La Metamorfosi

La Metamorfosi

LA METAMORFOSI

Premessa: Questo racconto l’ho pubblicato con il consenso di mia moglie perché possa essere d’aiuto ad altri. E’ questo il motivo per cui abbiamo deciso di raccontare la nostra avventura di come un banale capriccio abbia innescato una serie di eventi in apparenza insignificanti che hanno letteralmente stravolto il nostro tranquillo rapporto di coppia trascinandoci in breve in un vortice senza ritorno.

Lei quarantottenne professoressa di matematica nel liceo scientifico della nostra città.
A scuola sempre ligia e seriosa, intransigente con gli studenti ma affettuosa e calda tra le mura di casa.
Sono passati vent’anni da che ci siamo sposati anche se sembra ieri, un matrimonio saldo nonostante non sia stato coronato dall’arrivo di figli, questo è stato il suo unico rammarico che forse però ci ha reso più uniti.
Siamo sempre andati molto d’accordo soprattutto per quanto riguarda il sesso, ne siamo molto portati ma soprattutto è lei che sfrutta ogni occasione per farlo. Basta che le dia una palpatina ovunque sul corpo e si concede senza limiti.
Invece di perdere l’ardore, con l’età è diventata ancora più calda e adesso arrivando ad avere durante l’amplesso anche più orgasmi consecutivi.
Fu proprio questo suo cambiamento che mi indusse a pensieri trasgressivi, cominciai a far fatica a starle dietro e iniziai a fantasticare eccitandomi a pensare di condividerla con un altro uomo per sopperire alle sue voglie e mi accorsi che questo pensiero mi eccitava in maniera incredibile e nonostante il sesso fra noi non esistessero segreti non avevo il coraggio di condividere con lei questa mia nuova fantasia perché avevo paura che fosse troppo e si offendesse, in fondo ero stato il suo primo e ultimo uomo, come avrei dirle che avrei voluto che si facesse scopare da un altro.
Francesca è una cavallona alta 1,72 ha i capelli lucidi e neri come la pece che porta sempre raccolti dietro la nuca e nonostante abbia compiuto 48 anni ha un corpo spettacolare e lo charme che solo la donna matura può avere, il corpo è sensuale e le curve perfette che purtroppo solo io so che possiede.
Vivendo da soli non ci curiamo di girare per casa in mutande e capita sovente vederla girare in déshabillé o con le sole mutandine e per me è un piacere guardare il suo magnifico seno ancora turgido nonostante l’abbondanza, col corpo tonico e tutto curve che sempre mi ha attratto. Ed è proprio questa la mia rabbia, perché solo io so quanto è attraente perché si veste sempre fin troppo sobriamente con abiti quasi monacali e sformati che nascondono le sue forme rendendola insignificante a quanti la incontrano o la conoscono. Invece avrei voluto essere un marito invidiato per la bellezza della propria moglie perché non trovavo giusto che solo io sapessi che non è la secchiona che vuole far credere.
Non so le volte l’ho spronata cercando di convincerla a cambiare modo di vestire senza mai riuscirci. Diceva che quell’abbigliamento era consono al lavoro che svolgeva e che comunque un uomo l’aveva già e non aveva bisogno di mostrarsi.
Ma torniamo a noi. Nonostante questo però da qualche tempo il nostro desiderio si era affievolito e non l’accontentavo più così assiduamente come lei avrebbe voluto, abbiamo affrontato l’argomento arrivando a pensare che fosse una tappa inevitabile nel percorso di una coppia che sta insieme da un ventennio, ma la cosa non mi stava bene e le dissi che era ancora presto per tirare le somme e che avremmo dovuto trovare un escamotage per ravvivare il nostro rapporto.
– E in che modo chiese lei, iniziando magari a vedere film porno?
– Non era a questo che pensavo, anche se non è da escludere risposi. Se invece tu cominciassi a vestire in modo meno sobrio almeno fuori dalle mura scolastiche potrebbe essere un primo passo, non hai idea dell’invidia che mi fanno quei mariti ai quali gli guardano le mogli magari mentre fanno la spesa o se ne vanno in giro per i centri commerciali, donne che non sono neanche lontanamente attraenti come lo sei tu solo per colpa del tuo modo di vestire, e questo non mi sembra giusto.
– Ah disse lei, vorresti vedermi vestita come una zoccola per farmi desiderare dagli altri, magari vorresti che sculettassi andando in giro a mostrare tette e culo, è questo che vuoi! Si?
– Ma no risposi, non vorrei mai vederti vestita con abiti volgari, mi basterebbe vederti vestita con abiti che possano mostrare la tua femminilità, gonne appena sopra le ginocchia, delle scarpe col tacco anziché le solite scarpe insignificanti ecc…, il resto ce l’hai addosso. Al solo pensiero di vederti così mi eccito le dissi, e gli feci vedere la mia erezione.
Vedendomi con il cazzo in tiro si mise a ridere e mi abbracciò.
– Vorrà dire che Sabato prossimo lo dedicheremo per far compere. Poi facemmo l’amore.
Il Sabato successivo andammo in un grande Outlet fuori città a far compere e rimasi sorpreso nel vedere che provava quegli abiti che fino ad allora aborriva e che ora mi mostrava chiedendo il mio parere.
Ma la sorpresa maggiore la ebbi quando entrammo nel negozio di intimo, lì si lasciò veramente andare comprando capi meravigliosi che ci costarono una fortuna, ma era felice e io non vedevo l’ora di vederla con indosso quei capi.
Era sera quando decise che poteva bastare e facemmo ritorno a casa stanchi ma felici.
Quella sera in procinto di andare a letto le dissi che mi sarebbe piaciuto vederla indossare qualche capo appena acquistato, lei che era già a letto balzò giù e corse in sala dove aveva lasciato le borse degli acquisti.
– Mi vesto di qui disse.
Quella che poco dopo entrò in camera non era mia moglie, pareva una modella che sfilava per una casa di Lingerie d’alta moda.
– Mio Dio dissi, ma sei tu!
– E lei sorniona: ma come, non riconosci la tua amante?
– Oh si risposi, solo non ricordavo quanto fossi bella, mi hai fatto venire un colpo.
– Si disse lei rimirandosi allo specchio, effettivamente non sono niente male così agghindata, sembro un po’ un’adescatrice ma è quello che volevi no?
si rigirò per farsi ammirare e si sdraiò sulla poltrona a capo del letto accavallando le gambe perché la guardassi. La gonna era salita mostrando le gambe avvolte in un paio di calze fumè tenute da un reggicalze e ai piedi il nuovo paio di scarpe nere comperate quel pomeriggio con il tacco alto e a spillo. Sembrava davvero una mangiatrice di uomini.
– Dio mio che figa che sei le dissi, sei talmente sexy che non sembri neanche tu!
– E lei con sorriso sornione rispose: non era così che volevi la tua troia?
E vedendomi con il cazzo duro in mano disse:
– Cosa fai col pisello in mano, ti è venuto duro solo a guardarmi?
– Si risposi, e se fai quest’effetto a me immagina a quelli che ti vedranno quando andremo in giro.
– E’ solo una tua idea rispose, con tutte le giovani donne che c’è in giro hanno ben altro da guardare che una vecchietta come.
Fu allora che mi venne l’idea.
– Facciamo una prova dissi, ora ti faccio delle foto, non muoverti, rimani così che torno subito.
Mi aspettavo un suo rifiuto, che mi chiedesse del perché volessi fotografarla, invece la sua accondiscendenza mi sorprese, mi avrebbe permesso di fotografarla sdraiata com’era ora tutta scosciata e con le tette mezze fuori?
Tornai con la macchina fotografica e prima ancora che mi mettessi a scattare assunse delle pose erotiche che man mano divennero a dir poco erotiche arrivando ad assecondare tutte le mie richieste e spostando il perizoma per farsela fotografare. Non credevo ai miei occhi e continuai a scattare in sequenza come un forsennato.
Si divertiva lei, si abbassava il perizoma e mettendosi bene in vista mi sollecitava a scattare.
Rideva come una matta nel vedere quanta enfasi ci mettevo e col cazzo che sballottava di qua e di là. e per eccitarmi di più si sdraiò a gambe aperte sul letto, abbassò il perizoma e alzando le gambe in aria che con le dita aprì mostrando quanto già fosse umida di umori.
Era evidente che questa novità la eccitava, così ne approfittai.
Le dissi di spogliarsi, di rimanere col solo intimo e lei lo fece. Si tolse la camicetta e la gonna e rimase in perizoma con calze e reggicalze e le scarpe col tacco alto. Sembrava una vera zoccola d’alto bordo e la voglia di scoparla mi salì in modo esponenziale.
Dopo aver scattato altre foto altamente erotiche dove mostrava tutta la sua femminilità e in altre dove si era fatta riprendere con la figa dischiusa tenuta aperta dalle sue belle dita affusolate e le unghie smaltate di rosso.
Non resistendo oltre posai la macchina fotografica e le saltai addosso, eravamo arrapati come ricci, lei era talmente bagnata che se lo infilò dentro in un nano secondo, cosa che non ci capitava da tempo. Non si può dire che facemmo l’amore, fu una vera sveltina che durò poco ma che fu travolgente per entrambi. Una volta calmati i bollenti spiriti mi disse di scaricare le foto perché le voleva vedere.
