Si era svegliato da poco dal suo sonnellino pomeridiano quando sentì suonare il campanello, si affacciò alla finestra e vide che era venuto a trovarlo Fabio, un suo vecchio amico che non si faceva vivo da tempo. Fabio era stato il suo amante e ancora adesso ogni tanto si vedevano, quel suo amico gli piaceva perché era un tipo diretto ed energico che si comportava da maschio dominante, ma nell’assumere quel ruolo non superava mai i limiti del gioco. Per la fantasia e l’inventiva il sesso con Fabio era sempre una cosa sorprendente e magnifica. In fretta premette l’apriporta e lo attese all’ingresso dell’appartamento. Lui in casa si era messo in libertà, indossava una tuta leggera di cotone, si tolse in fretta le mutande per celebrare quell’arrivo e prepararsi a quello che tra poco sarebbe sicuramente accaduto. Pochi istanti ancora, l’ascensore si fermò al terzo piano e venne fuori il suo amico. Si abbracciarono. Fabio colse subito l’occasione per mettergli le mani sotto i pantaloni e toccargli il culo “Allora, come sta il mio tesoro”? “È in forma, e poi quando arrivi tu freme di eccitazione in attesa che tu gli faccia la festa”. Lasciate le scarpe all’ingresso Fabio volle subito andare nella camera da letto, sapevano tutti e due di cosa avevano voglia e non era il caso di mettere tempo in mezzo. Arrivati in camera Fabio lo abbracciò di nuovo e gli sussurrò all’orecchio “Allora lo vuoi”? “Sì, sì, lo voglio, sai bene quanto mi piace prenderlo da te”. I pantaloni della tuta finirono in terra e lui se li sfilò, anche il suo amante si tolse i suoi e rimase con una maglietta, il pene semieretto a ciondoloni. “Dai, girati, fammi vedere quel tuo bel culo che ha sempre voglia di cazzo” Lui accontentò l’amico, si voltò di spalle, si chinò in offerta in modo provocante e allargò le gambe facendo in modo che nell’oscurità del solco delle natiche si intravedesse il contorno roseo del buco. Fabio gli fu subito sopra e lo strinse a sé. Improvvisamente suonò il campanello. Per fortuna non era la suoneria dell’appartamento, ma quella del portone d’ingresso. Lui si ricordò allora che il giorno prima aveva preso un mezzo impegno con Andrea e Massimo, due amici, per vedersi e uscire insieme. Si affacciò alla finestra e li sentì dire in coro “Allora, scendi”? Sorpreso e imbarazzato non trovò di meglio che rispondere con la più banale delle scuse “Non ne ho voglia, ragazzi, e poi non mi sento bene”. Nel frattempo Fabio che gli stava dietro commentava beffardo in controcanto “No, no, tu stai benissimo, anche il tuo corpo ti smentisce e mi dice che ne hai voglia, mica di uscire, ma di prenderlo nel culo”. Per dimostrare la verità di quelle parole il suo amante si aprì la strada tra le sue natiche, con una mano piena di saliva bagnò bene il solco e gli infilò un dito nell’orifizio. Lui spalancò gli occhi per la sorpresa e l’imbarazzo. Dal basso arrivarono altre voci “Mi sa che a Livio è successo qualcosa, non ti sembra un po’ strano”? Fabio era del tutto incurante della situazione in cui si trovava il suo compagno e continuava a darsi da fare intorno allo scrigno dei suoi desideri, aveva già infilato due dita nel buco e si apprestava a farne entrare tre per allargarlo bene e prepararlo a ricevere la verga. Affacciato alla finestra lui aprì la bocca in un grido muto. Dopo tutto quel lavoro preparatorio il suo amante pensò che era giunto il momento di andare al bersaglio, avvicinò il cazzo all’orifizio e cominciò a penetrarlo. Lui avvampò per l’eccitazione e la paura di essere scoperto. Andrea e Massimo continuavano nelle loro considerazioni “Mi sa che Livio davvero non si sente bene, è tutto rosso in viso, forse ha la febbre” disse uno dei due, poi visto come si erano messe le cose si congedarono “Va bene, dai, allora ci si vede un altro giorno”. Finalmente! Lui li salutò con voce tremante e poi in fretta si allontanò dalla finestra, una volta distanti dal portone d’ingresso i suoi amici avrebbero avuto una visuale più ampia e se si fossero voltati indietro per salutarlo avrebbero potuto intuire quello che stava avvenendo nella sua stanza. Venuto meno quel fastidioso impiccio il suo amante lo trasse a sé e lo impalò sulla verga ficcandogliela dentro fino in fondo. Lui dovette sollevarsi in punta di piedi per sostenerne la spinta. Fabio lo morse delicatamente su un orecchio come per un rimprovero “Lo sai che quando vengo a trovarti lo devi prendere e non ci sono scuse, vero? Perché se cerchi di sfuggirmi o di negarti io ti faccio il culo a forza, che tu lo voglia o meno. Dai, mettiti giù troietta, che adesso lo prendi per bene”. Detto questo lo spinse verso il basso facendolo finire con la parte anteriore del corpo a contatto con il tappeto, prosternato come in preghiera, il culo aperto sollevato in aria. Era la posizione che Fabio preferiva quando voleva montarlo senza dargli tregua calando su di lui inesorabile dall’alto e ficcandogli dentro il cazzo per intero. La verga del suo amante andava e veniva con la cadenza di un metronomo, l’apertura spalancata ad accoglierla, lui si aggrappava alle frange del tappeto e mugolava per il piacere intenso che quel trattamento gli procurava. Sapeva che il suo compagno poteva continuare con quel ritmo ancora a lungo e lo supplicò di venire, questa volta voleva bruciare tutto il piacere in fretta, il godimento era intenso ma anche la fatica, avrebbero avuto ancora tempo di farlo con più calma più tardi, adesso desiderava che quel meraviglioso supplizio finisse. Lo sforzo quella volta appariva troppo grande anche per il suo amante, doveva essere parecchio tempo che non faceva sesso e non riusciva a trattenersi, anche Fabio non resistette più a lungo e piantatosi dentro di lui fino in fondo lo riempì con un fiume di sperma.

