Festa a sorpresa

Festa a sorpresa

Siamo a Parigi per girare uno spot, Lory e io. Ogni volta che ci capita di fare un lavoro insieme per noi è come una vacanza.
Siamo appena rientrate in camera quando squilla il mio telefonino. Guardo il numero: sconosciuto. Non rispondo. Dopo pochi istanti risquilla e io non rispondo. Mi arriva un sms che recita: rispondi al telefono, è meglio per te. Squilla di nuovo, lo lascio squillare, la cosa non mi piace per niente. Appena smette provo a chiamare Sandro, ma non mi risponde. Altro messaggino, lo apro e trovo una foto che mi ritrae mentre faccio una sega a un cavallo. Rimango di stucco, non sono io, non è possibile, è un fotomontaggio! La mostro a Lory che trova la cosa molto divertente. La ingrandisco per vedere il trucco ma non lo vedo, la luce è omogenea. Ci sanno fare i farabutti.
Un flash mi attraversa la memoria: qualche anno fa posai per un fumettista francese per una storia con un cavallo che amava le donne più delle cavalle. Quella foto viene da lì. Non ricordo come si chiamava il bastardo, so solo che era pazzo: volle utilizzare un cavallo vero. Chiamo di nuovo Sandro, il mio agente, ma non risponde. Squilla ancora il cellulare e rispondo. Una voce maschile mi dice che se voglio che la foto resti segreta devo fargli un piacere.
“Quale piacere? Bastardo!” Rispondo io.
“Devi solo accettare il mio invito ad una festa molto esclusiva alla fine della quale ti consegnerò il negativo originale di tutto il servizio fotografico”
“E perchè devi ricattarmi per portarmi a una festa?” .
“Perchè il ricatto fa parte della festa”.
“In che senso?”
“Ti aspetto in macchina nel parcheggio dell’hotel tra un ora, se non ti vedo metto in circolazione la foto su internet. Ho una BMW cabrio bianca.”
“Aspetta pure se vuoi, non mi vedrai mai, anzi avrai notizie dai miei legali, idiota!”
Quest’ultima frase l’ho detta dopo che aveva riattaccato, per sfogarmi.
Non so cosa fare. Lory mi rassicura e mi dice che ha un piano.
Individuo la macchina bianca e la raggiungo con passo sicuro, quasi altezzoso, lo sportello di destra si apre e sono a bordo. Lui è in penombra, ma risconosco il profilo girondino del ricattatore/fumettista. Non lo degno di una parola. “Non ti sarai mica spaventata, era un gioco… è un gioco.” Mi dice con voce calma e profonda. “Allora, se è un gioco, perchè non mi dai subito le foto? Ci vengo ugualmente alla festa.” Rispondo conciliante. Mette in moto e partiamo verso l’ignoto. Il viaggio è breve, ci fermiamo davanti al grande portone di un palazzo d’epoca, lui schiaccia un bottone e quello si apre con lentezza esasperante. Entriamo in un ampio cortile interno, il rumore delle gomme sulla ghiaia ricorda il suono delle maracas. Mi apre lo sportello, mi prende la mano guantata e me la tiene per il breve tragitto breccioso, i miei tacchi affondano quel tanto che basta a farmi sembrare già ubriaca. Un altissimo e magnifico salone ci accoglie con le sue luci opalizzate, i suoi specchi e i suoi stucchi dorati. E’ veramente una festa. Ci saranno almeno due dozzine di invitati e altrettanto personale di servizio. Quando ci vedono entrare si alza un lieve brusio. Praticamente mi stanno guardando tutti: o sono l’attrazione della serata, l’ospite d’onore, oppure ho qualcosa che non va nel vestiario. Controllo: è tutto al proprio posto. Sono la sorpresa della festa, quindi.
E’ da quando il sordido estorsore mi ha detto che il ricatto faceva parte della festa che qualcosa di indefinito sta montando dentro di me. È come se la costrizione mi sollevi da ogni responsabilità e mi rilasci il visto per passare il confine delle convenzioni e approdare nel proibito. Mi volto per guardare meglio in faccia il mio corruttore, ma è sparito. Sono sola al centro del salone con tutti gli occhi puntati addosso. Trascorrono alcuni istanti, che a me sembrano eterni, poi mi si avvicina una giovane e bella donna che mi dice ”Ciao Manu, tutto bene? Vieni, ti accompagno al buffet, io mi chiamo Michelle e sono la tua guida per questa formidabile festa.” La seguo.

