Mia moglie usata dal mio capo – parte 3

Mia moglie usata dal mio capo – parte 3

Ci addormentammo abbracciati e la mattina dopo andai in officina al lavoro. Verso le 10 arrivò il sig. Marco, che non si faceva vedere da due giorni. Dopo un quarto d’ora dal suo arrivo, mi fece chiamare e mi fece salire in ufficio. Appena entrato mi disse sorridendo: “Alberto, l’azienda ha ancora bisogno di tua moglie”. Io risposi subito incazzato: “No, adesso basta, non abuserete oltre di mia moglie”. Il capo ribatté freddo: “Forse non hai capito, non era una domanda, tu e quella troia dovete fare come dico”. “Non la chiami così” ribattei gelido. “E che cos’è? Hai visto come godeva con quello stallone di Federico, non mi sembrava fosse dispiaciuta di metterti un bel palco di corna… Comunque basta discutere, altrimenti passo a degli amici il video che ho fatto l’altro giorno e la sputtano in tutta la città”. Ancora una volta quello stronzo mi stava incastrando. “E io vado a denunciarla, questo è un ricatto, ribattei”. “Denunciami pure” rispose lui tranquillo, “ma ho conoscenze in alto e la tua denuncia finirà in un cassetto, diffonderò il video lo stesso e naturalmente tu perderai il lavoro”. Mi sentivo in una morsa. “Cosa dovrebbe fare mia moglie?”, dissi. “Bene, mi piace quando sei ragionevole… Come ti dicevo, ci tengo al bene di questa azienda e dei miei dipendenti, incluso te. La prossima settimana a Parma ci sarà un’importante fiera della meccanica e voglio acquisire nuovi clienti. Per facilitare l’acquisizione pensavo di offrire loro i servizi di una escort, ma poi ho pensato a tua moglie che è una gran figa e non mi costa niente. L’azienda risparmierà almeno 4000 euro, due mesi del tuo stipendio. Staremo lì quattro notti e tua moglie dividerà la camera con me e soddisferà i clienti. E poi Federico l’altro ieri mi aveva suggerito di chiavarmela anch’io. Sono due giorni che non penso ad altro. Quando saremo lì noi due soli avrò tempo di farmela quando e come voglio.” terminò ridendo. “Adesso torna a lavorare cornuto, portamela sotto casa mercoledì mattina alle 9 in punto.” Quando la sera tornai a casa e raccontai tutto a Claudia, scoppiò in lacrime. “Quel porco non mi lascerà mai in pace, adesso non si tratta più del tuo lavoro ma si tratta di me. Cosa possiamo fare?” Mi chiese supplicante. “Proprio niente purtroppo, mi sa che anche questa volta dobbiamo fare come dice.” Claudia mi guardò con rassegnazione, ma anche con una punta di disprezzo, e sospirò: “Ok, che sia allora”. La mattina di mercoledì portai Claudia con la sua valigia sotto casa del sig. Marco, in centro. Lui era sotto ad aspettarci con la sua Maserati nuova fiammante (ma non aveva soldi per pagarci gli stipendi, diceva). Andò incontro a Claudia, le cinse i fianchi e le diede un bacio sulla bocca, che lei tentò di deviare senza successo. Poi le allungò una pacca sul culo e la fece salire in auto. Io avevo in mano la valigia di Claudia, ma il sig. Marco mi apostrofò: “Questa riportatela a casa. Ho selezionato dal catalogo dell’agenzia di escort che uso di solito un guardaroba e un set da trucco completo per tua moglie per questi giorni. Roba da fare drizzare il cazzo a tutti i maschi che incontrerà. A lei toglierò il cellulare così non potrà chiamarti, ci penserò io a tenerti aggiornato su cosa succede, giusto per divertirmi un po’”. Diedi un bacio a Claudia che mi guardò con gli occhi di una condannata, e chiusi la portiera. Andai al lavoro e cominciai il mio turno. Circa un’ora dopo ricevetti una foto dal cellulare del sig. Marco. Era in soggettiva dal posto del guidatore, l’auto era ferma nel parcheggio di una stazione di servizio e il mio capo teneva in mano una tazza di caffè. Distesa dal sedile del passeggero c’era mia moglie china a fargli un pompino, che guardava verso il cellulare. La didascalia diceva: “Tua moglie che fa colazione con il mio cazzo… Buon lavoro”. Rodevo dalla gelosia, avrei voluto salire in auto e andare a strappare la mia bella Claudia da quel terribile ricatto, ma sentivo di essere impotente e piansi in silenzio. Non ricevetti nient’altro per tutta la giornata, la sera cenai da solo a casa nel silenzio dei miei pensieri, immaginandomi le angherie a cui sarebbe stata sottoposta Claudia senza