Ritrovo delle superiori

Ritrovo delle superiori

Mi chiamo Marco, ho 43 anni e faccio il contabile in una grossa azienda in centro a Roma.
Circa due mesi fa mentre ero in metro per recarmi al lavoro incontrai casualmente Mara, una mia compagna delle superiori. Mi riconobbe lei. “Ciao Marco, che bello rivederti. Come stai? Ti trovo bene!”. Mara era l’anima della classe, sempre piena di energia e di idee. Non era espressamente una “bella ragazza”, ma aveva compensato con la simpatia e l’intraprendenza.
Chiacchierammo per un po’ dei tempi di scuola e di quello che avevamo fatto dopo nella vita. Lei adesso era sposata e aveva due figli. Come suo solito, disse che sarebbe stato bello rivedersi con tutta la classe delle superiori e fare una cena insieme, per vedere la strada che ciascuno aveva preso.
A me non sembrava una grande idea. Gli anni delle superiori, ragioneria in un tecnico alla periferia di Roma, per me erano stati anni bui. Non mi ero ancora ben sviluppato fisicamente, ero magrolino e di carattere fragile. Nella mia classe c’erano tre canaglie, Raul, Marcello e Simone, che infastidivano chiunque non fosse abbastanza forte da opporsi a loro. Marcello era figlio di una famiglia facoltosa caduta in disgrazia, suo padre aveva speso tutto con il gioco d’azzardo e le prostitute. Era intelligente e cattivo, e tramava per ottenere sempre quello che voleva. Gli altri due invece erano grossi, muscolosi e stupidi. Marcello li usava per i suoi scopi, e loro pendevano dalle sue labbra perché avevano imparato che ad ubbidirgli c’era sempre qualcosa da guadagnare anche per loro.
C’era stato chi si era ribellato ai loro soprusi ed era stato pestato brutalmente. Alcuni avevano addirittura dovuto cambiare scuola. Io per tre anni ero stato la loro vittima prediletta, mi fa ancora male ricordare cosa mi facevano e in parte credo di averlo rimosso. A questi pensieri mi salì un’ondata di nausea.
“Tutto bene Marco?”. Mara mi strappò ai miei pensieri. “Sì scusa, mi sono perso nei ricordi…”. Era quasi la mia fermata. Ci scambiammo i numeri, ci salutammo e ci ripromettemmo di sentirci, di tanto in tanto.
Andai al lavoro e me ne dimenticai.
Sabato verso l’ora di pranzo il mio telefono squillò. Era Mara. Mi disse che era riuscita a rintracciare sui social la maggior parte dei nostri ex compagni delle superiori e che stava organizzando una cena in un agriturismo sui colli.
Visto che avremmo fatto tardi e avremmo sicuramente bevuto, stava organizzando per pernottare lì e ripartire la mattina dopo. La cosa era aperta anche alle famiglie.
“Naturalmente ci sarai, vero?”
Io non avevo alcuna voglia di riaprire quella parentesi del mio passato e dissi che non sarei andato. “Come non ci sarai?” disse delusa e incredula. “Mara, voglio essere sincero perché sei una persona cara. Tu ricordi sicuramente Raul, Marcello e Simone e quello che mi facevano, e come mi sentivo umiliato davanti a voi. Secondi te ho voglia di rivedervi tutti?”. “Ma che sciocco” rispose lei. “Naturalmente quei tre non li ho invitati, se ricordi bene non ci andavano leggeri neanche con me e con molti degli altri. Per quanto riguarda gli altri hai modo di essere te stesso e fare vedere come sei diventato. Fai come vuoi comunque, magari parlane anche con tua moglie e mandami un messaggio, posso aspettare domani sera a prenotare.” La ringraziai e attaccai.
Quella sera a cena ne parlai a Francesca. Lei sapeva che alle superiori avevo passato momenti difficili, ma non le avevo mai detto quanto, né i dettagli, perché mi vergognavo.
“Io se fossi in te andrei” disse, “e se vuoi ti accompagno. Magari ti potrebbe far piacere vedere qualcuno e riprendere i contatti, o mal che vada avremo passato una serata diversa”.
