La prima esibizione: dalla doccia alla sauna 1

La prima esibizione: dalla doccia alla sauna 1

Avevo 18 anni compiuti da qualche mese, gli ormoni della crescita, piuttosto pigri rispetto ai miei coetanei che si erano giá sviluppati come giovani uomini, avevano lavorato molto quell’estate precedente e il mio corpo era cambiato, non ero piú il ragazzino puberale e grassottello. Ero cresciuto a scatti, prima l’altezza, mi ero letteralmente stirato, poi, dopo un lungo periodo di transizione la voce. Avevo perso la pinguedine infantile e i il corpo e i muscoli cominciavano a tonificarsi. Il pene non smetteva di crescere, quell’estate in spiaggia con i cugini avevo avuto vergogna, per la lunghezza del mio pisello. Ingenuamente pensavo che la sua crescita fosse collegata con l’attività masturbatoria che da qualche anno era entrata a formar parte delle mie attività quotidiane. I tanto bramati peli pubici, simbolo della virilità per ogni adolescente, avevano tardato a crescere, anche se da qualche mese la peluria corta forse un po’ piú fitta sui testicoli, che fino a poco prima copriva una piccola superficie di pube all’attaccatura del pene, si era arricciolata e ispessita notevolmente, lasciando in vista un cespuglio ispido nero, reso un po’ ridicolo dall’assenza di altri peli. In quel momento non mi piacevo, vedevo che avevo una forma diversa dai canoni di bellezza maschili, avevo nelle proporzioni e nelle curve qualcosa di femminile: spalle strette, fianchi piuttosto larghi, gambe lunghe, ma cosce e glutei molto voluminosi e torniti. Avevo il culo da donna, abbastanza grande, ma molto sodo, ne ero consapevole e la cosa non mi piaceva, temevo le burle degli amici. Questo corpo efebico era accompagnato da una faccia innocente, allora lo ero ancora, occhi color nocciola e chioma liscia e castana che ricadeva spettinata fino all’attaccatura del collo. Sembrerà strano ma proprio ció di cui mi vergognavo, quel non so ché di femminile, soprattutto il sedere, grande e rialzato, e il pisello lungo, si sarebbero rivelati come le mie migliori arme di seduzione, tanto nelle esibizioni omoerotiche come nelle conquiste con le ragazze.
Frequentavo da un paio d’anni uno dei club nautici piú importanti della cittadina provinciale e costiera in cui crebbi. Formavo parte, insieme ad una decina circa di coetanei, della squadra juniores di vela. Ci allenavamo tutti i giorni e, sebbene, fin da adolescenti, ci eravamo abituati a farci la doccia in costume, un po’ alla volta i miei compagni si erano spogliati della vergogna e del costume e si facevano la doccia nudi, in quell’atmosfera cameratesca e giocosa che suole esserci in qualsiasi spogliatoio maschile di qualsiasi squadra di uno sport qualsiasi. Io, anche se intimamente mi piaceva molto stare nudo, mi faceva sentire libero, e guardarmi e ammirarmi allo specchio, come ho detto prima, mi sentivo ancora inibito nello spogliatoio insieme ai miei compagni, non mi sentivo pronto per i commenti, che ero certo sarebbero venuti, però allo stesso tempo provavo invidia per loro che giravano gnudi per lo spogliatoio, anche a me sarebbe piaciuto, ma mi vergognavo. Fu cosí che presi l’abitudine di andare in doccia quando gli altri ne erano già usciti, Ricordo ancora la sensazione che provai la prima volta che mi tolsi il costume….i miei compagni erano usciti, in doccia non c’era nessuno, ero nervoso, temevo che entrasse qualcuno e credo che questo timore mi eccitasse…ebbi paura di avere un’erezione, ma controllai, forse per i nervi, e quando finii la doccia mi rimisi il costume velocemente. Quella sera nel letto della mia stanza mi masturbai, rivivendo la doccia senza costume e sognando di essere osservato da qualcuno.
Era già un paio di giorni che mi facevo la doccia cosí, la cosa mi piaceva, e per adesso ero sempre stato solo. Le docce, una decina si distribuivano sui due lati di un grande vano quadrato piastrellato in blu e bianco. Erano separate l’una dall’altra da un muro che arrivava fino alle spalle ed erano aperte sul lato frontale. Quel pomeriggio, quando entrai vidi che ce n’era una occupata da un signore, che mi salutó allegramente. Mi comincio a battere il cuore, salutai e mi infilai in una doccia che era situata a fianco della sua. Il signore era un socio conosciuto, giornalista molto popolare nella nostra cittadina, scriveva in diversi periodici, anche a tiraturaa nazionale. Era un signore di una sessantina di anni, pelato, con baffi folti e canosi, occhi scuri e vivaci, fisico corpulento e villoso, non troppo alto. Il giornalista era conosciuto da tutti, lo si vedeva spesso in sede sociale ed era sempre pronto a scherzare con noi giovani; credo che formasse parte della direzione della società. Entrai in doccia col costume, desideravo levarmelo, e proprio mentre pensavo a questo sentii la voce del giornalista che mi diceva allegramente:
