La baronessa matura e il nano

La baronessa matura e il nano

Mi chiamo Livia e sono l’ultima discendente di una famiglia nobile con centinaia di anni di storia. Il mio nobile casato un tempo, oltre che prestigioso, era anche ricchissimo. Tuttavia, ora è rimasto soltanto il prestigio e qualche possedimento che garantisce una vita decorosa e nulla più.

Nonostante le difficoltà economiche, per nulla al mondo rinuncerei all’opera. Vado a teatro sin da quando ero ragazzina ed anche ora, che sono alla soglia dei sessant’anni, sono un’assidua frequentatrice. Ogni anno, quindi, rinnovo il mio abbonamento sempre per lo stesso palco, centrale e di tutto rispetto.

Quest’anno vi è una nuova maschera dall’aspetto sgraziato ma dall’animo e dai modi gentili. Si chiama Sebastian, è un nano laureato in lettere classiche che, il mattino, insegna in un liceo privato e la sera arrotonda con il lavoro a teatro. Sin dalla prima volta che mi ha visto, Sebastian è rimasto stregato da me. Mi corteggia spudoratamente, facendomi complimenti audaci che non ricevevo nemmeno a vent’anni.

Inizialmente, avrei dovuto dirgli di stare al suo posto. Tuttavia, ha un fascino speciale, con gli occhi azzurri come il cielo che spiccano ancor di più nel suo corpicino alto poco più di un metro. Inoltre, quando mi accompagna al palco, mi fa trovare sempre una rosa ed un bigliettino con una breve poesia. All’inizio erano sonetti di poche parole prese da poeti famosi, poi ha iniziato a comporre degli inediti per me ed ogni opera azzardava sempre di più con parole audaci e, perché no, lusinghiere.

Mi diceva che sognava i miei seni, che bramava posare la sua lingua sulle mie ascelle e che avrebbe dato la vita per potermi sfiorare il sedere. Inizialmente, replicavo con sorrisetti materni, ma pian piano quella corte così sfacciata e senza speranze mi stava conquistando. Avevo perso mio marito qualche anno fa ed in effetti soffrivo mortalmente la mancanza di affetto e quindi un corteggiatore, seppur come Sebastian, mi faceva sentire meno sola e desiderata.

La stagione teatrale volgeva al termine ed il caldo si faceva sentire parecchio. Per l’ultima opera avevo quindi indossato un abito lungo e ampio color turchese abbastanza scollato e senza calze. Appena Sebastian mi vede, il suo sguardo si illumina, mi accompagna con il solito incedere affannato e riguardoso verso il palco dove trovo la rosa e la solita poesia che sembra un addio.

Ed infatti, Sebastian mi confida che il proprietario del teatro non gli ha rinnovato il contratto e che non lo vedrò mai più. Mi viene naturale prendergli il viso con entrambe le mani e lo bacio sulla fronte. Lui mi sorride e si allontana mentre mi siedo. Passa però qualche attimo e vedo un ombra avvicinarsi, è Sebastian che abilmente si è intrufolato nella spazio buio che c’è tra la poltrona ed il parapetto del palco. Sento le sue mani che si fanno spazio fra le mie cosce e trasalgo. Non provavo una esperienza di sesso da diverso tempo e non nascondo di aver riprovato delle esperienze che mi sembrava di vivere per la prima volta. Così al buio non penso al nano sgraziato ma mi concentro su quelle mani forti e gentili insieme che ci sanno fare mentre frugano sull’elastico delle mie mutande che, come per magia, si disintegrano. Ogni mio freno inibitorio si dissolve nel nulla, in quella loggia del teatro dove stavo provando ad essere di nuovo femmina. Resto con la fica al vento e sento una lingua calda e tremante che pennella il mio clitoride. Un calore improvviso mi assale, Stendo le mani sulla testa di Sebastian e gli accarezzo i capelli mentre lui come un cagnolino lecca senza soluzione di continuità Dopo anni raggiungo un orgasmo stupendo e mentre a stento trattengo i gemiti Sebastian si dilegua nell’oscurità lasciandomi affranta di piacere

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