In fondo Francesca aveva ragione. Se quei tre bastardi non c’erano, e chissà in quale fogna erano finiti visti i tipi che erano, non avevo niente di cui preoccuparmi.
Il giorno dopo scrissi a Mara che ci saremmo stati. “Ottimo!” rispose “Domani ti scrivo luogo e ora”. La sera dopo il lavoro andai con Francesca a fare shopping, voleva comprarsi un vestito carino per la serata. La scelta ricadette su un vestitino bianco estivo con le spalline, piuttosto corto e scollato, ed un paio di sandali bianchi con il tacco.
Sabato pomeriggio ci preparammo e partimmo verso le sei. Francesca era molto sexy con il suo nuovo vestitino. In macchina mi fece capire che se la corteggiavo un po’ ci sarebbe stato un dopocena interessante per me. Non vedevo l’ora… stavamo cercando un figlio da qualche settimana e se era così esplicita e lanciata probabilmente erano i giorni giusti.
Il posto era a circa cinquanta chilometri da casa nostra. Era un agriturismo in collina che aveva anche la piscina e una decina di piccoli bungalow immersi nel parco circostante, per pernottare.
Arrivammo verso le sette e un quarto. Il ritrovo era alle sette e mezza ma erano già arrivati quasi tutti. Ero emozionato all’idea di vedere come erano cambiati i miei vecchi compagni di scuola. Li trovai bene. Molti erano lì insieme alle mogli. Le coppie che avevano figli ci dissero che li avevano lasciato chi ai nonni, chi alla babysitter, per godersi la serata.
A parte un paio, la maggior parte erano sposati o avevano una relazione fissa. Mara ci venne incontro, ci presentò a suo marito e mi disse “Sono molto contenta che siete venuti, ti saresti perso una bella occasione”. “Hai ragione” risposi. Francesca si fermò a parlare con lei e un paio di altre donne. Io mi aggregai a un capannello di miei ex compagni. Ci raccontammo un po’ degli anni passati. Molti mi fecero i complimenti per mia moglie, che sicuramente non era passata inosservata.
Quando fummo tutti presenti ci accomodammo a tavola. Sia io che Francesca stavamo passando una bella serata.
Finita la cena, prima di andare al nostro bungalow decidemmo di fare quattro passi nel parco dell’agriturismo, oltre la piscina. La luna era grandissima sopra di noi. Ci sedemmo nell’erba a guardare la luna e ci scambiammo un bacio. All’improvviso sentimmo un rumore provenire da un cespuglio accanto a noi. Ci voltammo ma non riuscimmo a vedere niente. Poi un altro rumore. Mi alzai e andai a spostare le fronde e sentii un gran tonfo e un dolore lancinante alla testa. Poi il buio.
Quando aprii gli occhi eravamo nella nostra stanza. Avevo un gran mal di testa, qualcosa mi aveva colpito ed ero svenuto per non so quanto. Provai a muovermi ma non potevo, ero legato. Francesca era sdraiata sul letto, su un fianco, guardava fisso davanti a sé come intontita. Una voce disse “Non ti preoccupare per lei, sta bene, l’abbiamo solo drogata un po’ perché si agitava troppo”.
A parlare era stato uno di due uomini incappucciati che si trovavano al mio fianco. “Come va Marco, ti ricordi di noi? ” continuò.
“No, chi siete? Cosa volete da noi?”.
I due risero, poi si tolsero i passamontagna. Erano invecchiati ma il riconobbi: Raul e Simone. “Siamo venuti a sapere per caso della festa da uno degli invitati che compra la coca da noi, e visto che non ci avevate invitato abbiamo pensato di farvi una sorpresa e venire a vedere gli stronzi che siete diventati… ma arrivando siamo incappati in voi due che amoreggiavate sul prato. E complimenti per tua moglie, è proprio una bella figa…”.
“Ragazzi cosa volete, soldi? Sul comodino c’è il mio portafoglio, prendete pure tutto”.
