Gambrinus2

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Gambrinus 2
Dopo la meravigliosa esperienza vissuta sul maniero ,non ci vedemmo più a causa dei tanti tasselli ad incastro che avremmo dovuto preparare per guadagnare una bella mattinata da passare insieme fuori da occhi indiscreti. Rinunciammo del tutto all’uso del telefono e preferimmo un mezzo arcaico ,ma da sempre utilizzato dagli amanti di ogni epoca:la lettera. Scelsi come fermo posta un caro amico libraio a cui regolarmente venivano recapitate lunghe lettere d’amore spedite dalla mia bella,mentre le mie venivano indirizzate alla sua amica del cuore. La prima lettera che mi scrisse iniziava così: Io muoio dalla voglia di te che potresti spazzare via tutti gli strati che mi soffocano,spalancare l’ostrica ipnotizzata dalla sua paura del mondo. Ho per te imparato a sbottonarti e succhiare tutto nella mia bocca anche le tue dita umide della mia figa bagnata. Non posso scordare l’ardore,la frenesia,le nostre grida di soddisfazione ad ogni impatto del tuo corpo contro il mio. Ogni colpo una pugnalata di gioia che procede a spirale; il ventre succhia avanti e indietro ,chiudendosi e aprendosi,le nostre labbra che schioccano,lingue di serpente che si attorcigliano mentre una cella che mi sembra sanguigna scoppia di gioia invitandomi a piangere.(A.Nin) Ne seguirono altre dello stesso tenore tanto che ci indussero ad orchestrare un piano molto credibile che il giorno concordato ci portò di nuovo nelle braccia di Partenope. Mi venne a raccogliere con la sua auto davanti la stazione e velocemente proseguimmo per il Vesuvio ove sicuramente avremmo trovato un po’ di pace e riservatezza. Dopo pochi minuti eravamo già alle pendici del Monumental Vesevo e non contenendomi più,cominciai a carezzarle le cosce seriche,e a stimolare i suoi seni che si gonfiavano e indurivano sotto lo stimolo delle mie mani . Lei sempre attenta alla strada, guadagnò con la mano destra la patta dei miei pantaloni e abilmente estrasse il mio priuolo che cominciò ad animarsi sotto il sapiente tocco delle mani belle e affusolate della mia adorata. Non fu possibile continuare l’ascesa tanto che in una ampia curva della salita fermammo la macchina in una piazzola e ci dirigemmo verso l’interno sotto l’ombra dei giovani pini marittimi. Sembravamo due scolaretti in gita scolastica:tenendoci per mano avanzavamo verso un luogo non stabilito ma desiderato che avrebbe permesso di nuovo ai nostri corpi di ricongiungersi nel profluvio di una passione mai sopita. La lava solidificata non offriva riparo alcuno,ma le ginestre con i loro fiori gialli si erano candidate a nascondere quanto avevamo in mente da tempo. Appoggiata al un tronco dell’unico pino marittimo ,potei ammirarla in tutto il suo splendore mentre alzava la sua gonna mettendo in risalto le cosce fino alle mutandine. Che spettacolo! A quel punto mi inginocchiai davanti,con una mano scostai il lembi di tessuto che proteggeva il bosco delle delizie,mentre con l’altra carezzavo il suo magnifico culo.
Cominciai così a leccare le sue labbra con sapienza consumata,fino al clitoride sempre più esposto ai miei titillamenti,consentendo alla sua bella figa di umettarsi continuamente. Che buon sapore e che profumo proveniva dalle sue delizie intime. Cominciò a dimenarsi e a carezzare con insistenza i miei capelli fino a quando non la sentii mugolare frasi sconnesse che aumentarono la mia eccitazione. Non volle che interrompessi quell’atto anzi mi facilitò il tutto divaricando le cosce consentendomi di suggere quanto il suo corpo ,raggiunto l’acme del piacere ,cominciò a testimoniare il gradimento delle mie attenzioni. A quel punto ero pronto per penetrarla con forza ;lei con le mani si poggiò al tronco del pino ,sollevò quanto bastava il culo e divaricò le cosce il più possibile per accogliermi con tutta se stessa. Non fu una via accidentata quella che il cazzo dovette percorrere per annegarsi in quel mare caldo e profumato ,anzi vi sprofondò senza ostacoli e vista la dilatazione, le spinte divennero sempre forti al punto che in preda ad una forte eccitazione diedi una spinta un po’ più forte delle altre tanto da spingere la mia bella a toccare con una certa forza la scorza dell’albero a cui era aggrappata. Non emise alcun grido di dolore,ma mugugni sempre più continui e incalzanti fino a emettere un grido belluino che poco mi sembrò avesse di umano. Era ormai in calore indescrivibile. Mi incitava a continuare chiamandomi con vari nomi a me sconosciuti. Quando finì l’amplesso stanchi e sudaticci ci ritrovammo abbracciati e felici.- Perche mi hai chiamato con tutti quei nomi? Non credo ti sia dimenticata come io mi chiami. –Ti ho chiamato così perchè finalmente ho scoperto che tu sei meglio di tutti quelli che mi hanno chiavato fuori e dentro casa,fuori dal mio paese e in questo luogo meraviglioso. Sei un uomo speciale ,colto e intelligente. Sto veramente bene insieme a te. Sapessi quanto ho desiderato questi momenti e quante volte vogliosamente ti ho cercato nel letto accanto a mio marito che ronfa e rutta anche quando dorme. Con lui nessun discorso è possibile,non ha cultura e non esiste altro che il calcio,il calcio,il calcio,il napoli e maradona. Che tristezza. A quel punto cominciò a piangere. Le dissi che in fondo in fondo se l’era cercata sposando un uomo che non le piaceva. Non volle darmi ulteriori spiegazioni,anzi,mi pregò di tornare all’auto perché era tardi. Prendemmo la strada del ritorno e uno strano silenzio cadde tra di noi. Davanti la stazione ci salutammo ripromettendoci un altro incontro a breve,prima però mi consegnò una lettera con la promessa che l’avrei letto durante il viaggio. Era turbata e stava per piangere quando ci baciammo per l’ultima volta. Avevo una strana sensazione che qualcosa non andasse nel suo atteggiamento,forse avevo ecceduto in qualcosa,ma in cosa? Il treno partì poco dopo e nel mio scompartimento insudiciato tra venditori di panine e gassose ,cominciai a leggere la sua lettera. –Amore mio,ti sono infinitamente grata per tutta la gioia che hai saputo recarmi e per i momenti unici vissuti insieme. Fra due giorni mi sottoporrò ad una delicatissima operazione al seno presso l’istituto oncologico Pascale e spero che tutto vada bene. Non cercarmi più. Se dovessi sopravvivere mi farò viva io. Spero che nel tuo cuore un angolo per me ci sia sempre. Ti auguro una vita bella e piena di soddisfazioni. Grazie di tutto,prezioso amore mio. La tua xxxx

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