Shalima

Shalima

“Alla ca. Dottoressa Daniela Masoni
con la presente l’ufficio del personale la informa che da lunedì 24/03/2022 a partire dalle ore 08,00 Lei presterà servizio presso la Direzione Generale, quale segretaria personale della Dottoressa Shalina Zutnerovotza.
Augurandole buon lavoro.
Il dirigente
Dottor Leonardo Bastianelli”
Rilessi più volte quella mail, quasi dovessi convincermi che fosse vera, e non uno scherzo di cattivo gusto di qualche collega con la quale ero entrata in conflitto da quando ero stata assunta dalla BASA, un’importante multinazionale nel campo delle telecomunicazioni, che ambiva ad esser la leader del mercato.
Di Shalina Zutnerovotza da Mosca si diceva tutto ed il suo perfetto opposto, quel che era certo era che fosse una donna con le palle neanche cubiche quanto sfaccettate come due diamanti, vista i successi e la carriera che questi avevano portato.
Quello che però mi metteva non poca paura è che si diceva anche che la Miranda Priestley de “Il diavolo veste Prada”, fosse al suo confronto un clone di Madre Teresa di Calcutta, e che umiliare prima e cacciare poi i suoi sottoposti, fosse per lei una sorta di innocente passatempo.
Cercai una sua foto nel sito aziendale, e la persona che apparve era tutto tranne che bella, a parte per gli occhi che sembravano due smeraldi. I lineamenti del viso erano stati certamente tagliati con l’accetta tanto erano spigolosi, ed il naso alla francese era troppo piccolo per quella faccia. I capelli castani erano lunghi e dritti, con davanti una semplice frangetta quasi da scolaretta, le orecchie piccole ed il collo lungo.
In tutte le foto, benché scattate in occasioni diverse, era sempre truccata nello stesso modo leggero, eccezion fatta per il rossetto che era rosso acceso. Notai anche che indossava sempre dei completi giacca e pantalone, che poteva portare anche senza reggiseno visto che era di fatto piatta come una tavola per stirare.
Per tutto il fine settimana cercai di pensare che le voci intorno a lei erano false, e che per me era una buona occasione per mettermi in mostra ad un anno dopo l’assunzione, che c’era stata non appena mi ero laureata col massimo dei voti.
L’unico dubbio che non mi lasciava era su come fosse meglio che mi presentassi a lei, essendo magari non bellissima, ma certamente carina, con la mia più che dignitosa seconda di seno per uno e sessantacinque, ma soprattutto un bel sedere che raramente non facevo esaltare da una gonna stretta.
Il ventiquattro marzo è uno di quei giorni che non potrò mai dimenticare.
Mi presentai con un perfetto tailleur da giovane donna manager alle otto in punto, per trovare il mio nuovo capo già dietro la scrivania in uno dei suoi completi verdi, che indossava neanche fosse mai stata una modella.
“Dottoressa Zutnerovozza, no mi scusi Zutneronotza, cioè …” dissi finendo col trovarmi subito nel panico.
“Mi chiamo Shalina Zutnerovotza, e visto che sei incapace di pronunciare il mio cognome potrai chiamarmi per nome, adesso sparisci e torna solo quando avrai tutti i resoconti dell’area mediorientale divisi per mese e zona.” mi rispose senza staccare gli occhi dal suo portatile “E prima che me lo dimentichi signorina Masoni, ha già iniziato col piede sbagliato, ora vai pure.”
Feci in tutta fretta due passi indietro per poi chiedere la porta dietro di me e cercare di riprendere fiato.
“Dai peggio di così non può andare, hai pure massacrato il suo nome.” mi dissi cercando di farmi coraggio.
In realtà l’inferno era appena iniziato.
Shalina mi usava a suo piacimento anche per le mansioni più umili, come andarle a prendere i vestiti in lavanderia, o usarmi come cane da ricerca negli archivi aziendali, mentre lei quasi sembrava vivere nel suo ufficio. Per quanto anticipassi la mia entrata, lei era già lì, nei suoi impeccabili completi che cambiava tutti i giorni, come se avesse un paio d’armadi solo per loro.
