Looner 4: Paola , Michela e Marina

Looner 4: Paola , Michela e Marina

Paola , Michela e Marina
Alle 13 in punto suonò il campanello e io domandai al citofono:” chi è?” risposta “mamma” le dissi di salire al secondo piano, aprii la porta e aspettai che arrivasse l’ascensore. Mamma aveva 43 anni ed era ancora una bella ragazza perché faceva sport, mangiava sano e si godeva la vita in quanto era benestante. Era diventata vedova 7 anni fa e avevamo ereditato da papà che era figlio unico, tutta una tenuta agricola a Montalcino che era una miniera d’oro gestita da un mezzadro bravissimo nel produrre un Brunello eccezionale. Il gettito medio che ci veniva da quella tenuta al netto mensile era di 4.000 euro di cui me ne arrivavano sul conto almeno 2.500 in quanto mamma reputava che mi sarebbero bastati benissimo per gli studi e per le spese di vitto (metà del residence dove abitavo era di nostra proprietà e nel mio non ci pagavo l’affitto). Ero una privilegiata rispetto a molte mie coetanee e la colpa che provavo la mitigavo studiando con impegno, facendo del volontariato e lavori saltuari nel campo della moda. Mamma mi passava di più della sua quota prevista della rendita, in quanto è una psicologa iscritta all’albo, specializzata in consulenze di coppia e problemi sessuali, ha il suo studio qui a Milano, tantissime coppie come clienti, e detto fra noi guadagna decisamente bene! Ha tanti pregi, ma un unico difetto: sarà dovuto alla sua professione di psicologa: ha la tendenza con tutti, di guardarli negli occhi distenderli in un immaginario lettino e rivoltargli l’anima come un calzino! Ed è per questo che quando al compimento del mio diciottesimo anno le avevo detto che volevo andarmene a vivere da sola ebbi una animata discussione con lei, la mandai vaffanculo feci le valigie e mi trasferii qui un anno fa. Nel corso dell’anno c’eravamo parlate solo per telefono, si era scusata per la sua invadenza e aveva previsto di venirmi a trovare in una giornata di domenica per parlarmi e per riallacciare buoni rapporti perché detto con sue testuali parole “una madre ama sempre la propria figlia anche se è una ‘tossica’ o una ‘puttana’ “. Ero comunque di ottimo umore ma quando mia mamma aprì la porta dell’ascensore, e vidi spuntare un grappolo di sei palloni uguali ai miei legati ad una confezione di cioccolatini rimasi di stucco! Quando uscì dall’ascensore vidi che nell’altra mano aveva un mazzo di fiori ben confezionato delle rose rosse a gambo lungo. Appena mi vide, mi abbracciò forte forte, mi stampò due baci sulle guance e disse: “tanti auguri Michelina, ti voglio tanto bene “e io quasi balbettando:” per cosa?” “Te lo dico subito, prima però tieni i cioccolatini, le rose e i palloni perché in quell’ascensore così stretto ho rischiato di farne scoppiare uno! Se lo sapevo avrei fatto le scale! “Mi veniva da ridere perché quando ero arrivata a casa dopo la notte ‘brava’ avevo pensato che l’ascensore era il meno adatto per portarmi su, ma avevo la bellezza di 10 palloni. Restava per me il mistero di quei regali così strani portati da mamma, ma ,una volta entrati in casa glielo avrei domandato direttamente. Entrammo prima io e poi lei e quando Marina mi vide col grappolo di palloni fece una faccia strana come per dire ‘sono uguali ai nostri…dove cavolo li aveva comprati? ’ Le consegnai tutti i miei regali, aiutai mia mamma Paola a togliersi l’impermeabile glielo appesi all’attaccapanni e siccome non aveva potuto vedere la mia amica in quanto le coprivo la visuale, quando la vide mi apostrofò: “non sapevo che avessi una amica così carina, me la presenti?” Fui molto formale anche se dal mio sorriso la mia amica poteva capire che i miei rapporti con mamma in quel momento non erano tanto idilliaci. Dissi: “Mamma ti presento Marina, è una mia cara amica!” Si strinsero le mani in maniera cordiale e mia madre che per natura era tendenzialmente un’impicciona esclamò rivolta a lei: ”strano che mia figlia abbia un’amica, è un tipo scontroso e solitario, da quanto tempo vi conoscete?” Lei che era un’attrice collaudata, senza alcun tentennamento disse: “da più di un mese, da quella volta che venne a teatro da noi a vedere uno spettacolo e poi mi volle conoscere, da quel giorno se siamo libere da impegni ci troviamo a casa sua a fare un po’ di ‘spetteguless’, mangiare qualcosa e a navigare in internet! Mi tolga una curiosità Paola; oggi è il compleanno di Michela? Sa, i palloncini, i cioccolatini, le rose…” Per la prima volta vidi la mamma che conoscevo; quella che arrossiva quando aveva gonfiato insieme a me il pallone o quando avevo detto a papà che aveva comprato per se una busta di palloni. Un po’ imbarazzata si rivolse verso di me, mi prese la mano e