Sto passeggiando lungo la spiaggia e la pineta è alle mie spalle. La luna è un piccolo arco nel cielo scuro. E’ notte fonda e io sono sola con i miei pensieri.
Mi incanta il cielo con tutte quelle stelle e il buoi mi conforta, anche se squarciato dalle luci cittadine che si riverberano in lontananza. Ma non sono luminose abbastanza da farmi percepire il mondo intorno a me, vedo solo le ombre degli alberi che, quasi come i mostri sotto il letto dei ragazzini, fanno un po’ paura.
Mi addentro nella folta pineta per ritrovare il sentiero che mi porta all’auto ma credo di essermi persa perché non lo trovo.
Sento qualcosa muoversi, forse un animale tra i cespugli e rifletto sul fatto che, stupidamente, ho lasciato il cellulare in macchina.
Improvvisamente, senza nemmeno rendermene conto, una mano mi tappa la bocca e mi sbatte contro il tronco di un albero.
Cerco di urlare impaurita ma non c’è verso, la mano enorme mi tappa la bocca.
Il suo corpo mi stringe contro l’albero e mi blocca, sento che srotola del nastro adesivo e me lo mette sulla bocca, prima che me ne renda conto mi afferra da davanti le mani e mi lega letteralmente all’albero.
Non ho avuto modo di reagire, completamente stordita, vedo solo la figura di quest’uomo enorme che ridacchia nel vento e io non so cosa voglia da me.
Torna alle mie spalle e io cerco di mugolare, di urlare ma non esce un fiato e in giro, a quest’ora, non c’è davvero nessuno.
Si pone dietro di me, mi abbassa prepotentemente i jeans e gli slip, mi sposta leggermente il culo in fuori e capisco cosa vuole. E sono terrorizzata.
Cerco di urlare più che posso e inizio a piagnucolare.
Sento il suo cazzo come una enorme verga nodosa e grossa che si struscia tra le mie chiappe non esattamente minute.
Ansima come un maiale.
Sputa sul mio piccolo buchino che cerco di stringere più che posso, adesso so che il suo obbiettivo è sodomizzarmi. E io non l’ho mai fatto.
Mi sussurra: “Più stringi e più farà male, tanto io entrerò lo stesso.”
Mi costringo a rilassarlo, perché tanto non posso evitarlo legata come sono a quel tronco.
Lubrifica ancora con dello sputo e, senza troppi complimenti, poggia la verga sul mio buchino e lo spinge dentro con forza.
Caccio un urlo che, senza la bocca tappata, sarebbe risuonato per kilometri.
Mi incula così forte che rischio di perdere i sensi per il dolore e poi inizio a sentire il culo che si allarga e si bagna. Il dolore diminuisce e lui mi incula sempre più forte.
Durerà almeno una mezz’ora nella quale io, terrorizzata, piango cercando di urlare in qualche modo. Invece, terribilmente, quell’uomo mi sta violentando analmente e io non posso farci nulla. Mi sento umiliata, violata e vorrei scappare lontano. Cerco di dimenarmi e più provo a liberarmi più lui lo spinge a fondo. Finché, dopo un tempo che sembra eterno, mi viene dentro e io sento il suo seme caldo che mi inonda e cola lungo la cosce.
Lo toglie fuori…
Sento il vento gelido sul mio culo ormai aperto e piango. Mi toglie il nastro dalle mani e poi dalla bocca. Mi tiro su i pantaloni e mi accascio a terra. Lo sento ridere mentre va via in lontananza.
Violenza anale
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Chi era tuo marito?
Magari capitasse a me!!!!! Tornare a casa tutta rotta e con la pancia piena di sperma!!!