Da moglie pudica a puttana. 03

Da moglie pudica a puttana. 03

Erano passati sei mesi, nei quali avevamo scopato da soli senza coinvolgere altri. Usavamo vibratori, mi ero spinto a comprare anche un frustino, lei godeva, ma la sua fica non emetteva più quei lunghi getti e prolungate colate di umori. Le chiesi se le mancavano quegli incontri e la sua risposta si mostrò perfusa da una certa mestizia.
“Mi manca il trasgredire. Mi manca un cazzo grosso e lungo che mi penetri fin in fondo, mi manca far la troia, ma godo lo stesso e tanto con te.”
Dovevo ammetterlo, anche a me mancava la nostra trasgressione. Averla vista godere, e così tanto, era stata per me un’emozione fortissima, intensa, piacevole e molto eccitante. Anche io, come lei, avrei voluto condividere lei con un altro o altri, ma con chi? Con Franco ed i suoi amici, era andata benissimo: massima riservatezza, igiene, ma, nella cerchia di nostri amici? Nemmeno a pensarci. Internet? Lei non si fidava, quindi andavamo avanti con piacevoli fantasie.
Ho un cugino più grande di me di 15 anni e tempo addietro viveva al sud Italia
Suo figlio, un ragazzo di 21 anni, doveva venire nella nostra città per alcuni mesi per uno stage universitario e mi chiese se gli trovavo una stanza. Chiesi in giro, mi informai, ma i prezzi erano sempre troppo alti per le sue tasche. Fu mia moglie, nella sua indole di una vita fa un po’ suora, a suggerire di sistemarlo da noi: lo spazio c’era. A me l’idea di doverci privare della nostra libertà non piaceva molto, ma, alla fine, mi rassegnai e diedi il mio assenso. Erano due settimane che Angelo era da noi. Era un ragazzo taciturno, solitario, dedito unicamente allo studio. In casa poi non lo si sentiva. Aiutava in quelle poche cose che vi erano da fare, ma, per il resto, se ne stava in silenzio a studiare. A quel lato, decisamente positivo, faceva da contraltare la drastica riduzione dei nostri rapporti sessuali. Scopavamo in silenzio e, anche quando eravamo soli in casa, eravamo sempre con il timore che lui potesse rientrare all’improvviso. Insomma, non avendo figli, non eravamo abituati ad avere altre persone che giravano in casa. La notte, cercavo di acuire l’udito per verificare se si sfogasse masturbandosi, ma niente, e, allo stesso modo, non l’abbiamo mai visto in boxer, insomma un mistero totale. Un pomeriggio mi ritrovai a rincasare con largo anticipo rispetto al solito: avevo una visita dal dentista. La casa sembrava deserta, salii di sopra per farmi una doccia e, quando entrai in bagno, vidi lui seduto sul water, con in mano un perizoma di Alba. Lo annusava e si menava una verga da paura. Rimase di ghiaccio e, quasi impaurito, balbettò:
“Scusa, non so cosa mi ha preso.”
A fatica si alzò e si chiuse in camera sua a chiave. La sera disse che non stava bene, non aveva fame e non scese. Alba si preoccupò e, a quel punto, le raccontai l’accaduto. Ci fu un lampo nei suoi occhi: la lussuria che albergava in lei, aveva immediatamente elaborato un’opportunità.
Preparò una tisana, si mise una vestaglia che mostrava il suo intimo e sali di sopra. Bussò, si fece aprire e, con fare dolcissimo, lo approcciò chiedendogli cosa poteva fare per lui, per farlo stare meglio. Io, dal corridoio, seguivo la vicenda. Lei gli passò la mano tra i capelli, gli sentì la fronte, aveva detto che aveva mal di pancia e, quindi, gli ordinò di bere la tisana, mentre, nel frattempo, gli massaggiò la pancia. Non volle eccedere e lo lascio lì. Socchiuse la porta e, mentre sistemava la lavastoviglie, le misi una mano sul culo, da dietro: avvertii subito che il suo perizoma era umido e le sussurrai:
“Che troia che sei!”
“Sì, lo so. E sono molto fiera di esserlo.”
Più tardi andai io a riprendere la tazza, gli chiesi come stava e mi rispose: “molto meglio”. A quel punto gli parlai.
“Non ti devi scusare di nulla: io, al tuo posto, avrei fatto lo stesso e, forse, anche di più!”
