Così fan tutte, anche le mamme 3

Così fan tutte, anche le mamme 3

Immacolata era al centro della stanza, zeppe alte, l’oro della fede e del collier.Nuda. Antonio dalla finestrella del bagno poteva ammirare il didietro. Le chiappone prepotenti e smorfiose, scostanti la sagoma del corpo, senza un filo di grasso, che si allargavano dolcemente alla base facendo intravedere il mistero della figa e sembravano reclamare, maliziosa nella forma rotonda, punizione a suon di manate. Le fossette di venere impertinenti e ben pronunciate che sembravano dire prendimi, e catturavano i riflessi stanchi del sole pomeridiano dandogli nuova forza. Le scapole appena accennate in un corpo magro, delicato fine ma non esile.

Immacolata si girò per mostrare a Giorgio ancora col fiato mozzato il lato b, inconsapevole di mostrare ad Antonio appostato immobile il davanti. L’aveva vista sua madre nuda, a casa lei era impudica, ma erano sempre occhiate tese e veloci nell’intenzione di non essere beccato, anche se Immacolata si accorgeva e fingeva. Ora però poteva soffermarsi su quel corpo che sprigionava voglia. Antonio vide le caviglie affusolate, torturare dal tacco altissimo della zeppa, i fianchi dolci e il ciuffo nerissimo della figa. Vide il seno, una terza coppa C, due colline che nascevano improvvise e maleducate nel petto illuminato dall’oro del collier, correvano in picchiata per poi essere magicamente attratte verso l’alto, come se i due capezzoli pronunciati le sollevassero,puntando dritti contro il mondo. Erano sode, alte, con un’aureola piccola e rosa. Avendo un busto magro molto delicato e femminile, sembravano ancora più grosse. Le labbra carnosissime e rosso sangue, gli occhi che lo riportavano alla dolcezza materna ma con una luce diversa, quasi diabolica. Aveva sofferto per quei commenti crudeli che accostavano sua madre a una femmina porca, aveva visto tante volte la mamma concupita del desiderio di maschi, e aveva immaginato la madre soddisfare e cavalcare l’onda del testosterone di qualcuno che l’aveva messa nel mirino, ma ora era lì, vera, nuda, femmina, vogliosa.

L’eccitazione di Antonio era un risvolto della medaglia. Si eccitava a immaginare Immacolata alle prese con altri uomini. Nello steso tempo indagando e spiando alla ricerca di prove la vita di sua madre, sperava razionalmente che non ci fosse nulla di vero. Ma quell’idea, che sua madre fosse una caldissima femmina insaziabile, era la sola a regalargli orgasmi masturbatori pieni.

Ora la nuda verità, resa ancora più forte che l’uomo in questione era un amico di famiglia, rude e volgare, totalmente diverso dalla bellezza delicata della madre.

Ma Antonio si rendeva conto che sua madre, con quel sorriso malizioso e con quelle movenze feline, in quel momento non era poi così delicata e elegante, appariva come una gran femmina da chiavare. E basta.

Il cazzo di Antonio era di ferro. Vide immacolata avvicinarsi, sbottonare la camicia già al solito un po’ aperta dello Zio Giorgio e prendere in bocca il crocifisso che era appeso alla collanina che lui portava sempre.

Giorgio era incredulo, finalmente l’avrebbe scopata nel letto matrimoniale.

Ciò che fece male ad Antonio, e nel risvolto della medaglia gli procurò ancora più forte eccitazione, fu il bacio. Il bacio simbolo dell’intimità: immacolata slinguava Giorgio sembrando che volesse esserne ingoiata, alternava slinguate profonde a baci a stampo come posseduta, stringendolo nelle parti basse, e ogni tanto riprendeva il crocifisso appeso alla collana di Giorgio e lo inseriva tra le loro due bocche succhiando anche quello assieme alla lingua di lui. Lei più bassa, delicata, femminile, tra le braccia di un colosso villoso e arrogante. Che porca.

Immacolata spinse Giorgio sul letto, lo scavalcò, e si sedette sulla sua faccia, prendendosi cura del suo cazzo.

Antonio rimase sbigottito, vedendo il pene dello zio. E sborrò quasi senza toccarsi. Era assolutamente etero, ma rimase ipnotizzato e affascinato da tanta virilità. Era un pene grande, imponente, grasso e grosso, sembrava avere la consistenza di una sbarra di ferro, le vene gli conferivano la nodosita di un bastone, sembrava avere lo slancio di una sciabola e la cappella ancora più larga e grossa richiamava un fungo volgare. Giorgio d’altronde aveva un erezione da grandi occasioni tra la bellezza giovane di Immacolata e il contesto della camera matrimoniale che per un sessantenne come lui superavano di gran lunga gli effetti del viagra.

Immacolata sbaciucchiava la punta enorme di quel cazzo, e scorreva la lingua per tutta l’asta,mentre la sua figa bagnata era affondata sul volto di Giorgio. Improvvisamente ingoiò il pene e cominciò un su e giù velocissimo e violento, mentre con una mano massaggiava le palle gonfie promessa di una spruzzata consistente, intervallando ogni tanto delle pause perché quando lo spingeva troppo giù aveva un conato di vomito.

