La moglie di Gelindo

La moglie di Gelindo

Era il lontano millenovecentosettantacinque, avevo quindici anni ed un corpo ormai da uomo, la timidezza però era quella dell’adolescente. Vivevo in una cittadina nell’ hinterland di Milano con i miei genitori operai che erano fuori casa tutto il giorno per lavoro, mia madre mi lasciava il pranzo pronto ed io mangiavo da solo. La solitudine delle vacanze estive e l’ozio, mi portavano a masturbarmi praticamente tutti i giorni in particolare quando vedevo la signora Piera la vicina di casa, intenta a curare il suo orto/giardino. Era una donna di quarant’anni, moglie di Gelindo, un piccolo impresario che in quegli anni del boom economico, lavorava di giorno fino a tarda sera. Lei era casalinga con un figlio ventenne appena diplomato geometra che lavorava con il padre, la vedevo uscire tutti i giorni per andare a fare la spesa con la sua cinquecento, mi posizionavo sul balcone dietro la tenda da sole, e quando la vedevo uscire dalla macchina con le portiere ad apertura anteriore, la visione delle sue cosce mi turbava e mi chiudevo in bagno per una lunga sega. Il pomeriggio poi, prendevo la mia bici, facevo un giro e al ritorno mi sedevo sul muretto davanti a quell’ orticello dove sapevo che spesso la Piera era intenta a lavorare, quando si abbassava, il camice lasciava vedere le sue grosse tette e da dietro si vedevano le gambe fino al culo. Fantasticavo su di lei, mi immaginavo a pranzo a casa sua, anche lei come me era sola visto che il marito e figlio tornavano alla sera sul tardi, immaginavo di andare a letto con lei e fare l’amore con quella donna cicciottella che turbava le mie giornate.
Era un mercoledì mattina, ero sul balcone in attesa, ma contrariamente agli altri giorni, l’avevo vista avviarsi al giardino, avevo inforcato la bici ed avevo fatto un breve giro, mi ero fermato sul muretto e mi ero seduto come sempre rivolto verso di lei, l’avevo salutata ma non osavo andare oltre, stava vangando un pezzo di quel giardino a pochi metri da me, fissavo quel sedere e sentivo il mio giovane cazzo puntare nei pantaloni corti, era sudata e vedevo che era affaticata, mi ero avvicinato con l’intenzione di chiedere se aveva bisogno di aiuto, le sue tettone però avevano catturato la mia attenzione e avevo tardato a farle la domanda, lei si era fermata e con un sorriso mi aveva anticipato:
“Ehi Carlino… che fai guardi la mia ciccia ? Guarda che ti fa male… sai che poi se… si diventa ciechi ! “
Ero arrossito e mi vergognavo come un ladro, avevo balbettato:
“Nooo… non guardavo assolutamente, volevo chiederti se volevi che ti aiutassi… “
Lei aveva piantato la vanga e ridendo si era andata a sedere sul muricciolo all’ombra di una pianta, si era seduta e il camice sbottonato lasciava vedere le cosce polpose, io cercavo di non guardare ma la tentazione era troppo forte, quelle gambe mi facevano impazzire e lei aveva rimarcato:
“Ah…. stavi di nuovo sbirciando… ma non importa dai che scherzo, non aver paura che non lo dico a nessuno, e poi non aver paura che non diventi cieco ahahahah, a me non importa se guardi, ho caldo e anzi, sai che ti dico ? Mi sbottono ancora un po’, se prendi il mio posto a vangare… mentre levori al posto mio, ti permetto di guardare…”
Dicendo questo, si era sbottonata altri due bottoni in alto, si vedevano quelle grosse tettone sostenute da un reggiseno bianco, avevo preso il badile e avevo cominciato a vangare con l’energia della giovane età, lei mi osservava e si complimentava per come lavoravo, guardavo quella donna fantasticando su un premio per il lavoro, la immaginavo sotto di me che la chiavavo, il mio giovane uccello nonostante il sudore era duro, lei se ne era accorta ed aveva riso provocandomi una vampata di rossore, si era alzata dicendomi:
“Non vado via, tu continua a lavorare che ti porto da bere, se vai avanti così… tra un’ora hai finito, e ti invito a mangiare da me per pranzo, vado e torno…”
Era tornata dopo dieci minuti con una bottiglia di aranciata, ci eravamo fermati all’ombra ed avevo bevuto con ingordigia, lei si era riseduta sul muricciolo e avevo notato che il reggiseno bianco non c’ era più, il grembiulone ora era sbottonato di altri due bottoni sulle gambe e avevo notato che si potevano vedere le mutandine nere, ero tornato al lavoro mentre lei faceva altro, si abbassava davanti a me e io potevo vederle le chiappe, poi si girava e abbassandosi davanti le potevo vedere il seno per intero, compresi i capezzoli, alla mia età era la prima volta che vedevo una donna così provocante, dopo poco avevo finito e le avevo chiesto:
“Piera, posso aiutarti ancora ? Hai altro da fare ? ” Lei sorridendomi mi aveva accarezzato il viso dicendomi:
