Silvia in spiaggia

Silvia in spiaggia

Bene! Quello che vi sto per raccontare è una storia che mi è realmente accaduta. Ho “romanzato” la storia in modo da poter salvaguardare la privacy delle altre persone coinvolte oltre che alla mia, ma i fatti sono reali.
La compagnia di navigazione per cui lavoravo aveva necessità di personale di macchina su un’altra nave, per cui mi chiesero se volevo imbarcare su quell’altra nave ed io acconsentii. Si trattava di un esperienza nuova e poi mi avrebbe fatto rimanere più tempo in Italia in quanto la nave faceva la spola tra l’Italia e la Spagna. L’unica “fregatura” se così possiamo chiamarla, è che avrei passato i fine settimana in Spagna e non in Italia.
Imbarcai sulla nave e partimmo dall’Italia per la Spagna, ci mettevamo due giorni a fare il viaggio.
Arrivammo un venerdì pomeriggio scendemmo dalla nave ed il comandante mi portò nell’ufficio che la compagnia aveva nel porto e che faceva le più svariate mansioni dalla dogana per le merci, alle parti di ricambio che non avevamo a bordo, all’assistenza del personale insomma tutto.
L’ufficio era diretto da una giovane donna italiana ed aveva due impiegati spagnoli un ragazzo di 20 anni che, poverino, faceva di tutto, dal corriere girando in lungo ed in largo il porto alle pulizie dell’ufficio, e da una signora di 40 anni che faceva da segretaria.
Il comandante mi presentò alla direttrice dell’ufficio e gli disse che ero il nuovo secondo di macchina, per cui per le necessità tecniche avrebbe dovuto parlare con me.
La direttrice si chiamava Silvia ed era una “donnona” era alta quasi un metro ed ottanta, non era grassa ma era robusta, ben messa, aveva lisci e lunghi capelli biondi. Una gran bella donna.
Nelle settimane successive feci tanti viaggi ed il mercoledì ed il venerdì incontravo Silvia per le cose più disparate. Non era mio compito ma con la scusa che mi serviva materiale per la nave ero sempre io che gli portavo tutte le carte della nave e le riportavo a bordo. Usavo questa scusa per vederla e parlarci.
Lei come mi vedeva, mi sorrideva e parlava volentieri con me, tanto che eravamo entrati in confidenza e ci davamo del tu ed avevo scoperto che aveva solo 4 anni più di me.
Un venerdì pomeriggio appena ormeggiati, scesi dalla nave e portai le solite carte all’ufficio. Nell’entrare salutai la segretaria che mi indicò che Silvia era nel suo ufficio.
Arrivai alla porta e la vidi che parlava in spagnolo al telefono, per cui rimasi in attesa sulla porta.
Finì di parlare e disse: “Meno male che siete arrivati, oggi è stata tremenda, penso mi abbia telefonato la metà degli abitanti del pianeta terra! e solo per stupidaggini oltretutto. Finisco con voi e se ne riparla lunedì.” Ed io risposi scherzando “Beata te, pensa che a me mi tocca sopportarli tutta la settimana h24 e non ho vie di fuga, ho solo quei 140 metri di ferro!” Si mise a ridere e mi chiese: “Sei libero stasera?” Io “Si, la nave è ferma in porto ed il mio turno di guardia inizia appena domani alle 16.00, per cui fino a domani pomeriggio sono libero”
Silvia: “Hai mangiato mai la paella?”
Io: “Si ma non in Spagna”
Silvia: “Fatti trovare alle 7.30 all’ingresso del porto, ti porto a mangiare la paella.”
Io: “Ok!”
Alle 19.30 ero all’ingresso del porto Silvia arrivò con la sua piccola macchinina, salii in macchina e lei partì. Guidava veloce. Facemmo parecchia strada ed arrivammo in un ristorantino sul mare. Ci sedemmo e Silvia ordinò della paella per due. Praticamente ci portarono una “carriola” di paella. Cominciammo a mangiare era buonissima e parlammo di tante cose. Anche il vino che portarono era molto buono.
Ripartii con la nave ritornai in Italia e ripartii nuovamente alla volta della Spagna.
