Il porco del paese

Il porco del paese

Conobbi per caso il porco del paese in cui vivo. L’avevo spesso intravisto e sentito parlare di quell’uomo che aveva superato da un pezzo i 50 anni, sapevo che era un nullafacente che trascorreva le sue giornate in malfamati bar a bere, quindi sempre imbottito di birra, che era un porco, un pervertito sempre arrapatissimo in cerca di troie. Spesso ci avevo pure parlato e in ogni occasione mi aveva fatto apprezzamenti ai limiti del decente, mi lanciava occhiate voluttuose, indecenti. Sapevo che nessuna ci andava, sia per il fatto che fosse un pò particolare e sia perchè puzzava, insomma un maiale vero e proprio che si lavava poco e con conseguente olezzo forte. Immaginavo che l’unico suo sfogo sessuale fosse l’andare a prostitute.

Non so cosa mi succedesse, ma invece di essere infastidita e provare ribrezzo, quell’uomo disgustoso mi eccitava tantissimo, ci pensavo spesso, spessissimo mi ritrovavo a fantasticare di fargli un pompino con ingoio…. e il fatto che fosse un gran porco, sporco, laido mi eccitava, mi infoiava da morire. Poi il pensiero che doveva avere i coglioni pieni di sperma in quanto immaginavo non avesse tante occasioni di svuotarseli, mi faceva sentire ancora più porca e troia. Ero fermamente decisa a fare porcate con lui, lo desideravo.

Sapevo che aveva dei parenti ma viveva solo, quindi immaginavo che sarebbe stato bello ed eccitante fare la porca a casa sua, anche se avevo paura di beccarmi qualche malattia per il fatto che lui andava spesso a puttane ed io non amo particolarmente l’uso del preservativo. Quindi decisi che non gliel’avrei mai data, però un pompino avrei potuto, ma soprattutto, voluto farglielo. Avrei bevuto assai volentieri la sua sborra.

Un giorno lo incontrai casualmente e mi ci fermai a parlare. Pensai tra me e me che non era un fatto sospetto, in quanto nessuno poteva immaginare i miei laidi desideri segreti.

Mi chiese del mio compagno ed io risposi che non avevo voglia di parlare di lui ora…. Il porco cominciò come al solito, con aria da marpione, a fare apprezzamenti volgari sul mio conto. Mi disse: “lo sai che sei bona e arrapante, immagino che tu sia una gran troia, ti scoperei assai volentieri”. Risposi: “ah si”? Poi, da gran porca aggiunsi: “e sentiamo, cosa mi faresti”? Lui rispose: “dimmelo tu, cosa vorresti che ti facessi”? Io risposi: “il massimo che potresti ottenere da me è un pompino”. Mamma mia quanto mi eccitò questa cosa! Io che dicevo apertamente a quel gran porco di essere disposta a ciucciarglielo, mi fece perdere la testa, mi sentivo eccitata da lui e dalla situazione incredibile. Scoppiai a ridere nervosamente e aggiunsi: “chissà, forse un giorno….”. Lui, visibilmente infoiato dalle mie porche parole, non si fece sfuggire l’occasione e disse: “perchè non ora”? Io, ormai eccitatissima e ben decisa dissi: “va bene, ho voglia, ma dove possiamo andare”? Lui rispose: “a casa mia, non c’è nessuno”. Aggiunse che se volevo, avremmo potuto vederci nel primo pomeriggio, io acconsentii e ci salutammo con la promessa di vederci più tardi.

Tornata a casa, non feci altro che pensare alla porcata che mi accingevo a fare, una parte di me si rifiutava di andarci, ma l’altra, quella più porca, mi spingeva ad andarci eccome, mentre mi sentivo la figa già bagnatissima e in fiamme al pensiero di ciucciare il cazzo a quell’ubriacone, per nulla attraente, sporco, fallito, una specie di barbone.

Ma la parte troia ebbe la meglio e così, dopo pranzo feci una doccia, mi depilai, mi vestii in maniera semplice con jeans, maglietta, spolverino, stivali, brasiliana ma senza reggiseno, presi la macchina e lo raggiunsi a casa sua. Era fortunatamente deserto, in giro non c’era praticamente anima viva e quindi non corsi rischi di essere notata mentre salivo svelta e furtiva da lui.

Entrata in casa, mi colpì un forte puzzo di sporcizia e non potei non notare l’aria di abbandono in cui era la sua abitazione.