“No Marco, di soldi ne abbiamo abbastanza, siamo spacciatori parecchio conosciuti a Roma, non ci servono i tuoi spiccioli. Siamo venuti qui stasera solo per divertimento, per ingannare la noia.” Il suo cellulare vibrò, lui scrisse un messaggio e continuò. “A proposito, sta per arrivare una persona che sarai felicissimo di vedere…”. Dopo pochi minuti bussarono discretamente alla porta. Simone aprì ed entrò un uomo alto ed elegante, con un bel completo grigio. Era Marcello. “Lui è il più disonesto di tutti noi” disse Raul, “è in politica”. E scoppiarono a ridere. “Zitti cretini” li apostrofò Marcello. Si voltò verso di me e disse “Ciao Marco, vedo che la tua condizione non è cambiata molto da quando facevamo insieme le superiori”. Poi si voltò verso il letto e disse “E questa bella donna chi è?”. “È sua moglie” risposero gli altri due. “Aspetta, aspetta” disse Marcello con un’espressione incredula “Vuoi dire che una strafiga del genere sta con uno come te? E come è possibile, si è ribaltato il mondo?”. Scoppiò a ridere.
Io lo fissai in silenzio senza ribattere. Ero terrorizzato, la stessa sensazione di paura di tanti anni prima, che avevo quasi dimenticato, ritornò improvvisamente come un pugno nello stomaco.
“Che cosa ha? Sembra fatta…” Disse Marcello agli altri due passandole la mano davanti agli occhi. “Si agitava troppo, le abbiamo dato del Rufis che avevamo dietro da vendere. Quando si riprenderà non ricorderà quasi niente.”
“Buono a sapersi…”, disse Marcello.
Rimase un po’ in silenzio a riflettere tra sé e sé, poi mi disse “Stasera speravo di farla pagare a tutti voi per non averci invitato alla vostra festa di merda, ma alla fine penso che sarai tu a pagare per tutti, come ai vecchi tempi. La punizione è che starai lì a guardarmi da bravo mentre mi scopo tua moglie”.
Simone e Raul guardarono Marcello sorpresi e impauriti. Raul disse con voce insicura “Ma capo, ci conosce… potrebbe denunciarci e testimoniarci contro…”. “Tranquillo, non lo farà…” Rispose calmo Marcello “Conosco bene le persone e in particolare quelli come lui. Ha troppa paura di noi… E fa bene ad averne…”.
Poi si sedette sul letto guardò Francesca e le accarezzò i capelli. Lei lo fissò con uno sguardo languido.
Marcello si chinò su di lei e cominciò a limonarsela. Lei rispose al suo bacio dicendo “Siii Marco, baciami…”.
“Crede che sia tu a baciarla” mi disse Raul divertito. Io ero terrorizzato al pensiero che mia moglie fosse nelle loro mani senza che io potessi fare niente.
Marcello infilò la mano tra le sue gambe e le sollevò il vestito fino a scoprirle le cosce e le mutandine. Aveva messo autoreggenti color carne e un tanga rosso di pizzo per la seratina che mi aveva anticipato.
“Uau, si è messa in tiro la mogliettina” commentò Simone. Marcello scostò le mutandine rivelando la vagina di Francesca. Era completamente depilata eccetto un piccolo ciuffetto triangolare sulla sommità. Marcello la guardò con lussuria ed anticipazione, mordendosi il labbro, e cominciò a massaggiarle il clitoride con piccoli movimenti rotatori dell’indice.
Poi si alzò sorridendo e cominciò a spogliarsi. Si tolse la giacca, i gemelli d’oro che aveva ai polsi, e si sfilò la camicia rivelando un torace ampio e muscoloso. Si tolse anche il resto fino a rimanere completamente nudo. Quando si voltò vidi il suo pene, era di dimensioni esagerate, almeno 25 centimetri e largo come una lattina, già parzialmente in tiro.
“Spogliatela” disse a Raul e Simone. I due obbedirono in silenzio. Si avvicinarono a Francesca e le tolsero scarpe, vestito, reggiseno e tanga, ridendo e approfittando per palparla più che potevano. “Le autoreggenti lasciategliele, mi piacciono, la fanno più troia” disse. “E voi chi siete” diceva Francesca ridacchiando “cosa mi state facendo?”
Quando finirono con lei disse “spogliate anche il nostro amico, vediamo che effetto gli fa vedere che mi scopo sua moglie.” Loro eseguirono e mi sfilarono pantaloni e mutande.