Le scaricai sul computer eliminando i doppioni e quelle meno belle, a guardarle ci eccitammo un’altra volta.
– Hai detto che gli uomini sono più attratti dalle ragazzine che non da una come te? Bene dissi, io penso esattamente il contrario e te lo dimostrerò.
– E come?
– Ne scegliamo qualcuna, ne oscuro il viso in modo che non ti si riconosca e le pubblichiamo su un sito che ho individuato dove i mariti mostrano le mogli per riceverne i commenti. Bello no?
– Ma sei scemo? Ma che cazzo… Tu sei impazzito, non pensarci nemmeno! Ma come t’è venuta in mente una cosa simile.
– Calma, calma le dissi, ora ti faccio vedere e poi decidi.
Cercai il sito e lo aprii, andai sulle inserzioni e le mostrai la moltitudine di foto di donne i cui mariti o i fidanzati avevano pubblicato, le feci vedere che i visi erano ben celati e irriconoscibili.
– Era questo che intendevo le dissi, tu saresti una delle tante persone anonime che si mostrano solo per il piacere di essere guardata e per leggere i commenti.
Si calmò, scorse un po’ di foto e le feci scegliere le foto che pensava andassero bene e di cui avrei celato il viso con photochop e una volta finito le chiesi:
– Vedi che sei irriconoscibile, nessuno potrà associare questo corpo al tuo viso, primo perché non ti si riconosce e secondo perché nessuno assocerebbe te a un corpo così meraviglioso tanto meno i tuoi studenti che ti credono una secchiona.
Mi dette un buffetto sulla nuca e acconsentì perché le caricassi e fu lei a decidere quali pubblicare. Ne scelse tre e le caricai, poi mi disse di aggiungerne un’altra, poi un’altra e poi un’altra ancora fino a che ne caricammo una decina.
– Caspita dissi, meno male che non volevi pubblicarne. Mi guardò e sfottendomi mi fece la linguaccia.
Per farci un’idea di cosa scrivere nell’annuncio ne leggemmo qualcuno, la maggior parte erano mariti che volevano che si commentassero le foto delle proprie mogli chiedendo anche commenti pesanti e epiteti spinti. Non prendemmo esempio da questi e scrivemmo chiedendo commenti evitando la volgarità.
Quando finimmo spegnemmo il computer e tornammo a letto dove nuovamente eccitati ci mettemmo a fare l’amore.
Al mattino, dopo colazione Francesca accese il computer curiosa di leggere i primi commenti, ma ci restò male perché lesse che l’annuncio doveva ancora essere approvato e quindi non ancora pubblicato.
Un pomeriggio di metà settimana ricevetti una telefonata da Francesca, era eccitatissima, mi disse che si era collegata al sito e avevano pubblicato il nostro annuncio e le foto e che c’erano già un sacco di messaggi da leggere, era euforica.
Quella sera a cena non fece altro che parlare dei tanti messaggi ricevuti e non vedeva l’ora di farmeli leggere, ne aveva già letti un sacco eliminando quelli insignificanti.
Finito di cenare ci mettemmo al computer e nonostante Francesca avesse già scremato i messaggi, ce n’era ancora un’infinità e continuavano ad arrivarne.
Erano sorprendenti i complimenti che ricevevano le foto pubblicate, alcuni scrivevano solo velatamente il desiderio di farsela, mentre altri erano più espliciti e senza mezzi termini le scrivevano che era un gran puttanone tutta da chiavare e inculare, nata per soddisfare i cazzi e ci avrebbero pensato loro a farlo se solo voleva.
– Meno male che sei solo una vecchietta le dissi ridendo, guarda un pò quanti fan hai attirato, altro che sbarbate.
– Si rispose contenta, non avrei mai pensato di riceverne così tanti, però la maggior parte sono dei buzzurri ignoranti che ragionano solo col pene, lo mettono in mostra come se servisse solo quello.
– Leggiamone qualcuno le dissi.
Cominciò ad aprirli, ce n’era di tutte le età e misure, alcuni giovanissimi che mostravano la loro virilità dando per scontato che fosse sufficiente per attirare l’attenzione e altri meno giovani che oltre alle foto esprimevano i loro desideri specificando nel dettaglio cosa cercassero. Uno in particolare attirò la sua attenzione,
scriveva in maniera forbita e educata, era un signore che diceva di avere più di 60 anni ma nelle foto sembrava molto più giovane perché mostrava un fisico snello e ben curato con una dotazione fuori dal comune, per dirla tutta aveva un cazzo fuori grosso e lungo mica da ridere.
– Guarda questo che razza di coso ha sotto disse lei, ma sarà vero?
– Certo che è vero risposi, non penso che mettano delle foto non veritiere perché se venissero contattati, al momento opportuno si scoprirebbe la verità e farebbero la figura dei cialtroni, non penso che un uomo di quest’età voglia fare di queste figure. E d’acchito le chiesi:
– Se tu decidessi di rispondere a un’inserzione a chi risponderesti a uno sbarbato oppure a un uomo maturo.
– Ah disse lei convinta, certamente non a un giovane, quelli son capaci di metterti nei casini, io che ho a che fare con loro tutti i giorni ne so qualcosa. Un uomo maturo invece è più probabile che ti dia più sicurezza ti pare?
– E quindi risponderesti a questo qui?
– Per il modo in cui si è posto si, fra quanti m’hanno scritto è l’unico a cui risponderei, è stato educato e mi ha fatto i complimenti come si fanno a una signora non come gli altri che mi hanno detto di tutto.
– Non è invece per l’anaconda che ha sotto che gli risponderesti risposi.
– Che scemo che sei disse di rimando, poi con un sorriso sornione aggiunse che un pensierino ce lo farebbe volentieri.
Passammo un po’ di tempo a leggere i messaggi che nel frattempo continuavano ad arrivare, tra questi ce n’era un altro del signore di prima nel quale ci lasciava il suo indirizzo mail dicendoci che se ci aveva incuriositi bastava che gli rispondessimo e ci avrebbe anche mandato delle sue foto con il viso non censurato.
– Ti va di vedere che faccia ha chiesi a Francesca.
– Perché no rispose, e come se avesse già deciso di farlo gli scrisse con il nostro nuovo indirizzo e-mail da poco creato proprio per quello scopo e dicendogli che l’aveva incuriosita e ora voleva vederlo in viso.
Pochi minuti dopo l’icona della posta lampeggiò per una mail in arrivo. L’aprimmo ed era la sua risposta. Diceva di chiamarsi Antonello, di aver allegato delle foto e sarebbe stato felice che gli dicesse se era di suo piacimento e se fosse possibile averne delle sue. Francesca cliccò gli allegati e li aprì uno per uno. Ce n’erano alcune che lo ritraevano mentre sorridente camminava per strada vestito sportivo e nell’insieme era un uomo interessante, in altre veniva ritratto sdraiato sui cuscini di un’imbarcazione col pisello fuori dal costume da bagno e in un’altra sempre sui cuscini completamente nudo insieme a una bella donna anch’essa nuda e il viso oscurato che stringeva il suo grosso cazzo nella mano. Riconobbi la località alle loro spalle, erano alle cinque terre in Liguria.
Francesca fece un primo piano del suo viso apprezzandolo, poi tenendo l’immagine ingrandita la fece scorrere sul petto glabro fino a mettere in primo piano il cazzo maestoso che si guardò con gusto.
– Ce l’ha davvero grosso disse, guarda, la mano di lei non riesce neanche a prenderlo tutto, sembra un totem.
– Cos’è, t’è venuta l’acquolina in bocca risposi.
– Uffa rispose seccata, ma perché devi sempre fare il cretino, ho commentato un dato di fatto, perché vuoi forse dire che non ha un bel cazzo?
– Ma si risposi, stavo scherzando, sono solo un po’ geloso nel vederti ammirare il cazzo di un altro e a pensare a quanti orgasmi avresti se scopassi con lui, al solo pensiero guarda e gli mostrai la mia erezione.
– Ma ti rendi conto di quello che dici rispose prendendomelo in mano, ti sei eccitato a pensare che scopassi con lui?
– Si dissi.
E continuando a guardarlo trasognante si chiese cosa potesse provare una donna a essere posseduta da un cazzo così.
– Ma tu davvero ti ecciti a pensare che scopassi con lui.
– Ce l’hai in mano la risposta le dissi, non senti com’è duro? Con un giovane no, ma con lui è un’altra cosa. Una persona così mi da fiducia, sembra una persona per bene, tu che ne dici?
– Dire cosa? Vorresti che ti dicessi che me lo farei? Un pensiero ce l’ho fatto, anche io mi sono eccitata e mi sono bagnata. Però disse, secondo me stiamo sbagliando a fare questo, perché conoscendoti so che non vorrai fermarti a questo e il solo pensiero che possa accadere mi eccita e mi fa paura allo stesso tempo e per questo che è meglio se ci fermassimo ora.
– Ma noi non dobbiamo far nulla che non si voglia, il nostro è un rapporto molto saldo e se succederà non sarà questo a porgli fine.
– Si ma tu mi conosci disse lei, lo sai che poi perdo la testa e non sono capace di fermarmi. Poi pensierosa aggiunse: E’ meglio lasciar perdere.