Nonostante portassi sempre a conclusione i miei incarichi, lei non mi disse mai una parola di gratitudine o d’incoraggiamento, in compenso era d’un bastardo unico le poche volte che il mio lavoro non era di suo gradimento, o quando sgarravo anche di soli pochi minuti sulla sua personalissima tabella di marcia.
Mi consola solo il vedere che con tutti gli altri si comportava nella stessa maniera, con un di più verso gli uomini che provavano un approccio che fulminava con uno sguardo tanto gelido da far bruciare chi lo incontrava.
Dopo un mese di quella vita ero indecisa solo fra il mio suicidio, o il mandarle dei killer per liberarmi da lei.
Poi arrivò quel fatidico giovedì che cambiò per sempre la mia vita.
Già dal primo pomeriggio avevo capito che avrei fatto ben più di un paio d’ore di straordinario, che ovviamente non veniva mai pagato, e la conferma m’arrivò alle sette, quando Shalina mi chiamò nel suo ufficio.
“Daniela mi ordini un’insalata per le otto, e si prenda qualcosa anche per lei, poi faccia mettere tutto nel conto aziendale.”
“Grazie Shalina faccio subito.” dissi felice perchè se non altro non mi sarei dovuta pagare la cena.
Ordinai due insalate perchè volevo rimanere leggera visto il tour de force che m’aspettava, e alle otto arrivò la cena che portai subito a Shalina, per poi andare a mangiare la mia fuori dal suo ufficio dove c’era la mia postazione di lavoro.
Dopo neanche una quindicina di minuti lei mi chiamò, e fin da subito compresi che c’era qualcosa che non andava, ma una volta dentro si scatenò il solito inferno.
“Io vorrei sapere se fare una semplice presentazione è un compito troppo difficile per te, perchè in questo caso basta che me lo dici ed io provvedo subito. Altrimenti spiegami perchè hai fatto questa porcheria dove non si capisce nulla, e sembra quasi che tu abbia buttato i numeri a caso.” mi disse quasi senza muovere un muscolo se non quelli della mandibola.
Cercai una difesa d’ufficio, ma fu del tutto inutile, così mi rimasi immobile in attesa della consueta lavata di capo che però non arrivò.
“Sai cosa mi manda in bestia ? Che secondo me Daniela Masoni non è una cretina, anche se a volte fa di tutto per dimostrare il contrario. Anzi certi lavori mi hanno quasi stupito, perchè quando vuoi sai essere precisa come piace a me, solo che altre hai la testa per i fatti suoi, magari pensi al tuo fidanzato o chissà chi.” mi disse cogliendomi di sorpresa, tanto che per un attimo la guardai meglio per essere sicura che fosse lei.
“Io non ho il ragazzo, e mi dispiace se non sono sempre come vuole lei.” le risposi non sapendo come prendere le sue parole.
“Credo sia il caso di fare un piccolo esperimento. Adesso io mi giro e tu ti togli le mutandine, quelle che dite che non porto perchè ho il culo piatto, e poi ti metti al mio posto, così vediamo se è solo una questione di responsabilizzazione.”
Se prima ero stupita, dopo quella sua proposta era sconvolta, ancor di più quando lei si girò dandomi le spalle. Pur non comprendendo in alcun modo dove volesse portarmi, feci quello che m’aveva chiesto, se non altro perchè essendo anche lei una donna non rischiavo uno stupro.
Trovai la poltrona di Shalina un po’ scomoda perchè la seduta era troppo in alto per me, ma del resto la differenza di statura c’era ed si vedeva fin troppo bene. Non feci però in tempo a trovare una posizione comoda, che mi ritrovai la sua faccia a poche dita dalla mia, tanto che potevo sentire il suo alito su di me.
“Allora Daniela ora puoi dirmelo se l’hai data per entrare qui dentro, tanto non è che mi scandalizzo.” mi disse con un tono di voce molto suadente.
“No no cosa dice, ho presentato il mio curriculum e fatto un paio di colloqui.” le risposi quasi scandalizzata da quella domanda.
