Agata ( seguito de ‘La pizza’)

Agata ( seguito de ‘La pizza’)

Qualche giorno dopo il nostro a dir poco infuocato incontro, Valeria mi chiese se ero interessata ad un lavoro come commessa in un negozio d’abbigliamento sito in un centro commerciale.
“Chi lo gestisce è una mia cara amica.” mi disse al telefono “Che fra l’altro mi deve un piacere grosso come una casa, e siccome cerca una ragazza magari poco esperta ma seria, ho pensato a te. Per un mese è un part-time, ma se vai bene ti mette subito a tempo pieno ovviamente tutto in regola.”
“Certo che mi va bene, anzi dimmi come posso ringraziarti.” le chiesi sperando che mi rispondesse d’andare subito a casa sua per “saldare il debito”.
“Per quello c’è tempo, intanto tu presentati domani e dille che ti mando io.”

Il giorno seguente mi presentai da Sabrina, una donna brutta quanto simpatica, che mi fece sentire una “di casa”, in quel negozio che gestiva da sola facendosi aiutare da un’altra commessa. Il lavoro era di fatto molto semplice, e l’unica scocciatura era rimettere a posto i vestiti che le persone lasciavano dentro e fuori i camerini dopo averli provati.
Dopo due settimane Sabrina mi fece passare dal part-time al tempo pieno, con grande gioia anche dei miei che mi vedevano sempre più indipendente, ma soprattutto felice nonostante fossi ancora single.

Valeria si fece sentire un sabato all’ora di pranzo, e fin da subito il suo più che un invito mi sembrò un mandato di comparizione.
“Agata avrei bisogno di te stasera, diciamo verso le dieci visto che finisci alle otto e mezza, l’indirizzo lo conosci, quindi spero di vederti o ci sono problemi ?”
Il suo tono era un misto di autoritario ed ironico, tanto che non capii se diceva sul serio, o se invece mi stava prendendo in giro.
“No nessun problema.” le risposi per non sbagliare “Solo hai qualche richiesta particolare ?”
“Nessuna, solo che arrivi puntuale, ti aspetto ciao.”
Quella telefonata mi mise un po’ d’apprensione, ma non osai chiedere a Sabrina se alla nostra comune conoscente fosse successo qualcosa, così aspettai la chiusura del negozio, per fare un salto a casa per una velocissima doccia, e quindi andare da Valeria non sapendo se avrei trovato anche suo marito.