– Gli uomini fanno la doccia senza costume, non sei piú un bambino-
Mi guardava sorridendo, non vedeva il mio corpo peró si il mio viso, risposi qualche parola confusa, ero tesissimo, sentivo le gambe che tremolavano, abbassai lo sguardo e le mutande. Non riuscivo a pensare, il pisello prendeva consistenza, avevo paura che mi venisse un’erezione e speravo che il mio vicino di doccia se ne andasse senza accorgersene. Per finire la doccia senza questa tensione che si era apoderata di me. Sembrava che il tempo non trascorresse, che il signore non finisse piú, io mi facevo la doccia cercando di non guardare, ma nonostante tuttto i nostri sguardi si erano incrociati, furtivamente, già un paio di volte. La sua doccia smise di scorrere, per uscire doveva passare davanti a me, il mio pene si allungava e ingrossava a vista d’occhio, avevo paura che le gambe mi cedessero, d’altra parte ero consapevole che per la prima volta, qualcuno mi avrebbe visto nudo sotto la doccia……e con il pene quasi eretto. Mi venne spontaneo girarmi verso il muro lasciando alla vista la schiena e il sedere, mentre mi facevo lo shampoo, cercando di nascondere alla sua vista il mio bacello. insieme al rumore e alla sensazione dell’acqua che cadeva sul mio corpo, potevo percepire il suo sguardo, ma non avevo il coraggio di guardare. Capii che si era fermato davanti alla mia doccia e un’altra volta la sua voce si fece sentire
– Bravo, cosí si fa, senza costume, come gli adulti
Fece una pausa, io sentivo il sangue affluire a tutte le superfici epidermiche, credo che le guance si tinsero di rosso…..dopo di che aggiunse
– in piú col corpo che hai non ti dovresti proprio vergognare…
Girai la testa, senza peró girare il corpo, e risposi con un filo di voce con un grazie e un sorriso timido, abbassai lo sguardo e mi parve di vedere con la coda dell’occhio che si stesse toccando il pisello, ma forse fu solo un’impressione. Il signore salutó e se ne andó canticchiando Ero giovane e assolutamente privo di esperienza, tuttavia non ero stupido, mi rendevo perfettamente conto que il giornalista con i suoi commenti e complimenti cercava la mia conversazione, avevo anche capito che voleva, con le sue parole, che mi girassi per poter guardare il mio corpo con una visione frontale. Voleva qualcosa di piú? Ecco che mi lasciavo prendere dalla paura…..ma no, non poteva essere…in fondo il giornalista era un uomo sposato….
Il giorno dopo aspettai che i miei compagni se ne fossero andati e andai nelle docce con la tensione e la speranza di incontrarlo, ma quando arrivai, delusione, le docce erano vuote. Entrai nella doccia del giorno prima, mi levai i boxer e cominciai a regolare la temperatura dell’acqua. Non aveva ancora cominciato a scorrere che sentii dei passi avvicinarsi, accompagnati da una aria mal cantata di qualche opera famosa…..era lui, lo sapevo e sapevo anche che non era un caso che venisse in doccia in quel momento….i nervi mi presero accompagnando l’eccitazione che sentivo salirmi, il pene era ormai eretto e continuava a indurirsi, che vergogna, ricorsi al solito trucco di girarmi faccia al muro nascondendo, con gran difficoltá l’erezione. Salutó allegramente e intuii che entró nella doccia proprio davanti alla mia…non avevo scampo, il membro era turgido, sull’attenti, il dorso della cappella mi sfiorava l’ombelico, da tanto ritto era. Non avevo coraggio di guardare, né di girarmi, anche se presagivo che mancava poco.
– Girati dai, non ti devi vergognare, forse ti sembrerà strano che un vecchio come me ti faccia complimenti, non mi fraintendere, ma devo dire che hai un corpo bellissimo. Girati dai, fammi vedere….
Le gambe mi tremavano, diedi un respiro e mi girai, lasciando in vista il lungo cazzo, ben eretto, accompagnato dalla mia faccia che doveva traspirare morbo, anche se cercavo di camuffarlo come se dovessi giustificare l’erezione. Credo che non se l’aspettasse, restó a bocca aperta per la sorpresa, molto gradita comunque. Dopo avergli visto la faccia abbassai lo sguardo sul suo pene non lungo, ma molto grosso con la cappella altrettanto grossa, di cui si intuiva la forma, giaccé era ricoperta da una membrana di pelle sottile che terminava con un groviglio di pelle penzolante: notai che stava crescendo, che si faceva grande, come un film a camera lenta, vedevo la cappella che pian pianino sbocciava dalla sua protezione uscendone portentosa, di un colore quasi viola che contrastava con il bianco della canna. Non parlava piú, aprí l’acqua senza togliere lo sguardo dal mio corpo, potevo vedere come mi osservava, come soffermava lo sguardo sulle mie parti intime o come cercava i miei occhi. Io restai fermo davanti a lui con il cazzo duro, senza parlare per un tempo che non saprei quantificare.
– Girati, mostrami il culetto

