Noemi, prof inesperta 2

Noemi, prof inesperta 2

Il fine settimana passò veloce e lunedì all’ultima ora Noemi si presentò nella nostra classe. La squadrai e vidi delle insolite scarpe chiese. Lo presi come un gesto di sfida e dissi dopo qualche minuto: “prof hai dimenticato i tacchi a casa?”. Non disse nulla ed iniziò la lezione.
Spiegava grammatica e la cosa mi annoiava parecchio. Decisi di interrompere nuovamente:
“Prof oggi è meno elegante del solito, è successo qualcosa?”. Lei di tutta risposta mi disse: “Basta Giulio, vai a farti un giro in presidenza così impari il rispetto”
Borbottando andai dal preside che mi invitò al rispetto della professoressa, minacciandomi di sospensione qualora tali episodi si fossero verificati. Decisi di scusarmi con il preside e promisi di chiedere scusa a Noemi. Restai fuori tutta l’ora per entrare al termine delle lezioni.
Noemi disse: “Sei un idiota. Una nullità, guai a te se ti permetti di fare battute sessiste davanti alla classe”
“Che fai? Sentiamo?” dissi in segno di sfida
“Ho amici trentenni, valuta tu cosa potrebbe accaderti” disse con fare minaccioso
“Hai capito malissimo, non c’è nessuno che mi mena. Al massimo mi meni il cazzo coi piedini. A proposito tira via quelle scarpe di merda che voglio vederli”
“Bulletto leccapiedi, sei solo in grado di leccarli ad una donna come me. Non ti vergogni? Sei un verme” rispose Noemi
“Dovresti vergognarti tu troietta. A 26 anni ti sei messa scalza e ti sei fatta leccare i piedini da me” replicai in modo diretto.
La prof si allontanò e mi disse: “Ho voluto umiliarti, come tu cerchi di fare durante le mie lezioni. Che uomo di merda è un leccapiedi”
Mi aveva sfidato, mi aveva deriso. Ora era sfida aperta.
Il giorno dopo non avevamo Noemi ma decisi che Mercoledì sarebbero state due ore di fuoco in cui con la classe facemmo casino tutto il tempo, impedendogli di prendere in mano la situazione.
Noemi, ancora con le scarpe chiuse, diventava sempre più oggetto del mio desiderio, tanto che davanti a tutti dissi: “Eddai prof, l’unica cosa bella delle tue ore erano i tacchi, ora ce li neghi pure”
Tutti scoppiarono a ridere, allora rincarai la dose: “per farti perdonare mettiti scalza e ti ascoltiamo tutti”. Fortunatamente per lei finì poco dopo la lezione e scappò subito in quinta.
Venerdì Noemi decise di interrogare e purtroppo chiamò il mio nome. Divertita nel farmi domande complesse mi diede un bel quattro, con tanto di commento: “Studia o ci vediamo a settembre”.
Al termine dell’ora fermandomi dentro la scuola seguì la prof e gli dissi tra i corridoi: “Io credo che ci vedremo prima di settembre. Oggi hai vinto tu ma fidati che se continui così, i tuoi piedi toccheranno più volte il mio cazzo che le tue scarpe”
Rise in modo malizioso e disse: “poi ti svegli bagnato”.
Devo ammettere che quel giorno ho perso il confronto con lei ma fortunatamente sabato sera si presentò un’occasione irripetibile. La trovai a camminare in una strada in campagna, dove anch’io stavo correndo. In quel momento decisi che era arrivato il momento.
Noemi aveva shirt, maglietta e scarpe da ginnastica, io correvo a petto nudo per mostrar addome e muscoli. Mi avvicinai a lei con fare deciso e dissi: “Salve prof. Tutto bene?”
Lei rispose: “Cosa vuoi?”
“Sai che voglio i tuoi piedini” dissi
Noemi mi aveva visto da lontano e aveva subito pensato male. Mi tirò un calcione fortissimo tra le gambe, io mi piegai in due dal dolore. “Ed ora se continui chiamo i carabinieri”.
Io dal dolore mi rannicchiai per terra e lei si avvicinò dicendomi: “Ora verme leccami le scarpe da ginnastica o ti schiaccio”
In qualche secondo il dolore passò e la scapa di Noemi che mi aveva lanciato per leccarla era diventata mia. Chiaramente non la leccai. Noemi iniziò a correre ed io la rincorsi con la scarpa in mano. Per allontanarmi mi lanciò anche l’altra scarpa addosso. Presi al volo anche la seconda scarpa e tirai giù le mutande iniziando a segarmi fino a sborrarci dentro. “Hai visto che bella lavata gli ho dato. Torna qui e vai a casa con i piedi imbevuti di sborra, così ti abitui”
Non mi ascoltò e tornò a casa in calze. Immagino la rabbia per avermi ceduto delle belle scarpe. Pensavo avesse capito chi comandasse, invece, tornando a casa mi trovai lo scooter ribaltato. Non nutrivo alcun sospetto su di lei, ma grazie ad un mio amico, barista, nel locale affianco a casa mia riuscì a percepire che la ragazza ad avermi fatto cadere il motorino era Noemi

Era chiaro che la sfida tra me e lei era appena cominciata. Fatemi sapere se vi interessa com’è andata a finire

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