Papà non è un super dotato.

Papà non è un super dotato.

Sono distesa nel letto, cerco di dormire, ma non ci riesco; sarà colpa del fuso orario, del fatto che, dopo più di tre anni, sono di nuovo a casa mia, distesa nel mio letto? Mi chiamo Anna e da più di tre anni, lavoro negli Stati Uniti, come medico specializzato in urologia. Dopo essermi laureata, con dei bellissimi voti, riuscii ad ottenere un posto in America a seguito di un Master. Fu subito riconosciuta la mia bravura e venni assunta da un grande ospedale. La mia passione per l’urologia è nata, quando appena diciottenne, mi feci sverginare da un maschio con una dotazione enorme, che mi fece impazzire di piacere; da allora tutta la mia curiosità sui gioielli maschili, la riversai nello studio. Abito vicino al grande ospedale, condivido un piccolo appartamento con una collega e amica di nome Nancy, una creola bellissima con due occhi da cerbiatta che ti fanno eccitare al solo guardarla. Fra di noi c’è una profonda amicizia, che ci porta spesso a condividere il letto, giocando fra di noi con non poca reciproca soddisfazione, anche se, entrambe, amiamo molto godere facendo sesso con i maschi. Io, a dire il vero, ho due veri stalloni, che mi sfondano in maniera divina. Miky, un ragazzo di origini irlandesi, con un cazzo da paura, ben oltre i venticinque cm. e di consistente circonferenza, e Alan, un giamaicano dalle misure esagerate, specie in circonferenza, che superano anche quelle di Miky. Li ho conosciuti separatamente e me ne ero innamorata; quando ho scoperto che erano amici e colleghi, entrambi dottori dell’ospedale, mi ero determinata a lasciarli. Essi, una volta venuti a conoscenza del problema che mi affliggeva, si sono accordati nel senso che, se per me non era un problema, potevo tranquillamente stare con entrambi. Così mi scopano, a volte separatamente, ma spesso insieme e io ne resto molto appagata; distrutta, ma felice di aver goduto fino allo sfinimento. Come rovescio della medaglia, va detto che quando si verifica l’incontro a tre, il giorno dopo, spesso, non vado al lavoro, perché sono a pezzi: gola dolorante, mandibola indolenzita, culo in fiamme ed aperto al punto da dover far uso di una mutandina per incontinenti, e la micia, slabbrata, mi dà anch’essa fastidi da non poco: avverto forti dolori all’utero che ha dovuto subire i colpi di due cazzi esagerati; però, in effetti, ne vado pazza e per questo sono disposta a patire quei dolori. Purtroppo, per impegni e motivi di lavoro, è circa un mese che non ho più di questi dolori. Ho caldo, mi rigiro, guardo la sveglia che segna le 23.00. In silenzio mi alzo per andare in cucina a bere un bicchier d’acqua, esco dalla camera a piedi nudi, indossando solo una T-shirt bianca con ampio scollo e, sotto, sono completamente nuda. Mentre percorro il breve corridoio, sono attratta dalla lama di luce che fuoriesce dalla camera dei miei genitori e, con curiosità, guardo attraverso lo spiraglio della porta. La fioca luce dell’abat-jour, illumina quello che vedo: i miei genitori stanno facendo sesso. Incuriosita resto a guardare. Mio padre nudo sul letto, con mia madre piegata su di lui, che mi volge le spalle e sicuramente lo sta succhiando visto il movimento che fa con la testa. Devo ammettere che mia madre ha proprio un bel fisico e il suo splendido culo è in mostra davanti ai miei occhi: sono affascinata da ciò che vedo e provo un lieve fremito fra le cosce. È davvero una bella donna: ha partorito me quand’era appena diciottenne ed oggi, alla soglia dei 48, ha un fisico davvero invidiabile. Impiegata di professione, pratica diversi sport e si mantiene in forma con diete alquanto equilibrate. Mio padre, invece, è un insegnante di educazione fisica in un liceo della città e, inoltre, allena la locale squadra di atletica leggera femminile, per cui, praticando anch’egli, tanto sport, ha un fisico da far invidia. Mentre li osservo, avverto che la mia eccitazione aumenta e, paradossalmente, mi rendo conto di non aver mai visto le dimensioni del sesso di mio padre.
Dopo qualche minuto, mia madre si gira e, senza volerlo, mi mostra la dotazione di mio padre: è assolutamente normale, sì, sicuramente ha una buona circonferenza, ma la sua lunghezza è decisamente media; nulla di speciale. Sorrido fra me e me, pensando a quanto piacere si sta prendendo mia madre, giocando con un simile “gioiello”, senza immaginare quanto piacere potrebbe provare con un super dotato, tipo almeno uno di quelli da me conosciuti. Vado in cucina, bevo e torno indietro. Quando ripasso davanti alla porta, sento mia madre gemere di piacere. Incuriosita, mi fermo di nuovo a guardare. Mia madre, ora, sta impalata su di lui, a smorza candela, con le spalle rivolte verso di lui e posso vedere il suo viso che ridotto ad una vera maschera di piacere. Stupita osservo meglio la scena; mi rendo conto che sta godendo alla grande e, questo, mi incuriosisce ancora di più, così continuo a spiarli. Ora cambiano posizione: sono distesi, guardandosi negli occhi, mentre lui continua a scoparla con un impeto ad un ritmo veloce, ma continuo; lei raggiunge un orgasmo dopo l’altro. Sono letteralmente affascinata e, sempre più incuriosita dal fatto che un maschio, con una modesta dotazione, sia capace di far godere tanto una donna. Ora hanno cambiato di nuovo posizione: lui la prende da dietro, ed a come le tortura il bottoncino davanti, sono fermamente convinta che la sta sodomizzando con forza e quella pratica le permette di raggiungere altri due orgasmi, fin quando, all’improvviso, lui esce da lei e si sdraia supino, così da permetterle di infilarsi in gola quella verga che tanto piacere le aveva donato. Vedo il corpo di lui tendersi in uno spasmo, che credo sia il momento in cui sta provando anche lui il suo orgasmo e, silenziosamente, me ne torno nella mia camera da letto. Con dolcezza faccio scorrere la mia mano lungo il solco della mia figa; poi prendo a masturbarmi ad un ritmo più veloce, fino a raggiungere un intenso orgasmo che, anche se non placa la mia voglia, me la attenua in parte così da permettermi di abbandonarmi all’atteso riposo. Quando mi sveglio il sole penetra direttamente dalla finestra in camera mia. Guardo la sveglia che segna le 10.00 del mattino. Immediatamente le mie narici captano un fantastico odore di caffè, bevanda che non assaporo da anni, almeno non come quella che fanno qui in Italia. Mi alzo un po’ assonnata e raggiungono la cucina, indossando sempre la mia T-shirt bianca. In piedi, voltato di spalle, c’è mio padre che indossa un accappatoio in microfibra che gli arriva a metà della coscia, mostrando il suo splendido fisico da atleta. Lo osservo e, immediatamente, in me si concretizza l’immagine della sera precedente; lo guardo non più come un padre, ma come un maschio, che stuzzica sensibilmente la mia femminilità. Mi avvicino a lui da dietro, lo abbraccio, mentre sento i miei capezzoli indurirsi e premere contro le sue spalle.