disse: “so che il tuo compleanno è la prossima domenica, ma siccome sarò impegnata ad un convegno non potrò venire, allora ho pensato di farti un pensierino in anticipo, è da più di un anno che non ti vedo e da quando abbiamo litigato di brutto il giorno del tuo diciottesimo compleanno, stavo pensando che il modo migliore per riallacciare i nostri rapporti di madre e figlia era di portarti i tuoi cioccolatini preferiti, un mazzo di rose e un grappolo di palloni uguali a quelli con cui giocavamo assieme quando avevi dieci, undici anni fa ! Ho sbagliato?” Improvvisamente mi venne una crisi di pianto, abbracciai mia madre, singhiozzai sulla sua spalla per due minuti e poi nell’orecchio le sussurrai: ”sono stata molto cattiva nei tuoi confronti, ma volevo liberarmi dall’affetto opprimente che mi davi dopo che papà era morto, volare con le mie ali e costruirmi una vita tutta mia!” Anche lei piangendo disse:” ci ho messo quasi un anno a capirlo e adesso che siamo qui assieme, dimentichiamoci tutto e riprendiamo d’accapo il nostro bel rapporto!” Ci sentimmo toccare le spalle da Marina che disse: “la smettete voi due di trasformare una giornata di felicità in una giornata di pianti? Domani ho da recitare in una commedia allegra e se mi capita di pensare a voi farò andare a monte lo spettacolo!”. Marina fu provvidenziale, ci sciogliemmo in una grossa risata tutte tre, e mia madre esclamò: “è vero, è più facile far piangere che ridere e fare teatro comico richiede una bravura unica!”. Ci sedemmo al tavolo, Marina piazzò le rose dentro un vaso che tenevo sulla credenza, i cioccolatini sul ripiano della stessa e legò il grappolo dei palloni sulla sedia nella quale mi sarei seduta io. Dissi a mamma che poteva andarsi a darsi una ‘sistemata’ in bagno, l’accompagnai e lì prima d’incominciare a lavarsi le mani mi guardò e disse:” dall’ultima volta, che ci siamo visti ti vedo cambiata, non sei più una bambina, hai un sorriso e uno sguardo diverso, scommetto che hai un fidanzato e hai già fatto l’amore con lui non è vero?” Arrossii di brutto, la strinsi forte verso di me e dissi dopo averla baciata sulle guance:” non ti si può nascondere niente, hai fatto centro, ma ne parleremo in seguito con più calma, lavati le mani, se ti va rifatti il trucco o toglilo, sei bella anche senza e io sono orgogliosa di averti come mamma!”. Uscii dalla stanza felice mi avvicinai alla mia amica e le dissi: “cosa ne pensi di Paola?” e lei:” è di professione psicologa? Ha parlato di un convegno, e mi sembra che abbia un intuito eccezionale nel capire a primo colpo lo stato d’animo di chi ha di fronte, anche se conosciuto da poco tempo. Deve sapere leggere in maniera approfondita il linguaggio del corpo e deve essere molto difficile mentirle!” Io: “si, fa la psicologa ed è molto brava nel suo campo di consulenze di coppia e problemi sessuali, si aggiorna continuamente sia tramite internet che leggendo libri, ma attinge molto dalle esperienze con i suoi clienti! Comunque di principio non ha la tendenza di giudicare in maniera definitiva le persone, è molto indulgente nei loro confronti, cerca di comprenderne l’animo e di aiutarle al massimo a migliorarsi, deve essere molto brava, perché quando abitavo con lei, non ho visto più di tre volte entrare da lei la stessa coppia con problemi sessuali, sia fossero coppie etero o omosessuali!” Mia mamma uscì dal bagno con un viso radioso, si era struccata dal mascara che era colato dai suoi occhi quando aveva pianto, e avvicinatasi al tavolo da cucina dove eravamo sedute esclamò: “ho fame, che cosa avete preparato di buono?” io: “scusa mamma, abbiamo avuto una giornata intensa perché avevamo da studiare, perciò ti dovrai accontentare di quello che abbiamo comprato alla gastronomia qui sotto! Comunque ho preso per antipasti degli arancini di riso e delle olive ascolane, una porzione per tre di pasticcio al ragù, tre cotolette alla milanese, nel frigorifero c’è il dolce, il liquore e ho due bottiglie di vino rosso abbastanza buono!” “Buono come il nostro Brunello? Non credo! Per fortuna che ci ho pensato io!” Andò a prendere il suo borsone enorme che aveva appoggiato vicino all’attaccapanni e tirò fuori da lì due bottiglie di Brunello, le appoggiò sopra il tavolo e disse :” adesso il vino giusto ci sta, tira fuori dal forno gli antipasti e poi il pasticcio e iniziamo a mangiare, ho una fame da lupi !” feci per alzarmi ma Marina mi precedette dicendo :” permettetemi di servire a tavola, questa è la vostra festa anche se fatta in anticipo e mi sembra giusto che io possa collaborare per renderla più piacevole !” “Grazie -dissi io- sei un tesoro, se ti va, in seguito ti prendo come colf a mezzoservizio!” e nel dire ciò le strizzai