Giochi mattutini

Giochi mattutini

Gioco mattutino.

Quando il ragazzo uscì dalla stanza era completamente nudo. Aveva i vestiti ripiegati sul braccio e si dirigeva verso la porta del nostro bagno. Si fermò un attimo e sorridendo disse “ Signor Giovanni, sua moglie la sta aspettando”. “Grazie ora vado” risposi. Era un bel ragazzo. Vent’anni, benfatto, nero come il carbone e aveva ancora il cazzo completamente eretto nonostante avesse appena goduto nel ventre di mia moglie. Era ancora imbrattato del suo stesso sperma e ancora qualche goccia colava sul pavimento.
Quando entrai nella stanza, Milena, era distesa come l’aveva lasciata, ansimante e con la fica spalancata, gonfia, arrossata. Appena una piccola bava di sperma usciva da un lato ma una grande quantità era ancora dentro di lei. Milena mi aveva confessato che il ragazzo amava godere completamente piantato in lei, godeva senza muoversi e lei si sentiva le sue pulsazioni invasa da una grande quantità di sperma bollente, proprio in fondo a lei. Da questo fatto era nato il nostro gioco. Quando ero nella stanza mi sdraiavo accanto a mia moglie e la baciavo avidamente. Sentivo addosso a lei l’odore del ragazzo, intenso, inebriante. Le accarezzavo la pancia e poi le natiche. Milena, a quel punto, si girava e si metteva a pancia in giù. Io, dietro lei, lubrificavo il mio cazzo con quel piccolo rivolo di sperma del ragazzo e poi lo puntavo davanti al suo ano e piano piano entravo. Milena aveva sempre amato la penetrazione anale. Sapeva come rilassare i muscoli e permettermi di entrare. Una volta dentro, dovevo superare un attimo di crisi per non godere subito e poi cominciavo a muovermi lentamente. Con la mano le accarezzavo il clitoride, piano, perché, l’intensità del godimento col ragazzo lo aveva reso troppo sensibile. Dopo i primi movimenti cominciavo a sentire lo sperma del ragazzo che finalmente usciva dalla fica di mia moglie. A quel punto acceleravo i colpi. Lei si dimenava e piangeva di piacere e altro sperma, denso e copioso, usciva da lei. Ormai ero al limite e allora mi lasciavo andare godendo anch’io copiosamente nel suo retto. A quel punto la stanza era piena dell’odore dei nostri sudori e dello sperma mio e del ragazzo. Milena era imbrattata con l’ano oscenamente aperto. Si alzava e scappava in bagno per liberarsi di tutto lo sperma che aveva dentro e addosso e diventare l’insospettabile signora che lavorava come fisioterapista presso una casa di riposo per anziani. Naturalmente il ragazzo era già uscito. Anche io, spossato e soddisfatto, mi lavavo, vestivo e entravo nel mio ufficio adiacente la stalla e mi immergevo nell’organizzazione dei lavori della fattoria. Questo gioco avveniva, al mattino, una o anche due volte la settimana.

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