In palestra 2

In palestra 2

Elettrostimolazione

Giulia faceva la cantante da piano bar, studiava canto e faceva provini per entrare a far parte del mondo dello spettacolo.
Veniva in palestra in tarda mattinata ed altetnava sedute di ginnastica o body building ad altre di elettrostimolazione.
Mora, capelli lunghi, esile di corporatura, 1,70 cm scarsi, seconda di seno…tosto, e un gran culo!
Un culo a mandolino, alto e ben disegnato.
Lei lo curava maniacalmente.
La maggior parte degli esercizi erano mirati a mantenere e perfezionare cosce, glutei e ventre. Poi il resto del corpo.
Anche l’elettrostimolazione era sempre e solo per i glutei e zone adiacenti.
Le avevo fatto una scheda che lei seguiva attentamente.
Nello svolgere i suoi esercizi molti ragazzi le giravano intorno. Lei era sorridente, gentile ma non esagerava mai con la confidenza.
Neanche con me. Era sempre molto discreta.
Per fare l’elettrostimolazione doveva togliersi i pantaloni della tuta e l’intimo era sempre sobrio. Un paio di mutandine in semplice stoffa. Non portava reggiseno, si vedevano i capezzoli attraverso la maglietta, ma le mutandine erano “larghe” e coprenti.
Aspettavo che lei si sdraiasse sull’asciugamano steso sul lettino a pancia in giù, e in punta di dita spostavo leggermente il bordo degli slip e applicavo il gel dove dovevo posizionare gli elettrodi.
Col passare del tempo iniziò a parlarmi del suo lavoro, delle sue aspirazioni e del suo percorso professionale ed io ascoltavo e le davo le mie opinioni senza mai uscire dalle righe. Una sera passai anche dal locale dove lei si esibiva. Era bellissima nel suo vestito scollato e aderente che metteva in mostra la sua siluette.
Aveva una bella voce calda e intonata!
Un sacco di uomini la guardavano e sbavavano normalmente ai sui piedi.
Lei mi vide, venne da me e mi abbracciò. Bevemmo qualcosa insieme le feci i miei complimenti per voce e ‘look’, e nonostante i suoi inviti a restare, io, con la scusa di un impegno, la salutai e me ne andai.
Nei giorni seguenti con me era più rilassata. Nel privato della stanzetta non usava più slip, ma perizoma che esaltavano la bellezza del suo culo.
A volte oltre sul sedere applicavamo gel ed elettrodi anche all’interno coscia.
Dal perizoma non un pelo fuoriposto ne ricrescita sul linguine. Le gambe sempre perfettamente lisce e levigate. Era costantemente molto curata e attenta ad ogni centimetro del suo corpo. Emanava femminilità da ogni poro della sua pelle.
Notavo sempre tutti questi particolari ma evitavo di parlarne.
Ciò nonostante ogni tanto una piccola erezione faceva capolino nei miei pantaloni che lei sbirciava senza dire niente.
Il nostro divenne un gioco, quasi una competizione . Lei mi provocava con finta innocenza, ed io…….cercavo di non avere erezioni.
All’interno di quella stanzetta sempre più complici, all’esterno professionali.
Ogni volta lei era un po’ più audace e provava piacere nel notare la mia crescente difficoltà nel controllarmi.
Ridendo e scherzando mi aveva portato al limite, decisi quindi di provare a stuzzicarla un po’ anch’io appena me ne fosse capitata l’occasione.
G – “oggi facciamo anche l’interno coscia?” mi disse appena chiusi la porta a chiave dietro di noi, com’ero solito fare.
Con il solito sorrisino malizioso si tolse la felpa. Una maglietta tecnica molto aderente disegnava perfettamente i capezzoli. Poi si sfilò i pantacollant e rimase in perizoma bianco. Si sdraiò pancia sotto allargando leggermente le gambe. Versai il gel dove dovevo appiccicare gli elettrodi ma abbondai volutamente nell’interno coscia.
Io – “scusa, me n’è uscito troppo!”
Presi un pezzo di scottex e le asciugai la quantità in esubero facendo attenzione a strusciare volontariamente e delicatamente con il bordo della mia mano la stoffa proprio sopra la sua patata per un paio di volte. Poi senza espressione andai avanti nel mio compito.
Lei sobbalzò. Non se l’aspettava, ma dal suo sorriso si vedeva che non l’era dispiaciuto.
A fine seduta ripassai con la carta a pulire, strusciando nuovamente sulla patata. Allargò meglio le gambe. Vidi la stoffa decisamente bagnata lì in mezzo.
Io – “ok! Per oggi è tutto. Alla prossima.” e le passai i vestiti.
Il suo viso era sorpreso, anche un po’ deluso. Ma io, nascondendo l’uccello duro, girai la chiave e aprendo la porta la salutai.
Dopo qualche giorno tornò.
G – “oggi ho più tempo. Doppia seduta. Prima in sala pesi poi il macchinario.
La considerai poco mentre eseguiva la sua scheda, un po’ per scelta ed un po’ per necessità lavorative, e dopo trenta minuti circa, sudata e impaziente mi dice di essere pronta.
Entrammo e come al solito chiusi la porta a chiave e mi girai.
Giulia, girata di spalle si è già tolta anche la maglietta e si stava sfilando anche il perizoma.
G – “mi dispiace, sono un po sudata.”
Si sdraiò sull’asciugamano senza voltarsi verso di me.
Rimasi qualche secondo pietrificato.
Mani sotto il viso, perfettamente distesa fino alla punta dei piedi, il suo sedere si erigeva disegnando una curva perfetta.
Io -” sei sudata, devo asciugarti un po’.”