«Buongiorno, piccola mia; la colazione è pronta, se ti siedi, te la servo subito».

La nuova cucina dei miei genitori ha una penisola come tavolo, formata da una splendida lastra di cristallo trasparente; mi giro, faccio due passi, e mi siedo, non senza notare che, attraverso il vetro, sarà di fatto completa la visione delle mie cosce scoperte.
In un attimo decido di provocarlo, mi va di stuzzicare questo maschio, per riuscire a soddisfare la mia insana curiosità. Lui appoggia sul ripiano un piatto con fette di pane tostato e imburrato, una tazza di caffè, e poi si siede; ed io, per provocarlo, accavallo le gambe, in maniera che la maglietta risalga ancora un po’, mettendo in mostra il triangolino di peli che sormonta lo spacco della patatina. La mia intenzione è di provocarlo onde saggiarne la reazione, che mi riesce subito evidente, da come si sta gonfiando il tessuto all’altezza dell’inguine. Lo guardo dritto negli occhi, mentre lui mi sorride, poi, per stuzzicarlo ancora di più, prendo un cucchiaino di marmellata e l’appoggio un po’ su una fetta biscottata e, poi, infilò il cucchiaino fra le labbra, succhiandolo in maniera lasciva e provocatoria. Noto il gonfiarsi della stoffa del suo accappatoio ed immagino quanto si stia eccitando. Lo guardo, cerco di capire il suo stato d’animo e, mentre lui tranquillamente beve il suo caffè, io lecco il cucchiaino. Mangiamo continuando a scambiarci occhiate in modo provocatorio. Poi lui si alza e va a mettere la tazzina nel lavandino. Lo seguo, lo abbraccio da dietro, e gli infilo le mani sotto l’accappatoio, afferrando il suo cazzo già duro. Lui si gira e, prima che possa dire una parola, la mia bocca è incollata alla sua. Lo bacio, infilo la lingua dentro a caccia della sua, che trovo e con cui intreccio una danza erotica, dagli effetti sconvolgenti. Lo sento gemere, mentre lo bacio e lo masturbo. Improvvisamente mi stacco, mi abbasso davanti a lui e glielo prendo tutto in bocca. Mi entra tutto, senza che io senta dolore in gola, scivola liscio e piacevole fra le mie labbra, senza alcun impedimento; mi solletica l’ugola, ma non mi dà fastidio; non avverto conati di vomito, ma solo la piacevole sensazione di un cazzo che si lascia succhiare piacevolmente. Per me è una eccezionale novità!
Mentre lo succhio mi sto bagnando come una fontana, sento il desiderio di averlo dentro e mi stacco da lui.

