La cameretta

La cameretta

Quell’anno a lui e a Pierfranco era stata assegnata dalla direzione la stessa cameretta per quanto loro due frequentassero scuole diverse. D’altra parte la cosa non era affatto rara e accadeva abbastanza spesso che all’istituto gli accoppiamenti per l’assegnazione delle camere apparissero piuttosto casuali, certo era che erano decisi in modo insindacabile. Insomma lui e Pierfranco si conoscevano poco, scuole diverse, classi diverse, in sostanza l’unica occasione in cui si incontravano era la sera quando andavano a letto. Pierfranco era anche di un anno più anziano di lui, ma sembrava che fosse molto più grande, un po’ per tutto, ma in particolare per la struttura fisica visto che era alto e robusto e lui invece era piuttosto mingherlino. Così quella sera come tutte le sere erano andati a letto e avevano spento la luce. Però lui non riusciva proprio a dormire, in preda ad un desiderio incontenibile si era calato i pantaloni del pigiama e si era messo sul fianco, poi dopo avere bagnato abbondantemente con la saliva il suo orifizio ci aveva infilato dentro un dito e aveva cominciato a muoverlo sempre più in fretta. Cercava di non far rumore, tratteneva il respiro ed era convinto che il compagno si fosse addormentato. Mentre sempre più affannato ficcava il dito ricordava la sua prima esperienza. Era accaduto tutto alcuni anni prima quando un ragazzo conosciuto solo da poco lo aveva persuaso con fin troppo facili lusinghe a dargli il culo. “Ti piacerà, vedrai -gli aveva detto- ti farò godere”. Dopo essersi messi d’accordo erano andati in un posto isolato e alla fine era accaduto quello che doveva accadere, sdraiato su un prato e seminudo lui con pieno spirito di collaborazione aveva aperto le natiche e aveva lasciato che l’altro entrasse dentro. Aveva provato un piacere nuovo e straordinario che si espandeva a partire dall’interno del suo corpo, proprio dal punto in cui il suo amico aveva conficcato la verga, lo assaporava immobile con una foglia d’erba tra i denti mentre l’altro si muoveva su e giù dentro di lui. La cosa non durò per molto. Dopo un poco il compagno interruppe le sue spinte, gli disse che aveva goduto e si sfilò. A lui rimase la sensazione di un piacere grande ma incompleto, lo avrebbe voluta ancora il cazzo dentro di sé, avrebbe voluto che la cosa continuasse a lungo. Eppure nonostante il piacere provato, o forse proprio per quello, rimase turbato da quell’esperienza straordinaria, se ne vergognava e anche se ne aveva parecchia voglia non sapeva in che modo e con chi avrebbe di nuovo potuto ripeterla. Mentre vagava immerso in questi pensieri continuando a muovere sempre più in fretta il dito dentro l’orifizio sentì scricchiolare il letto del vicino e non fece a tempo a comprendere quello che stava succedendo che si trovò accanto Pierfranco che era finito sotto le sue coperte. L’altro era senza pigiama e lui lo sentiva con chiarezza visto che il compagno non solo premeva con la verga eretta contro le sue natiche, ma si indaffarava per passare nel solco e arrivare nel punto in cui gli sarebbe stato possibile entrare. Lui tentò debolmente di sottrarsi, ma era sorpreso e intimorito, così non riuscì a far altro che opporre un flebile “No, no, che fai”! Ma l’altro si era già ben posizionato con il glande sull’ingresso umido di saliva, spinse forte e lo invase. Poi gli rispose “Te lo metto nel culo, e non farmi credere che non sai cosa vuol dire”. Subito dopo gli intimò “Ora stai fermo, che tanto ce l’hai già dentro”! Era vero, i due corpi ormai erano attaccati, Pierfranco aveva spinto a fondo la verga e certo non se ne sarebbe andato prima di avere fatto tutto quello che si era proposto di fare quando si era infilato nel suo letto. Ma anche per lui la situazione era cambiata, sentire quel grosso arnese dentro di sé gli piaceva, e molto, non era forse quello che desiderava da tempo e non osava chiedere? Dunque perché opporsi a quello che anche lui voleva? E tanto più visto che la cosa ormai era fatta e lui aveva la verga piantata saldamente nel didietro. Dopo la penetrazione il suo compagno era rimasto fermo, come in attesa, ma aveva iniziato a mordergli delicatamente il lobo dell’orecchio e a leccargli il collo, lui fu scosso da un brivido, Fu l’occasione perché l’altro ne approfittasse per premere contro di lui sussurrandogli “Adesso vediamo come lo prendi bene, piccola troia”, così cominciò a muoversi, a pompargli il cazzo nel culo via via più forte e senza prendersi una pausa. Il piacere cresceva per tutti e due e non ci volle molto perché arrivasse al culmine. Senti che Pierfranco fra i sussulti dell’orgasmo si scaricava dentro di lui e anche lui si lasciò andare bagnando copiosamente il letto con un fiotto di sperma.

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