Improvvisamente Giorgio si alzò, quel pompino lo avrebbe fatto venire troppo presto. Antonio vide quel pene ergersi sulla sua pancia da commendatore, che non stonava dandogli un tono di potenza su un corpo comunque muscoloso, maschio e virile. Immacolata sembrava invasata, si trovò in ginocchio e gli baciava il cazzo la pancia graffiadogli il culo e il petto. Giorgio le sbattè con forza il cazzo in faccia, glielo strusciò su tutta la faccia e sollevandola come un fuscello la mise a 90 sul letto impalandola nella figa. Immacolata cominciò a urlare, forse consapevole forse no che essendo piena estate i vicini di un lato avevano affittato la casa a dei turisti sconosciuti e i vicini dell’altro lato erano al loro paese per la festa patronale.

Era una scena animalesca, Giorgio teneva per i fianchi sua madre dandogli botte veloci e intense di continuo, la prese poi per i capelli aumentando ancora di più la violenza e la velocità per 10 interminabili minuti in cui Antonio sborrò un’altra volta mentre immacolata stravolta venne a ripetizione. A causa della violenza della penetrazione e della focosità dell’amplesso era finita sul comodino a lato del letto, Giorgio uscì dalla sua figa e la tirò indietro trascinandola per i capelli. Antonio non riconosceva sua madre, la sua severità, il suo decisionismo il suo carattere, la sua eleganza. Era docile, schiava di quel cazzo, ogni volta che Giorgio usciva dalla sua figa si gettava a leccarlo e baciarlo. Giorgio la girò col culo all’aria sempre per i capelli e la schiaffeggiò sulle chiappe. Antonio non poteva ascoltare ma vide la mamma riprendersi un attimo da quello stato e lamentarsi: non voleva, estate che era, avere troppo segni sul corpo difficili da giustificare. Sul comodino c’era una cintura del marito di Immacolata, Giorgio la prese e le disse che le obbediva, non avrebbe lasciato segni o lividi esteriori.

Legò le mani di immacolata in alto con la cintura di Alfredo ben strette, il viso di immacolata sofferente per la stretta alle mani della cinghia era ancora più sensuale. Cominciò a leccarle le tette, succhiava i capezzoloni, le stringeva e le leccava, la floridezza di quel seno schiacciato tra quelle mani ruvide faceva apparire ancor di più la grandezza e pienezza delle tette, Antonio sbavava a vedere quelle tette così impastate. Giorgio mise il cazzo in mezzo alle tette, anche il cazzo sembrava più grosso, sembrava quasi pesare tra i seni con immacolata che leccava avidamente la punta godendosi quella presenza sproporzionata, riusciva a sentirlo sul seno, e allo stesso tempo a leccarlo, saggiava il peso di quel mostro venoso sul suo delicato sterno. E leccava, leccava,sentiva stesse per arrivare lo sperma, e si soffermava a leccare l’apertura del glande da dove sarebbe stata sommersa.

Immacolata era distesa, cosce aperte, viso sul lato, smorfie che sembravano di dolore ma erano di un piacere estremo, come fosse posseduta, Antonio si sforzava di osservare tutti i lineamenti nuovi del suo viso in preda al godimento.

Di solito le loro scopate erano molto parlate: Giorgio la faceva diventare infinatamente troia, e gli piaceva dirlo e ricordargli quanto fosse cornuto il marito. Questa volta era stata una scopata silenziosa, se non quando immacolata si era lamentata della manata sul culo e Giorgio legandola con la cintura del marito le aveva promesso che avrebbe obbedito non lasciandole segni esteriori.

Immacolata leccava quel cazzone intrufolando la lingua nella piccola apertura del glande, avvertiva la scarica imminente. Ma Giorgio si spostò e la penetrò in un sol colpo. Pur stordita da quel cazzone che gli era entrato dentro sconquassandola, aveva capito, era stato buono e obbediente ad ascoltarla sui segni sul corpo perché l’avrebbe marchiata diversamente: la avrebbe sborrata dentro. Immacolata capendo con le mani legate fece per divincolarsi, ma appena sentì come ogni volta quel cazzo massiccio danzarle dentro, violarla, trapanarla, perse ogni volontà: con lui provava questa sensazione magnifica, come se la cappella spostasse il collo dell’utero e lo solleticasse. Antonio vedeva poco: il metro e novanta di muscoli dello zio coprivano sua madre, salvo le cosce e le zeppe. Vide Giorgio assestare una decina di colpi lenti ma forti, e vedeva le gambe di sua madre allargarsi e poi stringere la spalla come a volerlo risucchiare. Immacolata ormai voleva godere il momento, sapeva che Giorgio la aveva legata e non avrebbe permesso ripensamenti. Avvertì la cappella già grossa come pulsare e diventare ancora più gonfia, piantò le unghie sul culo di Giorgio e si sentì allagare di sborra. Le sembrò di contare i getti. Giorgio si accasciò, mentre Antonio si ritirò dalla vista e si masturbò per la terza volta in un’ora.

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