Lucy 10 – Gangbang. finalmente!

Lucy 10 – Gangbang. finalmente!

“Ciao Lucy, siamo a Torino per un lavoro, ti andrebbe di giocare insieme di nuovo?”
La mail, così scarna, mi manda immediatamente in panico… chi sarà a scrivermi?
Grazie ad una rapida ricerca del mittente su Outlook, scopro con piacere che si tratta dei due con cui ebbi l’occasione di giocare insieme tempo fa, all’interno del loro furgone (racconto “Nuovi amici”).
Gli rispondo, e iniziamo a scambiarci messaggi: stanno occupandosi della ristrutturazione di un alloggio nel centro di Torino, praticamente 120 metri quadri da risvoltare come un calzino.
Dato che non è lontano dal mio ufficio, decido di fare un salto lì, ovviamente senza tutto il mio armamentario, in modo da prendere accordi per un incontro per la sera.
Le condizioni dell’alloggio fanno venire in mente i servizi del TG dalle zone di guerra: pavimenti divelti, muri mezzi abbattuti, serramenti interni smontati in tutte le camere. Soltanto il bagno è stato parzialmente risparmiato, al fine di poter sfruttare i servizi igienici durante i lavori.
Franco, il più giovane dei due uomini dell’avventura nel furgone, sta lavorando insieme ad altri due ragazzi; uno dai tipici tratti meridionali, l’altro di colore, entrambi di poco oltre i vent’anni.
Franco mi viene incontro a salutare, mentre gli altri due continuano a lavorare degnandomi di un saluto distratto. In fondo posso essere uno dei tanti architetti o geometri che seguono il cantiere.
Mi dice che stanno facendo questo grosso lavoro, e per un bel po’ saranno qui a Torino. Ora il suo zio (l’altro uomo del furgone) non c’è, ma più tardi li avrebbe sicuramente raggiunti. Sarebbero stati lì a lavorare fino verso le 18, poi si sarebbero fermati. Magari avremmo potuto approfittare di quell’alloggio, ancorchè interamente devastato, per i nostri giochi.
Stiamo ancora parlando, quando una robusta pacca mi colpisce il sedere.
“Guarda chi si vede!”
La voce alle mie spalle è quella di Luciano, lo zio. Lo saluto, poi, un po’ preoccupato, guardo i due operai sconosciuti; non vedo particolari reazioni da parte loro, in fondo il gesto un po’ cafone del loro titolare può essere preso per un semplice atteggiamento di cameratismo maschile, magari un pochino fuori luogo (anche se compatibile col personaggio) ma non necessariamente tradire i suoi aspetti più segreti.
Spiego a Luciano che stavo già accordandomi con suo nipote per un “sopralluogo sui lavori “ dopo le 18 e anche lui è d’accordo. Prima di congedarci mi presenta i due operai: Carmelo, siciliano doc, e Demba, del Senegal.
Lo ammetto, per un attimo presentandomi a Demba ho fantasticato su cosa nascondesse nei jeans malridotti, ma è stato appunto solo un attimo, e non ho dato segni di “interesse”.

Alle 18.30 mi presento nell’alloggio, illuminato dai faretti da cantiere. Noto subito che il pavimento (o meglio… il sottofondo che dovrebbe ospitare il pavimento) del salotto è stato ricoperto con dei cartoni spessi, in modo da costituire una specie di alcova improvvisata. Saluto i miei due amici e mi dirigo verso il bagno, ma…

