La mia storia con lui – Capitolo 4

La mia storia con lui – Capitolo 4

Capitolo 4
Largo
Il candeliere gettava sui muri i colori dell’arcobaleno. Shirley Temple era aperto sul pavimento. Fuori il buio cominciava a strisciare sugli alberi. Un debole vento cominciò a soffiare attraverso le finestre aperte, raffreddando il mio corpo nudo.
Ben, anche lui nudo, col suo eccitante ed imbarazzante corpo di ragazzo, gridò: “Michele, non farlo! È solo Sergio!”
Io lasciai cadere l’attizzatoio che tenevo stretto nella destra ed aprii le tende con la sinistra.
Scioccato, rosso per l’eccitazione e notevole erezione!
Io vidi un Bruno piuttosto mortificato che, solamente qualche ora prima, avevo visto a scuola, mentre mi ringraziava per avergli salvato il culo dalla punizione del professore. Era completamente vestito, indossava una canottiera bianca troppo stretta che mi permetteva di ammirare il contorno perfetto del suo bel torace mentre dalla cerniera aperta dei jeans la meravigliosa forma di un giovane cazzo di quindici centimetri puntava verso di me. Vidi l’orrore nei suoi profondi occhi blu. Sembrava un bell’uccello intrappolato in una gabbia nudo e con un’erezione completa. Le sue mani stavano menando vigorosamente la sua durezza mentre accanto a lui c’era un Sergio sorridente.
“Merda santa!” Gridammo Ben ed io all’unisono.
“Uh… ciao ragazzi.” Disse Sergio: “Volete finire il lavoro di Bruno?”
Scuotemmo la testa, nonostante le proteste piuttosto infiammate che venivano da sotto, e cominciammo a vestici. Bruno emise un gutturale: “Uh, scusate…” E tentò di chiudere la zip come meglio poteva avendo ancora il cazzo duro, e sorrise: “Dannazione, ragazzi avete dato uno show indiavolato!” Ben ed io fummo piuttosto scioccati da questo commento da un ragazzo che avevamo sempre pensato fosse ‘dalla parte degli altri’. Rimanemmo ancora più scioccati quando si curvò e prese il cazzo duro di Sergio in bocca. Per il minuto seguente Ben si pentì di essersi rivestito e guardò il muoversi su e giù della bella testa bionda sul suo miglior amico. Chiusi le finestre che ora stavano cominciando a lasciar soffiare la furia dell’aria fredda di novembre di su quattro ragazzi che si stavano ammirando l’un l’altro i corpi.
“Stai sbavando a bocca chiusa.” Bisbigliai nell’orecchio di Ben mentre gli schiaffeggiavo allegramente il culo: “Eppure non abbiamo scarsità d’acqua.”
“Um… Michele? “
“Sì, Ben? “
“Uh… non importa.”
“Ok. Vorresti vedere qualche cosa?” Senza aspettare la risposta, lo presi per mano e ci avvicinammo ai due calciatori completamente assorti. “Scusami.” Dissi tirando via Bruno dal cazzo pulsante di Sergio: “Ma credo che tu debba qualche cosa anche a me, Bruno.” Lui sorrise. Ancora una volta quei due incantevoli lampi blu mi fecero sorridere. Il calore che emanava dall’uccello a dieci centimetri dalla mia faccia era tremendo. Afferrai i suoi quindici centimetri e cominciai lentamente a carezzarli. Bruno aveva fatto veramente un bel lavoro inumidendolo per le mie mani (e speravo anche per il mio sedere più tardi). Stavo quasi per portare la sua completa lunghezza nella mia gola quando mi ricordai che avevo ancora quell’irritante cioccolato sciolto nella mia bocca. Sorrisi. Le mie mani arrivano spremere le sue dolci chiappe strette “Michele!” Fu la sua replica impaziente: “Ora me lo succhi per favore?”
“Mi spiace, Sergio…” Scherzai, poi un’ondata di rimorso mi colpì ricordandomi di Ben.
“Ben?” Borbottai. I miei occhi lo cercarono e finalmente arrivarono al divano dove era occupato con Bruno nell’estasi di carezzargli i capezzoli evidentemente erogeni.
“Cosa c’è per cena?” Borbottai.
“Un’immersione nell’idromassaggio?”
Sorrisi. Sembrava che io conoscessi tutto, come se io fossi così fottutamente sicuro di me, come se… Quando in realtà stavo tremando profondamente. Il mio cuore batteva mentre mi dirigevo verso la cucina. Ben preparò la tavola mentre io preparavo il cibo indiano. Bruno e Sergio si sedettero al bar e guardarono verso di noi, sorridendo ed uno scintillio diabolico negli occhi maliziosi.
“Come devo scaldare il chapati, Ben?”
“Mettilo nel microonde per quarantacinque secondi.”
“Cosa diavolo è il chapati?” Chiese Sergio: “Sembra gustoso!”
Sergio, forse il più basso di noi quattro, sopperiva alla sua mancanza di altezza con la lunghezza del suo pene. Più tardi, pensai, io finisco quello che stavo quasi per tentare con quel diciotto centimetri mostruoso, sperando che Ben assista. Si sedette vicino a Ben mentre Bruno ed io servivamo il cibo. Bruno si sedette ai miei piedi con il piatto in grembo.
“Ehi Bruno! C’è spazio qui.” Dissi mettendo una mano nello spazio tra Ben e me.
Lui si sedette tra di noi e cominciò a mangiare da affamato. Io stavo morendo di fame ma fui stupito dalla velocità dell’attacco di Bruno. Delicatamente gli picchiai sulla schiena e Dissi: “Non soffocare, Bruno!”
Mentre stavamo mangiando, Sergio propose di guardare uno dei film porno del padre di Ben. Quando lui andò via per recuperare il film nella camera da letto di suo padre, Bruno mi baciò. La mia bocca era piena del fuoco delle spezie e soffocai un po’. Lui rise e mi batté sulla schiena vendicandosi allegramente.