Stavo leggendo alcune le recensioni

Tornò nel suo annuncio e mi fece leggere alcune recensioni di donne con le quali si era incontrato ed erano tutte entusiaste di aver giaciuto con lui sperando di poterlo incontrare di nuovo con la benedizione dei loro mariti che lo ringraziavano per come le avesse soddisfatte.
– Bene dissi io, ecco un’altra ragione per scrivergli, dai rispondigli.
Mi guardò come per leggermi dentro, e vedendomi determinato disse:
– Sei sicuro?
– Si risposi, proviamo e vediamo che succede, non è detto che finisca come pensiamo, a te non incuriosisce come andrà a finire?
– Va bene disse lei, se è questo che hai deciso. Che foto gli mandiamo?
– Sceglile tu fra quelle non pubblicate le dissi.
Si mise a cercale tra la moltitudine di foto e forse a causa della mia presenza evitava quelle troppo spinte e dove mostrava la topa tenuta aperta con le dita, si soffermava a guardarle ma poi passava oltre pensando fosse troppo, così la spronai.
– Perché non gli mandi quella che hai appena passato.
La riprese e la guardò. Era semisdraiata sulla poltroncina con le sole calze il reggicalze e le scarpe, sembrava una che stava eccitando il proprio uomo, con una gamba appoggiata di traverso sul bracciolo e l’altra aperta mentre con le dita teneva aperte le labbra della figa depilata.
– No disse lei, questa è troppo spinta, è bene che resti nel privato.
– Invece penso che sia proprio questo genere che lui vorrebbe che gli mandassi, in fondo ci siamo iscritti per questo, pure lui te ne ha mandate più che esplicite, ma vedi tu dissi, fai quello che ti senti di fare.
– Va bene disse, allegò anche quella insieme alle altre e gli scrisse che aspettava un suo commento. Poi cliccò l’invio.
Intanto che aspettavamo la risposta la toccai tra le cosce ed era bagnatissima, sollevò il sedere e si sistemò sulla poltroncina sporgendo il bacino e allargò le gambe. Sapevo bene cosa volesse ora. Mi inginocchiai tra cosce e mi misi a leccarla. Mi teneva per i capelli e mi incitava eccitata, e subito raggiunse l’orgasmo. Era evidente che questa situazione la eccitava addirittura più di quello che credevo, non avrei immaginato che questa cosa prendesse questa piega e ero curioso di vedere some si sarebbe sviluppata, non potevo immaginare che questo era solo il preludio a ciò che sarebbe accaduto.
Poi la casella di posta lampeggiò: era lui che rispondeva.
Le scriveva dicendole che era rimasto incantato da tanta bellezza e dalla femminilità che sprigionava e rivolto a me per quanto fossi fortunato ad averla. Ci inviò il suo nickname di Skype proponendoci di collegarci in modo che ci si potesse conoscere.
Chiesi a Francesca se fosse d’accordo.
– Per me va bene disse lei, evitiamo i tempi morti delle mail, e per te?
– Anche per me dissi, dai collegati.
Aprì il programma e posizionò la webcam in modo che le si vedesse solo il viso, mi guardò soddisfatta e mi chiese se così poteva andar bene.
– Certo risposi, ma ti si vede solo il viso, mentre se ti metti una delle tue vestagliette puoi abbassare l’inquadratura e mostrargli anche il seno, che dici?
– Va bene rispose, vai a prendermene una.
Tornai con una vestaglietta leggerissima, nera e trasparente, lei mi guardò e disse:
– Ma con questa mi si vede tutto disse.
– Si vede e non vede risposi, cosa c’è di più sexy?
La indossò e si sedette, riposizionò la webcam che ora oltre al viso inquadrava pure il suo magnifico seno semi nascosto dalla trasparenza della vestaglia e il cazzo mi faceva male da quanto era duro.
Una volta collegata immise il suo nickname e gli chiese il collegamento che subito arrivò.
Prima ancora di presentarci si profuse in un mare di complimenti, ma ero certo di questo, non poteva esimersi vista quanto bella fosse la donna che stava guardando. Parlammo un po’ in generale e ci disse che lui si era ritirato in pensione lasciando la sua attività ai figli e essendo vedovo e amante del mare si era trasferito in Liguria dove aveva una casa e una barca e proprio dalla barca si era collegato con noi.
Prese il computer e fece una panoramica dell’interno. Dall’arredamento capimmo che si trattava di una barca a vela e pure grande, e trafficando coi fili del computer per rimetterlo sulla console, inavvertitamente inquadrò la parte bassa della sua figura, era nudo e per un attimo apparve il suo cazzo sullo schermo, che anche a riposo si vedeva quanto fosse imponente.
Tra una chiacchiera e l’altra ci chiese il motivo della nostra inserzione, di cosa cercassimo, se era per solo curiosità o per fare contento me ecc…
Francesca gli rispose dicendogli la verità. Gli disse che era stata una mia idea, che l’avevo convinta a fare quell’inserzione perché secondo lei sarebbe passata inosservata al confronto con altre donne più giovani e per smentirmi l’avevo convinta a fare delle foto e a pubblicarle nonostante l’età.
– Cosa? Rispose lui, ma tu sei meravigliosa, chissà quante su quel sito t’invidieranno, hai un corpo splendido da far perdere la testa e il seno poi è una meraviglia della natura, peccato lo tenga nascosto.
Francesca sollevò la testa per guardarmi, io ero dietro di lei con le mani appoggiate sulle sue spalle, le sorrisi e preso il bordo della vestaglia la scostai facendone uscire il seno, cosa che lei mi lasciò fare .
– E’ un incanto disse lui, non c’è uomo sulla terra che non si sentirebbe attratto da una donna bella come te, emani una carica erotica inimmaginabile.
– Ti ho eccitato gli chiese lei sorprendendomi.
– Si rispose lui, vuoi vedere?
– Si rispose lei di rimando.
Lui si fece indietro con la sedia e le mostrò il suo cazzo duro che stringeva in mano. Vedi come mi hai ridotto disse, ti piace?
– Si rispose Francesca, Mi piace.
– Tuo marito è li con te chiese lui.
Io mi ero spostato e ora ero al lato del computer fuori campo e le feci segno di dire che non c’ero, volevo vedere che sviluppo prendeva la cosa se pensava di essere solo con lei, e questo m’intrigava di brutto facendomi eccitare all’inverosimile.
– No rispose lei, è salito di sopra in mansarda perché gli suonava il cellulare.
– Vuoi che mi tocchi per te le chiese lui.
– Si gli rispose.
Lui si avvicinò alla webcam facendo in modo che il cazzo fosse in primo piano, fece scorrere giù la mano facendo uscire la grossa cappella violacea e già umida di liquido pre – eiaculatorio.
Lei ora aveva la tipica espressione di quando aveva voglia, lui se ne accorse e le chiese di toccarsi anche lei e di fargli vedere. Non persi tempo e le feci segno di si.
Si spostò indietro in modo che la webcam potesse inquadrarla, e nonostante avesse una voglia matta di toccarsi si teneva la vestaglia per coprirsi. Lui la pregò perché l’aprisse e lei lo fece rimanendo però a gambe chiuse.
– E’ una sofferenza doverti solo immaginarti disse lui.
Io la guardai come per pregarla di aprirle. Lei era questo che voleva, fosse stato per lei le avrebbe anche aperte, non vedeva l’ora di farlo, ma voleva che fossi io a spronarla in modo che fossi io poi ad avere eventuali sensi di colpa e non lei. Così dopo aver visto il mio viso le aprì e gli mostrò il suo fiore rosa socchiuso e umido di umori.
– Come vorrei essere li disse pronto lui davanti a quella scena, vorrei toccarti e leccarti tutta le disse mentre che se lo menava lentamente, fallo tu per me, toccati, datti piacere come se fossi io a farlo.
– Lei come in trance mi guardò come a dirmi l’hai voluto, ora ne paghi le conseguenze. Aprì un po’ di più le cosce e cominciò a toccarsi guardando lui che faceva altrettanto.
Smisero di parlare, entrambi con lo sguardo pieno di desiderio si guardavano con la voglia l’un l’altro di volersi. Lei prima lentamente poi penetrandosi sempre più freneticamente con le dita protese il bacino verso lo schermo e con dei lamenti goduriosi raggiunse l’orgasmo.
Anch’io che già da un po’ mi toccavo ebbi un orgasmo fuori dal comune sborrandomi sulle mani e sporcando il pavimento. Anche lui non fu da meno e quando fu in procinto di venire fece un primo piano sul cazzo e sborrò sulla console mostrandole quanto fosse stata abbondante la fuoriuscita del suo piacere.
Mentre si ripuliva la riempì di complimenti, le disse parole che a una donna piace sentirsi dire, e prima di lasciarsi le lasciò il numero di cellulare dicendogli che se e quando ne avrebbe avuto voglia e tempo di collegarsi in skype doveva solo mandargli un messaggio e lui si sarebbe collegato. Da uomo di mondo non tralasciò di dirle di porgermi i suoi saluti, cosa che apprezzai molto volentieri.
Quando chiudemmo il collegamento ci guardammo esterrefatti.
– Non dirmi niente disse incazzata e si alzò come una furia, ma che cazzo stiamo facendo disse, siamo diventati due pervertiti. Entrò in bagno e sbatté la porta.
Quella sera non mi rivolse più la parola, non ci augurammo la buonanotte e non ci demmo neanche il solito bacetto che ci davamo da sempre prima di addormentarci.