Lui era rilassato, si alzò e scese giù, si mise seduto sotto il porticato. La serata era piacevole e gli portai un panino ed una birra. Scoprii che, anche se non fumatore, ogni tanto una sigaretta la fumava, cosi ne accesi due. Parlammo. Venni a sapere che, al paese, non aveva una ragazza fissa, ma era perso per una donna di dieci anni più grande. Si era rilassato ed ora stava parlando a ruota libera. Mi confidò che ci aveva sentito scopare una sera, che trovava Alba bellissima; spesso aveva spiato anche i genitori, insomma era in piena tempesta ormonale. Salutandolo con un sorriso, gli diedi un suggerimento: “Stasera, spiaci meglio.”
In camera, presi a leccare Alba, la sentii fremere come non succedeva da tempo, le schiaffeggiavo la fica.
“Ti piace, troietta? Mi sembri già abbondantemente calda.”
“Sì, lo sai che adoro essere trattata da troia. Mi eccita da matti.”
Mi feci montare con lei rivolta verso la porta, sperando che Angelo fosse lì, a spiare.
“Ti piacerebbe aver un altro bel cazzo in bocca, vero? E anche in culo?”
“Sì, sì! Lo vorrei tanto!”
Avevamo riconquistato la nostra libertà: ci sentivamo liberi come quando in casa eravamo da soli. La scopai con vigore. La sentii venire come una fontana. Volle la sborra in bocca e la ingoiò tutta, poi, nuda, si alzò e andò in bagno, passando davanti alla porta di Angelo: la trovò socchiusa. Erano due notti che scopavamo facendo anche rumore, ma di Angelo nessun segno. Pensai che, forse, mi ero spinto troppo avanti, così una mattina, mentre lo accompagnavo all’università, mi disse:
“Sei fortunato ad avere una moglie così.”
Avevo capito benissimo, ma decisi di approfondire.
“Che intendi “così”?”
“Una donna bellissima, sensuale, aperta.”
“Aperta a cosa? Non capisco, sii chiaro.”
“Vi sto sentendo la notte, mi alzo per spiare, e la trovo travolgente.”
“Non ti ho mai sentito, né visto.”
“Son bravo a muovermi nell’oscurità.”
“Mi hai detto che hai spiato anche i tuoi e loro sono altrettanto aperti?”
“Abbastanza!”
Stava per aggiungere altro, ma si fermò, allora decisi di sbilanciarmi.
“Insomma, te la scoperesti Alba?”
Lui mi guarda un po’ intimidito.
“Chi non la scoperebbe?”
Allora ho deciso di giocarmela almeno con lui, a carte scoperte.
“Non fraintendermi, non sono bisex, ma saresti disposto a farlo in tre?”
“Con voi, subito! Poi è un’esperienza che ho già fatto e mi piace molto.”
Lo guardo un po’ sorpreso.
“Ah sì? E, se posso, con chi?”
Lui ci rifletté, poi mi rispose che lo aveva fatto con quelli che definiva una coppia di amici. Decisi di non approfondire: se avesse voluto, mi lo avrebbe detto lui. Nel salutarlo, gli feci una proposta.
“Quanto prima dobbiamo metter Alba in mezzo a noi due.”
Lui mi fa un mezzo sorriso molto complice e mi risponde:
“Sì, sarebbe davvero magnifico.”
In altri momenti avrei telefonato ad Alba e messa al corrente di tutto questo, invece aspettai il ritorno di Angelo. Ci accordammo di aspettare Alba con solo i boxer indosso; quando rincasò, ci trovò così abbigliati.
“Oh mio Dio! Che accoglienza stupenda! Questo si che è un bel modo di esser accolti in casa!”
Angelo si alzò, la baciò, le toccò tette ed io lo seguii, prendendo a spogliarla.
“Datemi il tempo di rinfrescarmi.”
Angelo la strinse a sé, bloccandola.
“No, stai bene così! Ti voglio assaporare mentre profumi di femmina.”
E senza aggiungere altro, scese a leccarle il culo. Alba prese subito ad eccitarsi, mentre lui era già lanciato.
“Uuhhmmm, finalmente! Che bello! Sapessi da quanto desideravo leccartelo: hai un culo da sballo!”