La voce era sicura, non faceva piú il simpatico. Quando ascoltai queste parole, un’ulteriore eccitazione mi sopraggiunse. Mi girai offrendogli lo spettacolo del culo, divaricai un po’ le gambe e cominciai a massaggiarmi le natiche
– Bravo, adesso aprilo!

L’eccitazione era troppo grande, ubbidii e mi aprii le chiappe mostrando il mio sfintere scuro, contorniato da una grande aureola piú chiara, al giornalista, che credo si stesse toccando. Sentivo gli spruzzi d’acqua della doccia che entravano entrare nel mio culetto divaricato. Non ce la facevo piú, stavo per scoppiare, sentivo l’orgasmo in arrivo, nonostante non mi fossi neanche sfiorato il pene.
In quello si sentirono dei passi vicini e poco dopo un socio senior entró in doccia camminando pian pianino. Il terrore mi invase. Mi immaginavo già uno scandalo nella società nautica….. l’eccitazione e il morbo mi passarono in pochi decimi di secondo, e la prontezza del giornalista che intratttenne con delle domande scontate il nuovo entrato salvarono la situazione. Presi il mio asciugamano, me lo misi intorno alla vita, mi concentrai per pronunciare un saluto e dissi un arrivederci con voce molto bassa; mentre l’anziano socio era alle prese con la regolazione della temperatura dell’acqua, il giornalista mi strizzó l’occhio allegramente e rispose con un vigoroso arrivederci, Un po’ scombussolato per l’esperienza, eccitante e a ripensarci neanche tanto inaspettata me ne andai nel corridoio dello spogliatoio dove avevo l’armadietto. Era la primera volta che qualcuno mi vedeva con il pene ritto e il culo aperto, era la prima volta che mi esibivo per un uomo. Ero andato qualche volta, ancora adolescente, solo e all’avventura, nel reparto nudista della spiaggia cittadina, che era popolato per lo piú da anziani e avevo sempre sentito gli sguardi sul mio giovane corpo, sguardi che avevano eccitato la mia fantasia, però quella era la mia prima volta che mi esibivo spudoratamente…..e la cosa non fií lí.
Mi vestii, senza smettere de pensare all’accaduto ed ecco che vidi un’ombra avvicinarmi nel corridoio buio. Era lui, con un sorriso strano, si guardo in giro furtivamente e palpandomi una natica e a bassa voce disse:
– Vieni alle 8 e mezza stasera in sauna, non c’è nessuno e devo chiudere io la società, staremo piú tranquilli
Uscii dall’edificio sociale.. Erano ormai le sei di sera; si era fatto buio, non c’era nessuno sul lungomare di quella sera d’autunno e i miei pensieri e le mie emozioni giravano e si muovevano come le foglie che illuminate da un lampione arancione volano, si rincorrono, salgono scendono per accumularsi chissà dove. Ero combattuto, avevo voglia di andare all’appuntamento però da un’altra parte avevo paura, ero già scosso da quello che era successo in doccia. Cosa avrebbe voluto fare? Non volevo che mi succedesse nulla, non ero disposto a farmi penetrare in nessun modo….. si sarebbe accontentato di guardare? La sauna era uno spazio piccolo, non piú di 6 metri quadrati in legno, ero sicuro che avrebbe cercato il contatto. Pensai che sarei andato e gli avrei proposto di fare un’altra doccia come prima o che sarei andato in doccia a patto di non farmi toccare…..mentre pensavo ebbi un’erezione. Non avevo preso la strada di casa, erano ormai le sette e mezza e alle otto mi aspettavano per cenare. Vidi una cabina telefoonica, camminai deciso ed entrai. Presi una moneta che avevo in tasca e chiamai a casa. Dissi che mangiavo qualcosa fuori e andavo a studiare da Giacomo, sarei tornato verso mezzanotte. Mia madre mi salutó e quando appesi il telefono seppi con sicurezza che sarei andato all’appuntamento…….(continua….)

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