La vecchia stazione di servizio – 2

La vecchia stazione di servizio – 2

Antonio arrivò poco dopo e si accomodò al tavolo sotto il pergolato che precedeva l’inizio dell’orto. Consegnato un pacco incartato al ragazzo ne ricevette in cambio il caffé che nel frattempo era venuto pronto.
Giuseppe si accomodò invece portando una bottiglia di limoncello.

Antonio era leggermente più giovane di Giuseppe ma stazza e possenza era decisamente peggio.
Forse era una caratteristica dei macellai ma in ogni caso la forza che il fisico di antonio esprimeva erano impressionanti.
Completamente pelato, con un grosso tatuaggio sul braccio destro e due baffi a manubrio da bikers era un personaggio che incuteva timore.
I due uomini iniziarono a chiacchierare mentre Luca restava seduto in ascolto. Aveva indossato degli slip a righe orizzontali bianche e rosa e sembrava perfettamente a suo agio.
Dopo un paio di bicchieri e altrettante sigarette Giuseppe si alzò per andare in bagno.
Sebbene avesse provato a usare in qualche modo Luca anche per quel genere di bisogno si era convinto, infatti (e per fortuna del ragazzo), che non era il suo genere di divertimento e quindi aveva deciso di lasciar perdere. Preferiva sedersi comodamente e leggere il cellulare.

Dopo una decina di minuti Giuseppe tornò fuori e si ritrovò davanti a una scena bestiale.

Luca era piegato sul tavolo di pietra sul quale, tra le tazze e i bicchieri, c’erano anche le mutandine a strisce. Le braccia erano tirate all’indietro per i polsi dalle mani di acciaio di Antonio che, con i pantaloni alle caviglie, stava brutalizzando il culetto del giovane con colpi profondi e ripetuti.
I gemiti di Luca si ripetevano con precisione ad ogni colpo e divennero ancora più forti quando Antonio lo afferrò per la coda con una mano e tenendogli la faccia con l’altra. era una scena brutale. Se non fosse per il cranio completamente pelato sembrava l’accoppiamento di un gorilla con un piccolo scimpanzé.
Giuseppe urlò al suo ospite che si fermò con l’uccello completamente inserito nelle viscere del giovane.
“Quante cazzo di volte te lo devo dire! Lo sai benissimo che non voglio scopate all’aperto… non durante l’orario di apertura, cazzo! Vai dentro se vuoi scopare!”

Quasi comicamente il mastodontico macellaio si profuse in scuse come un bambino, sfilandosi dal corpo di Luca che ricadde sul tavolo massaggiandosi il buchino. Tirandosi su i pantaloni tentò una giustificazione che Giuseppe non fece nemmeno finta di considerare.
Luca si rimise in piedi e, decisamente provato, senza prendere le mutandine si diresse verso l’ingresso laterale dal quale proveniva Giuseppe.
“Fai godere in fretta questo animale così poi si dà una calmata” disse incrociandolo.

Tra la stanza riorganizzata in cucina e il bagno c’era un piccolo loculo nel quale era stato piazzato un materasso a due piazze che occupava quasi tutta la superficie.
Era la stanza degli ospiti.
Luca entrò lì dentro seguito dal macellaio.
Una volta chiusa la porta lo aiutò a sfilarsi la maglietta bianca con l’insegna della macelleria e poi prese a baciare e leccare i suoi pettorali. Quando l’uomo sollevò le braccia non si sottrasse a leccargli le ascelle sudate il cui odore maschio stava già saturando la stanza.
Lentamente si inginocchiò a slacciare le scarpe e poi si dedicò alla cintura, per la verità allacciata mollemente, e ai bottoni dei pantaloni. Quando ebbe sfilato anche il secondo calzino risalì baciando i piedi e poi le cosce, dall’esterno all’interno. fino a infilarsi sotto le palle gonfie leccando ampiamente l’intera zona. Da quella posizione non gli ci volle molto a raggiungere la riga del culo.
Poi, sempre in ginocchio con la schiena rivolta verso l’uomo, si piegò all’indietro appoggiandosi sulle mani per poi reclinare la testa completamente spalancando la bocca. Antonio non si fece pregare e infilò dentro il suo cazzo godendosi il rigonfiamento dell’esofago dapprima con calma e poi con la solita brutalità. Luca resistette a quella tortura asfissiante per parecchi secondi prima di divincolarsi.
“Sei una grandissima cagna” fu il complimento del macellaio al giovane ansante.
Che era deciso a portare a termine la missione affidatagli dal suo padrone.
Si buttò in avanti sul materasso.
Le spalle a terra, le braccia aperte sul lenzuolo e il piccolo, sodo e rotondo culetto in bella mostra. La visione sarebbe stata irresistibile per chiunque. Ma Luca voleva essere sicuro di finire il lavoro.
“Allora montami. Ficcami quel cazzone nel culo e spaccamelo!”
L’ingresso, piovendo dall’alto verso il basso, del nodoso palo di carne di Antonio fu violento e profondo arrivando fino all’elsa col pube e strappando a Luca un lungo gemito di dolore. La seconda penetrazione fu altrettanto brutale e completa così come la terza e quelle che si susseguirono sempre più rapidamente.
I gemiti di Luca divennero un lungo suono straziante che aveva un effetto eccitante sul macellaio.
Poteva sembrare uno stupro in piena regola se non fosse per il fatto che il ragazzo restava immobile a ricevere i colpi impressionanti dell’uomo che in pochi secondi lo farcì con tutto il suo piacere accompagnati da versi animaleschi.
Luca lo lasciò sfogare sopportando il peso del corpo sudato sopra di lui.
Quando Antonio si accasciò sul fianco il suo palo era ancora talmente conficcato nelle sue viscere che il ragazzo si ritrovò ancora impalato e sdraiato sul petto del vecchio macellaio ansimante.
Attese qualche istante prima di sfilarsi – non senza dolore – da quel bestione che andava finalmente ritirandosi. Stazionò quel tanto che serviva sopra il pube a pelo corto dell’uomo.
Vista la situazione conveniva approfittarne evitando di sporcare le lenzuola.
Attese la colata di sperma dal suo buchino e poi di dedico a ripulire con attenzione, leccando dappertutto e ingoiando ogni traccia.

Una volta che l’uomo, finalmente acquietato e rivestito, di uscito dalla stanza rimise in ordine il lenzuolo sul materasso e poi passò dal bagno per la necessaria pulizia.
Una doccia veloce, con particolare attenzione al bucchino appena seviziato che cercò di sfiammare con un getto freddo , e una lavata ai denti erano necessari prima di ripresentarsi fuori per recuperare le mutandine.

(continua)

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