Monica, Marco e Trieste

Monica, Marco e Trieste

Per commenti e suggerimenti: [email protected] Una ventina di anni fa, facevo il direttore commerciale per una grossa agenzia del ex monopolista di telefonia, e quando iniziò a collaborare con noi un call center di Trieste di oltre 100 postazioni e circa 150 operatori. Il riferimento del cc di Trieste sarebbe stato il responsabile delle vendite dell’area nord-est, ma durante l’acquisizione c’ero capitato anch’io. La titolare era Monica, una ragazza di 29 anni, piuttosto insignificante, fisicamente non male, un caschetto biondo con un paio di occhialini fuori moda, vestita tutta firmata, da telefonista che avrebbe perso il lavoro, il papà benestante gli aveva comprato il call center per farle fare un’esperienza da piccola imprenditrice. Non aveva assolutamente le doti di leadership e di management, aveva l’empatia di una cozza, la prima cosa che gli consigliai fu proprio di trovare un direttore con esperienza nella gestione delle persone e dei numeri, senza avrebbe chiuso entro 10/12 mesi. Conviveva in un bellissimo attico con Marco il suo ragazzo, e solitamente quando andavo a Trieste da loro, dormivo in un hotel vicino, ma la sera era praticamente sempre invitato a cena fuori, Trieste ha molti ristoranti etnici, forse é la città Italiana più multiculturale, essendo di confine, avendo diverse etnie, un porto importante ed una porta all’est Europa. Una volta, mentre io ero a Milano, Monica ci fece perdere un cliente importante perchè girò una mail aziendale senza leggerla, dove c’erano degli apprezzamenti fuori luogo alla moglie del cliente, scoppio un casino e decisi di cambiare programma, invece di rientrare in Toscana, di andare personalmente a gestire la situazione. Mi feci organizzare tutto dalla mia segretaria, mi ricordo benissimo che gli dissi: “fagli capire che sono incazzatissimo”, quando vidi il messaggio dove mi aveva prenotato pure un altro hotel, non il mio solito perchè pieno per un convegno che si svolgeva in città, l’incazzatura aumentava, un traffico bestiale, cantieri a non finire e pure un incidente con code chilometriche non facero altro che aumentare la tensione ancora di più. Secondo il mio programma dovevo essere a Trieste verso le 18:00 invece alle 19:20 ancora in autostrada mi arriva un messaggio da Monica, con la posizione e scritto “stasera sei a cena da noi, a qualcunche ora arriverai”, passai dall’hotel mi feci una doccia veloce, e arrivai da Monica e Marco alle 21:45. Dopo i convenevoli iniziali, iniziammo a cenare, solitamente sono una persona molto solare, credo quella sera di non aver fatto mezzo sorriso, parlavo quasi esclusivamente con Marco. Monica era giustamente molto in tensione, il nostro contratto valeva quasi 2 milioni di euro l’anno, su un fatturato che non arrivava a 2,5 milioni, non eravamo il cliente più importante, eravamo il cliente! Quando gli chiesi a Marco se Monica aveva in passato fatto delle grandi cazzate? “lui la difendeva, cercava di svicolare, la giustificava dicendo che era un po’ distratta” Mentre cercava di entrare nel discorso con cui l’avevo praticamente esclusa, gli disse: “tu zitta! Devo ancora decidere la giusta punizione” anche Marco rimase colpito. Stava diventando una sorta di interrogatorio a Lui su di Lei, “se era egoista? Menefreghista? Comprensiva? Disponibile?” Mi ero fatto l’idea che era una grandissima viziata rompicoglioni a cui tutto era dovuto, e dentro di me dissi “vedrai che stasera ti faccio abbassare la cresta”. Scese il silenzio quando domandai: “Marco almeno a letto ti da delle soddisfazioni?” Lei per togliersi d’impaccio tutta rossa disse: “Io a questo punto vado a lavare i piatti” La gelai ancora: “Monica forse non hai capito la gravità della tua leggerezza, mi hanno mandato qui per chiudere i rapporti con voi, so bene che così perderebbero il posto un centinaio di ragazzi ed è per loro che voglio trovare un’altra soluzione” “Te devi capire che quando si lavora, si deve usare la testa, e salvandoti il culo, devo essere sicuro che imparerai la lezione.” “Visto che sei così altezzosa, invece Marco mi sembra veramente un bravo ragazzo, molto simpatico, ho deciso che stasera per iniziare ci regalerai un bello strip tease” “Te l’ha mai fatto Marco?” La sua risposta non tardò a venire: “no mai fatto” Mentre per lei ci fu: “ma davanti a te, io mi vergogno” Finalmente iniziai a rilassarmi e pregustandomi le umiliazioni della serata, “ lo devi fare per lui, io testimonierò l’impegno, e poi non penserai mica di cavartela solo così, però una cosa per volta, musica di sottofondo Marco, luci soffuse e parti con lo show” Avevamo già fatto un giretto di limocello, gli versai un nuovo bicchierino dicendogli: “Bevi, questo di aiuterà” Iniziò molto goffamente, poi si sciolse un po’ al reggiseno mi guardò, ed io: “Marco vuoi vedere le tette verò?” “si certo e non solo” fu la sua risposta: Così continuai: “Monica adesso devi fare in modo che sotto i capezzoli siano belli dritti, o ci riesci con la testa oppure mentre ti sfili il reggiseno devi stuzzicarli un po’ prima di farglieli vedere” Fu l’indumento dove fu più brava, ci giocò parecchio e venne fuori una bella 3° piena con i capezzoli