Il debito di gioco

Il debito di gioco

“Ma come cazzo puoi essere così cretino !”
Stavo per finire gli insulti verso quell’uomo che in un momento di chiara follia avevo sposato, e che quella mattina m’aveva appena confessato non solo d’aver perso tutti i nostri soldi al poker, ma anche quelli che non aveva.
“Mi spieghi dove li trovo cinquemila euro ? Sotto la zucca magica !”
Nicola non riusciva a dire una parola, ma del resto era meglio così, perchè il solo vederlo mi dava la rabbia, figuriamoci sentire qualche sua patetica scusa. Presi il cellulare per guardare quanto c’era rimasto sul conto, ma si trattava di poche centinaia d’euro, e la metà se ne sarebbe andato via presto in bollette.
“Solo per farmi incazzare più di quanto già non lo sia, ma come avevi pensato di pagare questo debito ?”
“Ecco, non so me dirtelo, ma vedi tu piaci molto a Roberto e lui.”
Non gli diedi il tempo di finire la frase che gli diedi uno schiaffo in piena faccia on tutta la forza che avevo, al quale ne seguì un altro dato di man rovescio.
Ripresi ad insultarlo, che adesso oltre alle parole lo colpivo con le mani in tutti i modi che conoscevo, per finire col tirargli addosso un vaso regalo del matrimonio.
“Stasera tu fai venire qui Roberto così gli parlo io. Quanto ai soldi per me puoi vestirti da donna e andare a battere all’uscita dell’autostrada, ma da me non vedrai un centesimo.”
In realtà Roberto era il più carino dei suoi amici, non che si potesse considerare il clone di Brad Pitt, ma decisamente meglio del branco di sfigato con cui giocava a poker o calcetto. Lo vidi chiamare il suo amico per poi dirmi che sarebbe passato verso le nove, e che anche lui voleva chiarire quella situazione in modo civile.
Nonostante cercassi di calmarmi, ero talmente fuori di testa che per cena ordinai thailandese nonostante non mi piacesse quella cucina, ma mentre mi preparavo per riceve l’ospite, perchè non era possibile accoglierlo in vestaglia, ebbi un’illuminazione che mi cambiò l’umore, anche se con Nicola tenni sempre lo stesso aspetto a dir poco arrabbiato.
Scelsi con cura un trucco per nulla vistoso ma di sicuro impatto, una semplice lingerie dorata, dalle dimensioni però davvero ridotte, e un casto tubino nero, ben sapendo che l’avrei tenuto ben poco addosso.