Francesca era supina sul letto, si guardava intorno divertita, nuda eccetto che per le autoreggenti. “Di solito pago anche duemila euro per scoparmi una puttana così” mi disse Marcello menandoselo davanti a me, “stasera invece vado gratis”.
Si avvicinò a Francesca accarezzandole le cosce, poi si posizionò inginocchiato fra le sue gambe. Lei lo guardò , strizzò gli occhi per metterlo a fuoco e disse: “Ma tu non sei Marco…”. “No sono un suo amico, mi chiamo Marcello” le rispose lui con tono rassicurante accarezzandole delicatamente il viso, “Marco è qui vicino che ci guarda, mi ha detto che possiamo giocare un po’ insieme. A te piace giocare?”. “Siii, mi piace giocare…” rispose Francesca ridacchiando.
Marcello si prese in mano il membro enorme, ora completamente duro, e lo appoggiò sulla pancia di Francesca guardandomi divertito. La cappella le superava l’ombelico. “Dopo questo non lo sentirà neanche più il tuo cazzetto”. Raul e Simone risero. Poi lo posizionò tra le grandi labbra della sua vagina, la prese per i fianchi e glielo spinse dentro lentamente. Francesca aprì la bocca in un’espressione sorpresa e si irrigidì. Marcello continuò a entrare fino a metà della lunghezza, poi cominciò a muoversi lentamente avanti e indietro aggrappato ai suoi fianchi.
“No, ti prego” disse Francesca cercando di chiudere le gambe e finendo per serrarle sui suoi fianchi, “non ci sta, è troppo grosso”.
“Vedrai che ce lo facciamo stare, zoccola”, rispose lui ghignando.
Raul e Simone intanto avevano estratto anche loro il pene e si stavano masturbando. Non erano delle dimensioni del loro compare, ma anche loro erano ben messi.
Marcello cominciò a spingere più a fondo e Francesca iniziò a gemere, la sua vagina si stava abituando alle dimensioni. Il letto cigolava rumorosamente sotto i suoi affondi, le gambe di Francesca avvolte nelle autoreggenti oscillavano mollemente appoggiate ai suoi fianchi. La vagina di mia moglie, incredibilmente dilatata per accogliere il grosso membro, era diventata un luccichio di umori e lubrificava l’asta enorme di Marcello.
Marcello cominciò ad aumentare l’ampiezza delle spinte e infine riuscì a infilarlo completamente dentro. Francesca lanciava un urletto di piacere ogni volta che lui le arrivava alla cervice. Anche lui cominciò a grugnire dal piacere, evidentemente la vagina di mia moglie stava rispondendo molto bene ai suoi affondi. “Ti prego non fermarti…” gemeva Francesca. “Non ci penso neanche a fermarmi, troia” rispose Marcello.
Marcello andò avanti almeno venti minuti a scoparsi mia moglie. La cambiò di posizione diverse volte, infine cominciò a scoparsela a pecorina. Francesca a quel punto era già venuta due volte.
Vedere Francesca venire e inondare di umori il cazzo enorme di Marcello, e quello stronzo che si godeva mia moglie con gran soddisfazione quando al suo posto avrei dovuto esserci io, me lo fece diventare duro.
Raul e Simone se ne accorsero e dissero “Guarda che stronzo, gode a vedere la moglie scopata da un altro…”. Marcello si voltò e senza smettere di chiavarla mi disse “Bravo cornuto, comincia a fartelo piacere, perché è impossibile che una femmina del genere se la faccia con uno come te…”.
Poi aggiunse “Prende la pillola questa vacca?”. Io scossi la testa negando. “Stiamo cercando un figlio” dissi con gli occhi bassi. Speravo ingenuamente che sapendo questo, uscisse da lei prima di venire. ” Bene bene, allora sarà ancora più divertente. La metterò incinta al posto tuo” mi rispose con un ghigno soddisfatto. Appoggiò tutto il peso sulle braccia e sulle mani che stringevano il bacino di Francesca e ricominciò a pompare più forte. Francesca gemeva e le tremavano le gambe. Il terzo orgasmo la stava per travolgere. “Dovresti sentire come sta pulsando intorno al mio cazzo la figa della tua mogliettina, scommetto che non ha mai goduto così con te”. Francesca gemette più forte e ripetutamente in preda alle contrazioni dell’orgasmo. Le cedettero le braccia e si appoggiò con il viso sul cuscino. Marcello urlò “Ti ingravido troia!”. Poi la tirò indietro per il bacino finché le palle non si appoggiarono alla vagina e le inondò l’utero di sperma ululando e grugnendo come un porco, tutto sudato dallo sforzo. La riempì così tanto che vidi lo sperma uscire dalla vagina di Francesca ai lati del grosso cazzo e colare sul lenzuolo.
