La troietta della figlia del mio amico

La troietta della figlia del mio amico

La troietta della  figlia del mio amico

La troietta della figlia del mio amico

La troietta della figlia del mio amico

Sento il mio cellulare squillare, guardo il display  e mi mostra il nome di Marco. Che sorpresa! Non ci sentiamo da una vita…

Marco e io siamo amici coetanei d’infanzia. Viveva in un appartamento qui vicino, ma 20 anni fa se ne andò perché aveva messo incinta una sua fiamma che abitava a 200 km di distanza e si trasferì da lei. Ogni tanto ci sentivamo per telefono, ma era da un po’ che non avevamo modo di parlare.

Rispondo subito: “Ciao Marco! Che piacere sentirti! Come stai?”

La sua risposta è pronta: “Ciao Claudio, bene bene! E tu?”

“Me la godo facendo la vita da single, come sempre”, rispondo con una risata. “E tu? Come sta la tua famiglia?”

Dopo qualche minuto di chiacchiericcio, Marco mi chiede una cortesia.

“Hai ancora il tuo mini indipendente nella villetta?”

“Si, ce l’ho ancora,” risposi io, “è vuoto. Ma perché me lo chiedi? Ti ha cacciato di casa Laura?” chiesi, pensando alla sua compagna.

“No, è che mia figlia Silvia si è iscritta all’università di architettura proprio lì vicino e volevo sapere se poteva affittare l’appartamento da te, così posso anche controllarla un po’ tramite te.”

“Oh certo, non c’è problema! Non parlarmi di affitto, poi mi offendo,” risposi con un sorriso. “Sarebbe bello finalmente vedere qualcuno usare quell’appartamento che ho lasciato vuoto per così tanto tempo. Quando vuoi che Silvia si trasferisca?”

“Ti ringrazio tantissimo, se per te va bene si trasferirebbe tra un mese, a fine agosto. Ti avviserò una settimana prima,” disse Marco.

Dopo aver parlato un po’ di altre cose, ci salutammo e io decisi di far dare una pulita all’appartamento, chiuso da tanto tempo, con l’aiuto di un’impresa di pulizie. Una settimana dopo, ricevetti una telefonata: Silvia sarebbe arrivata in macchina il giorno dopo.

Il giorno prima, mi presi cura di riempirle il frigorifero e la dispensa in segno di benvenuto. Il giorno dopo, verso le 10 di mattina, vidi arrivare davanti al cancello una polo bianca. Era davvero passato molto tempo dall’ultima volta che avevo visto Silvia, quando aveva solo 5 o 6 anni. Non potevo credere ai miei occhi: era diventata una bellissima ragazza con capelli neri e occhi verdi, alta circa un metro e settanta e con una canotta rosa attillata che evidenziava le sue curve sinuose e un paio di pantaloncini corti che lasciavano intravedere le sue gambe da favola.

“Wow, Silvia! Che grande che ti sei fatta!” dissi sbalordito. “Avevi solo 5-6 anni l’ultima volta che ti ho vista! Vieni, entriamo in casa,” la invitai, aiutandola a portare le sue valigie dentro.

“Le disferò più tardi, adesso mi dici dove sono i negozi così vado a farmi la spesa altrimenti oggi non mangio,” mi disse.

“Non preoccuparti, ti ho già messo qualcosa in frigo e nella dispensa proprio perché non dovessi fare le corse appena arrivata,” risposi. “Se hai bisogno di qualcosa, mi trovi di sopra. Sul tavolo della cucina troverai una copia delle chiavi.”

“Ok, grazie ancora!” disse Silvia con un sorriso, ringraziandomi per la gentilezza.

Ho deciso di lasciarla tranquilla, anche se ogni volta che la incontravo le sue forme sinuose mi facevano venire i brividi. Era diventata una consuetudine per me: mi occupavo del giardino e ogni tanto avevo l’opportunità di ammirare Silvia, senza però spiare. Lei mi sorprendeva sempre con outfit audaci e provocanti, talvolta indossava solo il reggiseno e il perizoma, ma sapeva come gestire la situazione e mi salutava come se non fosse successo nulla.