Al mattino il suo umore non era mutato e uscendo mi salutò e anche li non mi diede il bacio che di solito ci davamo. Ma la conoscevo, dovevo solo avere pazienza perché sapevo che a scuola avrebbe sbollito la collera e al ritorno a casa l’avrei trovata serena.
Infatti la sera tornato a casa venne ad aprirmi la porta e mi stampò un bacio sulle labbra, sul tavolo c’erano i nostri soliti due bicchieri di vino bianco come aperitivo e finito il brindisi ci baciammo lungamente come suggello della pace ritrovata.
Quando uscii dal bagno era ai fornelli, l’abbracciai da dietro e le mordicchiai i lobi, lei sculettò per allontanarmi dicendomi di lasciarla stare che era presa.
Era bello fare pace dopo una arrabbiatura e ancora di più per il desiderio di entrambi di cercarci.
– Cosa ne pensi di quello che è accaduto ieri sera mi domandò durante la cena.
– Be dissi se devo essere sincero è esattamente quello che volevo visto che entrambi ci siamo eccitati tanto da godere come due ragazzini.
– E quindi? Disse lei.
– E quindi se a te va mi piacerebbe dare seguito alla cosa, mi ha fatto impazzire vederti davanti a uno sconosciuto che se lo menava davanti a te a gambe aperte che ti toccavi, e per questo vorrei che continuassi visto che il risultato piacevole al quale siamo giunti tutti e tre.
– Quindi vuoi un replay, ho capito bene?
– Non vedo l’ora risposi.
– E vada rispose, ma non stasera, non voglio che pensi che siamo assatanati.
– Fai tu dissi, mi piacerebbe che lo facessi anche senza di me, l’importante è che poi mi racconti tutto per filo e per segno.
Il pomeriggio successivo ricevetti un messaggio su WhatsApp da Francesca che mi avvisava che aveva deciso di contattarlo per collegarsi su skype.
– Bene le risposi, stasera quando torno mi racconterai…
Dopo quel messaggio però non riuscii più a concentrarmi sul lavoro, continuavo a pensare a cosa stessero facendo e non vedevo l’ora di andare a casa per sapere.
Venne ad aprirmi la porta e a guardarla per un attimo mi si fermò il battito.
Aveva addosso una gonna nera plissettata dieci centimetri sopra al ginocchio, una camicetta bianca abbondantemente sbottonata sul seno e come sua abitudine senza reggiseno.
Chiusa la porta mi abbracciò stretto e incollò le labbra sulle mie riempiendomi la bocca con la sua lingua vorticosa. Era arrapatissima, le misi la mano tra le cosce e la trovai senza mutandine e bagnata, le sollevai la gonna, indossava le calze nere velate con il reggicalze e le scarpe nere col tacco a spillo.
– Non sarai uscita così le domandai costernato.
– Ma no disse lei stringendo le cosce tenendomi li la mano, è stato lui a chiedermelo. Gli ho detto che ero sola in casa perché tu eri via per lavoro e che saresti stato fuori fino al giorno dopo mi ha chiesto se potevo vestirmi come nelle foto che gli abbiamo mandato, cos’ì l’ho accontentato.
– E quando ti ha vista così cos’ha detto?
– Non cosa ha detto, ma cosa ha fatto!
– E cos’ha fatto chiesi.
– Dopo avermi fatto mille complimenti se l’è preso in mano e ha cominciato a menarselo chiedendo a me di fare altrettanto.
– E tu?
– L’ho fatto, mi eccita guardarlo che se lo mena per me.
Anch’io immaginandomi la scena m’ero eccitato, volevo sapere tutto e la invogliai a parlare dicendole di raccontarmi tutto, se avevano goduto ecc…
– Siamo rimasti collegati per quasi un’ora e mezza rispose.
– Caspita, e sei venuta le chiesi mentre ci sedevamo sul divano.
– Oh si disse lei, con le dita una volta mentre col vibratore non so quante.
– Come col vibratore! Perché l’hai fatto col vibratore?
– Perché mi ha chiesto se ne avevamo uno e quando gli ho detto di si mi ha pregato di andare a prenderlo e poi mi ha chiesto di usarlo.
– E?
– E cosa! Rispose lei, e poi l’ho usato!
– E quante volte sei venuta chiesi curioso.
– Ma non lo so quante volte, so solo che il copri sedia imbottito è da buttar via. l’ho bagnato così tanto che è inutile perfino lavarlo.
– Mmmmm, ma avete anche parlato? Di cosa? Dai non tenermi sulle spine.
– Curiosone rispose. Mentre mi toccavo mi ha chiesto se il suo pisello mi piaceva.
– No dissi io, non ci credo che l’ha chiamato così, dimmi come l’ha chiamato.
– Ok rispose, mi ha chiesto se mi piaceva il suo cazzo e io gli ho risposto di si e mi ha chiesto perché. Gli ho risposto che mi piaceva perché non ne avevo mai visto un altro così grosso. Mi ha anche chiesto se tu ce l’hai piccolo ma gli ho risposto invece che hai un bel cazzo e che sai usare molto bene. Mi ha anche chiesto se avessi preferito che ci fosse lui con me al posto del vibratore e quando gli ho risposto di si ero talmente eccitata pensando di prendere il suo che ho goduto mentre gli dicevo di si. E’ stato in quel momento che ho creduto di essermi fatta la pipì addosso perché ho goduto a fontanella e ho bagnato tutto. Lui alla vista è venuto e mi era sembrato che mi venisse in faccia perché dall’eccitazione del momento ha sborrato sulla sua webcam disse ridendo. Aggiungendo che prima di salutarsi si erano ripromessi che quella sera si sarebbero ancora collegati.
Ero basito da questo suo modo disinvolto di raccontarmi tutto questo e allo stesso tempo eccitato dall’idea di quello che stava facendo. Si muoveva da sola con una sicurezza che non le era mai appartenuta ed io ero lieto di questa sua trasformazione, anche se repentina e inaspettata.
Le mostrai la mia erezione e la pregai di prendermelo in bocca, lei gli diede solo una leccatina e disse che era ora di mettersi a tavola, ci avrebbe pensato dopo al mio giocattolino.
Fu inevitabile che a tavola continuassimo a parlare dello stesso tema. Le chiesi perché gli avesse detto che sarei rimasto fuori per lavoro e mi rispose che l’aveva fatto credendo che era questo che volessi visto che la volta precedente mi ero messo in disparte e fargli credere che fossi salito di sopra perché credesse di essere sola con lui, e perché sapendola sola era curiosa di vedere fin dove si spingesse.
– E tu le dissi, cosa gli rispondersi nel caso ti chiedesse d’incontrarti?
– Gli risponderei che devo parlarne con te è ovvio.
– Questo mi rinfrancò.
– Gli risponderei che devo parlarne con te è ovvio.
– Mettiti su il Babydoll quello nero prima di collegarti le dissi.
Con quello addosso era irresistibile, era allacciato in prossimità del seno da un fiocchetto rosa e sul davanti restava semi aperto. Mi accontentò e prima di sedersi fece delle giravolte per mostrarmi quanto fosse carina. Sotto il babydoll aveva messo un perizoma nero e nell’insieme era un incanto.
Ci mettemmo al computer e io mi misi fuori campo per non farmi vedere.
Non fece in tempo ad aprire il programma di Skype che lui le chiese il collegamento.
Era ancora in barca, aveva indosso un accappatoio bianco che faceva risaltare la sua già notevole abbronzatura, ma si era già ai primi di Giugno e ci stava.
– Sei uno schianto, furono le sue prime parole. Sono sicuro che anche con indosso uno straccio lo faresti apparire come un abito firmato, sei un portento,
la tua femminilità mi provoca delle emozioni sopite dai tempi in cui ero ancore un giovincello. Come vorrei averti qui.
– Grazie rispose lei civettuola, ma davvero mi desideri così tanto?
Lui come risposta aprì l’accappatoio e gli mostrò il cazzo già semiduro appoggiato sul ventre,era proprio un bel cazzo e ne provai invidia.
Lei lo guardò compiaciuta e gli chiese se non avesse per caso preso la famosa pillolina blu visto che l’aveva sempre pronto.
– Non ne ho bisogno le rispose, sei tu la mia pillolina blu e se fossi qui te lo dimostrerei.
– In barca con te? Rispose.
– Si, in barca con me, è un posto romantico per fare l’amore e sono certo che ti piacerebbe sentirti cullata dal mare.
– Si rispose lei, de v’essere romantico farsi cullare dal mare e cominciò a toccarsi.
Lui dai suoi movimenti capì cosa stesse facendo e le chiese di mostrarsi. Lei spostò la webcam e la posizionò in modo che la inquadrasse pure tra le gambe.
– Sei fantastica le disse, avvicinati ti prego, voglio poterla ammirarla.
Lei si alzò e approfittando del fatto che non era ripresa in viso, si voltò verso come a chiedermi se fossi d’accordo e le feci di si. Sono certo che anche senza il mio assenso l’avrebbe fatto ugualmente sia per fargli piacere che per mostrare la sua nuova indole da poco scoperta di fare esibizionismo.