In quel momento venni anch’io schizzandomi tutto sulle gambe con grandi risate di Raul e Simone.

Poi Marcello la fece girare a pancia in su, le salì sopra a cavalcioni, appoggiò il cazzone semiduro tra le sue tette e stringendole contro l’asta cominciò una spagnola. Le disse “Tienile tu strette sul mio cazzo, e lecca la cappella quando arriva in alto”. Francesca eseguì premendo i suoi seni dai lati contro l’asta e leccandogli il glande a ogni spinta. Due minuti di quel trattamento e gli era già tornato duro. “Adesso ti faccio anche il culo bellezza” disse sorridendo a Francesca e accarezzandole il viso.
Marcello la fece girare a pecorina e allineò l’enorme palo di carne al buchino ancora inviolato di Francesca.
“Ancora vergine, come pensavo… Quel cornuto di tuo marito non sa proprio come farti divertire. Ma ora ci penso io…”.
Sputò abbondantemente sopra alla cappella per lubrificare e la appoggiò allo sfintere. “All’inizio ti farà un po’ male, ma poi ti piacerà.” disse a Francesca. Quindi le afferrò i fianchi e cominciò a spingerglielo dentro. Il buchino si allargava leggermente sotto la pressione della grossa cappella ma non cedeva. Poi cedette e la cappella entrò di botto. Francesca lanciò un urlo di dolore e si divincolò per cercare di farlo uscire. Raul e Simone risero e mi diedero pacche sulle spalle. Marcello non la mollò, la tenne stretta per il bacino e continuò l’affondo fino a che le sue palle non si appoggiarono al culo di mia moglie. Francesca piangeva e singhiozzava. Poi cominciò a muoversi piano avanti e indietro, sputando sull’asta, e infilò tre dita nella figa di mia moglie per masturbarla.
Dopo qualche minuto Francesca smise di piangere e cominciò ad ansimare leggermente. Vedere quella nerchia di 25 centimetri che entrava e usciva dal suo culetto e sentire lei che cominciava a goderne mi fece eccitare e mi tornò duro.
Marcello continuò ancora a scoparla in culo e Francesca venne un’altra volta. Poi sfilò le dita gocciolanti dalla sua vagina e se le leccò. “Ha un buon sapore tua moglie” disse. Poi quando fu vicino a venire estrasse estrasse il cazzo dal culo e con un colpo di reni glielo ripiantò nella figa. “E adesso un’altra sborrata nell’utero della tua mogliettina. Voglio essere sicuro che tra nove mesi vi arrivi il mio regalino.” Tirò Francesca contro di sé per l’osso del bacino e raggiunsero insieme l’ennesimo l’orgasmo. Francesca urlava e tremava dal piacere mentre il porco godeva con gli occhi chiusi e le riempiva la figa con la sua broda calda.
Poi Marcello la lasciò andare. Francesca, esausta, si riversò supina sul letto.
Marcello si stravaccò a gambe larghe sul divanetto accanto al letto e disse ridendo “Che scopata, me la sono proprio goduta ‘sta troia, ancora di più pensando che si era messa in tiro per te”.
L’aria della stanza era pregna dell’odore degli orgasmi di Francesca e del sudore di Marcello. Raul e Simone annusavano quel profumo di femmina in calore e i loro uccelli erano dritti e durissimi. Guardavano con bramosia quel bellissimo corpo.
Marcello sorrise a vedere la scena, poi si rivolse a loro e disse “Io ho finito con lei. Fatevi sotto, è tutta vostra. Ma non nella figa che non voglio che diluiate il mio sperma con il vostro.” I due si spogliarono nudi in fretta e furia e le saltarono addosso come due sciacalli.
