Il ricatto – Prologo

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Il ricatto – Prologo

Il ricatto – Prologo

Era un caldo pomeriggio di luglio a Roma quando Marta, una ragazzina di sedici anni, fece una scoperta che avrebbe segnato il corso della sua vita. Il sole splendeva implacabile nel cielo azzurro mentre Marta, con i capelli scuri spettinati dal vento, si avventurava nelle strade affollate della città eterna.

La sua destinazione era lo studio di avvocatura dello zio Marco, un avvocato dedito alle cause pro-bono, un idealista con una passione ardente per la legge e una fede incrollabile nella giustizia. Marco era noto per il suo impegno in difesa dei più deboli e dei meno fortunati, e Marta aveva sempre ammirato il suo zio per questo.

Marta sapeva che lo zio aveva preparato un incontro speciale per lei, ma non aveva idea di cosa aspettarsi. Mentre si avvicinava allo studio, la tensione montava dentro di lei. L’edificio, un antico palazzo dall’architettura maestosa, sembrava trasudare una sorta di autorità che la intimidiva.

Quando entrò nello studio, lo zio Marco la accolse con un sorriso caloroso. Era un uomo di mezza età con capelli grigi che inquadravano un volto gentile e occhi intelligenti. Indossava un completo scuro che emanava un’aura di serietà, ma i suoi occhi brillavano di un’intensa umanità.

“Vieni, Marta,” disse zio Marco con voce calma ma decisa. “Oggi vedrai cosa significa veramente lottare per la giustizia.”

Lo zio Marco la condusse nel cuore dello studio, una stanza con scaffali traboccanti di leggi, codici, e libri di giurisprudenza. Marta si sentiva piccola e insignificante di fronte a tanto sapere e tanta autorità.

La madre che si presentò in studio era una donna fragile, con occhi gonfi e tristi. Raccontò la sua storia con voce tremante, una storia di abusi ricatti e disperazione. Lo zio Marco ascoltò attentamente, le sopracciglia aggrottate in segno di preoccupazione.

Quando la donna ebbe finito, lo zio Marco si alzò dalla sua scrivania, posò una mano sulla spalla di Marta e la guidò fuori dalla stanza. “Marta,” disse con un tono serio, “è importante che tu veda come funziona il nostro sistema, anche quando è difficile da guardare.”

Marta annuì con rispetto e si nascose in un angolo dello studio, gli occhi fissi su zio Marco mentre si preparava per la battaglia legale che si sarebbe svolta da lì a poco.

La giovane madre che lo zio si apprestava a difendere, era stata costretta a vivere anni molto difficili, sotto il ricatto continuo del marito, che minacciandola ripetutamente di portargli via il figlio, la costringeva a prostituirsi con tutti coloro che portava in casa. La donna era costretta a fare sesso con uomini sconosciuti e tal volta anche con più di una alla volta; spesso sotto l’uso di droghe o alcool. La situazione era arrivata al limite della sopportazione, tanto che la donna confessò allo zio di Marta, di aver tentato anche il suicidio. Poi, finalmente un giorno presa dallo sconforto totale e dalla voglia di dare un futuro al suo unico figlio decise di rivolgersi a Marco, di cui gli aveva parlato un conoscente.

Quel giorno, Marta assistette all’audacia della madre che, nonostante gli anni di soprusi e ricatti, aveva trovato la forza di rivolgersi a uno studio legale. La determinazione della donna, pur nel suo sconforto, fu un faro di speranza che illuminò l’oscurità in cui si trovava.

Marta vedeva suo zio Marco come un vero eroe, difensore delle persone più vulnerabili, capace di affrontare con coraggio le ingiustizie. L’udienza fu un momento di svolta, un punto in cui Marta comprese che la legge aveva il potere di cambiare le vite.

Quando lo zio Marco uscì dalla stanza dell’udienza con un sorriso di vittoria, Marta sentì una fiamma ardente nel suo cuore. Quella vittoria non era solo un trionfo legale, ma una dimostrazione tangibile che la giustizia poteva prevalere sul male.

Da quel momento in poi, Marta decise che avrebbe fatto sua quella missione. Avrebbe studiato legge e si sarebbe dedicata a difendere i diritti delle donne e delle persone più deboli, proprio come faceva suo zio Marco. Voleva essere la voce di coloro che non potevano parlare da soli, la difesa di chi non aveva difesa.

Le sue giornate all’università furono intense e ricche di apprendimenti. Marta si immerse completamente nei libri di legge, affrontando ogni sfida con la stessa determinazione che aveva visto in suo zio. Ogni caso, ogni lezione, ogni discussione la avvicinavano sempre di più al suo obiettivo.

Quando finalmente Marta superò l’esame per diventare avvocato, lo fece con l’orgoglio di chi sa di avere una missione importante. Non era solo una questione di titoli o carriere, ma di essere la voce che difendeva i diritti di chi era stato oppresso.

Ora, Marta cammina per le strade di Roma, pronta a combattere le ingiustizie, a difendere le vittime e a portare avanti l’eredità di suo zio Marco. Sente che è il suo dovere, la sua chiamata. Ogni volta che vede il volto di una persona che ha bisogno di aiuto, sa di essere nel posto giusto, al momento giusto, con il potere di fare la differenza.

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