Fu invece proprio Stefano a venire ad aprirmi un attimo dopo aver suonato il campanello, ma a differenza del nostro primo incontro, il suo volto era chiaramente sofferente, come se qualcuno l’avesse preso a botte, senza però segnargli il viso.
“Ciao Agata entra.” mi disse quasi con freddezza “Valeria ti sta aspettando, ma prima devi venire con me perché c’è una sorpresa.”
Dopo averlo salutato lo seguii in quella che doveva essere la stanza degli ospiti, dove trovai sul letto un paio di scatole bianche senza alcuna insegna.
“Valeria vuole che tu indossi quel che c’è nelle scatole, e nel frattempo prendi questa busta, poi lei ti spiegherà” mi disse dandomi una busta gialla “Quando hai finito chiamami che ti porto da lei.”
Stefano più che uscire dalla stanza mi sembrò che scappasse da me, così mi ritrovai sola e non mi rimase che aprire la busta, dove dentro c’era una bella somma di denaro.
“Ma guarda questa che mi ha preso per una puttana !” pensai avendo al contempo l’istinto di lasciare quei soldi sul letto per poi uscire da quella casa.
Passato però l’attimo di rabbia, mi venne la curiosità di vedere cosa c’era nelle due scatole, e così le aprii trovando in una un bellissimo paio di decolté in vernice nera, e nell’altra un completo reggiseno, tanga reggicalze e calze nere, che erano un trionfo di pizzi e raso.
Anche se prima d’uscire avevo messo la mia miglior lingerie, quella della scatola era di ben altro livello, così mi spogliai in tutta fretta per indossarla, facendo fin troppa attenzione a mettere le calze che non ero abituata a portare.
Mi guardai allo specchio giusto il tempo per sistemare le bretelline del reggiseno e controllare che fosse tutto a posto, per poi chiamare Stefano che senza dire nulla mi portò nella loro camera dove mi aspettava la moglie.
Valeria era sdraiata sul letto con addosso un completo del tutto simile al mio, ma su di lei che aveva ben altre forme rispetto alle mie faceva tutto un altro effetto, rendendola la sensualità fatta donna.
“So che ti stai facendo delle domande, ed è giusto che ti dia delle risposte, ma prima vieni qui vicina a me, quanto a te caro maritino siediti e stai zitto.”
Fui un po’ stupita da quel tono così autoritario verso Stefano, ma non dissi nulla e mi sdraiai davanti a lei, che non perse tempo a spiegarmi quello che voleva.
“Come avrai capito la nostra è una coppia aperta, dove però c’è una regola inviolabile che è la sincerità, o se vuoi il dire all’altro quello che si vuol fare, non tanto per avere un consenso quanto per non nascondere nulla. Stefano ha violato questa regola scopandosi una mezza troia, peccato che poi sia stato così scemo da farsi scoprire il giorno dopo, quindi adesso è in “punizione” per una settimana.”
“E in cosa consiste questa punizione ?” domandai con una certa curiosità.
“Semplice per una settimana porterà una specie di cintura di castità che impedisce ogni forma d’erezione. Ieri subito dopo avergliela messa mi sono masturbata davanti a lui, e dovevi vedere com’era piegato in due, stasera ho deciso di farlo soffrire ancora di più facendo venire te qui, perché se c’è qualcosa che lo fa impazzire è vedermi con un’altra donna.” mi spiegò senza perdersi in inutili fronzoli.
“Posso solo chiederti il perché dei soldi ? Io con te lo farei anche gratis, e questo credo che tu l’abbia capito.”
“Perché così nel suo cervello sei una puttana, e se c’è qualcosa che non sopporto sono proprio le puttane quindi per Stefano questa è ancor più una situazione assurda, però che ne dici di smettere di parlare e passare ad altro ?”
La sua non era certamente una domanda a cui si poteva rispondere di no, anche perché Valeria iniziò a giocare con un suo pollice che fece passare fra le mie labbra, sino a quando non lo avvolsi con la lingua per poi finire col baciarla.
Quello che seguì non fu solo un semplice contatto fra labbra, ma qualcosa che andava ben oltre, e non solo perché le nostre mani sembravano quasi impazzite mentre cercavano la pelle dell’altra. Il nostro fu un continuo mordicchiare le labbra dell’altra, per poi incrociare le lingue quasi a voler fare a braccio di ferro, per tornare ad usare dolcemente i denti e quindi strusciare le guance l’un l’altra, e quindi tornare ad un “semplice” bacio.
Il mio reggiseno volo sul letto poco prima del suo, liberando così altra pelle di cui prendersi cura, ed i capezzoli fecero la parte del leone in quanto a ricevere coccole di ogni genere.
Pur sapendo che Valeria mi stava usando per vendicarsi del marito, non potevo non godere delle sue attenzioni, anche quando mi spinse sul letto per poi mettersi sopra di me, quasi mi volesse scopare come un uomo. In realtà quello strusciare il suo corpo contro il mio non fece altro che eccitarmi a dismisura, tanto che mi avvinghiai a lei, quasi avessi paura che scappasse via.
Quando sentii scendere la sua bocca non desideravo altro che avercela fra le gambe, invece Valeria evitò la mia passera per arrivare a metà coscia, e quindi risalire fino alla mia bocca, Non feci però in tempo a baciarla che lei scese nuovamente, ma questa volta si fermò al seno, che leccò quasi avidamente prima di tornare al punto di partenza.