l’occhio! Iniziammo a mangiare di gusto arrivati al dolce Marina rivolta a mamma chiese: “che convegno ha la prossima settimana per non potere venire a festeggiare Michela?” Lei rispose:” sono una psicologa che si occupa di consulenze di coppia, di problemi sessuali e il prossimo convegno riguarda il tema ‘Feticismo e rapporti di coppia’ farò la relazione su un tema che ho scoperto da poco: ‘I looners ‘…”. Rimanemmo colpite dalla sua ultima frase e io pensai: chissà cosa avrebbe detto se avesse capito che anche noi due facevamo parte di quel gruppo…! Marina con una faccia tosta eccezionale domandò:” Signora chi sono i looners?” e lei: “uomini e donne che ottengono soddisfazione sessuale nel gonfiare o veder gonfiare dei palloni, è una forma di feticismo simile a quella di chi si eccita nell’annusare indumenti intimi, guardare i piedi di una donna, oppure vederla fumare. Diciamo che il pallone nel gioco di coppia, può essere usato come un catalizzatore per eccitarsi a vicenda e a mio parere può rientrare nella categoria dei sexy toys che in questo periodo furoreggiano fra le donne.” Marina disse:” come è venuta a conoscere di questa
categoria di ‘maniaci’?” rispose Paola : “innanzi tutto la parola ‘maniaci’ come l’hai detta tu, per me non ha connotati negativi, anzi abbastanza positivi, se leggi le cronache dei giornali avrai saputo di quante ragazze e ragazzi muoiono per pratiche sessuali al limite della perversione, il ‘bondage’ cioè la pratica di legare il corpo del partner con vari strumenti quali corde o giubbetti costrittivi può provocare il soffocamento e la morte, mentre da quello che so, lo scoppio di un pallone gonfiato al massimo durante l’amplesso tra due amanti può causare soltanto delle arrossature al corpo se si viene colpiti dai frammenti di lattice…poi ti devo dire in tutta sincerità che penso di essere stata anch’io una ‘looner’ ante-litteram”. “Davvero signora – disse Marina- le piacciono i palloni?” “innanzi tutto non chiamarmi più signora, ma Paola, mi fa sentire più vecchia degli anni che ho e poi dammi del tu come se fossi una tua vecchia amica, in quanto al fatto che mi piacciano i palloni è vero, anche io da piccola ci giocavo con quella innocenza che contraddistingue tutti i bambini piccoli, però verso i 14 anni quando frequentavo il liceo, insieme ad una mia amica di nome Laura andammo di domenica al Luna Park nella serata, all’ingresso c’era un venditore di palloni con un grappolo di sette palloni quasi uguali a quelli che ho portato a Michela. Ci fermammo a domandargli quanto costavano e lui ci disse: “mille lire l’uno!” restammo di stucco, con noi avevamo io 1500 lire e la mia amica 2000, ma se compravamo i palloni non ci sarebbero bastati per le giostre del luna park. Stavamo rinunciando all’acquisto quando ci sentimmo chiamare da dietro le spalle da due voci familiari: erano Pietro e Marco due nostri compagni di classe che appena conosciuti ci erano piaciuti subito. Alla mia amica piaceva Pietro e a me Marco: “anche voi qui al Luna Park, entriamo assieme e ci divertiamo? Possiamo prima comprarvi qualcosa? Dei pop corn dello zucchero filato…” Beh veramente –disse Laura- ci piacerebbe avere due palloncini, ma costano troppo cari…!” Marco disse :”adesso ci penso io…!” andò verso il venditore di palloni, rimase a contrattare per 3 minuti, gli consegnò mille lire, il venditore gli staccò dal grappolo 4 palloni, ci venne incontro tutto felice, consegnò a Pietro due palloni e gli disse : “legane uno al braccio di Laura e uno fattelo legare da lei, io intanto provvedo alla mia Paola …” Eravamo tutte due felici, vidi Laura abbracciare Pietro e baciarlo sulle guance e io feci altrettanto con Marco solo che ebbi l’ardire di baciarlo sulla bocca. Lui arrossì immediatamente e mi disse:” così tanta riconoscenza per un pallone, la prossima volta te ne comprerò una decina, così almeno avrò dieci baci!” Io gli dissi: “mi è piaciuto il tuo gesto che è stato di una galanteria unica, ma spiegami come hai convinto il venditore a venderti 4 palloni al prezzo di uno…” “Gli ho detto che forse eravamo gli ultimi clienti della serata, che i palloni il giorno dopo si sarebbero sgonfiati e resi opachi, avrebbe dovuto farli volare via o farli scoppiare…e lui ha accettato le mille lire per tutti e quattro. Del resto mio padre ha un negozio di giocattoli e posso dire di essere divenuto un esperto di palloni!” Lo ribaciai, lo presi sotto braccio e insieme a Laura che aveva preso a braccetto ‘suo’ Pietro entrammo nel Luna Park. Marco ci propose subito un giro nell’autoscontro e Laura e Pietro furono d’accordo. Comprammo noi due i gettoni per ricambiare la gentilezza dei nostri cavalieri e salimmo a coppie sulle automobili dell’autoscontro.