Presi un asciugamani e iniziai a tamponarle schiena e gambe delicatamente, soffermandomi per qualche secondo, senza mai riuscire a distogliere gli occhi dal taglio dei suoi glutei che si interrompeva dove cominciava quello della patata.
Passai poi al sedere. Con la scusa di asciugare bene lo toccai e accarezzai a lungo.
Ero completamente preso da lei.
Feci cadere la pezza e mi misi ad accarezzarle la schiena, poi spalle e collo. Scesi lungo i fianchi fino alle gambe.
Giulia chiuse gli occhi e con un espressione di tranquillità e di felicità si lasciava toccare godendosi le carezze ed emettendo dei piccoli sospiri.
Tornai a massaggiare il sedere roteando le mani sulle sue natiche. Le allargavo e le rilasciavo. Anche la vagina si dischiudeva ritmicamente davanti ai miei occhi iniziando a bagnarsi sempre più.
Sentivo come se il mio uccello che volesse strappare le mutande!
Lei spostò le gambe lasciandomi ammirare meglio il suo frutto.
Ipnotizzato ci appoggiai la mano aperta sopra.
Sospirò più profondamente inarcando la schiena.
Massaggiai il suo clitoride e poi percorsi con medio e anulare tutta la sua apertura.
Ora era completamente bagnata.
Infilai piano piano le dita fino a posare nuovamente il palmo della mano sulla sua pelle.
Muovevo le dita dentro e fuori sentendo i suoi umori inzupparla.
Alzò la testa e guardandomi si girò.
Per la prima volta vidi il suo seno nudo. Una seconda scarsa soda e alta, con areole gonfie e capezzoli dritti e tesi. Sotto il ventre piatto e un piccolo triangolo di un paio di centimetri di peluria rasa.
Ero sempre più rapito da lei.
La lunga attesa, il gioco a provocare e resistere ci aveva regalato un piacere inaspettato, un desiderio di toccarci ed essere toccati che rasentava il godimento puro.
Appoggiata con i gomiti posò i piedi sul lettino e, piegando entrambe le ginocchia, le allargò.
Al suo fianco la baciai appassionatamente, immediatamente ricambiato da lei.
La mia mano tornò ad accarezarle la figa inserendo nuovamente le dita in essa. Il palmo si muoveva sul clitoride mentre i miei polpastrelli massaggiavano il suo interno alla scoperta di punti sensibili da stimolare.
Allungò una mano, slacciò il nodo della tuta, ed estrasse l’uccello dai miei pantaloni. Lo accarezzava, lo stringeva e lo mungeva con delicatezza.
I muscoli addominali di Giulia s’indurivano e si rilassavano come quelli delle gambe.
Si bagnava e ansimava intensamente.
Aumentai la velocità e la forza e lei mugolii e umori finché, con tutti i muscoli tesi, venne schizzandomi sulla mano più volte. Ma io non mi fermai, continuai a masturbarla velocemente. Non smetteva di godere e dopo pochi secondi schizzò intensamente un’altra volta.
Mi abbracciò con forza e mi baciò mentre le sue gambe continuano ad avere spasmi di piacere.
Seduta sul lettino la girai verso me, percorsi con la cappella tutta la lunghezza della sua fessura, e, guardandoci negli occhi, glielo spinsi dentro.
Avvolto dal tepore del suo intimo,
abbracciati stretti, baciandoci teneramente, spingevo fino in fondo. Le sue gambe venivano totalmente spalancate dalle spinte in avanti del suo bacino.
Con le mani esploravo ogni centimetro del suo corpo. Le palpavo e strizzavo tette, capezzoli e culo.
Insinuavo il mio dito medio tra le sue natiche violando delicatamente quel monumento di bellezza.
Lei gradiva tutte queste attenzioni, sopratutto quelle per il suo buchino posteriore e me lo dimostrava spingendo più forte, mugolando più intensamente e bagnandosi a dismisura.
L’eccitazione era fortissima, la sua ma anche la mia! Non riuscivo più a fermarmi. Continuavo a penetrarla sempre con maggior foga e lei rispondeva schiacciandosi contro me.
G – “godo, vengo di nuovo, continua, più forte, dai, vieni con me! Vengooooo!”
Sentii l’uccello tendersi e gonfiersi ulteriormente.
Io – eccomi! Vengo anch’io! Godoo! “
Pulsando spruzzai dentro di lei 5/6 fiotti abbondanti di sperma che colanvano e si mischiavano al suo succo.
Io sguardo felice e rilassato e il sorriso sul suo viso la rendeva ancor più affascinante.
Mi fermai solo quando il mio membro iniziò a rilassarsi.
Giulia mi fece sedere al suo posto e prese ad accarezzarmi il busto. Scese fino al mio uccello e iniziò a menarlo a due mani, poi, sempre guardandomi negli occhi, prese a succhiarlo.
Sentire la sua bocca e le sue mani avvolte al mio cazzo era meraviglioso.
Mi ritornò duro immediatamente.
Vedevo il gusto che aveva nel succhiarmi. Ciò aumentava la mia eccitazione e il mio piacere.
Continuò a menarlo, pomparlo, leccarlo ed accarezzarlo finché non sentì il mio piacere tornare a gonfiare il cazzo.
Io – “vengo! Godo ancora! Eccomiii!”
Senza estrarlo non smise di ciucciare. Il mio seme le invase la bocca ripetutamente. Se lo fece colare dall’angolo delle labbra fin sulle sue tette.
Tutto gocciolante il suo corpo esile e delicato era ancora più porvocante e sexy.
Raccolsi l’asciugamano e l’aiutai a ripulirsi ovunque.
Ci abbracciammo ancora, stretti per diversi minuti.
Poi ci rivestimmo senza fare l’elettrostimolazione.
Da quel giorno le nostre sedute presero spesso una piacevole distrazione.

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