…dentro il bagno, con mia grande sorpresa, trovo Carmelo a torso nudo che si sta aggiustando un asciugamano a mò di pareo, essendo appena uscito dalla doccia. Ci salutiamo, non senza imbarazzo reciproco: che ci fa ancora qui? Era solo in ritardo e ora se ne sta andando a casa? O magari… no, che vado a pensare…
Mi spoglio dei panni maschili, per poi iniziare la “vestizione”, mentre la mente di Lucy sta già prendendo il posto di quella di Luca; mentre mi trucco leggermente gli occhi mi trovo ad immaginare che, magari, anche il giovanotto visto in bagno potrebbe essere dei giochi… tre uomini tutti per me…
Esco dal bagno, e mi accorgo di come la realtà superi anche la fantasia. Oltre alla coppia di amici con cui ho già giocato non c’è solo Carmelo, ma anche Demba, che a differenza degli altri porta ancora un paio di jeans sdruciti. Già, perché gli altri tre sono già completamente nudi, anche Carmelo ha deposto l’asciugamano e mi mostra il suo arnese, a mezza durezza come gli altri due.
Entro nella stanza, camminando sui cartoni per non rovinarmi le calze sul cemento grezzo, e in un attimo i quattro mi sono attorno.
Per come conosco Luciano, il “capo”, apprezzerà sicuramente il fatto che io mi volti immediatamente verso di lui, baciandolo avidamente mentre la mia mano corre ad afferrare il suo arnese, e infatti è così. Sento la sua lingua giocare con la mia, mentre lo scettro si indurisce tra le mie dita; davanti agli altri l’ho implicitamente riconosciuto come “boss”, e lui non può che esserne felice. Lascia la mia bocca e mi fa inginocchiare davanti a quell’arnese, che prendo lesta tra le labbra, mentre altri due si avvicinano rapidamente.
Succhio affamata il cazzo di Luciano, mentre con le mani cerco quelli di Franco e Carmelo… nel frattempo Demba si è liberato dei pantaloni e passa dietro di me, appoggiandomi il suo bastone d’ebano sulla guancia.
Ben presto i quattro cazzi iniziano a pretendere la loro dose di carezze orali, ma mi fermo un attimo prima di omaggiare il bel senegalese. Il mio primo cazzo “black”… nella fantasia ne ho già succhiati decine, centinaia… ma nella realtà è la prima volta che appoggio le mie labbra su quella sbarra d’ebano, che la lascio scorrere sulla mia lingua ed invadermi la bocca, che la succhio golosa.
Eccomi qui, inginocchiata con un cazzo di liquirizia piantato in fondo alla gola e altri tre bastoni rosa che cercano le mie labbra, che si lasciano accarezzare, che mi colpiscono sul viso.
Sono Lucy, sono qui… sono tutta vostra. Scopatemi la bocca, sfondatemi il culo… Godete del mio corpo, usatelo come più vi piace. Non vi dirò mai di no, ma al contrario vi chiederò sempre di più, di più…
Luciano non rinuncia facilmente al suo ruolo di boss: “Dai, zoccoletta… alza un po’ il culo” e io, obbidiente, senza lasciare i cazzi che cercano la mia bocca, mi metto a quattro zampe, sporgendo le mie natiche in una muta offerta verso di lui.
Uno, poi due dita unte di qualche crema o pomata violano il mio sfintere. Le sento entrare, ruotare, allentare la resistenza dei muscoli anali, e poi uscire, per venire sostituite da un cazzo avvolto nel profilattico. Luciano entra dentro di me facendomi un po’ male, anche se prima di venire qui mi sono preparata l’ano con il solito plug, e prende a scoparmi artigliandomi i fianchi. Davanti al mio viso, come in una danza oscena, gli altri tre continuano a darsi il cambio nella mia bocca, tra le mie labbra.
D’improvviso Carmelo mi afferra la testa e cerca di affondare il suo cazzo nella mia gola; capisco che sta per venire, per cui non senza fatica riesco a divincolarmi e faccio uscire quel membro dalla mia bocca giusto un attimo prima che gli schizzi di sperma eruttino a inzaccherarmi il viso.
