Lucy – Un nuovo inizio – The end (1)

Lucy – Un nuovo inizio – The end (1)

Dopo essermi rimesso un po’ a posto nel bagno dell’alloggio, salutai i due e mi avviai verso casa.

Il culo mi doleva da morire, questa volta avevo chiesto davvero troppo al mio povero sfintere, e ogni passo mi causava fitte che mi facevano vedere le stelle.

Fortunatamente l’acqua fresca del bidet mi diede sollievo, anche se sentivo il mio povero buco estremamente dilatato e cedevole, quando provavo a spingervi le dita.

Avevo distrutto le autoreggenti, e avrei dovuto comprarne un nuovo paio prima del prossimo incontro con Lele; così quel giorno ero tornato nel celebre negozio gestito dai cinesi, dove per i nuovi commessi ero un cliente come gli altri, e con sorpresa vidi alla cassa il ragazzo che avevo conosciuto tempo addietro insieme allo zio.

Mi salutò affettuosamente e mi raccontò che, dopo una breve permanenza al suo Paese, era ritornato in Italia con lo zio, il quale era momentaneamente a Milano e tra alcuni giorni sarebbe stato qui. Immediatamente ripensai a quell’uomo e al suo membro, e incurante dei dolori che ancora sentivo al mio povero culetto, sentii un’erezione che iniziava a spingere all’interno dei miei stessi jeans.

Ma cosa ero diventato?

Da lì a lasciarsi con la promessa di un appuntamento quando sarà rientrato fu un attimo.

Tornai a casa pregustando il momento in cui potrò di nuovo offrirmi a quel palo di carne, impalarmici sopra per farmi sconquassare l’ano, e vi trovai mia madre con la faccia del “dobbiamo parlare”.

Improvvisamente mi venne un tuffo al cuore, temendo che avesse scoperto qualcosa del mio segreto, magari qualche capo di abbigliamento nascosto nell’armadio, ma il problema di cui doveva parlarmi, fortunatamente o purtroppo, non era quello.

In buona sostanza, il suo compagno le aveva procurato un’offerta di lavoro irrinunciabile, ma di lì a pochi giorni ci saremmo dovuti trasferire in un’altra città armi e bagagli.

Torni a casa e in dieci minuti tutta la tua vita è stravolta. Certo, in quanto a vite stravolte ne sapevo già qualcosa per conto mio, pochi mesi prima ero un integerrimo ragazzo etero al 100% mentre ora ero una specie di ninfomane dal culo sfondato, una strana femmina adoratrice del cazzo. Mi chiusi in camera a pensare, a riflettere. Mia madre non poteva di certo rifiutare quell’offerta, ma per me sarebbe stato l’addio alla mia città, ai miei amici… a Lele… e sì, anche a Gianni e ai suoi compari.

Entrai nel negozio con uno zainetto, sotto i vestiti maschili avevo già indossato la lingerie di Lucy. Lo “zio” mi salutò abbastanza formalmente, dato che c’erano ancora dei clienti, ma quando mi infilai nel camerino di prova e iniziai a cambiarmi, fu lesto ad abbassare le serrande per la chiusura di mezzogiorno.

Uscii dal camerino, e mi venne da ridere a vedere davanti a me quei due uomini che, nel frattempo, si erano completamente denudati.

Prima di dire amen, ero già in ginocchio tra loro, intenta a succhiare quei due cazzi, uno più piccolo e durissimo, l’altro grosso e non ancora al massimo dell’erezione. Li succhiavo alternativamente, e in certi momenti cercavo, per quanto mi era possibile, di prendere entrambe le cappelle turgide in bocca per accarezzarle con la lingua.

Là sotto il mio uccello era già duro come un legno e il mio buchetto palpitava per il desiderio di essere riempito; presto, prestissimo avrebbe avuto la sua soddisfazione… e anche molto, molto di più.

Prima che il mio doppio pompino eccitasse oltremodo il giovane, gli dissi viziosamente: “Dai, tesoro… inculami” e lui non si fece di certo pregare.

Mi sdraiai a terra, sollevando le gambe al cielo, e mentre lo zio si metteva a cavalcioni del mio torace per continuare a godersi la mia bocca, sentii il ragazzo che mi sollevava per le anche ed appuntava il suo glande al mio buco, per poi scivolarvi dentro con una sola spinta, forse stupendosi di quanto fosse diventato accogliente il mio sfintere durante la sua assenza.

Sentivo i suoi colpi energici anche se non potevo vederlo perché davanti al viso avevo il corpo dello zio, che mi porgeva il suo cazzone da succhiare.

Accoglievo in bocca fino a dove mi era possibile quel serpente di carne umana, che sapeva di maschio, e lo pompavo quasi a ritmo con i colpi di quell’altro cazzo, che ormai mi scorreva libero avanti e indietro nel culo; continuò il suo andirivieni per altri dieci minuti, durante i quali interruppi più volte il pompino per non rischiare di far venire anzitempo l’altro mio amante, e poi lo sentii affondare fino al limite dentro di me per schizzarmi dentro lo sperma.

Riuscii appena a sentire che si sfilava dal mio ano dilatato, e subito vidi lo zio che abbandonava la mia bocca per prendere il posto del nipote tra le mie chiappe.

Mi fece voltare a pancia sotto e, non appena ebbi alzato un pochino il culo inarcando la schiena, infilò il suo randello di carne nel mio buco allentato facendomi gemere di dolore e di godimento perverso.

Aiutato dalla dilatazione precedente e dallo sperma del ragazzo che faceva in qualche modo da lubrificante, iniziò subito a pistonarmi l’ano con colpi profondi che mi squassavano tutta e mi portavano al settimo cielo; anche se non gli era sicuramente necessario, lo incitavo a scoparmi, a sfondarmi di più, più a fondo, più forte, totalmente preda del piacere di essere violata in quella maniera innaturale.

Già… ma cos’è poi naturale? E cosa innaturale? Da sempre l’uomo ha esplorato il sesso sodomitico, specie quando poi un essere umano come me si trova a supplire, in tal modo, alla mancanza di una vagina pur sentendosi, in momenti come questo, femmina al 200%.

Già… se avessi una vagina… potrei farmi scopare da questi due uomini contemporaneamente in una doppia penetrazione, come spesso avevo visto nelle riviste porno… sentirli entrambi dentro di me…

Questi pensieri osceni, sommati al piacere di essere sfondata analmente, nel frattempo, dal mio amante orientale, mi stavano portando ad un pericoloso livello di eccitazione; il corpo avrebbe voluto raggiungere il traguardo tanto agognato, ma quell’ultimo barlume di ragione che mi rimaneva cercava a tutti i costi di resistere. Avevo un programma e se avessi raggiunto l’orgasmo forse non sarei più stata in grado di rispettarlo, riconducendomi al contrario dai panni di Lucy a quelli di Luca.

Per mia fortuna, o purtroppo, il cinese è più rapido di me e dopo pochi ulteriori colpi affonda in me fino all’elsa e mi riempie il retto con lunghe schizzate di seme virile.

Prima di rivestirmi, lecco e ripulisco devotamente quei due sessi non più eretti dalle ultime tracce di sperma… saluto i miei amanti e corro velocemente verso casa mentre sento colare tutto quel seme dal mio buco giù, lungo le gambe…

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