Poi l’autunno arrivò e le finestre si chiusero, insieme alle tende. 

Non vederla più mi faceva sentire triste e mi mancavano le sue curve. Mi mancavano quei momenti in cui potevo ammirare quel sedere perfetto in perizoma… E allora, ho avuto un’idea. Ho atteso il momento in cui sarebbe uscita di casa per andare all’università e mi sono introdotto nel suo appartamento usando una copia delle sue chiavi. Era un’idea folle, ma ne valeva la pena. Era novembre e faceva freddo, quindi ho manomesso la scheda elettronica della sua caldaia, in modo che l’impianto non scaldasse più e non facesse nemmeno l’acqua calda. Sapevo che mi sarebbe costato caro, ma non potevo resistere all’idea di non poter più ammirare Silvia.

Ho lasciato una finestra dell’appartamentino aperta e sono rientrato nel mio appartamento, ho regolato il termostato a 24 gradi. Le ore passavano, il mio appartamento si scaldava sempre di più e il suo si raffreddava. Verso le 11.30 sono sceso a chiudere la finestra, ho guardato il termostato e segnava una temperatura interna di 16,5 gradi! Sono tornato su e mi sono messo qualcosa di più leggero, faceva davvero caldo da me.

Verso le 14.30 è rientrata Silvia e dopo circa 10 minuti ho sentito dei passi sulla scala esterna e qualcuno bussare alla porta. Ho aperto ed era lei, le ho chiesto: “Ciao, cosa succede?”.

Silvia: “La caldaia non funziona, puoi venire a vedere per cortesia? Fa freddo qui sotto…”

Io: “Arrivo subito, mi metto il giubbotto ed arrivo”.

Siamo arrivati alla sua caldaia, ho provato a spegnerla, ripristinarla, riavviarla, ma niente, ero stato davvero bravo nel sabotaggio! Così le ho detto: “Mi sa che è proprio rotta. Sai cosa facciamo? Andiamo di sopra e chiamiamo l’idraulico che venga a ripararla. Però tu non puoi stare al freddo… Se ti va, puoi stare sopra da me finché arriva l’idraulico”.

Silvia: “Sì, mi sa che vengo da te, non posso stare qui al freddo”.

Una volta saliti ho chiamato l’idraulico che sarebbe passato di lì a mezz’ora. Silvia sentiva caldo e mi ha chiesto: “Ma la tieni sempre così alta la temperatura?”, e così dicendo si è tirata giù la zip della maglia fino più o meno all’ombelico. Sotto aveva solo il reggiseno. È stata dura parlare con lei senza tenerle gli occhi puntati sulle tette!

Poco dopo è arrivato l’idraulico che, dopo un quarto d’ora di controlli, ci ha detto: “È partita la scheda elettronica. Solo che questo è un modello vecchio di caldaia. Oggi è venerdì, spero di riuscire a recuperarla per martedì!”.

Silvia: “Oh no cavolo! E io come faccio?”.

Io: “Se vuoi, puoi sistemarti nella camera degli ospiti finché non risolviamo il problema”.

Così abbiamo salutato l’idraulico e Silvia è scesa a prendere le sue cose per stare da me quei 3-4 giorni. Una volta sistemata, mi ha avvisato che sarebbe andata a farsi la doccia. Dopo circa quaranta minuti è uscita dal bagno fasciata solo dall’accappatoio che aveva un cinturino in vita e basta, perciò rimaneva abbastanza scollato.

Silvia: “Qui fa caldissimo, penso che per il momento rimarrò in accappatoio”.

Io: “ok, non c”è problema per me”.

Poi, notando che si stava toccando il collo con una smorfia di dolore, le ho chiesto se c’era qualcosa che non andava. Mi ha risposto che probabilmente era la posizione in aula, che le aveva causato un po’ di indolenzimento al collo. Così ho suggerito di farle un massaggio e lei ha accettato. Era seduta su una sedia e mi sono posizionato alle sue spalle, iniziando a massaggiare le spalle sopra l’accappatoio. Man mano che massaggiavo, la stoffa si muoveva, permettendomi di avere una visuale spettacolare sul suo décolleté. Sentivo il mio desiderio crescere sempre di più, se solo si fosse girata avrebbe visto la mia erezione.