Marcello decise di godersi la scena stravaccato a gambe larghe sul divanetto, bevendo whisky dal frigobar.
Raul glielo mise in bocca mentre Simone la afferrò per i fianchi e cominciò a scoparle il culo violentemente a pecora. Poi Raul si sdraiò sul letto, trascinò Francesca a pancia in su sopra di lui, e glielo mise nel culo, con la mano destra intanto la sditalinava. Simone si posizionò in piedi accanto a lei e glielo infilò in bocca. Mentre Raul le pompava il culo da sotto Simone le scopava la bocca tenendola per i capelli.
Francesca era distrutta dalla fatica ma incredibilmente stava ancora godendo. Dopo un paio di minuti si morse il labbro inferiore e cominciò a mugulare. “Simo” disse Raul infilandole due grosse dita nella vagina “la troia sta per venire, riempiamola insieme.”
Simone grugnì in risposta, ed entrambi intensificarono il ritmo, quando Francesca cominciò a fremere per l’orgasmo, Raul la afferrò per i fianchi e le venne nel culo. Simone invece le spinse la testa il più possibile contro il suo cazzo e le schizzò il suo sperma in gola. Francesca deglutì quello che riuscì ma parte le ricadde ai lati della bocca e le colò sul seno.
Poi i due maschi sfilarono i cazzi semiduri da lei. Francesca era esausta. Le autoreggenti erano inzuppate di sperma e i suoi buchi slargati e arrossati.
I tre si rivestirono. Marcello mi si avvicinò, aorrise, mi diede tre schiaffetti e disse “Come ai bei vecchi tempi, eh?”.
“Ah, non ti venga in mente di andare a denunciarmi o cose simili, ho amici potenti e non sarebbe prudente né per te né per lei.”
Così dicendo se ne andò seguito da Raul e Simone.
Dopo una mezz’ora riuscii a liberarmi, Francesca si era addormentata. Le tolsi le autoreggenti e la lavai delicatamente con un panno umido. Il sonno indotto da quella sostanza che le avevano dato era molto pesante, e non si accorse di niente. La mattina alle 9 andai a fare colazione, lei dormiva ancora profondamente. Mi sedetti al tavolo con alcuni miei ex compagni. Si guardarono divertiti al mio arrivo e non capivo perché, poi Enrico, uno di loro, disse “Complimenti Marco, stanotte si sentivano certi rumori dal tuo bungalow, nonostante la distanza. L’hai castigata per bene tua moglie. Ci chiedevamo come avessi trovato una donna così bella e sensuale, ma ora è chiaro che hai delle doti nascoste. Anche mia moglie a sentire quei rumori si è eccitata e me l’ha data, quindi grazie!”.
Tornai in stanza e aspettai a fianco a Francesca, con mille pensieri che mi affollavano la mente. Si svegliò verso le 11.
Mi guardò con gli occhi impiastricciati dal sonno. “Ahia, sono tutta un dolore in mezzo alle gambe…ma non ricordo niente. Abbiamo fatto l’amore ieri sera?”
“Sì” risposi mentendo e fingendo un sorriso. Non le avrei detto quello che era successo perché ne sarebbe stata traumatizzata.
Lei rimase un po’ a fissarmi, poi le si illuminarono gli occhi. “Non so perché ma non riesci a ricordare. Ricordo solo di aver goduto moltissimo, sei stato fantastico. Conosci un certo Marcello?”. “No” risposi, “chi è?”. “Niente” disse arrossendo “me lo devo essere sognato…”.
Poi si alzò lentamente e si avviò incespicando verso il bagno. “Faccio fatica anche a camminare… Ci hai dato dentro ieri porcellino eh? Ti sono piaciute le autoreggenti e il completino rosso?”
“Moltissimo” dissi io.
“Mi sembra sia passato un treno lì sotto” continuò Francesca ridacchiando, “Mi sa che stavolta mi hai messo incinta”.
Non potevo farle prendere un anticoncezionale perché avrei dovuto raccontarle tutto, quindi potei solo sperare che si sbagliasse.
Qualche settimana dopo il test di gravidanza mi diede torto. Mia moglie era incinta di Marcello.

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