Io la baciavo, le stringevo i capezzoli e, quando la voltò per leccarle la fica, vidi il suo stupore nel trovarsi davanti una fica davvero particolare: le sue labbra, quando eccitate, erano enormi ed il suo clitoride, sovrastante la fessura, non era di quelli normali: era una rarità. Prese a leccarla con lievi colpetti, non entrava dentro la fica, ma saliva al clito come piaceva ad Alba. Andammo in camera. Io mi accomodai e presi a leccare fica e culo. Lui, dopo averla pomiciata a lungo, portò la sua verga alla bocca di lei. Non era in piena erezione, ma destò notevole interesse in Alba, che prese a leccarlo e pomparlo pian piano, finché non divenne dritta e dura, leggermente piegata in su. Aveva una bella cappella. Nel veder me, stringer e mordere i capezzoli di Alba, si dedico a ciò pure lui. Alba voleva il suo cazzo in fica, allora lo spinse indietro per farlo distendere supino e vi montò sopra. Prese a cavalcarlo, mentre con le mani si apriva chiappe: era un invito esplicito che desiderava il mio nel culo. Bastò un po’ di saliva ed entrò con assoluta facilità. Trovammo il perfetto ritmo e prendemmo a scoparla ed incularla per bene. Lei iniziò subito a godere, incitandoci a fotterla sempre più forte.
“Sì, fatemi godere! Dai, spingi, arriva fin in fondo. Vi voglio sentire tutti e due fino in fondo.”
Venimmo quasi simultaneamente: uno in fica e l’altro in culo: Lui continuò a spingere, ma c’era qualcosa che non andava in Alba, che si scusò, poi andò in bagno per tornare dopo poco: le erano arrivate le mestruazioni. Quando aveva quelle sue cose, diventava intrattabile, non ti ci dovevi avvicinare.
Così finì lì, la nostra prima scopata con Angelo.
Angelo si dimostrò un po’ inesperto, ma aveva la dote d’esser sempre in tiro. Scopava Alba anche tre volte al giorno. Avendo poi scoperto il fatto che a lei piaceva tanto nel culo, le sue venute finivano sempre lì. Insomma ora Alba aveva due cazzi a disposizione e, durante la giornata, ne godeva a profusione. Ma c’era un lato di Angelo, oscuro per me.
Spesso mi era capitato di notare che, quando scopavo Alba a pecora, lui da sotto, oltre che leccarle il clitoride, andava a leccarmi palle e culo. Così come era capitato che, talvolta, prima di infilarlo nella fica, la bocca di Angelo leccasse e prendesse in bocca la mia cappella. La cosa non mi dispiaceva, anzi, la trovavo piacevole, trasgressiva, ma quando gli chiedevo se per caso amasse anche il cazzo, le sue risposte erano sempre evasive, finiva con il minimizzare il tutto.
“A volte, mi lascio prendere dal momento, dalla situazione. Quando siamo lì, mi piace avventurarmi in altre divagazioni.”
“Nelle tue esperienze con amici, lo hai già fatto?”
“Sì, che l’ho fatto.” “Ed anche l’altro ti ha pompato?”
“Sì, lo facevamo.” “Solo pompe o anche anale?” Qui scattava sulla difensiva.
“Diciamo che son cose un po’ particolari e, al momento, preferisco tenerle per me.”
Tutto questo mi incuriosiva ed eccitava. Non avevo mai avuto esperienze bisex e, sinceramente, non ci avevo neanche mai pensato, né fantasticato.
Il suo stage all’università stava per finire, tra breve lui sarebbe tornato al sud. Tutti e tre ne eravamo dispiaciuti. I contatti con i suoi genitori, erano giornalieri, in special modo con sua madre; lei non vedeva l’ora di riavere suo figlio a casa. Prima della fine dello stage, Angelo ricevette una mail da una ditta vicina a noi. La conoscevo bene, ci collaboravo per lavoro, ci fece un colloquio e, come sempre succede, alla fine la cosa ebbe il solito epilogo:
“Le faremo sapere.”