Alle nove arrivò Roberto che ancora profumava di doccia, con le sue solite arie da bell’uomo, ma che forse per questo era ancora più adatto alla mia vendetta.
Nonostante tutto l’amore che provavo per Nicola, almeno sino a quel giorno, ed il fatto che non l’avessi mai tradito ne era la conferma, volevo punire la sua stupidità, e anche se era tutto tranne che geloso, un bel paio di corna ci stavano benissimo, ancor più se fatte da un suo conoscente.
Feci accomodare l’ospite in salotto, dove avevo messo un divano ad angolo, per poi andarmi a sedere vicino mia marito sul lato libero.
Roberto disse subito che era disposto a rateizzare la vincita, ma che sui soldi di gioco non avrebbe mai fatto sconti, neppure ad un suo amico che conosceva dall’infanzia.
“Ti capisco benissimo e secondo me hai ragione.” gli dissi portandomi le mani sulle ginocchia “Ma giusto per curiosità, secondo te quanto vale una scopata con me ?”
“Veramente non sono mai stato a puttane.” mi confessò quasi ridendo “Ma una donna come te cinquecento euro li vale senza se e senza ma.”
“Quindi con dieci scopate sarebbe estinto il debito ?” gli chiesi poggiandogli una mano sulla gambe.
“Se non hanno cambiato stanotte la matematica direi di sì.”
A volte le persone non si capiscono neanche se parlano per ore, mentre fra Roberto e me non ci fu bisogno d’andare oltre, che ci trovammo sulla stessa lunghezza d’onda, e dove l’unica persona che ancora annaspava nel buio era mio marito.
“Effettivamente potrei chiedere una prima rata, e siccome voi non l’avete dovresti per forza pagarmi in altro modo.” mi disse con un sorriso che sapeva di bastardo di gran classe.
“Allora vuol dire che mi dovrò sacrificare io.” gli risposi allungano la mano sul suo pacco, che sembrava esser di notevoli dimensioni “Solo sia il caso che Nicola rimanga qui per testimoniare il pagamento.”
“Cioè dovrei rimanere qui a vedervi scopare !” esclamò mio marito uscendo finalmente dal torpore nel quale si era adagiato.
“Certo che sì, tu se la causa di tutto ciò, tu farai la figura del cornuto e contento.” gli risposi a brutto muso “Altrimenti puoi sempre uscire da quella porta per non tornarci mai più, e visto quello che hai combinato, sono proprio curiosa di vedere il giudice che non ti darà l’addebito del divorzio.”
Nicola rimase immobile mentre scivolavo vicino a Roberto, per senza più alcuna esitazione tirargli fuori la mazza, che era decisamente più grande di quella di mio marito. Non che fossi arrivata vergine al matrimonio, ma escludendo una storiella estiva subito dopo il diploma, con un ragazzo siciliano che m’aveva scopata per una settimana in tutti i modi e maniere, non avevo mai incontrato maschi con una dotazione superiore alla norma, misura nella quale rientrava anche mio marito. Il solo fatto di trovarmi una vera bestia mi bloccò anche se per poco, infatti fu tale la voglia di vendicarmi di Nicola, che mi feci coraggio per abbassarmi e prendere in bocca quella gran mazza.
Lui invece non perse tempo, e mi tirò su il vestito scoprendomi così il sedere, sul quale poggiò la mano come in segno di possesso, ma senza poi fare altro.
Non ricordavo il sottile piacere che dà il solo leccare un membro grosso come quello di Roberto, ma fu come tornare ad andare in bicicletta dopo anni, e ripresa la mano, anzi la lingua tutto divenne naturale. Ovviamente non mi limitai a succhiare quel gran bastone di carne, ma lo feci nel modo più perverso possibile, facendoci colare sopra della saliva, che poi portavo via con tutta la bocca aperta. Mostrai bene a mio marito anche la lingua che girava intorno alla cappella, per poi quasi avvolgersi alla mazza, anche se il più delle volte lo facevo avendo quel ben di Dio in bocca.
Anche dopo essermi tolta in vestito che era solo d’intralcio, e messa in mostra la mia lingerie dorata, che mettevo solo per le ‘grandi occasioni’, facendo così imbufalire ancor di più mio marito, continuai a succhiare il pene di Roberto che non mancò di farci sapere quanto gradiva le mie attenzioni.
“Nicola non sapevo che tua moglie fosse una gran pompinara, il bello è che te ne esci la sera con gli amici invece di stare a godere con lei.” gli disse con un tono tanto ironico da far più male di uno schiaffo “Ora però voglio la tua fica, quindi mettiti sul divano e lascia fare a me.”
“Certo Roberto come vuoi tu.” gli risposi con tutta la civetteria di cui ero capace.
Invece di saltarmi addosso come un animale, lui mi sfilò le piccole mutandine, per poi baciarmi la passera, che eccitata com’ero doveva essere un lago. Da vero amante mi fece assaggiare i miei stessi umori portandomeli più volta alla bocca con la sua lingua, facendo sì che non desiderassi altro che esser sua, anche se non avevo il coraggio di dirlo in modo diretto.
Lui mi portò ad un tale livello d’eccitazione, che non mi resi conto non tanto d’avere le gambe spalancate in modo osceno, ma d’aver messo un piede sulle gambe di Nicola, quasi fosse un ulteriore segnale della sua sottomissione.
