Il ricatto – Cap.1 Paolo

Il ricatto – Cap.1 Paolo

Il ricatto – Cap.1 Paolo

Il ricatto – Cap.1 Paolo.

“Sono la tua troia, dai Paolo, sbattimi, ti prego, su, forza, violentami!”

A gambe larghe mentre dallo specchio posto proprio sul soffitto della camera di Paolo, ammaliata da quel momento di estasi ,ammiravo il movimento sinuoso e possente del mio amante, che mi prendeva imprecando e dandomi della zoccola, mi sentivo come rapita da un’estasi sessuale, capace di proiettarmi e stravolgere la mia personalità di brava ragazza e professionista tutta di un pezzo.

Paolo come era già accaduto, dopo una cena romantica fatta di premure e coccole, mi aveva portato a casa sua. E tutte le volte era la stessa storia: sognavo baci appassionati, carezze e un momento di intimità fatto di pura passione, mentre invece tutte le volte finiva in modo totalmente diverso .Paolo di un tratto iniziava ad essere rude e irruento, fin quando non mi prendeva per i capelli e mi scopava come uno stupratore fa con la sua preda. E quindi, io mi ribellavo, gli ricordavo che odiavo la violenza e che non volevo farlo così , ma alla fine nonostante i miei dinieghi, cedevo alla forza fisica e l’impeto di Paolo e mi ritrovavo poco dopo, bagnata ed eccitata assopita da quella peccaminosa situazione. Così la brava ragazza che tutti conoscevano, la giovane professionista stimata, diventava tutto di un tratto, una ninfomane drogata di sesso.

Dopo avermi presa per venti minuti abbondanti , nei quali raggiunsi l’orgasmo per ben 2 volte; Paolo estrasse il cazzo dalla mia figa bagnatissima, si sollevò all’altezza del mio viso , mi prese i capelli stringendoli forte, facendomi quasi scricchiolare il viso e sborrò riempiendomi faccia e capelli. Quindi mi ordinò di aprire la bocca e di pulire bene il cazzo dal suo stesso sperma, ma come facevo sempre, mi rifiutai. Non amavo il sapore dello sperma e poi non volevo cedere ed accontentarlo in tutto. Dovevo difendere un po’ la mia dignità e rimanere almeno in parte integra.

Terminata la fugace intensità, una volta esaurita l’adrenalina, mi rivestii con rapidità e me ne andai quasi fuggendo. Un senso di profondo pentimento, anche questa volta mi aveva lasciato frastornata e delusa.

“Ma perché tutte le volte va a finire così?” Mi chiedevo, incredula una volta ancora per quel che era appena successo.”

Era difficile negare che Paolo non fosse un uomo bello ed attraente : biondo, con occhi azzurri e un fisico scolpito dalle lunghe ore passate a praticare canottaggio, la nostra comune passione. Fu proprio grazie a quest’ultimo che ci incontrammo, e il destino volle che anche lui condividesse la mia professione: avvocato. Ma le similitudini terminavano qui.

Fin da giovane, avevo abbracciato la causa della giustizia, spinta da una passione per la difesa dei più deboli e l’eliminazione delle ingiustizie, insegnatami dal mio zio Marco, anch’esso avvocato. Paolo, al contrario, proveniva da una famiglia di legali radicata nella tradizione, lavorando al fianco del padre in uno degli studi più rinomati di Roma. Il suo obiettivo sembrava essere unicamente il profitto e il godimento della vita.

Oltre alle discrepanze nella nostra visione della professione, eravamo anche fisicamente opposti. Lui biondo dagli occhi azzurri tanto che poteva ricordare quasi uno svedese, io con i capelli scuri come l’ebano, occhi color ambra profonda e tratti distintamente mediterranei. La pelle quasi olivastra sottolineava le mie origini siciliane. Anche fisicamente, mi difendo bene, grazie alle tante ore trascorse nel circolo del canottaggio. La dedizione di anni, nello sport, una dieta equilibrata e una propensione naturale avevano plasmato un corpo tonico, con sedere alto e una generosa terza di seno che si facevano notare, qualunque abito indossassi. Confesso che non posso negare di provare un certo orgoglio nel sentirmi ammirata e apprezzata, sebbene la mia personalità sia di natura più sobria e priva di fronzoli.

Tuttavia, nonostante le nostre differenze, c’è una connessione tra noi che andava al di là di quanto appaia superficialmente. Era una di quelle strane alchimie che il destino a volte prepara senza che te lo aspetti. Ci stavamo ormai frequentando da un annetto, ma non potevamo definirci ancora una coppia o dei fidanzati. Nessuno aveva accennato infatti all’altro, cose come cene conoscitive con amici o parenti e non avevamo progetti comuni per il futuro. Le nostre diversità ci spaventavano, ma eravamo consapevolmente e magneticamente attratti l’uno dall’altra.

In quel momento, non potevo fare a meno di quello splendido amante, ma cosa ci avrebbe riservato il futuro era davvero impossibile da prevedere.

La mia vita fu scossa a breve dalla mia professione di avvocato, e in parte, ciò complicò notevolmente la nostra relazione. Un nuovo caso di stupro, che mi fu affidato proprio in quei giorni, mi assorbì totalmente, complicando appunto la nostra relazione, con risvolti inaspettati.

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