Sollevò la gamba e appoggiò il piede sul pianale della scrivania, poi avvicinò il bacino alla webcam e cominciò a toccarsi. Il piccolo rettangolo che mostrava quello che vedeva lui era pieno della sua figa e quando le disse di aprire bene le labbra lei lo fece. Con una mano tenne aperte le labbra e con l’altra si mise a scorre le dita sulla fessura già umida penetrandosi. Il fatto di fare questa trasgressione la eccitò talmente che cominciò a gocciolarle la figa, e mentre lui la incitava dicendole quanta fosse la sua voglia di leccarla, lei con un grido soffocato venne e dalla figa sgorgarono ancora più copiose le gocce del suo piacere.
Era venuta non solo perché si era toccata, era quella situazione che si era creata a eccitarla, e prima di tornare a sedersi mi guardò con lo sguardo perso di quando non vedeva l’ora che la chiavassi pur sapendo di non poterlo fare.
Tornò a sedersi e vide lui che se lo menava furiosamente, ora era lei a incitarlo perché venisse, cosa che accadde poco dopo. Iniziò a sbuffare dall’eccitazione e con dei versi gutturali gli spruzzi di sborra colpirono il suo petto coprendone l’abbronzatura di chiazze bianche.
A quel punto non ce la feci più, e mentre lui si accingeva a ripulirsi, presi il cellulare e composi il numero di quello di mia moglie appoggiato sul ripiano, e mentre lei guardava estasiata il suo nuovo desiderio il telefono squillò. Lei si voltò meravigliata e vedendomi col cellulare in mano capì.
– E’ mio marito gli disse, devo lasciarti, ci sentiamo domani. Lo salutò e chiuse il collegamento.
Si può dire che subito dopo ci saltammo addosso tanta era la voglia di godere, io di chiavarla e lei di sentirsi presa.
Lo facemmo con foga bestiale, e mentre la penetravo gli chiesi se stesse pensando a lui che la chiavava al posto mio.
– Siiiii rispose, lo voglio lo voglio, voglio sentirmi piena di lui.
Quelle parole insieme ai suoi gemiti accompagnarono il nostro intenso e copioso orgasmo che ci lasciò sfiniti sul divano nonostante non fosse stata altro che una sveltina.
Restammo abbracciati a lungo e io la coprii di baci. L’amavo come non mai conscio però che la strada intrapresa era a senso unico. Sarebbe stato difficile per entrambi tornare indietro. Quel nostro risveglio sessuale era sortito grazie a questa esperienza iniziata per gioco ed ora sapevamo entrambi come sarebbe finita. Del resto me l’ero voluta. Avevo messo a nudo il suo lato di femmina che neanche lei sapeva avere, e ora che era praticamente impossibile ignorarlo, ne tantomeno mettergli un freno.
Il pensiero prima labile di pensarla tra le braccia di un altro ora era diventata realtà, era solo questione di tempo ed era troppo tardi perché riuscissi a cambiare le cose.
– Amore le dissi tenendola tra le braccia, ti sarai resa conto che quanto stiamo facendo avrà degli sviluppi successivi, e per questo ti chiedo in tutta onestà di dirmi se te la senti di continuare. Sappi che prima di rispondermi io appoggerò serenamente quale che sia la tua decisione. Poco fa hai goduto pensando che fosse lui a prenderti, e se vuoi questa fantasia la potremmo fare diventare realtà se tu vuoi, sta a te decidere se realizzarla o meno.
Guardando il soffitto rimase pensierosa, poi mi guardò.
– Piacerebbe anche a me rispose, si ci ho pensato e non ti nascondo che mi eccita pensarlo. Ma tu davvero lo vorresti?
Era ciò che desideravo dicesse. Non l’aveva escluso, e quel desiderio irresistibile di cederla a quell’uomo sconosciuto ora mi dava perfino i brividi, sia di piacere che di gelosia. Mi aveva praticamente detto che non le sarebbe dispiaciuto giacere con lui e questo voleva dire che ormai aveva preso la sua decisione e io era come se fossi già cornuto. Non mi restava altro da fare che cercare il modo di incontrarlo, e siccome la notte porta consiglio mi venne in mente il modo perché questo avvenisse.
– Cosa ne dici se lo incontrassimo le chiesi il giorno dopo. Vorrei vedere chi realmente è per farci un’idea più concreta che non vederlo sullo schermo, e comunque lascio a te la decisione.
– Incontrarlo? E come? Lui vive in Liguria.
– Più tardi quando vi sentirete su skype, gli dici che ti ho chiamata e che ti passare questo fine settimana mare, e se ho capito il tipo vedrai che non perderà l’occasione per invitarci da lui per conoscerci.
– Ma sei proprio sicuro di quello che vuoi fare disse lei, non pensi alle conseguenze?
– Amore le dissi, non siamo più ragazzini, siamo arrivati a questo punto perché l’abbiamo voluto entrambi ed è da stupidi non andare fino in fondo, ci porteremmo addosso per sempre il pensiero di pensare se l’avessimo fatto ecc…, e visto che non ci ha costretto nessuno proseguiamo e facciamola finita. In fondo dovremo solo conoscerlo, vediamo che tipo è e tiriamo le somme. Male che vada avremo passato un weekend al mare.
– Va bene rispose, se proprio vuoi glielo dirò.
Il pomeriggio del giorno dopo ricevetti una telefonata che davvero non mi aspettavo.
– Pronto?
– Ciao. Era la voce di un uomo. Sono Antonello disse, mi ha dato il numero tua moglie Francesca.
Rimasi basito e non proferii parola.
Mi ha detto che avete intenzione di passare il weekend al mare, così ho pensato che potreste venire da me e essere miei ospiti. Avremmo la possibilità di conoscerci di persona e approfittarne per fare una gita in barca che ne dici. Tua moglie mi ha detto che le piacerebbe provare perché sarebbe la prima volta che andrebbe in barca, ma ha detto di sentire cosa ne pensavi tu.
– Non so che dire, non vorremmo esserti di peso.
– Ma ci mancherebbe rispose pronto, se non mi avesse fatto piacere non vi avrei detto nulla.
– Allora va bene risposi, se proprio ci tieni verremo volentieri visto tra l’altro che Sabato e Domenica danno bello e a mia moglie le piace prendere la tintarella. Stasera ne parlo con lei e ti faremo sapere.
– Ti ha chiamato Antonello? Disse mia moglie appena entrai in casa.
– Si risposi, ma perché gli hai detto di chiamarmi? Avresti potuto metterti d’accordo tu, sai bene che avrei accettato qualsiasi tua decisione.
– Si disse lei mentre toglievo la giacca, ma ho preferito che fossi tu a decidere, non vorrei mai che poi ti pentissi e dessi a me la colpa di quello che potrebbe accadere.
Caspita pensai, quindi era decisa e io già cornuto.
Il solo pensare che avesse detto che potesse accadere qualcosa significava che non lo escludeva e il fatto di voler andarci comunque la diceva lunga su quello che voleva, per questo aveva pensato di addossare a me la responsabilità di quello che sarebbe potuto succedere.
Se inizialmente ero io solo a volerlo, ora eravamo in due a desiderarlo, e pur essendo consapevole che era tutta opera mia sentivo i sensi di colpa che sopperivo pensando che in fondo era lei che aveva accettato e che se non avesse voluto non saremmo arrivati al punto in cui eravamo.
Ora però che si avvicinava il momento ero timoroso a cederla a quello sconosciuto, saperla però attratta da lui mi rendeva geloso e al contempo mi eccitava.
La nostra vita sarebbe cambiata in modo totale facendole varcare un limite che l’avrebbe sicuramente portata a superarne un altro e poi un altro ancora e mi chiesi se ce l’avessi fatta ad assistere passivamente alla sua metamorfosi senza opporre resistenza. No, ma quale resistenza, nel mio io non vedevo l’ora che accadesse perché oramai ero giunto alla conclusione che era ciò che da tempo volevo capendo pure che era la strada che mi avrebbe fatto diventare cuckold, un marito che prova piacere a vedere o sapere che altri gli montino la moglie e la facciano felice al posto suo, e questo pensiero invece di farmi vergognare di me stesso mi eccitava sempre di più.
Arrivammo al luogo dell’appuntamento e parcheggiammo nel posteggio adiacente il porticciolo dove avremmo dovuto incontrarlo. Francesca era uno schianto, chiunque la conoscesse l’avrebbe scambiata per un’altra persona, era completamente diversa dalla professoressa che tutti conoscevano.
Indossava dei jeans elasticizzati che mettevano in risalto le sue curve con sopra una canotta anch’essa elasticizzata che non lasciava nulla all’immaginazione che evidenziava invece i suoi capezzoli.
Antonello ci vide e ci venne incontro, si presentò a me stringendomi la mano mentre a Francesca le prese entrambe le mani, le sollevò rimirandosela tutta facendola un po’ arrossire, la riempì di complimenti imbarazzandola e la baciò sulle guance. Poi per rompere il ghiaccio ci invitò al bar a prendere un caffè.
E si, era proprio un bel tipo e a quanto pareva ci sapeva fare con le donne. Capelli ancora scuri brizzolati sulle tempie, era vestito sportivo: un paio di pantaloni chiari e una camicia blu aperta sul torace, il prototipo dell’uomo che a Napoli chiamano “uno sciupa femmine”.
Dopo aver bevuto il caffè ci accompagnò all’auto a prendere il borsone con dentro le nostre cose e ci dirigemmo al molo.