Silvia: “Sei molto bravo, che ne dici di massaggiarmi senza l’accappatoio?” ha detto, allargando la scollatura e tirando giù un po’ la stoffa dai lati. Così, ha scoperto le spalle e la scollatura si è aperta ancora di più. Non aveva i capezzoli scoperti, ma ci mancava poco e ho cominciato a sudare! Evidentemente non se n’è accorta, ma durante l’operazione si è aperto un po’ lo spacco davanti e arrivava pericolosamente vicino alla fighetta.

La mia erezione era dura come il marmo! Continuavo a massaggiare Silvia e lei apprezzava la qualità del mio massaggio. Ogni tanto, si muoveva e il suo accappatoio si spostava, aprendo ulteriormente la scollatura e lo spacco. Ad un certo punto, ho visto la sua fighetta completamente depilata e senza mutande. Il calore era soffocante, stavo sudando e la mia erezione era dolorosa. Non riuscivo a credere che non si fosse accorta dell’apertura, ma sembrava ignara e abbassava la testa per godersi il massaggio ancora di più.

Ad un certo punto, ha portato la mano dietro di sé dicendo “Claudio, non è che mi massaggeresti anche…?” Probabilmente, pensando di essere più indietro, ha battuto la mano sul mio cazzo duro come una roccia. Mi sono bloccato e lei è rimasta in silenzio per un momento prima di chiedermi: “Sono io che ti faccio questo effetto?”

Io: “Silvia sei una ragazza stupenda e non so se te ne sei resa conto o se addirittura lo fai apposta ma hai le tette fuori quasi del tutto e ti si vede la fighetta! Anche se sei la figlia di un mio caro amico, sono sempre un uomo e tu sei una donna bellissima!” Silvia non disse nulla, ma prese la mia mano ferma sulla spalla sinistra e se la portò alla bocca dandole un bacio. Poi se la portò al seno e me la appoggiò lì. Non ci credevo! Mi aveva messo una mano sulla sua tetta! Abbassai la testa e, continuando a palpargliela, iniziai a baciarla. Poi lei si staccò, spostò la sedia e si inginocchiò davanti a me dicendomi: “Vediamo su cosa ho sbattuto la mano prima”. Mi tirò giù pantaloncini e mutande, facendo scattare fuori il mio cazzo durissimo.

Quindi lo prende in mano e dopo averlo segato per qualche secondo, se lo infila in bocca ed inizia con un meraviglioso pompino. È fantastica, però non voglio che il tutto si limiti ad un pompino, voglio fotterla. La porto in camera da letto, le tolgo l’accappatoio e la faccio distendere sul letto. Inizio a leccarla praticamente in ogni centimetro del suo corpo, lecco la sua fighetta, il culo, la pancia, le ascelle, le tette, i piedi… Sono eccitatissimo e anche lei è bagnatissima. La faccio mettere a pecorina e le infilo il cazzo nella fighetta. È talmente bagnata che, nonostante ce l’abbia di buone dimensioni, entra subito tutto.

Ho iniziato a fotterla con dei colpi molto forti e ad ogni affondo lei mugolava sempre più forte fin che è venuta. Dopo essere venuta mi ha detto: “che ne dici di provare anche l’altro buchetto?”

Io: “ma allora sei proprio una troietta. La troietta della figlia del mio amico.”

L’ho estratto dalla sua fighetta e l’ho puntato sul buco del culo. Era molto ben lubrificato ed è entrato con facilità. La inculavo ad un ritmo sempre più forte e contemporaneamente con una mano le stimolavo il clitoride. Lei prese a mugolare sempre più forte, fin che dopo qualche altro colpo siamo venuti entrambi.

E’ stato bellissimo. Mi aspettavano altri 3 giorni prima che il tecnico riparasse la caldaia, sarebbero stati 3 giorni di fuoco!

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