che sembrano due chiodi. Io: “ Visto che è stata brava, Marco secondo me merita un piccolo incentivo, una bella ciucciatina, direi un minuto ciascuno, sei d’accordo?” ormai il ragazzo preso rispondeva solo “si si” aveva capito che lui ci avrebbe guadagnato parecchio. Il respiro per Monica si era fatto affannoso, anche Marco era visilmente eccitato dalla situazione. Io: “Marco dimmi si è mai depilata tutta li sotto per te?” “come la tiene di solito?” quasi balbettando ammise che lui non gli prestava molta attenzione, teneva un bel ciuffo bruno sopra, non era una bionda naturale. Come una lama nel burro, continuai: “mmm adesso vediamo, qui Monica di giochi il voto della prova, io ti consiglio di abbassarle e rialzarle tante volte, devi farlo impazzire, vedo e non vedo”. Era paonazza, un po’ per il limoncello, molto per l’eccitazione, e forse altrettanto per la vergogna. C’era una gran tensione nell’aria e io continuavo nel mio ruolo di burattinaio: “Che dici Marco promossa o glielo facciamo ripetere?” e senza aspettare la sua risposta continuai: “Secondo me questa prima prova direi che è superata, adesso vediamo quanto è brava a ringraziarti di volergli bene e sopportare le sue bizze e anche di salvagli il culo quando fa le cazzate.” Mi avvicinai a Marco e all’orecchio gli dissi: “ tiralo fuori” lui rimase sopreso, ma non se lo fece ripetere due volte. Mentre per la prima volta mi rivolgevo a lei direttamente: “Monica come pensi di doverlo ringraziare?” Lei aveva gli occhi sbarrati sul suo ragazzo, che tirava fuori il suo uccello già pronto, dopo qualche respiro, capendo l’antifona: “facendolo contento” Io: “E come lo faresti contento, sentiamo un po’, devi essere più descrittiva e precisa?” Lei: “inginocchiandomi davanti a lui, e toccandogli il pisello” Io:”non ci siamo Monica, intanto inizia a farci vedere” Io: “Marco tu vuoi un gran bel pompino da Monica, vero?” Marco: “si amore, sto per scoppiare” Io: “Marco dimmi che pompinara è la nostra Monica? Che voto gli dai?” Mentre lei era entrata ormai nella parte, e si stava impegnando per far bella figura, inginocchiata vedevo una gocciolina dei suoi umori ormai a metà coscia. Marco: “è brava, ma me ne fa troppo pochi” Io: “Oggi sarà bravissima, ingoierà tutto mentre ti guarda, e poi ti ripulisce per bene, vero Monica?” Non fece in tempo a rispondere, che Marco gli poggiò le mani sulla testa a tenerla, urlando tutto il suo godimento, lei da brava e ubbidiente, esegui e poi lo riciucciò tutto per ripulirlo. Stava raccogliento i suoi indumenti che la bloccai di nuovo: “Monica lascia tutto sul tavolo, vai a lavare i piatti, così nuda, ti concediamo giusto il grembiule” Con Marco continuammo a parlare quasi esclusivamente di lei, e dopo una decina di minuti, la richiamai a servirci due nuove porzioni di limoncello, il grembiulino rendeva la nudità sotto ancora più eccitante. Mentre mi gustavo con lo sguardo quelle due belle chiappe bianchissime, esordii dicendo “Marco credi che 30 sculacciate siano la giusta punizione per la tua ragazza? In fondo a messo a rischio un contratto milionario…………….” Lui provò ad abbassargli un po’ la pena: “30 sono tante poverina…..io direi che forse 10 se le merita” Lei ormai aveva capito che la serata sarebbe stata un’umiliazione continua, ma nonostante la bocca aperta per lo stupore, ormai era una cagnetta in calore, che voleva godere”. “Facciamo così, 20 sulle chiappe e 5 sulla passera, ma dopo le prime 20 potrai scegliere se altre 10, sul culetto che è bello ammortizzato, oppure 5 con lo sconto ma con l’incognita di averle sulla fichetta” “sdraiati con la pancia qui” indicandogli le mie gambe. Io:“Marco preferisci che picchio duro o che la carezzi anche un po’” Lui: “Non fargli male, fai piano” Io: “Ma quanto ti vorrà bene questo ragazzo?” mentre gli palpavo le chiappe a piene mani, lei teneva le gambe serrate, “facciamo così ogni sculacciata tu Monica conti ad alta voce, aggiungendo un grazie, proviamo” ed il primo sculaccione a mano piena partì, lei allungango il collo fece un “ahhh” piuttosto forte, ma poi riprendendosi subito “uno grazie”. Io: “evitiamo l’urletto iniziale, non vorrai mica disturbare i vicini? Anche perchè se suona qualcuno ti faccio andare ad aprire così.” Anche il secondo sculaccione fu bello peso sulla chiappa sinistra ancora bianca, avevo già in mente come convincerla ad essere più aperta. Monica: “ahia, due grazie” Partì anche il terzo che stavolta trovò la chiappa già arrossata. Monica: “tre grazie, mi fai un male cane però” Io: “guarda stasera sono buono, facciamo così, se tieni le gambe chiuse la forza è questa, se le apri leggermente farò un po’ più piano, se le apri tutte significa che ti brucia e vuoi continuare ma meno forte, ok?” Monica non se lo fece ripetere due volte, era già tutta spalancata, la faccia, rossa anche quella, era rivolta al suo ragazzo aveva solo il grembiule di cucina che in quella posizione non copriva nulla, le tette barcollavano nel vuoto, e dalla mia posizione la dominavo fisicamente e visivamente. Visto che aveva le gambe spalancate gli detti proprio una pacca passando a mano piena molto lentamente dalla passera bollente.

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