Attraccate c’erano una miriade di barche, lui si fermò davanti a una a vela di 48 piedi, 15 metri circa, molto ben tenuta che disse di aver avuto la fortuna di aver ritirato a un’asta. Ci togliemmo le scarpe e salimmo a bordo.
L’interno era bellissimo e tipico delle barche a vela, con l’arredamento in mogano e molto spaziosa. C’era una cabina patronale con letto matrimoniale e bagno e due altre cabine per gli ospiti con un unico bagno.
– Che ne dite chiese mostrandocela.
– E’ magnifica rispondemmo all’unisono, ora capisco disse lei perché stai sempre in barca.
– Si disse lui, mi trovo più a mio agio qui, mi sento meno solo che a casa, e quando a letto ti senti cullare dall’acqua è una sensazione che penso tutti dovrebbero provare.
– Ma andate a mettervi il costume disse indicandoci la camera, io intanto tolgo gli ormeggi e ci prepariamo a salpare.
Dopo cinque minuti navigando a motore eravamo già fuori dal porto, il mare era calmo e costeggiando potemmo ammirare le bellezze della costa Ligure che vista dal mare ha un valore aggiunto. Scelse una piccola insenatura a ferro di cavallo e gettò l’ancora. Era ancora più bello perché c’eravamo solo noi a goderci tanta bellezza, c’era qualche natante ma la maggior parte erano barche dedite alla pesca sportiva. Antonello aprì un boccaporto e l’aiutai a tirare fuori i cuscini che agganciammo al prendisole, stendemmo sopra i nostri teli da bagno e Francesca fu la prima a sdraiarsi.
– Ma come disse lui, non ti togli il reggiseno? Perché non ne approfitti visto che siamo in barca, altrimenti ti rimarrà bianco.
– Non l’ho tolto perché siamo ospiti, non sono a casa mia.
– Invece devi sentirti come se lo fossi, mi offenderei se non fosse così rispose Antonello e comunque qui è difficile che passi una barca senza che la donna non sia a petto nudo.
– Se è così disse Francesca allora lo tolgo. Con nonchalance afferrò i cordini e li tirò liberando il seno. Ci guardò prima uno e poi l’altro e vedendo la mia espressione da ebete rise e si sdraiò al sole mentre Antonello non le toglieva gli occhi di dosso. Mi guardò e mi fece segno come a dire che era uno schianto.
E lo era davvero.
Quel suo gesto comunque mi fece capire la sua disponibilità nei suoi confronti, non ricordo le volte che al mare l’avevo pregata di mettersi in topless per ricevere sempre in cambio il suo rifiuto, mentre ora senza farsi pregare l’aveva fatto.
Ma non era quello che volevo? Bene, ora ne stavo raccogliendo i frutti. Non mi aveva mai dato modo di essere geloso di lei, anzi, come ho già avuto modo di dire avrei voluto che me la invidiassero ma faceva di tutto perché questo non accadesse, ora invece insieme al piacere di vederla come l’ho sempre desiderata sentivo di essere geloso di vederla così spigliata nei confronti di Antonello, e nonostante questo vedere quanto lui la desiderasse mi inorgogliva e mi eccitava.
– Perché non ti stendi gli chiese Francesca, vieni ti faccio posto, e si spostò perché si mettesse accanto a lei mentre io rimasi seduto a poppa con le gambe fuoribordo a guardare i pesci sul fondale.
Ogni tanto a causa del moto ondoso che veniva a crearsi a causa del passaggio di altre imbarcazioni si ballava un pochino, così mi venne un’idea e dissi a entrambi che a causa di quel dondolare mi stava venendo la nausea e che sarei andato di sotto a stendermi. Mi chiesero di avvisarli se avessi avuto bisogno di qualcosa, li ringraziai e me ne andai di sotto.
Li sentivo parlare e lei ogni tanto ridere, ma non ne capivo il motivo in quanto non sentivo quello che dicevano, ma dal vetro del boccaporto in alto aperto potevo vederli riflessi, non che li vedessi bene ma quanto bastava.
Mi pareva che fossero più vicini di prima ma poteva essere una mia impressione e forse della mia immaginazione. Poi non li sentii più e non riuscendo a vedere mi azzardai a mettere fuori la testa e li vidi. Si stavano baciando come due fidanzatini, Lui era semi sdraiato sopra di lei e con un braccio la teneva avvinghiata a lui, ma da quella posizione era il massimo che potessi vedere perché vedevo le loro teste e le spalle e potevo solo immaginare cosa stesse facendo con l’altra mano, ma non mi era dato modo di appurarlo e quando si staccarono per paura che mi vedessero rientrai. Meno male che lo feci, perché poco dopo sentii i loro passi sul ponte e subito dopo le loro teste fecero capolino dal boccaporto aperto.
– Come ti senti mi chiesero come nulla fosse accaduto.
– Bene risposi, un po’ mi è passato, ora esco.
– Ora metto in moto disse Antonello, vedrai che in movimento non sentirai più niente, devi cercare di guardare l’orizzonte e vedrai che starai bene. Mise in moto e tirò su l’ancora.
Francesca era tornata a stendersi sui cuscini, mentre io stavo seduto accanto a lui al timone quando inaspettatamente mi chiese se non mi dispiacesse se faceva la corte a Francesca.
– Perché me lo chiedi? Risposi.
– Perché tua moglie mi ha detto tutto, mi ha detto che sei stato tu a volere che cominciasse a vestire in un certo modo, che l’hai convinta a fare le foto e poi a mettere l’inserzione su quel sito dove i mariti mostrano le proprie mogli per il piacere di vederle desiderate da altri e alcuni per il piacere di vederle scopare da altri. E’ per questo ti ho chiesto se non ti spiace che la corteggi.
– No risposi, non mi spiace che la corteggi, l’importante è se lei lo vuole e che non le si manchi di rispetto perché è mia moglie e io l’amo.
– Allora sappi che devi esserne orgoglioso perché tutto questo lo sta facendo per te, per accontentarti e per rinvigorire il vostro rapporto. Ma sappi che lei inizialmente l’ha preso come un gioco mentre ora ha scoperto che le piace e se tu ora decidessi di interromperlo non è escluso che lei voglia andare avanti senza di te senza dirtelo per non farti del male, e per esperienza posso dirti che sarebbe molto peggio. Tua moglie è una donna con un forte carattere e sa quello che vuole. L’hai guidata fino a qui, ma d’ora in poi lasciale fare ciò che vuole senza ostacolarla.
– E quindi casa dovrei fare secondo te.
– Te l’ho detto, devi lasciarla fare, non ha più bisogno dei tuoi consigli o di essere guidata. Hai esaurito la tua parte, l’hai portato a questo punto e ora dovrai lasciare che sia lei a decidere se proseguire o meno. Ricorda aggiunse, se non vuoi rovinare tutto lasciarla libera di decidere e non la dissuadere, sarebbe peggio e la costringeresti a farlo alle tue spalle, e non è questo che lei vuole.
Nonostante quelle parole furono per me una mazzata tremenda mi rendevo conto che aveva ragione. Ma quello che Antonello non sapeva era che io avevo già deciso di lasciare che fosse lei a decidere, io ne avrei solo subito e portato sulle spalle le conseguenze.
Si era fatto tardi e decidemmo di tornare in porto anche perché i morsi della fame cominciavano a farsi sentire. Ormeggiò la barca e ci facemmo la doccia prima di uscire, ci vestimmo e ci portò in un ristorantino tipico del posto dove ci fece gustare dei piatti succulenti a base di pesce annaffiandoli con del fermentino Ligure tenuto nel secchiello del ghiaccio che andava giù che era un piacere.
Quando finimmo ci potò a casa sua. Era una vecchia casa completamente ristrutturata sulle alture di Monterosso con una terrazza a strapiombo sul mare e una vista mozzafiato. Col sole tramontato, la luna rifletteva sul mare buio e in lontananza spendevano le luci delle barche da pesca. Mi si strinse il cuore quando lei avvicinatasi da dietro mi abbracciò stretto e mi diede dei baci sulla guancia dicendo quanto fosse romantico quello scenario.
Mi voltai e l’abbracciai a mia volta, e visto che lui non era presente ed era il solo momento di tutta la giornata che eravamo soli ne approfittai per chiederle se le era piaciuta la giornata appena trascorsa.
– Oh si rispose, mi sono divertita moltissimo, mi piace un sacco andare in barca, peccato che tu abbia sofferto il mal di mare, domattina andiamo in farmacia e comperiamo qualcosa che lo eviti.
– E’ successo niente mentre ero giù chiesi con tono da cospiratore.
– Non ti arrabbi se te lo dico mi rispose con lo stesso tono.
– Perché dovrei. Dai dimmi la incitai.
– Tu sai quanto mi piacciono i complimenti, lui me ne ha fatti un sacco e siccome va matto per i miei seni quando mi ha chiesto se poteva toccarli non ho avuto il coraggio di dirgli di no.
– E poi?
Nel frattempo lui stava per uscire sul terrazzo per raggiungerci, lei di spalle e non lo vide, Antonello invece vedendoci parlare rientrò lasciandoci soli.
– Ha cominciato prima a toccarmeli e poi a baciarmeli. Tu sai quanto mi piace farmele baciare, e poi lo faceva pure bene così l’ho lasciato fare.
– E poi? Continua chiesi con trepidazione.