Lo guardo con un’occhiata severa, è vero che non abbiamo messo in chiaro le condizioni “prima”, ma questo suo tentativo di venirmi in gola non mi è proprio piaciuto.
Preferisco comunque non rovinare l’atmosfera e mi concentro su Luciano, che continua a pomparmi nel sedere, e a quegli altri due cazzi che mi si parano di fronte al volto. Già, Luciano, che nel frattempo ha intensificato i colpi fino a che lo sento piantarmi le unghie nei fianchi e affondare in me fino all’elsa, per poi riempire il profilattico col suo sperma.
Si sfila da me mentre io continuo a succhiare golosa la verga nera di Demba, nel frattempo tocca a Franco indossare un preservativo e prendere il posto dello zio fra le mie chiappe sempre generosamente offerte: scivola in me senza trovare grande resistenza, un po’ per la pomata e un po’ per l’opera di allargamento fatta da Luciano. Lo sento entrare e poi iniziare la sua cavalcata, mentre la mia lingua onora al meglio l’asta africana. In un angolo della stanza Luciano e Carmelo aspettano che i loro bastoni riprendano vigore, e non posso non esserne felice, mentre dico a me stessa che siamo solo all’inizio… scopatemi, inculatemi come preferite… datemi i vostri cazzi da succhiare…
La verga nera di Demba si sfila dalla mia bocca, mentre quella di Franco lascia il mio sfintere ormai dilatato. Svelta mi giro sulla schiena, e vedo il mio scopatore togliersi il profilattico e avvicinarsi al mio viso. Nel mentre, sento le mani di Demba che mi prendono le caviglie e mi sollevano le gambe in alto; un po’ di dolore ma anche lui si infila a fondo nel mio sedere accogliente
Il mio primo nero mi sta finalmente sfondando il culo, mentre accolgo in bocca la mazza di Franco, liberata dal lattice.
Sto godendo, e godo ancora di più a vedere gli altri due uomini che si sono avvicinati per gustarsi meglio la scena, apostrofandomi con commenti volgari: “Guarda che troia… Demba, non l’hai mai trovata ‘na zoccola così al tuo paese, eh? Tiene un culo rotto che ci si entra anche in due, mi sa!”
Un brivido mi attraversa, pensando che non sia solamente un commento ma un’intenzione reale: due cazzi nel mio culo, come riescono a fare alcune attrici. Il pensiero mi spaventa ma mi eccita allo stesso tempo: provo ad immaginare il dolore di essere sfondata per davvero ma anche la sensazione di essere riempita come non mai… troia come non mai…
Franco abbandona la mia bocca, ma solo per schizzare il suo piacere sul mio petto; gli schizzi biancastri macchiano la mia catsuit nuova di nylon nero, ma non mi importa, anzi. Con le mani lo spalmo sul mio petto, come se fosse un prosperoso seno di donna cosparso di seme maschile… e poi afferro Demba per le spalle: “Chiavami… chiavami tutta” gli urlo in faccia, prima di attirarlo a me e baciarlo voluttuosamente. Sulle prime è sorpreso, ma poi risponde al bacio e la sua lingua spessa gioca con la mia, mentre il suo mandrino nero affonda ripetutamente dentro di me.
Intuisco che i tre italiani si dicono qualcosa l’un l’altro e ci lasciano da soli, non senza aver detto al collega di darsi una mossa. Come se ne avesse bisogno! Il mio bel nero mi scopa senza più alcuna remora e, quando sento che sta per venire, lo imprigiono con le gambe per farlo sborrare dentro di me, mentre mordo le sue labbra carnose.
Purtroppo i miei amanti mi avvisano che dobbiamo scappare, a volte i padroni di casa fanno un giro a vedere l’alloggio dopo cena, per valutare i lavori in corso, e non sarebbero contenti di vederci qui a scopare.
Ma ci lasciamo con la promessa di un nuovo incontro, a lavori più avanzati, per collaudare insieme il pavimento della stanza… un’intera mattinata di follie tutti insieme… e non vedo l’ora…

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