“Bene vorrà dire che sarò la prima prendermi ciò che hai in mezzo alle gambe.”
Shalina s’inginocchio giusto un attimo apri di spalancarmi le cosce e mettere così in bella mostra la mia passera. Istintivamente allungai una mano per coprirmi, ma come lei mi disse di toglierle, le ubbidii come del resto ero solita fare.
La mia direttrice iniziò così a leccarmi il sesso, ma senza alcuna fretta, come se il tempo fosse un concetto del tutto inesistente, ma soprattutto con una maestria che non avevo mai visto.
Pur considerandomi eterosessuale, avevo avuto qualche esperienza saffica, sia con un paio di miei coetanee, sia con una donna più grande di me, provando sempre piacere, ma nulla di paragonabile a quello che mi dava il mio ex ragazzo.
La lingua di Shalina invece era come una frusta quando quasi sbatteva sul mio clito, o un piccolo pene quando mi penetrava per poi succhiare tutti i miei umori. La sentivo anche scorrere lungo tutto lo spacco per poi girare intorno sia alle piccole che alle grandi labbra, per poi tornare al punto iniziale, riprendendo a fare i suoi percorsi come se fosse la prima volta.
Fra un gemito e un altro la vidi togliersi la giacca, sotto la quale non indossava nulla, e dall’alto il suo seno mi sembrò ancor più piccolo, quasi inesistente. La russa però avevo una sua idea ben chiara su ciò che voleva fare, ed era farmi impazzire di desiderio.
Mi portò quasi all’orgasmo prima di farmi scivolare sulla seduta, quel tanto che bastava per poter aver campo libero anche sul mio buchetto, che trattò quasi esattamente come aveva fatto prima col sesso, giocandoci intorno a lungo con la lingua, prima di farmela sentire un po’ dentro, quasi volesse sodomizzarmi con quella.
Per un attimo sperai che tirasse fuori da chissà quale cassetto un vibratore e mi scopasse con quello, mentre invece mi ritrovai piegata sulla sua scrivania, con lei dietro che continuava a darmi piacere, senza però portarmi mai troppo vicina al picco del piacere. Volevo dirle che era una gran bastarda a torturarmi in quel modo, ma poi non ne abbi il coraggio, persa com’ero fra un gemito e un sussurro, coll’unico obbiettivo di non elemosinarle un orgasmo.
“Ora inginocchiati e fammi un pompino.” mi disse togliendomi dai miei viaggi mentali.
Non capii cosa volesse da me, ma vedendola in piedi pensai che si fosse espressa male, in quella che in fondo non era la sua lingua, così m’inginocchiai davanti a lei e le aprii i pantaloni, per ritrovarmi davanti un piccolissimo slip di pizzo nero che copriva ben poco un membro maschile.
Rimasi sconvolta da quella visione, non tanto per le dimensioni del pene, che anzi forse erano sotto la media maschile, ma quanto per il fatto che Shalina fosse una trans, e che trans !
“Allora cos’aspetti o non hai mai visto un cazzo ?” mi chiese pendendomi in giro.
Non provai neanche a controbattere, ma aprii la bocca per succhiarle la mazza che iniziò a crescere fra le mie labbra. Dopo essermi ripresa per quella sconvolgente rivelazione, non mi limitai a prendergli il membro in bocca, ma iniziai a leccargli tutti i genitali, che avevo un sapore che era tutto tranne che quel del maschio, anzi per certi aspetti profumavano di borotalco. Il fatto d’esser del tutto glabra mi permise di scendere fino allo scroto, senza dovermi poi trovare qualche pelo in bocca, e ciò rese più piacevole ciò che stavo facendo. Ben presto la mazza di Shalina arrivò a delle dimensioni di uomo normo dotato, anche se rimaneva un po’ floscia.
“Leccami il culo.” m’ordinò col suo consueto tono autoritario, piegandosi sulla scrivania come avevo fatto io poco prima.