Il suo perverso gioco era fin troppo chiaro, eccitare sia me che il marito guardone, ma quando le sue labbra si ritrovarono davanti alle mie, le bloccai la testa mettendole una mano fra i capelli, per baciarla come volevo da fin troppo tempo. Le nostre lingue tornarono ad intrecciarsi, ma non più fra le labbra chiuse, ma come sospese nell’aria, giocando poi più che altro con la punta mentre il suo corpo era sempre più attaccato al mio.
“Voglio la tua fica.” mi disse scivolando verso il basso per poi togliermi le mutandine.
Valeria mi aprì la passera con le dita per leccare i miei umori quasi pulendomi, e quando iniziò a passarci la lingua dentro, fu quasi come se mi esplodesse il cervello per tutta l’eccitazione accumulata e che finalmente diventava puro piacere.
Più lei mi leccava il sesso, più io mi contorcevo in preda al godimento più puro, dimenticandomi del tutto della presenza di Stefano, ma anche di quanto potesse soffrire vedendomi in quello stato. Lei si fermò solo quando si accorse che stavo avendo un orgasmo, decidendo che non potevo venire così presto, così mi fece girare in modo che suo marito avesse campo aperto verso il mio sedere.
Se con la passera era stata una furia, col buchetto fu l’opposto, partendo col girarci intorno con la lingua, sino a fare piccole penetrazioni tenendola dura quasi come se fosse un piccolo pene.
“Guarda come le scopo il culo stronzo.” disse Valeria al marito infilandomi un dito nell’ano, a cui ne accompagnò presto un secondo.
Quello che poteva sembrare un semplice ditalino anale, diventò ben presto un piccolo viaggio verso l’orgasmo, con me che gemevo senza sosta, e quella donna così perversa che aumentava o diminuiva il ritmo delle dita coll’unico scopo di allungare il più possibile il mio piacere.
“Lo so che vorresti che ti scopasse un bel cazzo, ma l’unico in giro è ben chiuso in una gabbietta, e quindi devi accontentarti delle mie dita.” mi disse Valeria prima di penetrarmi anche la passera con le sue falangi.
A quel punto non potei che arrivare all’orgasmo che quasi le spruzzai in faccia, appagata ma allo stesso tempo felice di poterla fare mia, ricambiando ogni sua attenzione.
Valeria però non aveva nessuna intenzione di lasciar condurre a me il gioco, così mi disse di rimanere ferma per poi rivolgersi al marito.
“Senti lo so che non vorresti altro che metterlo nel culo ad Agata, e del resto lo ha davvero bello.” gli disse accarezzandomi delicatamente le chiappe “Però sei in castigo così questo bel fiore me lo prenderò io, quindi puoi solo decidere se rimanere a guardare o toglierti dalle palle.”
“No, rimango anche se mi fa male e lo sai.” le rispose Stefano che dallo sguardo doveva soffrire moltissimo.
Lei non disse nulla, ma mi allargò il buchetto con le dita, per poi rituffarci la lingua dentro, mandandomi subito fin troppo su di giri. La mia eccitazione salì a dismisura quando Valeria iniziò a prepararmi l’ano, mettendoci dentro del gel lubrificante usando le dita.
“Non voglio romperti il culo, ma solo vederti godere, quindi adesso sdraiati.” mi disse mentre si fissava alla vita uno strap-on realistico dalle dimensioni considerevoli.
“Lo so, ed è per questo che da te mi farei fare di tutto.” le risposi sdraiandomi sulla schiena.
Valeria non pensò neanche per un attimo a scoparmi, ma puntò dritta verso la porta del peccato, per iniziare a penetrarmi lentamente, ma senza mai tirarsi indietro neanche di un pelo, finendo col sodomizzarmi del tutto senza che quasi me ne accorgessi.
Il resto fu solo un lungo viaggio verso il paradiso, durante il quale non ci fu neanche bisogno di toccarmi in qualche modo la passera per eccitarmi o godere di più, tanto fu perfetta quella donna nel prendermi come se il tempo si fosse fermato solo per noi.
Nessuna delle due volle cambiare posizione tanto era perfetta nella sua semplicità quella in cui eravamo, con lei che dettava il ritmo, alzandolo o abbassandolo a suo piacimento, ed io che godevo come se non ci fosse un domani, entrambe incuranti della presenza di Stefano.
Lo vidi giusto il tempo per pensare a come doveva soffrire nel vederci insieme in quel modo senza poter fare nulla, e quanto avrebbe esser lui dietro di me a sodomizzarmi, magari con la brutalità tipica del maschio. Perchè Valeria non si comportò in alcun modo da dominatrice, ma neppure donna alfa, prendendomi sì con vigore, ma senza neanche un barlume di violenza, facendo sì che godessi come non mi era mai successo.
Non avevo infatti mai avuto un vero orgasmo anale, e Valeria seppe regalarmi il primo della mia vita, dando alcuni veloci affondi prima di sdraiarsi su di me che la abbracciai con le poche forze che mi erano rimaste.
Quando si alzò non ci fu bisogno di dire nulla, ma mi rivestii quasi di fretta per lasciare quella casa, lasciando i due coniughi ai loro giochetti perversi, fatti di punizioni e ripicche.
Capii infatti che la mia parte era terminata, e che dopo quel rapporto ero di troppo, quindi per non rovinare quei momenti salutai entrambi per tornare a casa mia, sperando di risentire quanto prima Valeria, perché con lei il piacere era sempre garantito.

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(quelli volgari saranno subito cestinati)

Invito tutti a visitare il mio piccolo blog
http://serenathemiss.wordpress.com/

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