Ci divertimmo come matti e io ogni volta che Marco guidava e si scontrava con altre macchine compresa quella dei nostri amici, lo stringevo sempre più forte a me, appoggiavo la mia testa al suo petto e così faceva Laura. Finiti i gettoni, gironzolammo per il parco, comprammo dello zucchero filato uno a coppia e a turno la mia amica imboccava il suo Pietro mentre io Marco, comportandoci come due coppie di fidanzatini felici. I ragazzi quando li imboccavamo cercavano di morderci le dita, noi ridevamo di gusto a volte ritraendole e a volte facendocele mordere. Arrivati davanti al Treno Fantasma, alla cassa comprammo i biglietti e montammo su un vagoncino, noi due avanti e Laura con Pietro dietro. Incominciammo il giro immergendoci nel buio più totale. Ogni tanto veniva illuminato verso destra un manichino di una strega accompagnato da un grido stridulo, o verso sinistra appariva un coccodrillo con la bocca aperta pronto ad azzannarci, io stavo al gioco, ogni tanto abbracciavo Marco e stavo a contatto con la sua guancia mentre avevamo abbassato i palloni all’altezza delle nostre facce per evitare che nel toccare il soffitto del tunnel potessero scoppiare. Durante quel tragitto diedi a Marco il mio primo bacio alla francese che durò almeno due minuti; lui mi toccò i seni e fu una sensazione bellissima e io senza volerlo scesi con la mano al cavallo dei suoi pantaloni e percepii netta l’erezione del suo pisello. Quando uscimmo dal tunnel ci guardammo gli uni con gli altri, Laura aveva i capelli tutti scomposti ed elettrici causa lo strofinio col suo pallone, Pietro si mostrava imbarazzato perché aveva sulle guance il segno rosso scuro del suo rossetto e io altrettanto dovevo essere molto scompigliata e buffa come altrettanto Marco perché rimanemmo a ridere guardandoci come degli scemi per almeno 4 minuti.” Marina e io eravamo rimaste incantate ad ascoltare il suo racconto, e volevamo ascoltarla continuare. Fui io ad interromperla:” Mamma, il tuo primo fidanzato si chiamava come papà?” e Lei:” Marco è stato il mio primo fidanzato e anche il mio unico amore ed è tuo padre! Ma comunque lasciami proseguire nel racconto, perché mi fa bene parlarne per ricordare dei momenti felici. Dopo il giro al luna park ci accompagnarono a casa; abitavamo nello stesso palazzo, ci legarono al polso anche il loro pallone, ci diedero il bacio della buona notte e ci dissero arrivederci al lunedì a scuola. Salimmo lentamente le scale a piedi con i quattro palloni, perché non volevamo rischiare che entrando nell’ascensore potessero scoppiare. Arrivata al mio piano presi le chiavi per aprire la porta e dissi a Laura: “sia i tuoi che i miei sono andati a ballare e torneranno dopo mezzanotte, che ne dici di farci compagnia per due ore e poi andare a dormire?” Laura disse di si, entrammo in casa, aprii il frigorifero, presi una coca cola l’aprii gliela porsi, bevette il primo sorso e poi ne bevetti uno anch’io. Andammo in camera mia, ci sfilammo dal braccio i palloni li legammo ad una sedia, ci togliemmo la maglietta e guardandoci una con l’altra incominciammo a parlare: Lei disse: “quanto mi piace Pietro! Penso che sto per innamorami di lui, ma non ho avuto abbastanza coraggio per baciarlo sulle labbra, in compenso lui durante il percorso nel tunnel, mi ha toccato i seni e mi ha baciato sul collo e ho provato dei brividi su tutto il corpo e tu?” “Io Marco l’ho baciato in bocca, mi ha toccato i seni e ho sentito per un attimo il suo pisello rigido: una sensazione bellissima!” Lei:” mi piacerebbe imparare a baciare alla francese, mi insegni? “ io che non avevo mai baciato una donna presi un pallone e glielo diedi, le dissi di avvicinare le labbra lentamente e dolcemente sulla superficie del pallone, di aprirle e di far finta che fosse il suo Pietro. Lei baciò con tanta passione il pallone che questo scoppiò e guardandomi un po’ perplessa disse: “non è la stessa cosa che baciare un ragazzo, ti farebbe veramente schifo se ci dessimo un bacio tra di noi?” e io: “mi fa pensare ad una cosa peccaminosa, ma visto che siamo buone amiche e lo facciamo per gioco, va bene, ma ricordati che sarà solo uno e basta!” Avvicinammo una con l’altra le nostre bocche e ci baciammo abbastanza intensamente per un minuto.” Poi le dissi “ti è piaciuto?” lei rispose “si ma non è la stessa cosa che ho provato baciando Pietro anche se l’ho fatto sulle sue guance!” Continuammo per una mezz’oretta a parlare di scuola, di come il giorno dopo avremmo chiesto alla professoressa io di andare nel banco accanto a Marco e lei accanto a Pietro, poi siccome eravamo tutte due stanche, la salutai, le consegnai i suoi palloni, l’accompagnai sul pianerottolo, le diedi due baci sulle guance, rientrai in camera mia, mi cambiai mettendomi il pigiama, presi un pallone, mi coricai in letto, incominciai a baciarlo con amore immaginando che fosse il mio Marco e con l’altra mano incominciai a masturbarmi la pisella. Non l’avevo mai fatto, ma alla fine ebbi il mio primo orgasmo, lasciai