Angelo, una mattina, con le lacrime agli occhi, ma con tanta gratitudine ed affetto, ci salutò. La casa era vuota senza di lui. Per circa due mesi eravamo stati, dapprima genitori, poi amanti. Quel ragazzo, inizialmente taciturno, solitario, si era poi dimostrato gentile, vivace, esuberante, attraente, perverso e focoso. Erano trascorse tre settimane dalla sua partenza, quando ci chiamo euforico: la ditta, con cui aveva intrattenuto il colloquio, gli proponeva un contratto di un anno, ma vi era un problema: i suoi genitori desideravano che lui ci riflettesse, che attendesse qualche offerta di lavoro dalle sue parti. Capivo bene loro, ma, al tempo stesso, capivo Angelo: si trattava di una buona offerta e, lì, sarebbe cresciuto anche dal punto di vista professionale. Inoltre, al sud, la ben nota carenza di lavoro, costituiva un valido elemento per fargli propendere ad accettare il lavoro al nord. Si susseguirono telefonate che duravano ore, con lui e con i suoi e, alla fine, proprio i suoi genitori lo accompagnarono su, per valutare assieme la bontà dell’offerta proposta al figlio. Preparammo casa. I suoi avrebbero dormito dove già aveva dormito Angelo, e lui sarebbe stato nella mansarda, adibita a mio studio e munita di un divano letto. In quell’occasione, mi resi conto che la nostra casa avrebbe avuto bisogno di un bagno in più, nella zona notte. Di mio cugino, serbavo un ricordo vago. Erano almeno venti anni che non lo vedevo. Sua moglie, poi, l’avevo vista solo il giorno del loro matrimonio ed i ricordi erano piuttosto vaghi. Al loro arrivo, oltre ai soliti abbracci e baci di benvenuto, notai il desiderio negli occhi di Alba, così come notai anche le occhiate che mio cugino Massimo rivolgeva al culo di Alba, nonché lo sguardo, quasi di sfida, di sua moglie Maria nei confronti di Alba. Furono quattro giorni nei quali la famiglia di Angelo discusse, visitarono la ditta, andarono a vedere alcune camere per l’eventuale trasferimento di Angelo. Noi cercammo di rimanere il più possibile defilati, rispondevamo solo a qualche loro domanda, tenendo, in ogni caso, un profilo basso. Alla fine i suoi si convinsero che era una buona opportunità per Angelo. Su nostro consiglio, stabilirono che era bene per Angelo aspettare a trovargli una stanza e, nel frattempo, avrebbe continuato a stare da noi. Si fermarono altri due giorni, nei quali facemmo un giro turistico di buona parte della nostra provincia; Massimo si dimostrò come Angelo, simpatico, introverso e molto attento al culo di Alba e, poi, tra l’altro, era decisamente un bell’uomo: moro, carnagione scura, alto e con un fisico asciutto. Maria era un mistero per me: morissima, due tette abbondanti, culo basso, qualche kg. di troppo. Sembrava; a volte, una donna mite, in altre una autoritaria. Angelo avrebbe iniziato a lavorare tra tre settimane e, su invito dei suoi, decidemmo di andar giù per una settimana, a fine mese. Dopo di che, Angelo sarebbe salito con noi. Erano gli ultimi giorni di maggio, ne avremmo approfittato per una breve vacanza.
Prima di scendere giù, tra Angelo e Alba ci furono frequenti telefonate, scambi di mail, partimmo di buon mattino. La distanza era notevole fino al Salento. Durante il viaggio, Alba mi informò delle loro conversazioni via mail.
“Cosa ne pensi dell’incesto?”
L’ho guardata con un po’ di stupore. Ero stato colto di sorpresa.
“Cosa intendi, di preciso?”
“Se avessimo avuto dei figli, ci avresti fatto sesso?”
Stava toccando un tasto alquanto dolente: effettivamente il non aver avuto figli, era ancora una spina nel fianco per entrambi, un dolore ancora presente anche se superato.
“Non saprei, non ci ho mai pensato, e tu?”
Lei mi fissò in faccia. La sua risposta fu più decisa.
“Per come sono oggi, sì, forse sì. Ma, perché questa domanda?”
“Angelo ha fatto e fa sesso con i suoi genitori.”
“Ma dai, e come fai a saperlo?”
“Me lo ha confidato lui, in questi giorni.”
“E quindi?”
“Quindi, vediamo che succede.”
“Nel senso che saranno giorni di sesso e orge?”
“Vediamo; riflettiamoci, ma l’idea è eccitante quanto trasgressiva.”
“Ma se mi dici “vediamo” significa che già ne avete parlato? Poi, perché me ne parli solo ora?”
“Voglio rifletterci su e capire.”
“Sei diventata tanto troia, che non vedi l’ora, vero?”
“Sono combattuta, ma, forse, sì, hai ragione: non vedo l’ora.”
“E come pensi di realizzare la cosa?”
“Credo che Angelo, ci stia lavorando.”
“Hai capito il porcellino?!”

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