– Ti stai eccitando disse lei sentendo il mio cazzo premerle sul bacino.
– Si risposi, continua.
– Ok. Quando mi ha abbracciato ho sentito la sua erezione sull’anca e siccome mi sembrava innaturale l’ho toccato e lui mi ha baciata e mi ha messo la mano tra le gambe. Mi conosci disse, sai che poi perdo la ragione quando mi si tocca la farfallina, lui se ne accorto e mi ha penetrata con le dita.
– Sei venuta?
– Si disse, sono venuta subito. Ma in un attimo di lucidità l’ho fermato, non volevo andare oltre, non con te da basso che non stavi bene.
– Ma prima mi hai detto che non avevi goduto.
– Mi vergognavo a dirtelo ma non era giusto che non te lo dicessi. Sei arrabbiato?
– No risposi, non lo sono, e la baciai.
Capii che non solo il dato era tratto, ma si era già ben oltre.
– A questo punto penso che tu voglia fartelo dissi.
– Non lo so rispose amore, ho paura di quello che potrebbe succedere a noi, non vorrei ci facessimo del male.
– No risposi, il nostro rapporto non è in discussione, penso invece che questa esperienza lo possa irrobustire e renderlo più saldo di quanto non è trovandoci complici. Sperando dentro di me che quelle parole fossero vere. Se ti fermassi ora ti rimarrebbe il dubbio di come sarebbe stato e in quel caso sarebbe peggio. Lasciati andare e non darti pensiero, è solo un gioco e non farà male a nessuno. Per quanto mi riguarda sono sereno, ti amo e ti amerò sempre.
Mi baciò e delle lacrime scesero a bagnarle le guance, gliele asciugai, mi baciò ancora e tornammo in casa.
Quando andammo a letto avevo mille pensieri per la mente e mi sentivo come fossi il terzo incomodo, non sapevo come fare per lasciarli soli per fare in modo da porre fine a questo turbamento.
Anche lei non dormiva, si girava e rigirava tra le lenzuola. Sapevo che i suoi pensieri erano per lui, e con l’adrenalina a mille mi alzai e uscii dalla camera per raggiungere quella di lui. Era sveglio e quando mi vide entrare si mise seduto. Senza dire una parola andai dal lato opposto al suo e mi sedetti sulla sponda del letto rimanendo così per qualche attimo, poi mi sdraiai. Lui capì e si alzò, e prima che uscisse gli dissi di non chiudere la porta. Senza parlare assentì col capo e uscì.
Non ci crederete ma finalmente mi sentii in pace, non avevo più quell’apprensione opprimente che mi attanagliava e ora ero sereno.
Era già passato qualche minuto e la casa era silenziosissima, nonostante stessi attento a captare il minimo rumore, non li sentivo. Mi aspettavo di sentire i sospiri di Francesca e invece il silenzio era opprimente.
Non mi capacitavo di questo e mi alzai per avvicinarmi alla loro stanza camminando a piedi nudi per non fare rumore, ma non prima di aver spento la luce di cortesia del corridoio che Antonello aveva lasciato accesa nel caso avessimo avuto bisogno di muoverci, volevo evitare che potessero vedere anche solo la mia ombra.
Mi avvicinai quanto bastava e vidi che avevano lasciato accesa la loro luce verde di cortesia, nel buio totale sembrava che avessero la luce accesa, ma non potevo affacciarmi alla camera senza che loro mi vedessero e quindi mi fermai subito fuori e mi misi in ascolto. Stavano bisbigliando piano e finalmente riuscire a sentire i loro primi sospiri di piacere e mi ritrovai a fantasticare eccitato su quello che stessero facendo mentre le lacrime scendevano a rigarmi il viso.
Avrei voluto urlare, volevo dirgli di smetterla, entrare e portarla via lontano da tutto questo. Ma era tardi e dovevo smetterla. Mi feci forza e mi calmai.
Dai loro versi mi sembrava che si stessero dando piacere con le rispettive lingue
perché tra un suo gridolino e l’altro sentivo i loro schiocchi e i risucchi. ora non si
curavano più di far silenzio, la voglia aveva preso il sopravvento e il mio stato
d’animo angosciato di poco lasciò il posto a quello di eccitazione pura che ora
provavo. Furono i versi di Francesca che ebbero questo potere su di me che
appoggiato alla parete mi tenevo il cazzo e lo menavo piano attento a non venire
precocemente da tanto ero eccitato.
Cominciò a godere senza freni e dimentica di me gridava il suo piacere, fin che voce roca gli disse che stava godendo.
Superando la paura che mi vedessero sbirciai oltre lo stipite, ma non avrebbero potuto perché mi davano le spalle. Lei sotto a gambe divaricate e lui sopra che la montava. Lei con le mani sul culo di lui con la voce rotta dalla voglia lo incitava a chiavarla dicendogli quanto le piacesse e quando lui gli assestava dei colpi secchi lei gridava di piacere continuando a incitarlo e continuava a godere. Sembrava piangesse da quanto godeva e sembrava quasi che le mancasse l’ossigeno. Quello fu il preludio di una lunga notte che per la prima volta mi vide spettatore delle performance alla monta di lei.
Al mattino mi alzai per andare in bagno e passai prima a dare una sbirciata nella loro camera, stavano dormendo e li lasciai tranquilli.
Ero da basso in cucina e mi ero fatto il caffè, lo stavo sorseggiando quando sentii dei versi, ma non erano di Francesca, era Antonello che grugniva come un maiale. Ma cos’avevano quei due, non gli era bastata tutta una notte passata a chiavare?
Dopo una mezzoretta scesero e mi raggiunsero in cucina, lei era radiosa, aveva indosso una sua camicia che le faceva da vestaglia ed era bellissima, il sesso la rasserenava e la rendeva ancora più bella di quanto già non fosse. Anche su di lui non si vedevano i segni della nottata passata a darci dentro.
Francesca mi diede un bacio e mi si sedette accanto tenendomi un braccio sulla spalla, sembrava che l’unico imbarazzato fra tutti fossi io. Si comportavano come se non fosse accaduto nulla e comunque non toccammo quell’argomento.
Erano le 9,30 e decidemmo che fosse ora di uscire e approfittare della bella giornata, l’avremmo sfruttarla andando per mare in barca.
Questa volta però Antonello volle veleggiare, spiegò le vele e dirigemmo al largo. Era la prima volta che andavo a vela e l’esperienza fu piacevole, sentire lo sciabordio dell’acqua che lo scafo fendeva era un’esperienza unica. Una volta sistemato il tutto e visto che oramai eravamo in mare aperto Antonello mi chiese se volessi provare a stare al timone, accettai volentieri e dopo qualche consiglio mi lasciò e raggiunse Francesca sul solarium di prua.
Poco dopo lei si alzò e mi fece segno che si sarebbero tolto le mutandine, portò le mani ai lati della bocca e gridò di farlo pure io. Feci finta di non capire e lei venne verso di me.
– Antonello dice che siamo lontani dalla costa e possiamo spogliarci completamente che tanto non ci vede nessuno, fallo anche tu, è un’esperienza nuova.
– Va bene risposi, no vedo il motivo per non farlo.
– Lei parve felice di questo e mi abbracciò felice, si sfilò la mutandina e la gettò sul sedile dietro, poi tornò da lui nuda e si sdraiò sul solarium.
Disse qualcosa a Antonello il quale si girò verso me e col pugno chiuso e il pollice alzato mi fece capire che era contento che avessi accettato.
Quando tornò da me nel pozzetto di guida la costa era ormai solo un ricordo, era sparita alla vista. Armeggiò con dei pulsanti e con le vele chiuse la barca si fermò
Con il mare così calmo disse ci saremmo lasciati portare alla deriva godendoci il sole in tranquillità. Per la prima volta potei vedergli il cazzo, non dico che ci rimasi male ma nonostante mi difendessi egregiamente non c’era confronto con il suo e mi ritrovai a pensare alla notte passata, a Francesca e alle sue grida.
– Ma che hai amore mi domandò, sei taciturno, che c’è, è per quello che è successo stanotte?
– Ma no, che dici risposi, stai tranquilla non ho assolutamente niente, e per quanto riguarda stanotte ricorda che l’abbiamo voluto entrambi e per quanto mi riguarda rifarei tutto tale e quale, basta che lo voglia tu.
Ancora una volta mi abbracciò, poi tese il braccio verso Antonello e abbracciò anche lui.
– I miei uomini disse, cosa potrei volere di più.
Si alzò, ci prese per mano facendoci alzare e ci guidò sottocoperta, entrò nella cabina patronale e ci si buttò sopra.
– Vi voglio disse, vi voglio tutti e due.
Ci guardammo, lui mi mise una mano sulla spalla e mi incitò a salire sul letto, mi stesi accanto a lei e iniziai a toccarla e bacia, mi afferrò il cazzo che divenne subito duro e la sentii gemere, ma non era a causa mia, era lui che si era messo a leccarle la figa.
Era incredibile come si trasformava, appena la si toccava non capiva più nulla, e quando allargava le gambe come ora le si poteva fare di tutto.