Lui, già visibilmente eccitato, cercò subito di conversare, ma lo bloccai immediatamente dicendogli senza esitazioni: “non sono venuta qua per parlare, non voglio perdere tempo, ho tanta voglia di cazzo, ti voglio fare un pompino e andare via senza perdere tempo”. Poi, in silenzio, mi spogliai completamente nuda mentre potei notare che lui aveva la fronte imperlata di sudore, era eccitatissimo e quasi incredulo che io, donna impegnata con un uomo suo conoscente, fossi lì nuda pronta a fargli un pompino. Gli sbottonai la camicia, la tolsi assieme alla maglietta che indossava sotto, poi mi inginocchiai, gli slacciai la cintura, aprii i bottoni dei pantaloni, calai la zip e glieli abbassai, assieme alle mutande, alle caviglie lasciandolo nudo a sua volta. Era già in erezione il porco, con un cazzo grosso, il corpo pieno di tatuaggi e la pancia gonfia tipica dei grandi bevitori.

Lui mi disse: “prima voglio leccartela”, così mi fece sedere sul divano, si inginocchiò, mi allargò le cosce e, mentre si segava, cominciò a leccarmi la figa con foga. Sentivo la sua lingua saettante che mi lappava le labbra da sotto a salire, mi ciucciava il clitoride per poi entrare nella mia vagina bagnata mentre i peli dei suoi baffi mi solleticavano piacevolmente. Uh era bravo, molto bravo a leccare, mi stava facendo godere come una matta sotto i colpi della sua lingua che intanto scese al culo cominciando a leccarlo con due dita ficcate in figa che andavano avanti e indietro sditalinandomi violentemente. Mugolando, godevo come una troia mentre me la stavo facendo leccare dal porco del paese. Lo imploravo di continuare così, che godevo tanto e lui intensificava il lavorio di lingua, fino a che, impaziente di prenderglielo in bocca, lo feci fermare e gli dissi: “ora voglio il cazzo in bocca”…

“Si”, disse, “dai ciucciamelo”, e dopo essersi liberato dal pacco dei pantaloni e delle mutande che aveva abbassati fino alle caviglie, si piazzò in piedi. Mi inginocchiai davanti a lui e presi a fargli una sega, andando avanti e indietro con la mano sul cazzo duro scappellandolo. Dio quanto puzzava! Un odore disgustoso di urina e di sborra essiccata mi assalì, ma il ribrezzo mi eccitava in maniera indescrivibile e così, con espressione disgustata sul viso, presi a leccare la maleodorante cappella dura e turgida. Era eccitante il suo cazzo, la cappella larga trasbordante dall’asta, lucida, vibrava come se stesse per scoppiare.

Mentre mi accarezzavo la figa, incurante del puzzo, leccavo la cappella ad occhi chiusi indecorosamente e senza ritegno, ne avvertivo il forte odore ed il sapore salaticcio e acidulo, la lingua la accarezzava tutta, dalla punta alla base, la titillavo delicatamente, leccavo il prepuzio e il frenulo mentre la mia saliva la rendeva ancora più viscida ed umida.

Poi lo presi finalmente in bocca andando avanti e indietro con la testa tenuta dalla sua mano dietro la mia nuca, gli orecchini che fluttuavano avanti e indietro tintinnando. Scendevo fino alla base con il naso che lambiva il suo addome gonfio di birra, lo sentivo tutto in bocca, allargata al massimo per contenerlo tutto, la cappella che mi toccava la gola mentre gli accarezzavo i coglioni maleodoranti di sudore, per poi leccarli e portarli in bocca. Rivoli di bava mi colavano fin sopra i coglioni cadendo poi sul pavimento, mentre i suoi peli mi riempivano la bocca. Il ribrezzo di ciucciare quel grosso cazzo maleodorante aumentava la mia eccitazione, rendendomi folle di piacere e di libidine.

Pian piano risalii e presi di nuovo il cazzo in bocca andando avanti e indietro facendolo uscire ed entrare ritmicamente, lo scappellavo con le labbra facendolo scivolare nella mia bocca fino alla gola. Era deformata dalla cappella che urtava le mie gote, la sentivo pulsare sulla lingua, la sbocconcellavo clamorosamente ingoiando tanto liquido seminale, saliva e peli, sembravo impazzita mentre gli sparavo un pompino clamoroso, selvatico, che avrebbe fatto venir duro il cazzo ad un morto, infatti il gran porco godeva come un animale lamentandosi e dicendomi: “uhhh si troia, come lo succhi bene, mi fai morire, alla faccia del cornuto del tuo compagno”. Uh quanto ero eccitata dalla consapevolezza che stavo tradendo il mio compagno sparando una pompa a quel porco.

