bordata io spingevo il mio culo dilaniato verso questa enorme verga in modo che mi entrasse più profondamente. Adattai il mio respiro all’inesorabile lento ritmo del suo cazzo mentre lui era finalmente concentrato completamente nel suo piacere che però comprendeva anche il fatto di non venirsene. Complicati, questi giapponesi!
Faccio da guida e se qualcuno vuole informazioni oppure visitare con me alcune saune di Tokyo o semplicemente scoparmi quando sono in Italia può scrivermi a: [email protected]
(Continua…)

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