Il buffet è sontuoso, c’è di tutto compreso un barman che mi porge un bicchiere alto venti centimetri con dentro un liquido di colore cangiante. Non amo i long drink, lo rimando al mittente e ordino una vodka ghiacciata.
Michelle mi spiega che feste come questa avvengono raramente e che mi devo considerare fortunata ad essere stata scelta. “Scelta per cosa?” Replico con un po d’ansia nella voce. “Lo scoprirai tra poco e ti piacerà vedrai.” Taglia corto lei. Sto per perdere la pazienza, ma non la curiosità. Essere scelte fa sempre piacere, ma come fanno a sapere che sono attratta dal mistero? E che la vodka mi è arrivata al cervello e sta stimolando la secrezione di endorfina? Fatto sta che mi ritrovo in uno spogliatoio insieme a Michelle che mi aiuta nella vestizione. Sto indossando un completo in pelle nera, una sorta di body ridotto all’osso che lascia vedere anche i fianchi e la pancia oltre a tutto il resto. Michelle mi lega i capelli sulla nuca e poi mi annoda una benda di velluto nero sugli occhi. Sono nelle sue mani adesso. Il buio mi trascina definitivamente in un abisso di libidine mista a timore. Mi sento esposta, arresa, sottomessa. Entriamo in scena, lo capisco dal solito brusio sommesso. Ci sono tutti. Pochi passi e mi sento afferrare da due mani forti che mi fanno sedere su una sorta di sellino da bici e poi mi allargano le gambe. Sento gli sguardi di tutti su di me, percepisco ogni minimo rumore e sento l’odore forte del desiderio mio e degli altri. Il mio respiro si fa corto. Sento delle mani accarezzarmi l’interno delle cosce e delle altre scostare il lembo di pelle nera dello slip che copre il mio corto pelo rosso. Sono accerchiata e sento crescermi dentro una voglia irrefrenabile di essere usata per il piacere di tutti. Di chi guarda nell’ombra e di chi si unisce alla festa dei sensi. Mi sento il centro dell’universo, il desiderio converge tutto su di me.
Vengo sollevata e legata per i polsi a qualcosa sopra la mia testa, il mio corpo così è completamente privo di difese. Mi viene tolto il body e sento tutta la mia pelle a contatto con l’aria, sono tutta nuda tranne i piedi che sono ancora dentro alle mie scarpe tacco 12. Sono appesa e completamente alla mercè di chi mi sta intorno. Sento la mia essenza profonda, il mio midollo del piacere arrivarmi in gola per poi allargarsi a tutti i miei orifizi. Il mio corpo è tutto in attesa di segnali dall’esterno. Il primo è una sculacciata piuttosto energica che mi fa oscillare e gridare di dolore/piacere. Sento delle mani aprirmi le gambe dalle caviglie e una lingua entrare nella mia fica già allagata. Arriva un altro colpo sulle natiche che si ripercuote sulla bocca di chi mi sta leccando, sento i suoi denti contro le mie grandi labbra e la sua lingua arrivare a toccare il mio fondo. E’ una sensazione paradisiaca. Mi sento come se non ci fosse più la forza di gravità, sono una banderuola al vento, il mio corpo dispensa piacere garrendo. Sento animazione dietro di me. Mi arriva un’altro colpo sulle natiche che fa crescere la mia voglia. Sento la voce di Michelle che mi dice sottovoce” Parla, chiedi quello che vuoi.” “ Voglio essere inculata!” Mi sento dire nel mio stato di estasi totale che mi distanzia da tutto, anche da me stessa. Passano pochi istanti e sento delle dita infilarsi nel mio ano, saggiarlo per poi lasciare il posto a una punta rovente che lo apre come fosse casa sua. Lo sento farsi strada con delicatezza dentro di me, aprire una porta alla volta, senza fretta. Mi sta inculando in piedi con maestria e vigore, mentre altri due me lo sbattono sui fianchi e altre due bocche mi succhiano i capezzoli turgidi. E’ l’apoteosi del piacere fisico e mentale. La contemporaneità mi stordisce, mi moltiplica, mi appaga. L’ambiente si surriscalda e i miei gemiti coprono appena le voci, che si fanno sempre più acute, dei miei adoratori biblici. Sono al secondo orgasmo consecutivo, mi sto liquefacendo dal piacere. Si danno il turno dietro di me: il primo esce e subito entra il secondo. Il mio orifizio è ormai aperto come una bocca, come un fiore carnivoro. Dondolo come un’altalena e il mio corpo è del tutto rilassato, abbandonato. “Ne voglio uno in bocca adesso” Mi sento dire. La corda viene calata e mi ritrovo sopra a qualcosa che mi sostiene il bacino. Sono sempre appesa per i polsi, ma le spalle sono rovesciate sulla schiena adesso. La nuova posizione espone ancora meglio il mio corpo ai desideri altrui.
Sento qualcuno davanti a me, sento il suo odore: è una donna. Mi tocca le labbra con delicatezza e poi mi bacia. Saggio la sua lingua, assaporo la sua saliva e godo della morbidezza delle sue labbra. E’ Lory!? Ma come Lory è qui? Doveva seguirmi per sapere dove ero e rimanere pronta ad avvertire la polizia in caso di pericolo. Mi ha preso in giro, è loro complice. Archivio la questione ripromettendomi vendetta, e ripiombo nella situazione: sto baciando Lory mentre prendo il terzo cazzo nel culo, finalmente nella posizione canonica, e incomincio a ricevere schizzi di sperma sulla schiena e sulle natiche. Lory mi accarezza la testa con infinita dolcezza e lascia il posto a un’altra verga che si infila subito nella mia bocca aperta. Ce l’ho tra la lingua e il palato, è grande e spinge, mi arriva in gola e me la apre. Rimane così quel tanto che basta a procurarmi un orgasmo profondo: schizzo il mio umore da per tutto. Quello dietro di me lo sente e viene a sua volta riempiendomi di sperma caldo. Sono esausta, crollo.
Vengo aiutata a liberarmi dalle trappole bondage mentre sono in uno stato di semi coscienza. Ricordo solo il suono di uno scrosciante applauso con tanto di fischi.

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