Appena giunto come al solito scesi dalla nave e con la scusa delle carte andai in ufficio da Silvia.
Come mi vide fece un sorrisone enorme, mi salutò e, visto che stava alla macchinetta del caffè me ne offri uno.
Mentre bevevamo il caffè e senza farsi notare dalle altre persone presenti mi disse di farmi trovare all’ingresso del porto alle 19.30. Cosa che feci.
Aspettai un poco ed arrivò, salii in macchina e gli chiesi: “Nuovamente paella?” e lei: “No stasera cucina italiana a casa mia!” rimasi sorpreso, non me lo aspettavo.
Arrivammo a casa sua, parcheggiò entrammo in un portone prendemmo l’ascensore ed entrammo dentro casa.
Abitava all’ultimo piano di un palazzone enorme e il suo appartamento era modesto con un soggiorno una camera da letto. Nel soggiorno c’era un balcone da dove si poteva vedere tutto il porto, con le sue navi, le sue luci.
Mangiammo, parlammo parecchio e dopo cena ci sedemmo sul divano a sorseggiare del liquore spagnolo.
Ci fu un momento in cui non parlammo, ci guardammo negli occhi e ci baciammo, cui abbracciammo.
Mentre ci baciavamo le mie mani cominciarono ad accarezzare le sue grandi tette e le sue cominciarono ad accarezzarmi il petto ed a sbottonare la mia camicia.
In breve tempo le avevo alzato la maglia, slacciato il reggiseno ed osservavo le sue tette veramente enormi. Con tutte e due le mani non riuscivo a contenerne una.
Mi spinse e mi ritrovai sdraiato a pancia in su, mi slaccio i pantaloni, mi abbasso le mutande e tirò fuori il mio uccello. Lo accarezzò con delicatezza, lo baciò e cominciò a succhiare molto delicatamente la cappella. Ero in estasi. Proseguì cosi fino a che non la fermai.
Con calma e delicatezza la feci sdraiare sul divano, le slacciai i bottoni dei pantaloni e vidi le sue mutandine di colore nero, da cui usciva della peluria.
Feci per abbassarle un pò i pantaloni e lei si alzò quel poco per aiutami e finì che glieli tolsi. Rimase in mutande e intravedevo la sua topa tra i ricami. Cominciai ad accarezzarla sopra le mutande per poi finire con il levargliele. Rimasi stupito, aveva la fica piena di peli, molto folti, molto lunghi e biondi. Era bellissima.
Mi tirai su e cominciai a baciarla e con la mano accarezzavo dalle tette alla fica e viceversa.
Piano piano mentre la baciavo cominciai a scendere fino a baciare le sue tette, la sua pancia e la sua fica. Sulla fica mi dilungai un poco per poi continuare a baciare la pancia e le tette e scendere nuovamente giù.
Arrivai alla fica, la baciai e cominciai a leccarla. Aveva un clitoride grande ed era piacevole da tenere tra le labbra.
Ad un certo punto mi fece fermare prese le mie mani le tirò a se le fece scorrere fino alle tette per poi tirarle su sopra la sua testa. Così facendo mi fece alzare portando il mio pube all’altezza del suo. Il mio cazzo entro dentro di lei, mi abbracciò e cominciai a muovermi lentamente per poi aumentare la velocità. Lei mi abbracciava sempre più forte e mi incitava dicendomi “dai dai”. Andammo avanti cosi per un po’ fino a che non la sentii emettere un urlo di piacere.
Mi fece sdraiare, mi spompinò per un po’ dopo di che si mise a cavalcioni su di me fece scivolare il mio cazzo nella sua figa e si appoggiò su di me baciandomi. Si risollevò e vidi le sue tette ballare e tentavo di fermarle con le mani erano bellissime.
Mi guardò, si fermò e mi fece alzare in piedi, si mise in ginocchio sul divano prese il mio cazzo e se lo mise tra le tette che muoveva lentamente. Lo baciò cominciò a succhiare lentamente la cappella per poi infilarselo tutto in bocca. Lo succhiò più forte fino a che gli venni sulle tette.

Raimondo

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