Improvvisamente, mentre pompavo a più non posso il grosso cazzo, fui colta da violenti conati di vomito che mi costrinsero a fermarmi per qualche istante per sputare bava, liquido seminale e peli di cazzo, fino a che fui costretta a correre in bagno dove rigettai tutto il pranzo consumato poco prima. Con lo stomaco svuotato, sciacquai la bocca, tornai in soggiorno, mi inginocchiai e ripresi l’incredibile pompa interrotta fino a che, pochi istanti dopo, avvertii una forte resistenza della lingua che si scontrava con una poltiglia densa, mentre schizzi caldi, violenti e densi mi colpivano le gote, la lingua e la gola….. Capii immediatamente che mi stava sborrando in bocca, che era venuto, già era venuto, infatti mi disse: “mi dispiace, ma è da tanto tempo che non venivo, non ho resistito”… Mi aveva riversato in gola una sborrata improvvisa, inaspettata, incredibile, intensa ed abbondante, densa, perlacea, che assaporai golosamente e poi ingoiai completamente, senza perderne neanche una stilla.

Ma era durato troppo poco, non ero ancora soddisfatta, avevo ancora tanta voglia di ciucciargli il cazzo e così decisi di continuare e provare a farlo venire una seconda volta nella mia bocca insaziabile. Inoltre, toccandomi la figa, desideravo venire pure io, magari mentre mi sborrava in bocca.

Ripresi a sompinarlo con passione e eccitazione. Lui felicissimo, prese a godere di nuovo, a gambe larghe, reggendomi la testa con le mani, mi guardava mentre gli sparavo quel secondo pompino clamoroso. Con due dita ficcate in figa che andavano avanti e indietro, serrai la cappella ancora lorda di sborra tra le labbra, la leccavo dall’interno intanto gli accarezzavo e palpavo i coglioni. Avvertivo quel cazzone piantato in bocca diventare sempre più duro, pompavo come impazzita l’attrezzo del porco, succhiavo e ciucciavo il cappellone durissimo. Lui, impazzito dal piacere che gli provocava la mia bocca, mi incitava a continuare, a non fermarmi cosa che io non intendevo certo fare, anzi, intensificai il ditalino e il ritmo del pompino andando avanti e indietro, ficcandomelo interamente in bocca fino a farmelo scivolare in gola. Pompavo come impazzita quel cazzo disgustoso ma eccitante, gli stavo sparando un pompino indecoroso e appassionato, selvaggio e laido, a lui, al porco del paese, fino a che…. venne nuovamente!

La prima sborrata era stata violenta e intensa, ma la seconda…. la seconda fu incredibile. Con un urlo selvaggio mi riversò in bocca una quantità esagerata e interminabile di sperma, sembrava una fontana. Mentre riuscii a raggiungere un orgasmo intenso, lanciai una sorta di urlo mentre schizzi meno densi del primo orgasmo ma altrettanto abbondanti mi sfiorarono andando a finire sul pavimento dietro di me, altri mi colpirono la fronte, la faccia, gli occhi, ma la maggior parte mi finì in bocca. Godendo tantissimo, colta da brividi di piacere grazie all’orgasmo prolungato che raggiunsi, assaporavo la sborra del porco, guardandolo fisso negli occhi, me la godevo prima di mandarla giù nello stomaco.

In meno di un’ora avevo ingoiato una quantità incredibile di sborra densa e calda ed ero riuscita a venire a mia volta. Sazia e appagata, mi ripulii il viso, le labbra e la vulva con delle salviettine umidificate, mi rivestii e, chiedendogli la massima discrezione, andai via, promettendogli che gli avrei sicuramente sparato altri pompini in futuro, che mi era piaciuto tanto farlo…

Ed infatti, ancora adesso, gli succhio il cazzo spesso e con regolarità, amo troppo spompinare il suo uccello maleodorante e sporco, mi da un piacere intenso….. e non so quanto resisterò ancora prima di dargli anche culo e figa….

N.B.: i miei racconti sono tutti reali e non immaginari.

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One thought on “Il porco del paese

  1. Loretta trav

    mmmm magari trovassi un uomo cosí,……
    peccato che non ti sei fatta riempire ed ingravidare, io lo avrei fatto subito, al primo incontro.
    Uomini cosí non si lasciano scappare

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