Se il seno di Shalina era poco più che una presenza virtuale, il fondoschiena era sì piccolo, ma molto ben modellato e forse ancora più pregno di quello strano odore di borotalco che avevano i suoi genitali. Le aprii le chiappe con le mani per poi quasi sprofondarci la faccia dentro, cercando forse di voler essere all’altezza delle sue aspettative.
Come la sua lingua era stata diabolica fra le mie gambe, così la mia doveva essere usa saetta fra le sue natiche, riuscendo alla fine quasi a sodomizzarla mentre la tenevo ben dura. I suoi gemiti si fecero via via più intensi, e nonostante non mi dicesse nulla, era fin troppo evidente che stava godendo. Volendo essere ancora più perversa, le infilai un dito nel retto, e non appena questo fu dentro, il suo membro divenne turgido come non lo era stato sino a quel momento. Senza che mi dicesse nulla, allunga la bocca per prenderlo fra le labbra, ma senza mai smettere di farle una specie di ditalino anale, per paura che tornasse floscio.
“Vieni qui che ti scopo.” mi disse quasi trascinandomi al suo posto per poi mettersi dietro di me.
A Shalina bastò poggiare la cappella contro la mia passera, per poi dare una spinta e penetrarmi completamente, e anche se la sua mazza non era di grandi dimensioni, mi bastò quell’affondo per iniziare a godere come poche altre volte mi era successo. Più che la grandezza del membro, era infatti tutta la situazione che s’era venuta a creare ad eccitarmi, tanto che quasi non venni dopo pochi secondi di quel folle rapporto. Lei mi prese per la coda dei capelli, per spingere con ancora più rabbia, e farmi sentire ancora più sua.
“Allora signorina Masoni, le piace il mio cazzo ?” mi domandò mentre mi cavalcava come un’amazzone.
“Sì e non vedo l’ora di bere la sua sborra cara la mia dottoressa.” le risposi sempre più vogliosa di lei e del suo uccello.
“Per quella c’è tempo, prima voglio scoparti anche nelle orecchie, intanto adesso fammi godere come hai fatto prima.” replicò lei andandosi a sedere sulla sua bella poltrona con le gambe ben aperte.
Senza più alcun timore referenziale, le presi prima in bocca il pene per ricoprirlo di saliva, per poi scendere con la bocca sul suo buchetto lasciando che fosse la mia mano a tenerle dura l’asta.
Shalina godeva dicendo frasi in russo che non potevo capire, mentre mi era chiaro che continuando in quel modo le avrei fatto raggiungere l’orgasmo rimanendo io a bocca asciutta.
Così cercando di tenermi in equilibrio mi misi su di lei impalandomi sul suo membro bello dura, e subito dopo chiuderle la bocca con la mia.
“Sei solo una puttanella bisognosa di cazzo.” mi disse facendomi ben sentire le sue mani sulle natiche
“E tu una che si scopa la sua segretaria, quindi fammi godere e non rompere le palle.” le risposi prima di darle l’ennesimo bacio
La poltrona si dimostrò ben presto troppo scomoda, ma soprattutto instabile visto che era impossibile bloccare le rotelline, così ci spostammo sul divano dove la feci sdraiare quasi di forza, prima di mettermi nuovamente sopra di lei. Questa volta però non volli infilarmi la mazza subito dentro, ma la premetti sulla passera con una mano, facendola ricoprire dei miei umori.
“Ti piace la mia fica vero Shalina.” le dissi iniziando ad alternare quella strana masturbazioni a piccole cavalcate con la sua mazza dentro di me “Lo so che ne vorresti avere una uguale solo per prendere dei gran cazzi, però il tuo non è male anche perchè lo sai usare benissimo, e del resto chissà quanti uomini ti sei scopata o te l’hanno messo nel culo. Fossi un uomo ti tratterei per quello che sei, una donna col cazzo, quindi divertimento doppio assicurato.”
“Ora basta parlare, mettiti col culo all’aria che te lo metto dentro.” mi disse senza lasciarmi possibilità di replica.
Mi sistemai carponi sul divano col sedere ben in alto, dopodiché lei prese un vasetto di crema, ed iniziò a ungermi l’ano.