Lui si sollevò e puntò il cazzo sulla figa già abbondantemente bagnata di suo, le strusciava la cappella sulle labbra facendole aumentare la voglia, la penetrava con la cappella giocando fra le sue labbra facendola gemere, poi quando meno se l’aspettava l’affondò fino alle palle ottenendo in cambio un urlo di piacere rimanendo a bocca aperta, e subito dopo iniziò ad assecondare i suoi colpi facendo versi che sembravano vagiti di un neonato, poi sollevò il bacino e gridò il suo piacere godendo.
La chiavò per una decina di minuti facendola godere più volte consecutivamente, poi lo tirò fuori e lasciò che continuassi io al suo posto, e con la voglia che avevo non mi feci certo pregare. La penetrai con rabbia. Lei col viso stravolto dal piacere prese il cazzo di Antonello che le era andato vicino e si mise a leccarlo e succhiare per quel che poteva, e vederla aumentò il mio piacere, cosa che a lei non sfuggì, e senza smettere di succhiare l’altro mi avvolse la vita con le gambe e mi tenne dentro fin che non mi sentì godere.
Mi tremavano le gambe da quanto avevo goduto e quasi mi vennero i crampi mentre sborravo, tanta era la voglia repressa che avevo di possederla.
Mi accingevo a pulirla con una salviettina li accanto quando lei mi fermò.
– No disse, voglio che mi pulisci con la lingua come ha fatto lui stanotte.
Rimasi basito, non avrei mai pensato che potesse chiedermi una cosa simile, non l’avevamo mai fatto ma visto che l’aveva fatto lui non potevo esimermi e mi accinsi a leccare la mia stessa sborra mentre loro mi guardavano come per controllare che lo facessi bene.
E si, il cambiamento non riguardava solo lei ma anche me. Ero col viso imbrattato di sborra mista ai suoi umori vaginali, e mentre cercavo di succhiarle anche i residui, lei godette nuovamente bagnandomi ulteriormente.
Quando finii, Antonello si mise ancora tra le sue gambe e cominciò di nuovo a chiavarla.
Io ne avevo abbastanza, presi una birra dal frigo e uscii all’aria aperta.
La sentivo ancora gridare e incitarlo e essendo in mezzo al mare lo poteva fare senza il rischio di essere sentita da alcuno e mi meravigliai quando tra un grido e l’altro cominciò a dirgli che era la sua troia e voleva che il suo cazzo la riempisse di sborra, cosa che poco dopo Antonello fece. Poi fu silenzio.
Da dentro sentii chiamarmi, era Francesca che voleva che andassi giù e scesi.
La trovai distesa con la mano che si copriva la figa, mentre lui se ne stava in disparte appoggiato al tavolo. Francesca mi tese la mano e io le diedi la mia.
– Mi ami? Mi chiese.
– Che domande, certo che ti amo risposi.
– Allora dimostramelo disse.
Mi tirò tra le sue gambe e guardandomi mi fece capire che voleva che la leccassi come avevo fatto prima.
– Se è vero che mi ami devi farlo, come io l’ho fatto per te.
– Per noi risposi.
– Si per noi disse lei aspettando la mia reazione.
Mi vergognavo farlo davanti a Antonello, non avevo schifo, solo non volevo farlo davanti a lui, in fondo era suo lo sperma che dovevo ripulire e questo non mi andava. Mi voltai a guardarlo ma lui non c’era più, mi voltai verso di lei sperando che lasciasse perdere, invece era li con la stessa espressione di prima aspettando che lo facessi.
Vista la testardaggine mi accovacciai tra le sue cosce e lei tolse la mano.
Dalla figa fece capolino il bianco dello sperma e prima che fuoriuscisse ci incollai sopra la bocca.
– Ha lo stesso sapore della tua? Chiese.
– No, risposi con la bocca impastata, e a malincuore le dissi che mi sembra più meno aspra.
– Perché è fresca disse lei, stanotte si è svuotato tutto e questa è quella nuova, è per questo che è meno aspra.
Poco dopo mi disse di smettere perché le bruciava e andò a lavarsi.
Mi sciacquai il viso nel lavabo della cucina e tornai fuori. Antonello era seduto appena fuori, immaginai che avesse sentito tutto ma non lo dette a vedere.
– Che splendida giornata disse, il mare è un olio e noi siamo insieme a una donna stupenda. Cosa chiedere di più. Ti andrebbe di pescare?
– Mi piacerebbe, però non l’ho mai fatto.
Mentre lui preparava la canna, lei uscì dalla cabina, ci passò accanto, ci accarezzò entrambi e andò a sdraiarsi al sole.
– E’ una forza della natura disse lui girandosi a guardarla, sei fortunato ad averla in moglie.
– Pensi che abbia sbagliato a spingerla a fare ciò che abbiamo fatto? Gli chiesi.
– No. Credo invece che abbiate fatto bene a farlo rispose, è evidente che è un desiderio che covava dentro pur non sapendolo, tu l’hai solo aiutata a farlo venire alla luce. Sarebbe potuto accadere in un momento di debolezza e cedere a qualcuno che ne avrebbe approfittato, in quel caso difficilmente te l’avrebbe detto per non compromette il vostro rapporto e sarebbe stato peggio perché una volta provato ci si ricasca e allora sarebbero stati guai.
Finito di farmi vedere come si faceva a far funzionare il mulinello mi misi a pescare mentre lui andava a stendersi per tenere compagnia a Francesca.
Ogni tanto la sentivo ridere di gusto senza capirne il perché, non sentivo nulla di quello che dicevano. Poi si alzarono e mi passarono accanto dicendo che andavano a preparare qualche tramezzino. Fui felice di questo perché mi era venuta fame.
Ci sedemmo a tavola tutti e tre nudi. Mangiando alcune briciole si depositarono sul seno di mia moglie, glielo feci notare e Antonello fu lesto e gliele asportò con le labbra, lei ne approfittò e la sua mano sparì sotto il tavolo subito imitato dalla sua. Ancora? Cazzo pure mentre mangiavano.
Antonello prese la bottiglia di bianco e ne versò qualche goccia sul seno, e mentre lei rideva lui si mise a leccarla e il suo viso assunse l’espressione di piacere e guardandolo gli mise la mano sul capo accompagnando i movimenti.
Dai movimenti del braccio capii che nel frattempo glielo stava menando.
Mi alzai per lasciarli fare e me ne tornai fuori.
Dopo poco cominciai a sentire nuovamente i versi eccitati di Francesca.
Mi sembrava assurdo. Avevano trombato tutta notte e avevano ripreso appena svegli, continuato sulla barca fino a poco prima e ora ancora. Non potevo credere che lo stessero facendo un’altra volta, possibile?
Mi affacciai alla cabina e li vidi. Lei appoggiata al tavolo e lui da dietro che la montava, vedevo il grosso cazzo che la stantuffava manco fosse un pistone e lei che dimenava il culo in modo osceno. Non credevo fosse vero ma anche a me mi si indurì ancora, così scesi e mi misi di fronte a lei che senza fare una piega se lo prese in bocca da vera troia quale era e glielo dissi.
– Ti piace farti chiavare vero puttana, ti piace sentirti aprire la figa dal suo grosso cazzo vero? E lei liberatasi la bocca dal cazzo urlò il suo orgasmo.
– SI siiiiiiiiiii gridò, poi riprese a succhiarmi e a menare ancora il culo che Antonello con le dita stimolava mentre la chiavava.
Più di una volta lo vidi tirare fuori il cazzo, intingere le dita negli umori di lei e mettergliele nel culo mentre riprendeva a scoparla facendola gridare di piacere. Poi si chinò sopra lei e le disse che adesso gliel’avrebbe messo nel culo.
Lei non disse niente e continuò a pomparmi il cazzo che era quasi pronto a schizzare.
Lui lo sfilò da dentro e non potei non vedere quanto fosse grosso, mi chiesi se Francesca sarebbe stata in grado nonostante il sesso anale per noi era normale, ma con un cazzo così era tutta un’altra storia. La risposta la ebbi subito dopo.
Quando sentì la cappella premere sull’ano si disinteressò di me e gli mise una mano sul ventre dicendogli di fare piano, lui la accarezzò e spingendo piano la penetrò.
Fece un urlo bestiale, con la mano sul suo ventre ansimava come un cane dopo una lunga corsa. Lui rimase fermo e le carezzava la nuca e quando la sentì rilassata e a muovere lentamente il culo capì che era pronta e iniziò a muoversi prima lentamente e man mano cominciò a incularla con vigore sempre più velocemente fino a sfondarle il culo con dei colpi paurosi.
Dalla frenesia le venni in faccia e Antonello col viso sfigurato dal piacere mi disse di ripulirla con la lingua. Cosa che io feci, ormai ci avevo preso gusto.
Venne ancora un paio di volte prima che anche lui venisse. Inarcò la schiena e dopo averlo spinto dentro fino alla radice con dei versi le sborrò in pancia.
Questa volta non aspettai che lo tirasse fuori perché non volevo che mi dicessero ancora di leccare, così me ne andai fuori prima che accadesse.
Uscirono poco dopo e mentre lui preparava la barca alla navigazione lei si sdraiò sul prendisole accanto a me e mi baciò.
Francesca, la mia dolce Francesca moglie e amante era cambiata per sempre, quell’esperienza l’aveva travolta e non c’era modo di porci rimedio.
D’ora in poi ero certo che lungo il nostro cammino saremmo incappati in nuovi e inimmaginabili episodi che avrebbero ulteriormente ampliato la nostra sfera erotica.

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