andare il pallone mi massaggiai i seni, spensi la luce e piano piano mi addormentai…”.Avevo gli occhi lucidi al racconto di mamma, e vidi che anche Marina era un po’ commossa. Dissi: “mamma ti voglio un bene dell’anima, queste cose intime non me le hai mai raccontate, se tu l’avessi fatto prima non ti avrei trattata così male come ho fatto dal momento che papà si era ammalato!” Lei disse: “a quell’epoca avevi 14 anni, le mie attenzioni erano per papà che avevo sposato dopo che ci eravamo laureati e ti avevo trascurato per lui, eri in una età difficile nella quale non avresti capito, in piena fase del complesso di Edipo e vedevi me come una rivale! Comunque ritornando al discorso del feticismo dei palloni, adesso mi sono accorta che tuo fratello Fabrizio sta passando una fase delicata: ha due anni meno di te, naviga in Internet senza protezioni parentali alla sua navigazione, nel cassetto di camera tua che ha occupato dopo che sei andata via, ho trovato delle buste di palloni, di notte si diverte a gonfiarli e quando vado a controllare sul suo computer la traccia delle sue navigazioni, trovo dei siti di ‘looners’ e ovviamente sulle sue mutande c’è traccia delle sue ‘attività’ notturne ! Non mi preoccupo più di tanto, perché è un bravo ragazzo, a scuola studia con impegno, ultimamente ha fatto amicizia con una compagna di classe carina e quando l’ho vista uscire dalla stanza dove hanno studiato con due palloni in mano, mi è venuto in mente te quando ritornasti a casa da Mario tutta felice con i palloni che ti aveva regalato!” Avevamo quasi finito il dolce e le offrii del limoncello. Mamma si guardò intorno alla stanza per vedere come era stato arredato l’appartamento; ad un certo punto esclamò:” quelli cosa sono?” e indicò in alto sul soffitto tre dei nostri palloni che erano sfuggiti dal bouquet senza che noi ce ne accorgessimo, perché a differenza di altri stabili più recenti, il soffitto era molto alto e bisognava alzare abbastanza lo sguardo per vederlo. “Paola, sono i miei palloni – rispose Marina – perché reduce da una serata di compleanno me li hanno regalati e quando sono entrata da Michela mi sono scappati di mano e sono volati sul soffitto!” Mamma disse: “che ne dici di andarli a prendere e farmeli vedere da vicino, mi sembrano uguali ai miei e sono molto belli!” lei prese una sedia, la piazzò sotto i palloni e montandoci sopra afferrò i nastri che li tenevano legati e li portò verso di noi. Paola li guardò attentamente, vide la faccia sorridente del clown, la farfalla multicolore e quello con la scritta ‘prendilo come ti capita’ e guardando i suoi esclamò: “sono uguali ai miei, molto belli e penso che siano stati comprati da chi te li ha regalati in un sito web di looners. Io per comprare quelli che ho portato a Michela mi sono fatta aiutare da Fabrizio che ha trovato un sito di nuova creazione italiano dal nome Mario & Gianni looners dove si potevano comprare con carta di credito. Il sito in futuro aveva previsto di mettere on-line foto e filmati delle proprie modelle, ma per il momento si limitava a vendere i palloni che avrebbe utilizzato per le foto e i filmati!”. Penso che in quel preciso momento sia io che Marina sbiancammo in viso perché le coincidenze relative a quello che avevamo vissuto con i nostri looners erano talmente evidenti che soltanto l’idea di comparire di faccia ed in video in un sito che mio fratello, mia madre e le nostre amiche potevano visionare ci fece rabbrividire….Comunque mia madre non se ne accorse, prese un pallone per se, uno lo diede a me e il terzo a Marina e rivolta a me disse :“quello con il clown va bene per te, quello con la farfalla è mio e quello con la scritta va bene per Marina. A proposito, quello di Marina non è un brano di una vecchia sigla televisiva di una trasmissione del 68?” “Si dissi io, l’ho già scaricata da internet ”. Mia madre ci scrutò e sparò quella domanda che le ronzava in testa per tutta la durata del pranzo: “ragazze siete delle looners come me, avete tutte due il ragazzo o siete delle gaie farfalline?”. Iniziai io per prima a confidarmi, a raccontarle per filo e per segno le mie esperienze con Mario e con Marina, altrettanto fece lei raccontandole quello che aveva fatto con Gianni. Mia madre stette ad ascoltare con attenzione tutto quello che le dicevamo, poi alla fine esclamò:” non mi sembra niente di grave, avete seguito i vostri sentimenti e il vostro istinto nei confronti di due ragazzi che hanno qualcosa da realizzare. Spero siano abbastanza accorti di inserire in quel sito immagini e video che non vi possano offendere. Secondo me vi chiederanno un incontro e discuteranno con voi il loro progetto. Per adesso non ci pensate, non sentitevi in colpa per qualcosa che avete fatto con spontaneità e vedrete che tutto andrà per il meglio. Adesso Michela preparaci il caffè, ce lo beviamo, mi fumo una delle tue sigarette, facciamo ancora quattro chiacchiere e poi dovrò scappare a casa perché devo completare la relazione sui ‘looners’ per il convegno di domenica prossima. Se ti va mandami una e-mail con dei tuoi suggerimenti riguardanti il tema. Nella prossima settimana sappimi dire qualcosa su Mario, è da tanto tempo che non lo vedo, e se come penso farete coppia, avrei piacere avervi un giorno o l’altro miei ospiti a pranzo o cena e l’invito lo estendo anche a te Marina e al tuo fidanzato Gianni.” Bevemmo il caffè, presi le sigarette, ne offrii una a mamma una a Marina e una per me, ma prima di accenderle feci partire con il telecomando lo stereo per riprodurre il brano ‘E’ tanto facile’ accesi in sequenza prima la sigaretta di Mamma, poi quella di della mia amica e per ultima la mia, aspirammo di gusto la prima boccata, ci guardammo negli occhi e quando arrivò il brano ‘prendilo come ti capita, gonfialo e dopo pungilo e lui fa buum’ mamma avvicinò la punta della sigaretta al mio pallone, io a quello di Marina e lei a quello di Mamma. Chiudemmo gli occhi e arrivarono in contemporanea tre scoppi potentissimi, li riaprimmo e mamma fu la prima ad esclamare: “non c’è di meglio per risolvere lo stress che a volte si accumula di fare scoppiare dei palloni, non trovate? Poi questa canzone che hai messo è molto bella e adatta al momento, se me la copi mi farai un grosso piacere!” “Hai ragione, ogni tanto far scoppiare un pallone è l’ideale per stemperare tensioni nervose accumulate, quanto al brano te lo copio su una memory pen e te lo porti a casa!” Guardai mamma, poi Marina, aspirammo un’altra boccata dalle nostre sigarette e proposi: “ci sono rimasti ancora sei palloni del mio bouquet, che ne direste di fare scoppiare anche quelli?” “No Michela – disse mamma – te li ho comprati per il tuo compleanno, se li facciamo scoppiare non ne avrai neanche uno per la festa!” io risi di gusto e dissi: dopo ti farò vedere camera mia e quanti ne ho di riserva, pertanto bando agli indugi!” Ci avvicinammo al grappolo di palloni, scegliemmo la nostra ‘vittima’ e quando arrivò nel brano musicale il ritornello ‘prendilo come ti capita, gonfialo e dopo pungilo e lui fa buum’ la facemmo scoppiare. Poi dopo aver dato un’altra boccata alla nostra ‘arma letale’ ci guardammo negli occhi e ridemmo di gusto. Guardammo i tre palloni rimasti e poi neanche ci fossimo lette nel pensiero, ci mettemmo la sigaretta in bocca e lentamente, non senza essere parecchio nervose ci avvicinammo ai tre superstiti. Mamma toccò per prima il suo, poi Marina e per ultima io il mio. Dopo gli scoppi che anche questa volta furono potentissimi ci guardammo. Avevamo ognuna qualche pezzo di lattice in faccia e sulle braccia, tutti i sei nastri erano per terra e vi stavano attaccati i brandelli dei palloni. Li raccolsi, li guardai e dissi:” che peccato averli fatti scoppiare, erano così belli! E’ stato emozionante farlo, ma dopo le esperienze che ho avuto con il mio ragazzo, fare scoppiare un pallone anche se in compagnia non mi da la stessa gioia.” “hai ragione Michela – disse mamma – pensa che io per ‘movimentare’ il rapporto sessuale con tuo padre, una sera mi coricai a letto prima di lui, mi tolsi subito le mutandine e il reggiseno, presi dal cassetto del mio comodino un pallone giallo con la faccia da clown e incominciai a gonfiarlo, quando lui entrò nella stanza da letto, vedendomi alle prese con il pallone esclamò: “la mia bambina stasera ha voglia di giocare ?” e io : “sto pensando al giorno in cui al Luna Park mi hai regalato quel pallone e volevo ricreare l’atmosfera di quel giorno in cui m’innamorai di te. Adesso il pallone te lo voglio regalare io ,gonfiato con tutto il mio amore!”. Papà si tolse le mutande e la canottiera, e vidi che il suo pisello era bello eretto. Esclamai: “mi sa che oltre al pallone ho contribuito a ‘gonfiare’ qualcos’altro!”. Lui rise di gusto, entrò dentro il letto, mi tolse per un attimo il pallone dalla bocca, mi baciò con una dolcezza ed una intensità unica sulle labbra, sul collo e sui seni, mi riconsegnò il pallone, mi penetrò lentamente ed iniziammo a fare all’amore. All’inizio lui si muoveva molto velocemente dentro di me e io altrettanto velocemente gonfiavo, poi rallentava e io altrettanto rallentavo. Il pallone era diventato molto grosso, Marco era prossimo a ‘venire’ e disse: “manca poco al mio scoppio, tu e il tuo bel pallone siete pronti?” “Si – dissi io – continua pure e non ti deluderemo tutti e due!”. Si mosse sempre più velocemente dentro di me e quando lo vidi inarcare la schiena e prossimo all’orgasmo soffiai tutta l’aria che avevo nei polmoni dentro il pallone. Questo vibrò un po’ e poi scoppiò con un botto fragoroso. Io cacciai un urlo misto tra paura e piacere, Marco mi venne dentro ansimando e quando giacemmo uno contro l’altra stremati lui disse: “è un’esperienza che dovremmo ripetere più spesso, sei un’amante e una moglie straordinaria “e io “altrettanto tu, amante e maritino mio”. Mia madre concluse il suo racconto dicendo: “questa mia prima esperienza risale a 20 anni fa! Nove mesi dopo nascesti tu Michela!”