“So che non è quel che ci vuole.” mi disse mentre una falange faceva capolino nel mio retto “Però è anche giusto che una troietta come te soffra un pochino, soprattutto dopo quello che m’hai detto.”
Le dita da una passarono quasi subito a due, e poi a tre, per finire col diventare quattro. Pensai che mi volesse infilare tutta la mano nel culo, ma non ebbi alcuna paura, anche perchè quel dentro e fuori, unito ad un movimento leggermente rotatorio, non solo mi stava dilatando perfettamente l’ano, ma faceva crescere in me la voglia d’esser sodomizzata anche senza alcun riguardo. Come se tutto ciò non bastasse Shalina mi sfiorò la passera con l dita dell’altra mano, e tanto bastò per farmi capitolare.
“Basta !” le urlai senza più alcuna dignità “Mettimelo nel culo come vuoi tu, ma fottimi e fammi godere con te.”
“Se vuoi il mio cazzo apriti il culo e chiedimelo come si deve.” mi rispose con un sorriso beffardo.
“Dottoressa Shalina, la sua umile segretaria Daniela Masone le chiede d’essere incula come lei meglio crede, anche peggio dell’ultima puttana di questo mondo.” le dissi aprendomi il più possibile le chiappe con entrambe le mani.
“Così va bene.”
Sentii il suo pollice entrarmi nell’ano e subito dopo tutta la sua mazza, e nonostante fossi ben dilatata provai un dolore atroce che mi fece urlare.
“Taci troia che non sei altro.” mi disse riprendendo la coda di miei capelli per tirarmi a sé con ancora più violenza “Se eri un uomo m’avresti scopata, peccato che non lo sei e adesso ti rompo il culo come ho fatto a tante puttanelle come te.”
Shalina iniziò a sbattermi come non mi era mai successo prima di allora, e non si poteva certo dire che fossi stata una che teneva le gambe molto chiuse. Lei però era diversa da tutti gli uomini con cui ero stata, e non solo perché si vestiva da donna. Il suo cavalcarmi era un continuo crescendo, dove schiaffi culle chiappe e dita da infilarmi dentro col membro erano la norma, e più passava il tempo, più diventava selvaggia.
Nonostante ciò ebbi un violento orgasmo che bloccò ogni mio muscolo, il mio primo vero orgasmo anale che mi lasciò fisicamente distrutta, e con l’energia di uno straccio.
Per mia fortuna anche lei stava finendo le energie, così si piazzò davanti a me per venirmi per lo più in bocca, anche se qualche schizzo del suo seme mi colpì la faccia, gocce di piacere che lei prontamente leccò per poi gustarle con me.
“Che ne dici di fare un salto da me ?” mi chiese mentre ci rivestivamo.
“Perchè no, ma solo se hai un cazzo finto perchè voglio scoparti anch’io.” le risposi volendo ricambiare tutto ciò che mi aveva fatto.
“Certo che ce l’ho ! Peccato che lo userò su di te così da poterti scopare fica e culo insieme. E sia chiaro oggi si scopa, ma domani torni a fare la segretaria come al solito.”
Le diedi un bacio che lei ricambiò tenendomi a lungo stretta a sé, poi andammo insieme nel garage a prendere la sua macchina per andare nel suo appartamento, dove rimasi sino a notte fonda.

Il giorno seguente ripresi il mio consueto posto da segretaria, ma Shalina non fu più l’odiosa direttrice, ma una vera e propria maestra che m’insegnò anche i più piccoli aspetti del suo lavoro. Fra noi nacque un rapporto speciale, fatto di torride nottate a base di sesso sfrenato, e una sintonia lavorativa che non aveva eguali, quasi fossi in grado di prevedere ciò che voleva.
Quando fu trasferita mi portò con sé, ma non più col ruolo di sua segretaria personale, ma quello di sua vice, ed è inutile dire come festeggiammo la mia promozione.

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(quelli volgari saranno subito cestinati)

Invito tutti a visitare il mio piccolo blog
http://serenathemiss.wordpress.com/

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