«Dai, scopami… non ne posso più! Dai, ti voglio!»

Lui resta per un attimo indeciso, poi mi distende sul tavolo, si siede fra le mie cosce e si mette a leccare la mia lumachina, che sta schiumando in maniera sconvolgente. Mi lecca e succhia, portandomi in breve al primo orgasmo, che rimetto tutto nella sua bocca. Tremo, scossa dal piacere che lui mi ha fatto provare. Lo afferro per i capelli e lo tiro verso di me.

«Ti voglio… scopami!»

Lui mi solleva, fa un passo indietro e si siede. Lo scavalco e mi infilo il suo cazzo, che ora mi sembra anche più grosso, tutto dentro di me. Lo sento scivolare agevolmente fino in fondo. Sento la punta che riesce appena a lambire il collo dell’utero, per poi prendere a solleticarlo in maniera piacevole, senza nessun dolore. Il mio clito, schiacciato contro il suo corpo, mi procura subito un orgasmo, che mi fa tremare tutta. È fantastico sentire il corpo di lui a contatto con il mio; generalmente devo stare attenta a quanto me ne infilano dentro, mentre con lui sto proprio godendo del contatto! Oscillo avanti/indietro sfregando il clito sul suo membro nodoso, mentre, dentro di me, il cazzo sbatacchia, come fossi una campana. Godo e vengo perdendo il conto degli orgasmi che provo, mentre lui mi succhia i seni, fin quando, senza fiato, lo abbraccio per costringerlo a fermarsi, altrimenti mi ritrovo sfiancata. Dopo un momento lui mi solleva, mi mette in piedi, mi gira e mi appoggia al tavolo, poi me lo infila da dietro e ricomincia a pomparmi di buona lena. Godo di nuovo, e sempre più meravigliata dal fatto che, pur non essendo un super dotato, mi sta facendo impazzire lo stesso; allora decido di assaporarlo anche nel culo. Mi giro, apro le natiche e lo guardo in modo eloquente. Lui mi sorride, si sfila e me lo pianta dentro, lentamente. Appena appoggia la cappella sul buchetto, esso si apre e lo lascia entrare agevolmente.

«Accidenti, figlia mia, quanto sei aperta! Ma quanti ne hai presi in culo, per essere cosi larga e ricettiva?»

Non gli rispondo. Sono così protesa a godere del piacere di sentirmi limare il culo, senza dover stare attenta a quanto me ne infilano dentro. Ciò che sento è solo un bel cazzo, che mi fa godere tantissimo. Mi lima le pareti interne con estrema bravura, vengo e godo immensamente, poi avverto il bisogno di assaporare il suo nettare, così mi giro e glielo dico:

«…In bocca…Ti prego, sborrami in bocca!»

Lui sorride compiaciuto, afferra i miei fianchi e prende a pomparmi con più energia, fin quando, dopo l’ennesimo mio orgasmo, si sfila e si siede. Mi giro, mi inginocchio davanti a lui e apro la bocca: ne prendo la metà, giusto in tempo per ricevere, direttamente in gola, i primi due schizzi, che ingioio e poi, afferro le palle e mi metto a mungerle, spremendo fino all’ultima goccia di quel succo dolcissimo e buono. Dopo averlo spremuto per bene, appoggio la testa sulle sue ginocchia e mi rendo conto di una cosa che fin ad ora non avevo mai preso in considerazione: sì, è vero, le misure contano. Un bel cazzo super ti fa godere, ma anche un bel cazzo, diciamo MEDIO, se saputo usare ti porta in paradiso, e poi, adesso, mi sento appagata, soddisfatta e non devo combattere con dolori vari, né alla bocca, né al culo, e nemmeno nel ventre.
Per fare questa esperienza, ho dovuto farmi scopare da mio padre! FANTASTICO

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