La gentilezza paga sempre

La gentilezza paga sempre

Era il mese di luglio duemilaquindici, intorno alle otto di una afosa mattina transitavo con la mia auto nel controviale di un corso importante di Milano, nella corsia centrale, si svolgeva come ogni mattina il mercato rionale. Proseguivo a passo d’uomo a causa dei tanti passanti che attraversavano improvvisamente, ero assorto nei miei pensieri quando vedo una signora anziana discretamente obesa, inciampare sul cordolo del marciapiede e cadere rovinosamente a terra con le borse della spesa. Blocco l’auto e istintivamente scendo a cercare di aiutare quella povera donna a rialzarsi, era molto pesante a causa della sua mole, era accorso anche un venditore di una bancarella ed insieme l’avevamo aiutata a mettersi in piedi. Mi ero accorto che aveva un ginocchio che sanguinava, l’avevo fatta sedere al lato passeggero della mia auto, quindi avevo raccolto le due pesanti borse con le derrate che erano uscite e le avevo deposte sul sedile posteriore, lo strombazzare delle auto in coda mi aveva fatto decidere di spostarmi di qualche centinaio di metri con la signora a fianco e posteggiare nei pressi. La signora si era profusa in ringraziamenti e scuse per il disturbo che mi stava arrecando, voleva chiamare un taxi ma io avevo detto: “Non se ne parla signora, la accompagno a casa non può camminare con quel ginocchio sanguinante, guardi… anche il gomito è ferito, mi indichi la strada…” In tre minuti eravamo arrivati davanti ad un elegante condominio, l’avevo aiutata a scendere, ma data la stazza, faceva molta fatica a camminare a causa del dolore quindi l’avevo presa sottobraccio, le avevo detto che l’avrei accompagnata sopra e sarei ridisceso a prendere le borse. La signora si appoggiava a me ed io sentivo nel mio braccio la morbidezza di quel grosso seno, quel contatto mi stava turbando piacevolmente ed io non facevo niente per allentarlo, l’avevo tenuta saldamente anche in ascensore. All’arrivo sul pianerottolo, suo marito stava aspettando per scendere, era sorpreso nel vederla accompagnata, le aveva chiesto cosa era successo e lei aveva risposto: “Sono caduta al mercato… mi sono fatta male al ginocchio… per fortuna il signore è stato molto gentile e mi ha accompagnato… esistono ancora i gentiluomini, adesso aiutami tu ad entrare in casa…” Lui in modo sgarbato aveva risposto: “Non posso proprio, ho l’appuntamento in banca e sono già in ritardo… dimmi tu se una donna di ottant’anni deve andare al mercato con tutti i negozi che ti potrebbero portare la spesa a casa…. ” Si era infilato in ascensore ed era sparito, la donna era umiliata, i suoi occhi erano lucidi e le veniva da piangere, mi aveva detto : “Mi scusi per il disturbo e per quel cafone di mio marito, la spesa la tenga lei per la sua gentilezza, grazie ora posso entrare da sola.” Io continuavo a sostenerla sottobraccio e avevo insistito: “Non esiste che io l’abbandoni così, suo marito ha sottovalutato la ferita perchè non ha visto il suo ginocchio, ora la faccio sedere e poi scendo a prendere le borse, anzi vorrei aiutarla a medicarsi, vado e torno.” Quando ero risalito lei si era seduta sul divano e stava cercando di disinfettarsi la ferita, io avevo preso un pezzo di ovatta e le avevo disinfettato il gomito, poi avevo preso la benda e avevo cominciato a fasciarle il ginocchio, il contatto con quelle cosce grosse mi dava un sottile piacere, avevo sfiorato varie volte la parte alta, infine lei si era alzata in piedi, io le avevo di nuovo preso il braccio per sostenerla e per sentire di nuovo quel brivido che quel grosso seno mi dava, lei mi aveva chiesto: “Giovanotto lei è stato un vero gentiluomo, per fortuna non sono tutti come quel cafone di mio marito, posso offrirle un caffè ? A proposito io sono Elsa… ” Io ironicamente avevo risposto: ” E io sono Mauro…siiii…. giovanotto a cinquantacinque anni… magari, grazie accetto volentieri il caffè, spero che suo marito non si ingelosisca se mi trova quì…” Lei aveva riso forte, avevo notato quel viso bello e florido, due begli occhi azzurri sapientemente truccati e due labbra carnose con uno strato di rossetto rosso fuoco, aveva risposto: “Cinquantacinque anni ? Uhh potresti essere mio figlio, sai che te li porti bene ? Come potrebbe essere geloso di te che hai venticinque anni di meno…” Era passata al tu, avevo preso la palla al balzo ed avevo prontamente risposto ridendo: “Potrei essere tuo figlio mahhh… non lo sono… quindi… ahahahahh se quando il ginocchio sarà guarito ci capita di finire a letto insieme… non sarà incesto ahahah” Aveva riso e mi aveva dato un casto bacio sulle labbra dicendomi: “Sei simpatico oltre che gentile… se fossi più giovane non ci penserei un attimo ahah, il ginocchio ferito non impedisce mica… ahahah” Avevamo preso il caffè in cucina in piedi, io continuavo a tenerla sottobraccio per sentire quel seno che mi stava eccitando, la guardavo negli occhi e non so come osai ma la baciai appassionatamente, lei aveva ricambiato infilandomi in bocca la sua lingua carnosa e liscia, il mio cazzo era duro, mi ero stretto a lei e lo avevo spinto sulla sua pancia per dimostrarle la mia eccitazione, le avevo infilato una mano tra le tette che parevano della sesta misura, lei mi aveva accarezzato l’uccello sopra i pantaloni, poi aveva aperto la cerniera e aveva cominciato a masturbarlo, guardandomi aveva detto: “Non è comodo quì… andiamo in camera… tanto quel coglione del cornuto fino alle tredici non arriva… te lo meriti un premio… alla gentilezza” Quella donna obesa mi eccitava, in un attimo mi ero spogliato ed avevo spogliato lei, il suo corpo con quel grosso seno, quelle grosse chiappe anzichè smontarmi mi eccitava, lei si era seduta sul letto ed io in piedi le avevo infilato il cazzo in bocca, ci sapeva fare, era molto esperta, l’avevo dolcemente spinta a sdraiarsi e dopo averle allargato le cosce l’avevo insalivata leccandola, poi ero entrato in lei ed avevo avuto la sensazione di essere risucchiato dentro la sua profondità. Era stata una scopata lunga ed appassionante, quando la guardavo in viso sentivo una eccitazione esaltante, quando avevo sentito il suo orgasmo, accarezzandola avevo sentito che la pelle d’oca aveva coperto ogni parte di lei e non avevo saputo resistere oltre scaricando in quella fica tutto il mio piacere. Sudato, ero sceso a lato di lei tenendole la mano ed accarezzandola, avevo guardato l’ora per evitarle noie con il marito, ma lei era tranquilla e si era impossessata di nuovo del mio cazzo che era cresciuto in poco tempo nella sua bocca, la seconda scopata era stata ancora più esaltante della prima, poi verso mezzogiorno le avevo lasciato il mio numero ed ero uscito di casa sua. La relazione con Elsa è durata oltre due anni, poi il marito si è ammalato e non è più stato in grado di uscire di casa, impedendoci di frequentarci ancora, quel rapporto però è stato indimenticabile e di infinita dolcezza nonostante la differenza di età.

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]
FavoriteLoadingAggiungi ai tuoi preferiti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *