Come cambiare le carte in tavola

Come cambiare le carte in tavola

Sono da tempo lettore appassionato ed eccitato di racconti erotici. Quelli scritti bene li trovo molto più coinvolgenti di molti film porno senza trama e senza contenuto. Immaginazione e fantasia sono assai più erotici di immagini vuote e spesso ripetitive.

Nel tempo trovo purtroppo che come in molti altri aspetti sociali il livello dei racconti si sia di parecchio abbassato. Ora è vero che non dobbiamo essere novelli Dante per esternare quello che vogliamo esprimere, ma un minimo di rispetto verso la grammatica e la nostra bellissima lingua sarebbe auspicabile.

Perchè ho scelto George Simenon come nick d’autore. Due motivi. Per prima cosa adoro i gialli o come spesso dicono molti i noir e forse quest’ultima definizione meglio mi si addice in quanto il nero mi caratterizza molto sia a livello fisico che mentale.

Nei gialli adoro l’intelligenza di chi indaga e l’abile caratterizzazione psicologica dei personaggi che gli scrittori riescono a dare. Trovo abbia molte attinenze al percorso nella conquista di una donna dove l’aspetto mentale e la conoscenza giorno dopo giorno della stessa sono piccoli passi in avanti per raggiungere la sua parte più intima.

Il secondo motivo è l’eleganza e la classe degli scritti di Simenon. Adoro questi aspetti delle sue pubblicazioni perchè sono anche tratti della mia personalità ed insieme a passionalità e trasgressione compongono un mix che mi ha permesso nella vita soddisfazioni femminili anche se non mi ritengo di certo un adone, ma solo un uomo piacente che abbina aspetto esteriore ad un carattere carismatico.

L’Hercule Poirot di Peter Ustinov, Jules Maigret del grande Gino Cervi e Sherlock Holmes di Benedict Cumberbatch sono trasposizioni televisive indimenticabili per me, tutti sono accomunati da eleganza e classe.

Inizio a pubblicare questa vicenda che è anche una vetrina di quello che è il mio carattere in quanto si tratta di una storia vera avvenuta qualche anno fa. Spero risulti intrigante ed eccitante come lo è stato per me riviverla mentre la scrivevo. Di me per ora per motivi di correttezza aggiungo solo di essere sposato e di vivere nel Nord Italia.

Da sempre amo viaggiare, una delle massime che preferisco è:

“La felicità del viaggiare non è la destinazione, la felicità del viaggiare è il modo in cui viaggi”.

Intendo l’apertura mentale di chi viaggia nello scoprire posti nuovi e nel conoscere gente diversa per cultura e tradizioni. Ovviamente il viaggio non sempre è legato al turismo, spesso è connesso alla mia attività lavorativa.

Da molti anni ho la fortuna di avere con due soci un’attività che permette a diverse famiglie di vivere serenamente e di questo vado molto orgoglioso. Spesso quindi sono in giro per clienti e fornitori, uno degli aspetti più belli ed intriganti del mio lavoro in quanto amo il contatto con la gente, per me è vitale.
In quell’occasione mi trovavo a Torino.

Città che mi ha sempre affascinato. Densa di ricordi secolari, palazzi settecenteschi che trasudano di influenze francesi. Viali alberati larghi e spaziosi che mi rimandano a Barcellona. Una moltitudine di piazze che danno ulteriore respiro a chi vi abita. Quel giorno in pausa pranzo mi trovavo in Piazza Vittorio Veneto. Meravigliosa.
Rettangolare, con palazzi eleganti su ambo i lati, portici con negozi, i Murazzi sul Po e il quartiere collinare di Borgo Po a chiuderla a sud est, mentre la sua entrata a nord ovest è la bellissima porticata Via Po che quel giorno si rivelerà importante.

Ero felice per la positiva mattinata di lavoro ed essendo primavera inoltrata, avevo ordinato comodamente seduto all’aperto in uno dei locali che si affacciano sulla piazza.

Stavo leggendo il Corriere sorseggiando un bicchiere di Barolo quando vedo sopraggiungere una bella ragazza che si siede in diagonale ad un paio di posti da me.
Vestita elegantemente con tailleur grigio gonna aderente appena sopra il ginocchio, camicia bianca leggermente trasparente sotto il giacchino, scarpe a tacco alto nere. Ho pensato potesse essere la segretaria di qualche studio professionale che nei dintorni abbondano o una consulente, mi confermerà dopo essere la stagista di uno studio notarile essendo quasi laureata in giurisprudenza.

La guardo attraverso i miei occhiali da sole. Regala un’impressione di sicurezza, di sfrontatezza, almeno in quel posto e in quell’ambito. Spesso nelle mie esperienze ho notato che un’immagine cosi può spesso nascondere caratteri remissivi in altri momenti come ad esempio sul lavoro o negli affetti. Di sicuro sa di essere una bella ragazza e le piace essere guardata.
Una di quelle ragazze che quando non è con il fidanzato gioca molto ad intrigare, a sedurre, a provocare, lasciando poi la vittima senza nulla di fatto.

Ordina un cappuccino e una brioche consultando spesso il suo smartphone. Quando si accorge che la sto guardando increspa le labbra assumendo l’espressione di chi è convinta di aver fatto l’ennesimo colpo. Torno a leggere il mio quotidiano, ma poi ripongo lo sguardo su di lei. La scopro fissarmi.

In quel mentre vedo che per la prima volta accavalla le sue belle gambe, la gonna discreta non è particolarmente generosa, ma ci pensa lei a renderla tale. Con il palmo gioca a lisciarla e ad accorciarla. Lo fa due tre quattro volte. Nel frattempo abbassa lo sguardo sulle sue gambe per poi riportarlo su di me. Mi sta provocando. Apertamente. Il suo comportamento è del tutto in linea con il suo atteggiamento quando l’ho vista arrivare: sicura e sfrontata, lo è almeno in quella piazza.

Decido di farle credere che sta vincendo, fingo di essere in imbarazzo e quindi riporto velocemente lo sguardo diritto verso il giornale come se fossi stato sorpreso con le mani nel sacco. Vi rimango per qualche istante poi facendo volutamente tremare un poco il giornale torno a guardarla.
Non appena se ne accorge riporta il suo sguardo sulle gambe ora generosamente scoperte poi dopo aver mescolato il cappuccino, prende un poco di crema e con la lingua gioca a ripulire il cucchiaino. Ammetto dentro di me che è molto sensuale, come prima distolgo lo sguardo apparentemente imbarazzato.

Le sto facendo credere quello che vuole, questo mi eccita molto come sempre quando è la mente a vivere certe emozioni. Decido che è ora di ribaltare la situazione curioso di vedere come reagirà. Torno su di lei, non aspettava altro, scavalla lentamente, tiene discoste per un lungo istante le gambe, scopro che porta autoreggenti e non solo quello, poi riaccavalla la gamba, quella che mi regala la più ampia porzione di coscia.
Si aspetta un mio crollo, l’ennesima ammissione di inferiorità davanti a quello spettacolo, invece questa volta tolgo lentamente gli occhiali da sole e pianto diritto, fisso, il mio sguardo su di lei.
Prima a lungo negli occhi, lei lo tiene per qualche istante, ma poi ha bisogno di distrarsi e si aggiusta i capelli, quando torna a me mi scopre nel fissare le sue cosce annuendo.

Gira nervosamente il cucchiaino in una tazza dove immagino non vi sia più nulla poi torna a guardarmi. In quel mentre scosto la gamba e tengo aperte le mie cosce muscolose facendole intravedere per un attimo la tensione dei miei pantaloni eleganti e leggeri, l’erezione che non riescono a celare.

Un atteggiamento da porco lo ammetto, ma credo abbia un forte impatto quando è un uomo elegante a manifestarlo….

Difatti è sorpresa, le condizioni di ingaggio sono del tutto mutate. Si sente a disagio, non si aspettava la mia provocazione dopo lunghi minuti di apparente mia sudditanza versodi lei e la sua bellezza. Vedo che guarda lo scontrino, prende una banconota, la lascia sotto la tazzina e velocemente prende borsetta e giacchino che aveva riposto su schienale, si alza e senza guardarmi va verso i portici di Via Po….

Sorrido dentro di me, la vedo sparire sotto i portici. Mi gusto ancora qualche istante, pago e mi dirigo pure io verso la stessa via in quanto la mia auto era parcheggiata in un garage della centralissima Via Roma. Dopo pochi metri distinguo la sua figura ferma davanti ad una boutique di lusso sull’altro lato di Via Po rispetto al mio….

(continua)

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