“Basta scopami e fallo bene !” urlai senza più alcun pudore volendo arrivare all’orgasmo con una penetrazione, e non solo con un rapporto orale per quanto piacevole.
“T’accontento subito.” mi rispose togliendosi le poche cose che gli erano rimaste addosso.
Roberto mi penetrò scivolandomi dentro, e nonostante le dimensioni ragguardevoli della sua mazza, non provai alcun dolore, ma solo un piacere tanto intenso come non mi succedeva da anni. M’avvinghiai a lui quasi avessi paura di perderlo, arrivando a fargli sentire le mie unghie sulla schiena, ma senza lasciargli alcun segno.
Lui fu un autentico toro da monta, di quelli che comunque ti metti, spingono forte facendo sì che a ogni affondo corrisponda una vampata di piacere, che dalla passera arriva dritta al cervello.
Godevo tanto da non riuscire a dire nulla, e non parlai neanche quando lui mi fece sdraiare sul fianco destro, per prendermi da dietro mentre Nicola mi guardava in faccia. Quella che era partita come una semplice vendetta verso un uomo che aveva fatto uno sbaglio, si stava trasformando nella sua più cocente umiliazione, come le avessi preso la sua mascolinità per buttarla nel cesso e tirato lo sciacquone.
Era infatti fin troppo chiaro che Roberto mi stava facendo godere come lui non era mai riuscito a fare, ma quello che era peggio fu che la causa di tutto ciò era proprio lui e la sua mania del poker.
Quello che era da considerarsi un ex amico finì l’opera di umiliazione facendomi mettere carponi, per concludere quel rapporto andando al massimo delle sue possibilità, dandomi delle autentiche bordate che mi spensero il cervello prima che fossi travolta dall’orgasmo.
“Adesso andiamo in camera vostra perchè questo divano è troppo scomodo per scopare come si deve.” mi disse Roberto invitandomi ad alzarmi.
Con le gambe ancora malferme m’appoggiai a lui, che per rimarcare un’altra volta il suo possesso, mi fece fare tutto il percorso con una sua mano sul sedere, davanti agli occhi di Nicola che ci seguì a testa bassa.
Avendo ben capito che m’avrebbe preso anche il didietro, appena arrivati vicino al nostro letto, m’inginocchiai davanti a lui per ricoprirgli la mazza di saliva, che sembrava non cedere mai.
“T’ho già detto che a far pompini sei una fata ? Ah sì ? Beh te lo ripeto però ora vai sul letto che voglio ben altro.”
“Certo Roberto, come vuoi tu.” gli risposi sperando che mi facesse subito sua.
Il porco invece di mettersi sopra di me e darmi la sua gran mazza, si piegò per leccarmi la passera, ma soprattutto il buchetto, che quasi penetrò con la lingua, facendomi venire ancor più voglia di lui.
“Basta scopami !” gli urlai contro non potendo e volendo nascondere le mie voglie.
“Fallo tu.” mi rispose sdraiandosi al centro del letto.
Come un felino gli fui subito sopra, impalandomi su quella mazza, che desideravo con tutta me stessa.
“Prenditi l’antipasto.” mi disse mettendomi due dita davanti alla bocca, che leccai senza però capire subito il perchè.
Quando ebbi ben ricoperto di saliva le sue falangi, Roberto me le fece sentire prima sul buchetto, per poi entrarci dentro facendomi sobbalzare per il piacere, e a quel punto non ci fu bisogno di dire altro, che già sapevo cosa dovevo fare.
M’alzai quel tanto che bastava per sfilarmi dal suo membro, che presi in mano per dirigerlo verso la porta del peccato, e quindi scendere sodomizzandomi di fatto da sola. Ogni sua spinta anche piccola era una frustata di piacere, che aumentò quando mi fece girare in modo che Nicola vedesse meglio come si stava prendendo il mio culo, anche se il peggio per lui doveva ancora arrivare.
Roberto infatti usò quel tempo per riprendere fiato, e quando si sentì di nuovo nel pieno delle forza, mi fece mettere carponi con la faccia rivolta verso mio marito. A quel punto iniziò a scoparmi scambiando in continuazione fica e culo, facendomi urlare per il piacere.
“Sì scopami voglio il tuo cazzo !” gridai senza alcun pudore “Mettimelo dentro dove vuoi ma scopami ancora !”
“Certo che ti scopo, con quello che costi !” mi rispose facendomi sentire un po’ puttana, ma del resto cos’altro potevo sentirmi dire.
Ebbi un nuovo e ancor più sconvolgente orgasmo, prima che lui si mettesse in piedi sul letto per venirmi addosso, centrando la bocca aperta o il seno.
Per mia fortuna Roberto si volle fermare lì, e aspettò che mi dessi una lavata per poi rivestirsi e dirigersi verso la porta.
“Domani passi per la seconda rata ?” gli chiesi con malizia.
“Certo e ora che ci penso le rata saranno almeno dodici perchè voglio gli interessi.” mi rispose sorridendo.
“E io te li pagherò volentieri, vero Nicola.”
“Come vuoi tu, in fondo ho scoperto che io sarò anche un coglione, ma tu sei una gran puttana.” mi rispose mio marito lasciandoci a ridere di lui.

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(quelli volgari saranno subito cestinati)

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