. Io e Marina scoppiammo in una risata fragorosa, e le dissi:” sono nata per colpa di un pallone?” “No Michela, eravamo sposati già da due anni e volevamo a tutti costi un figlio, ma per quanto provassimo a fare dell’amore in maniera tradizionale non rimanevo incinta. Pensai che dovevo provare un’esperienza diversa per aumentare la nostra eccitazione e chissà come mai il risultato fu eccezionale e adesso l’ho qui davanti a me!” Mi commossi fino alle lacrime e l’abbracciai forte forte. “Da quel giorno diventasti a tua insaputa una ‘looner’?” “Si – disse lei – ma anche tuo padre fece la sua parte! Quel giorno in cui andammo nel negozio di giocattoli e ti comprai la bambola e due confezioni di palloni, una la tenni per me e quando tu ti addormentasti, io e papà chiudemmo la porta della nostra camera, incominciammo a gonfiare assieme due palloni, ci amammo in una maniera molto dolce e quando i nostri due palloni scoppiarono, eravamo sicuri che quel nostro atto d’amore avrebbe dato i suoi frutti: infatti nove mesi dopo nacque tuo fratello!”. Marina disse:” che storia romantica, a pensarci bene anche i miei genitori mi regalavano dei palloni e a volte mi facevano compagnia a gonfiarli!” Mia madre domandò: ti chiami Marina e di cognome come? Lei: “Marina D.! “Mia madre: “tuo padre per caso si chiama Pietro e tua mamma Laura ?” Lei rimase di stucco; le storie di mia mamma e papà si erano intersecate con quelle dei suoi genitori! Mia mamma disse: quando la mia amica e il suo fidanzato Pietro si sposarono un anno prima di me e poi traslocarono non li ho più visti da allora! Guarda come piccolo il mondo, adesso mi trovo a chiacchierare con la loro figlia. Fatti guardare bene, mettiti di profilo. La osservò bene e poi esclamò: “per i capelli e gli occhi assomigli a Laura e per labbra e naso a Pietro, lascia che ti abbracci Marina! “Restarono abbracciate per alcuni minuti e poi lei si mise a piangere a dirotto sulla spalla di mamma. “Cosa ti succede – disse mamma -, il tuo non è un pianto di gioia…” Marina: mamma Laura è mancata da un anno, mio padre è rimasto solo ed è depresso da allora, ogni tanto lo vado a trovare ma nonostante cerchi di tirargli su il morale non ci riesco…” “come mi dispiace- disse mamma- come ti potrei aiutare?” “Se ti va, ti do il suo numero di telefono e l’indirizzo, dagli una telefonata, parlagli e visto che sei una psicologa dagli una mano!” “Lo farò senz’altro perché è stato mio compagno di scuola e un buon amico di Marco mio marito, contaci promesso!” Marina la ringraziò tantissimo e poi per stemperare quel momento di tristezza che ci aveva pervaso Paola disse: “adesso Michela mi devi mostrare la tua ‘balloon room’ magari scattare qualche bella fotografia di noi tre con l’autoscatto e poi potrò andare finalmente a casa e togliervi il disturbo!” Ci avviammo alla camera da letto e quando aprii la porta mia madre fece:” ooh che bei palloni, davvero te li ha regalati Mario? Il grappolo che hai è stupendo, e avrei tanta voglia di farne scoppiare qualcuno!” “No mamma -dissi io- non ti azzardare, ormai abbiamo spento le nostre sigarette, e l’unica cosa che ti concedo è quella di sederti insieme noi due sul letto e iniziare a gonfiarne uno a testa. Però prima lasciami piazzare la telecamera perché anche da quella potrò ricavare delle belle fotografie!” Misi nello stereo il brano ‘E’ tanto facile’ dissi a Marina e Paola di sedersi sul letto davanti alla telecamera, di prendere un pallone gonfio a testa dal bouquet, dal mio sacchetto presi tre palloni di colore diverso con la faccia da clown ne consegnai uno a mamma e uno a Marina, ne tenni uno per me e mi sedetti accanto a loro ma per terra, al mio lato destro stava Marina e alla mia sinistra mamma, prima di iniziare le riprese concordai con tutte due cosa dire e cosa fare. Col telecomando diedi l’avvio alle riprese e incominciammo il nostro spettacolo. Avevamo entrambe la faccia coperta dal pallone ed iniziò per prima Marina dicendo:” cari amici looner chi si nasconde dietro questo pallone? La vostra amica Marina! “Lasciò andare in aria il pallone e sorrise davanti alla telecamera. Io “e dietro a questo? La vostra amica Michela “e lasciai anch’io andare in volo sul soffitto il mio. Poi fu il turno di Mamma che disse: “Io sono Paola la mamma di Michela, una ‘looner’ di vecchia data!” Siamo assieme – e lo dicemmo all’unisono – per gonfiare, nella maniera più sexy che sappiamo, i nostri palloni!” Attaccai il brano ‘E’ tanto facile’ premendo sul telecomando dello stereo. Iniziammo ognuna a stirare il pallone ce lo facemmo passare su tutte e due le guance mordicchiammo l’imboccatura ed iniziammo a gonfiarli. Ogni tanto ci fermavamo a guardarli ed esclamavamo:” Diventa bello grosso per me e per i miei amici”. Canticchiavamo ogni tanto andando dietro alla musica “E’ tanto facile non è difficile, prendilo come ti capita gonfialo…” ed in contemporanea gonfiavamo con forza, ma alla frase “e dopo pungilo” li guardavamo con amore gli davamo un bacetto e gli dicevamo “non ti pungo e ti faccio scoppiare oggi, voglio che diventi bello e grosso!” Ogni tanto Marina e Mamma si fermavano, mi mostravano il loro pallone e dicevano: “Michela tu che li conosci a fondo pensi che possiamo gonfiarli ancora?” E io toccandoli e accarezzandoli con le mani rispondevo. “Si possono gonfiare ancora, sono forti, ma quando lo dirò io vi fermerete e li chiuderemo!”