“Poverino… sei tutto sudato per colpa mia… no, grazie, abbiamo finito, ora è quasi mezzogiorno e vado a farmi una doccia rinfrescante, anche tu ne hai bisogno, vai anche tu…”
Ero deluso, mi aveva detto che mi avrebbe invitato a pranzo, l’avevo guardata ancora nell’apertura del seno pensando che non avrei più avuto una occasione del genere, rassegnato avevo risposto:
“Va bene, se hai bisogno altre volte, chiamami, vado a fare la doccia e poi mangio quello che mia madre mi ha preparato…” Lei sorpresa aveva detto:
“Non se ne parla, ti ho detto che ti avrei invitato a pranzo… sono sola e mi fai compagnia, e poi con la fatica che ti ho fatto fare è il minimo che ti devo… anzi… è troppo poco, vai a rinfrescarti e poi vieni da me, ti lascio aperto, entra pure senza suonare, dai, a dopo.”
Avevo fatto la doccia con il cazzo duro, ma avevo fretta e non mi ero neanche segato, poco dopo ero in casa di Piera, ero entrato in cucina ed avevo notato il tavolo pronto, lei si stava facendo la doccia, mi ero seduto sul divano e dopo poco era apparsa lei con l’accappatoio che lasciava intravedere le gambe e una parte delle sue tettone, ci eravamo seduti a tavola ed avevamo consumato un leggero pasto, quando si era alzata per fare il caffè, l’accappatoio si era aperto completamente, avevo potuto vederle la figa pelosa e nerissima, quel seno grande con capezzoli grandissimi, ero estasiato ed impaurito per la situazione, lei si era scusata:
“Oh, mi si è slacciata la cintura dell’ accappatoio, scusa Carlino… ti ho scandalizzato vero ? Ma non sarà la prima donna nuda che vedi vero ? Eppoi con quello che hai faticato, ti meriti lo spettacolo ahahahah”
Non sapevo cosa rispondere, ero impacciato e turbato, avevo quasi paura di perdere la mia verginità con quella donna che vedevo più vecchia di mia madre, avevo abbozzato un sorriso ed avevo risposto:
“Nooo… ne ho viste di donne nude, al cinema e sui giornali ma mai dal vero.”
Lei aveva chiuso il suo accappatoio, mi aveva porto il caffè, lo avevamo bevuto in silenzio ed infine lei:
“So che sei molto imbarazzato, ma non è successo niente tra noi, però anche quello che ti ha turbato, non devi dirlo a nessuno, me lo prometti ? Se mi giuri di tenerlo per te… ti faccio toccare le mie tette… senti…”
Aveva aperto l’accappatoio, mi aveva preso una mano appoggiandola sul suo seno, mi aveva baciato a lungo mettendomi la sua lingua in bocca, e quello era il primo bacio per me, il mio cazzo era talmente duro da farmi male, con l’altra mano le toccavo le cosce, lei mi abbassò i pantaloncini, mi tolse la canottiera e mi condusse in camera da letto.
La mia testa girava e il mio respiro era affannoso, lei mi aveva fatto stendere e mi aveva fatto il primo pompino della mia vita, io pensavo che mi sarebbe piaciuto di più mettere il cazzo dentro di lei ma che forse lei non me lo avrebbe permesso, dopo poco, aveva smesso di succhiarmi il cazzo ed io pensavo che mi avrebbe mandato a casa, lei invece era salita a cavalcioni su di me e con la sua mano aveva indirizzato il mio uccello dentro la sua figa. La sensazione era stata di essere unghiottito da una ventosa, era bellissimo, lei si era lasciata andare ad un sospiro, poi aveva preso ad alzarsi ed abbassarsi, in pochi minuti avevo sentito il mio sperma uscire dal mio cazzo e allagare quella figa profonda.
Lei si era lasciata andare al mio fianco baciandomi, aveva ripreso il cazzo molle nella sua mano e stringendolo dolcemente e limonandomi ancora aveva chiesto:
“E’ stato bella la tua prima volta ? Ora deve essere un segreto tra noi, se vuoi non ci vedremo più… ma quello che è avvenuto non si deve sapere, è una cosa molto delicata perchè se lo sapesse mio marito sarebbe un dramma… anche per i tuoi… quindi… cosa mi dici ?”
Il mio cazzo stava diventando duro, l’avevo baciata e l’avevo tranquillizzata dicendole:
“Piera… è stato il giorno più bello della mia vita, è stato bellissimo sei una donna fantastica e …ti amo…”
Ero salito su di lei che mi aveva di nuovo guidato il cazzo nella sua figa, la limonavo con amore, quella seconda volta è stata molto più lunga e coinvolgente, dopo la seconda c’è stata la terza, dopodichè lei mi aveva fatto rivestire, mi aveva raccomandato di non dire niente ai miei e mi aveva mandato a casa. Da quel giorno, sono diventato l’amante giovane della Piera, e la nostra relazione clandestina è durata sette anni, infine quando loro hanno traslocato in una altra città, i nostri incontri si sono diradati e raramente ci siamo rivisti, l’ultima volta che abbiamo fatto l’amore, io avevo quarant’anni e lei sessantacinque.

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