Lo Scroto
Lo scroto.
Così. Ho voglia di dirti una parola
che mi balena nella testolina
e trovarmi una poesia di notte l’indomani mattina.
Sono qui, con le coperte calate giù ai miei piedi
procrastinando il tepore e il ristoro
dagli affanni e del fare creare un vuoto
e semplicemente, dir lo scroto.
Perché l’amore, o la storia sono grandi cose
o quella suggestione quel brivido che sale
un intreccio che progressivamente prende
sono piena di cose e penso alla sacca che pende,
ne sorrido, sì: Satura di pensieri e importanti considerazioni
e delle traversie le filosofie
delle complicanze sono la madre disfatta
che le ama e apprezza.
Ma quando vi è stanchezza
ho bisogno di pensare a due coglioni penzoloni che sono l’allegria
questi pendenti indegni tra le cosce a forma di cuore rovesciato
sti sacchetti pieni che si stendono verso terra
risentendo particolarmente a prima vista della forza terrestre
che trascina giù, attaccandosi lei
terra e dimensione materiale
come un bimbo capriccioso alla sottana, una colla!
le palle dunque hanno sempre un po’ un’aria di palle stanche, e viene almeno a me da coccolarle:
E non tengono che molte meno terminazioni sensibili del membro
e meno ancora della bocca,
ha poco più il valore comunicativo
io credo soprattutto accarezzare i tuoi gioielli preziosi
sull’alto di un poco pur pelosi.
È bello farti sentire le mie unghiette rosa baby bordate di bianco sottile
delicatissime accennano a graffi tenui e dolci su quel tono pellaccia grigio con punta di pennello in un violetto cianotico,
e anche a te vedo piace che ti disegno con l’indice l’immaginaria linea divisiva a metà
sfiorando dalla base del tuo uccello andando dietro alle tue gonadi e nell’ombra. La tua sacca è una creatura buffa dei boschi essa stessa
con le sue vecchie grinze e i suoi ciuffi di pelo
disordinato, due goccioloni uniti
una parvenza rammaricata e bastonata
un odore vagamente acre di sudore e chiuso alla visuale
di umori
piccole tracce residue di urina…
Di maschio!! di maschione
fammi appoggiare il nasino sul tuo bel saccone
mi piace tutto di te non voglio perderti
anche se fossimo amanti d’una sola sera mai ti perdo se mi spoglio nuda
delle sovrastrutture formali
e dei freni inibitori, voglio rallegrarmi
facendo ciò che mi va senza rifletterne
e mentre ti do colpetti di lingua sulle palle
veloci si insinuano sotto e poi là nel tuo maestoso sesso palpitante.
Poi ti sego mentre ancora vado a indugiare
con la mia morbida calda lingua che ti appare bovina !
ancora là -ne ho come un debole particolare
sarà perché contiene lava e passione-,
traslucida o densa come crema compatta
si materializza anche in un battito di ciglia, a macchie grandi di leopardo un po’ ovunque imbrattando
il tuo lamento e grido di sofferenza
è un piacere tale che ti piega e accascia
mentre raccolgo goduriosa questi grappoli d’uva.