La padroncina

La padroncina

La miglio re amica della padroncina si accende una sigaretta. Fuma e i soffia il fumo in faccia.

  • Tira fuori la lingua. –
    Guardo la padroncina, dal suo sguardo capisco che devo obbedire alla sua migliore amica. Tiro fuori la lingua. Lei mi cicca sulla lingua. Il sapore è disgustoso. Le cicche bruciano.
  • Ingoia. –
    Ingoio.
    Mi prendono in giro. Sentire gli insulti della padroncina è una cosa che ho accettato: lei è migliore di me in tutto, ma sentirmi insultata da quell’altra … è umiliante.
    Mi cicca altre due volte in bocca. Un’altra volta cicca per terra e poi passa il piede nudo sulla cenere. Mi mette il piede nero in faccia e mi ordina di leccarlo. Obbedisco ,è disgustoso: la mia saliva fa divenire la cenere una colla nera appiccicaticcia. Non so come riesco a farlo.
  • Ora fatti spengere la sigaretta sulla lingua. –
    Tiro fuori la lingua. Tremo. La ragazza mi spinge il mozzicone su di essa. E’ dolorosissimo. Urlo, ma per non far arrabbiare la padroncina non tiro dentro la lingua. Quando ha finito mi costringe ad inghiottire il mozzicone.
  • Ora ingoia. –
    Fa colare un rivolto di bava dalla sua bocca. E’ disgustoso. Lo ingoio mio malgrado. Trattengo la nausea, preferirei mangiarmi un altra sigaretta che altra bava.
    La tipa si slega la cintura.
    Cosa? La padroncina non può permetterlo!
    E invece si: mi fanno sdraiare sul letto a pancia in su, poi la ragazza si siede sulla mia faccia con le chiappe nude e mi costringe a leccarle la figa.
    Non voglio e quasi non riesco a respirare. Ma comunque lecco. Mi squirta in faccia e io continuo a leccare. Ha un orgasmo. Alla fine ho la faccia totalmente bagnata.
  • Sai cosa dovresti fare? – dice alla mia padroncina.
  • Cosa? –
  • Perché per il tuo compleanno non la porti alla festa e la fai scopare da tutta la classe? –
  • hey hai ragione! –
    Cosa? Essere scopata da tante persone insieme? Da persone che non fanno parte di questa famiglia? No: è troppo.
  • Vi prego no! – mi scappa dalla bocca. Tremo, piango.
  • Come puttanella? –
  • Mi prego padrona io … –
  • Tu ti fai parlare così dalla tua schiava? –
  • Certo che no. Stai zitta. –
    E mi colpisce con uno schiaffo.
    La padroncina estrae delle corde da un mobile e mi legano come un salame. Mi vengono infilati in bocca i calzini puzzolenti dell’amica. Oh che schifo! Mi tolgono il reggiseno e mi immobilizzano gambe e mani.
    La padroncina tira fuori una scatola di aghi da un cassetto. Urlo e piango. Per quel che mi consentono i calzini in bocca cerco di supplicarla.
  • Io ti condivido con chi voglio capito?! –
    Dice. Prende un ago ed un ciccetto di pelle della mia tetta. Io urlo, cerco di divincolarmi. Oh no! Oh no!
    Mi attraversa il ciccetto da parte a parte con l’ago. Urlo con tutto il fiato che ho in gola.
    Mi lascia li l’ago e ne prende un altro. Anche la sua amica ne prende uno. Mi riempiono le tettine con questi. Vanno piano lasciandomi assaporare ogni attimo. Il dolore è insopportabile ma non posso fare nulla per fermarlo.
    Non oserò mai più lo giuro, ma ora basta!
    Non posso parlare: i calzini me lo impediscono.
    Finite le tette passano all’interno coscia. Vi prego: non nella figa!
    Non mi alzano la minigonna, ma ritornano in alto: sui capezzoli: li hanno lasciati per ultimi!
    Quando si stancano iniziano ad estrarli con velocità. Alla fine mi ritrovo sdraiata, senza fiato, il volto rigato dalle lacrime. Mi tolgono i calzini, vorrei supplicarle ma mi intimano di stare zitta. Mi slegano e mi ordinano di seguirle al bagno. Devo gattonare perché non ho la forza di reggermi sulle mie gambe.
    La padrona urina nel water. Non tira l’acqua. La sua amica fa lo stesso. Mi mettono in ginocchio davanti a questo. Io piango capendo cosa faranno da li a breve. Piango ma non oso dire di non farlo.
    Mi afferrano entrambe per i capelli e mi infilano la testa in quello schifo. Cerco di trattenere il fato ma presto mi manca l’aria. Istintivamente apro la bocca e l’aqua mi invade.
    Mi tirano fuori mentre tossisco e sputo.
  • Respira. –
    mentre lo faccio, a tradimento, mi rinfilano nuovamente la testa dentro. Avevo ancora la bocca aperta.
    Tirano lo scarico mentre la mia testa è ancora sotto l’acqua.
    Poi mi estraggono.
  • Hai imparato la lezione? –
  • S… sihhh. –
    Mi schiaffeggia violentemente.
    Mi fanno una doccia veloce e poi mi infilano nuda nella gabbietta delle punizioni: una gabbia così piccola che per entrarvi devo stare tutta storta.
  • Ora che facciamo? – chiede la padroncina.
  • Oh: posso tagliarmi le unghie dei piedi e fargliele mangiare? –
  • Certo che puoi! –
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