“Che ora è?” Chiese Sergio chiesto sentendosi escluso.
“Le sette” Disse Ben inserendo il film nel videoregistratore: “A che ora devi tornare a casa?”
“Non ho orario, Ben. Mio papà non ritornerà fino al fine settimana. Quindi…”
“Sì, naturalmente.” Rispose Ben: “Puoi restare a dormire. Tutti voi potete restare a dormire. Papà e mamma torneranno circa alle undici così noi avremo molto tempo per il film. He he…”
Il film cominciò con la ragazza a gambe aperte che si lamentava furiosamente (come se stesse morendo), nella morsa tra due uomini, ambedue coi capelli lunghi che stavano sudando a profusione. “Oh.” Dissi: “…disgustoso!” Ben e Sergio furono d’accordo ma Bruno sorrise. Io presi il telecomando e feci avanzare velocemente fino a quello che sembravano essere ancora una volta due ragazzi ed una ragazza. Questi avevano delle belle natiche sode e un cazzo all’altezza. Dopo due minuti di quella scena, osservammo qualche cosa di divertente… Sergio ci fece ridere quando disse: “Cazzo, la ragazza è un lui!” Effettivamente, la “donna” che veniva inculata da una parte e succhiata dall’altra, era veramente un uomo. Palle incluse, “lui” ce lo fece diventare completamente duro ed era ovvio dalle protuberanze che sorgevano lentamente nei nostri pantaloni.
Io misi giù il mio piatto ed aprii la zip dei pantaloni. Ahh… la libertà della liberazione! Bruno mi copiò prontamente e presto tutti avevamo il cazzo fuori, puntato verso la televisione. Poi, ricordando un film di porno gay che avevo visto di recente, tolsi la mano di Bruno dal suo uccello e la misi sul mio. La mia destra, a sua volta, cominciò a carezzare il suo. Feci segno a Ben e Sergio di fare lo stesso e, un minuto più tardi, tutti e quattro eravamo impegnati in una serie di seghe senza esclusione di colpi. Bruno andava su e giù in modo tormentosamente lento. Le sue mani stringevano delicatamente il mio glande e non mancavano di dare piacere al mio scroto sensibile. Ben presto stavo lamentandomi all’unisono con gli altri tre ragazzi con cui condividevo il divano. La mia mano destra andò alla mia bocca per essere inumidita e poi accarezzò quietamente il bocciolo di rosa di Ben. Esplorai giocosamente l’area ma, impaziente come ero, seguì subito dopo un ditalino al suo buco. Lui ansimò, si lamentò e gridò di piacere, di dolore e d’estasi. Eravamo portati a stadi più alti di coscienza mentre i nostri uccelli si abituavano lentamente al contatto con un altra mano che non fosse la nostra. La tensione salì, intensificata dal tocco della pelle, dall’allacciarsi di labbra e dagli aneliti di piacere.
Io venni per prima eruttando scarica dopo scarica di sborra sulla mano di Bruno e sul mio corpo ancora vestito. Sergio mi seguì, il suo diciotto centimetri pulsava intensamente nel bagliore della televisione. Diversamente dal resto di noi, lui si era tolto la camicia e metteva in mostra orgogliosamente un fisico cesellato coperto nel suo seme. Mentre io mi mettevo sul pavimento ad esplorare ulteriormente il buco di Bruno con la lingua, Sergio prese il cazzo di Ben nella sua bocca. Io giocavo col bocciolo delicato con l’abilità di un bambino ai primi passi. Ciononostante lui soccombette al piacere crescente e venne facendo colare ruscelletti di sperma giù per il suo bellissimo cazzo. Quindi tutti i tre ci assumemmo il compito di “dividerci” Ben. Io gli succhiai le palle una alla volta mentre Bruno e Sergio risalivano lentamente la lunghezza del suo uccello con le loro bocche. La mia lingua stuzzicò furiosamente la base del cazzo ed alla fine lui esplose. La sborra volò nelle nostre bocche e, dannazione, anche nei nostri nasi.
Sullo schermo le labbra della ragazza baciarono la carne senza preavviso. I suoi osservatori, quattro ragazzi di cui uno mezzo nudo, erano occupati a leccare con fervore fino all’ultima goccia di sborra dalle loro facce e quell’unico individuo a torso nudo era Sergio. Non si accorsero del rumore della Mercedes che parcheggiava. Anche l’apertura e lo sbattere della porta non furono sentiti.
“Cosa cazzo sta succedendo qui?” Gridò un uomo elegantemente vestito comparendo sulla porta.
“Merda, mio padre!” Gridò Ben, spingendo in fretta il cazzo nei pantaloncini.
L’uomo si avvicinò ed noi tre da Ben che prese per un orecchio e gettò a terra.
“Dannazione! Mio figlio che succhia cazzi! Come sono orgoglioso!” Disse sarcasticamente mentre il suo spaventato figlio cominciava ad alzarsi.
“Succhi i cazzi, vero? Ora vedremo!” Disse spingendo di nuovo Ben sul pavimento.
“Cosa cazzo sta facendo?” Gridò Sergio.
“Stanne fuori checca succhia cazzi!” Il padre di Ben si avvicinò a Sergio, l’afferrò per i capelli con una mano e lo butto con me e bruno fuori della porta.
L’ultima cosa che vidi fu Ben, con le lacrime agli occhi, che mi guardava con espressione addolorata. Sussurrò: “Mi spiace.” e poi crollò sul pavimento.

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