. Vidi per primo quello di Marina gonfio al punto giusto e le dissi di fermarsi poi guardai mia mamma e vidi che anche lei faceva fatica a gonfiare il suo e le feci segno di smettere. Anch’io sapevo che il mio era gonfiato al massimo, lo sfilai dalla bocca, cercai per terra degli elastici ai quali erano legati dei brandelli di pallone che avevo scoppiato in precedenti ‘giochi notturni’ ne trovai tre, uno lo passai a Marina uno a Paola e l’ultimo lo usai per me. Quando fummo sicure di averli legati bene li guardammo amorevolmente e li baciammo. Rivolta alla telecamera Marina disse: “Gianni questo pallone l’ho gonfiato con tutto il mio amore per te, gonfiane uno anche tu per me, stai attento però di non farlo scoppiare. Quando ci ritroveremo assieme allora si che potremo gonfiarli ancora di più e farli scoppiare insieme a noi di piacere, ma per ora no! “Toccò a me:” Mario sono certa che anche tu gonfierai un pallone come l’ho gonfiato io, lo bacerai con tanta dolcezza come se mi avessi accanto, ma sappi che per me gonfiare amorevolmente un pallone non è la stessa cosa di riempirti di baci, di accarezzarti tutto e darti tutta me stessa come l’altra sera. Mi manchi da matti! Un bacione, Michela!” Abbracciai il pallone e lo baciai, poi sciolsi l’elastico lo sgonfiai e dissi: “amore ti aspetterò per gonfiarlo assieme!” Fu il turno di mamma:” so che da qualche parte del cielo Marco mi stai vedendo, mi manchi molto e per ricordarti, ogni tanto gonfio anch’io qualche pallone e penso ai momenti felici che abbiamo vissuto insieme. Sai che quando è la ricorrenza del nostro matrimonio ne compro uno riempito ad elio, te lo mando in alto affinché tu lo possa prendere e non me ne frega niente se qualcuno nel guardarmi pensa ‘quella è una pazza’. Saluta la mia amica Laura che sarà senz’altro vicina a te e dille che cercherò di aiutare suo marito Pietro a superare la crisi. Vi voglio tanto bene!” Alla fine del suo discorso ci trovammo a piangere tutte e tre abbracciate l’una con l’altra. Spensi la telecamera, ci avviammo in sala da pranzo, prendemmo assieme in silenzio un altro caffè, poi mia mamma volle prendere l’impermeabile per uscire, sgonfiò e mise in tasca il suo pallone. Mi chiese in regalo dieci dei miei ed entrò in ascensore. Restammo sulle scale ad aspettare che scendesse, Marina si stava preparando a seguirla con il suo pallone gonfio al massimo e con la sua busta da cui aveva tolto 10 palloni e me li aveva consegnati dicendo: ”fanne buon uso!” quando sentimmo che l’ascensore stava risalendo. Si aprì la porta e sbucarono prima Mario e poi Gianni, Mario mi abbracciò subito e mi baciò molto dolcemente. Nella sua mano stringeva un pallone sgonfio che andava a contatto col mio. Gianni aveva tra le mani un pallone gonfio al massimo, cinse la testa di Marina e lei fece altrettanto con la sua e la baciò. I due palloni andarono in contatto tra di loro e siccome quello di Gianni aveva una ragazza disegnata con le labbra aperte e quello di lei un clown sembrò che anche loro si baciassero. Rimanemmo sul pianterreno a baciarci per 5 minuti, poi ci staccammo l’uno con l’altra. Mario mi disse: “devo parlarti e dirti tante cose, sarò sincero al massimo con te, mi fai entrare? ““si risposi io. Aspetta che però saluto Marina.” Lei si era staccata dal suo Gianni rimanendo a guardarsi intensamente ed era quasi isolata da tutto l’ambiente esterno. “Marina – dissi io – domani ci ritroviamo al centro per fare shopping?” Si ma penso che prima delle dieci non mi potrò alzare perché stasera farò le ore piccole!” Gianni la prese per mano, aprì la porta dell’appartamento ci salutarono entrambi mandandoci un bacio, io presi per mano Mario, la porta dell’appartamento era già aperta, entrando la richiudemmo e ci avviammo direttamente in camera mia, lui fece per parlare io gli misi un dito sulle labbra per tacere. Ci togliemmo gli abiti di dosso ci adagiammo nel letto e facemmo tutto quello che avevamo detto ad una telecamera. Mi venne da pensare come tra innamorati non servono i cellulari per parlarsi, a volte è un rapporto telepatico che ci tiene in contatto. Spegnemmo la luce e incominciammo a fare l’amore gonfiando ognuno un pallone. Dalla stanza accanto sentivo ansimare e respirare Gianni e Marina, guardai l’orologio alla parete, segnava quasi la mezzanotte. Fuori stava per arrivare un temporale e quando i nostri palloni scoppiarono, il tuono sovrastò il loro rumore. Che fortuna pensai; nel condominio le pareti erano decisamente sottili e forse qualche vicino avrebbe potuto protestare per i nostri scoppi!

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