che io fossi vicino a lei. Dopo cena provai a guardare un film ma niente riusciva a interessarmi, quindi andai a letto a dormire. Alle 23.35 fui svegliato da un messaggio in arrivo. Era un’altra foto. Nella foto si vedeva un ragazzone di circa 30 anni, alto e grosso, con una barba folta e con i capelli neri rasati. Il corpo era muscoloso, completamente depilato e con numerosi tatuaggi. Il luogo era la fila di lavandini e specchiere di un bagno pubblico, probabilmente quello dell’hotel. L’uomo era completamente nudo se non per degli anfibi neri slacciati ai piedi e una catena d’oro al collo. Claudia era piegata su un lavandino, con il viso contro la specchiera. Era vestita con un tubino rosso di strass che era risalito fino ai fianchi, lasciandole il culo completamente scoperto. Indossava anche sandali rossi tacco dodici e autoreggenti color carne con il bordo in pizzo. Non indossava mutandine. L’uomo era dietro di lei, aveva le gambe allargate, un piede a terra e l’altro nel lavandino accanto a quello su cui era adagiata Claudia. Aveva afferrato mia moglie per i fianchi nudi, e aveva il cazzo piantato nella sua figa fino alle palle. Non si vedeva quanto era grosso, ma se era proporzionato ai testicoli appoggiati sulla figa di Claudia, doveva essere una mazza enorme. Claudia aveva gli occhi socchiusi e un’espressione goduta. Era leggermente sudata, lo specchio dove aveva appoggiato il viso era macchiato di mascara e del suo rossetto porpora, e appannato dal suo ansimare. La didascalia della foto recitava: “Grazie alla tua mogliettina troia ho convinto il barista, il ragazzo che vedi, a dare drink gratis a me e ai miei clienti per tutti i giorni della fiera. Tua moglie se lo sta sudando questo accordo, ma non preoccuparti per lei, vedo da qui gli umori della sua fighetta che le colano sulle cosce. Sta gemendo di piacere come una cagna nonostante il barista l’abbia già fatta venire due volte. Sogni d’oro stronzo!” Quella notte non riuscii a dormire pensando a Claudia in mano a quei porci. Vedere l’eccitazione evidente di mia moglie e sapere degli orgasmi che provava facendosi scopare da sconosciuti mi faceva impazzire di gelosia. La mattina dopo al lavoro non successe niente di particolare. Producevo pochissimo perché la testa era da un’altra parte. Verso le 13 il sig. Marco mi mandò una foto di Claudia seduta di fronte a lui al tavolo di un ristorante bello e probabilmente costoso, sullo sfondo si vedeva la campagna. “Oggi siamo a pranzare e rilassarci in un bel ristorante fuori porta, ieri sera è stata dura per lei! Poi nel pomeriggio spa e massaggio rilassante per entrambi. Dopodiché mi porto tua moglie in camera e me la sbatto per bene… Non vedo l’ora, mi si rizza già il cazzo solo a pensarci!”. Nient’altro fino alla sera, dopo cena. Mi resi conto che ogni volta che sentivo arrivare un nuovo messaggio prendevo il cellulare come posseduto, fremendo per il desiderio di guardare a quale porcata era sottoposta in quel momento Claudia, e pronto a portarmi il fardello della gelosia fino al messaggio seguente. Era una sensazione orrenda ma almeno mi faceva sentire vivo e allontanava la depressione che quella situazione di impotenza mi rovesciava addosso. Questa volta era un video di pochi secondi. Claudia era sul letto della loro stanza d’hotel, sdraiata a pancia in su, con la vagina rivolta verso il bordo del letto. In piedi fra le sue gambe c’era un uomo di circa 55 anni con addosso solo una camicia slacciata, che la scopava con movimenti rapidi. Inginocchiato a cavalcioni del suo seno un’altra uomo sulla sessantina, completamente nudo, un po’ flaccido ma con un bel cazzo, che si faceva la bocca di mia moglie al ritmo delle spinte del suo compare, tenendola per i capelli. Nel video si vedevano le spinte poderose del cinquantacinquenne e l’attimo in cui il sessantenne, rovesciando la testa all’indietro e con un grugnito sonoro riempiva di sborra la bocca e il viso di Claudia. La didascalia diceva: “Un altro contratto preso grazie alla mia intraprendenza. I fratelli Hans ed Eric Grueber, nostri nuovi clienti tedeschi, ti salutano e ti fanno i complimenti per la tua mogliettina bella e zoccola. P.S. oggi con me è venuta due volte, ce la siamo proprio goduta. E mi ha dato anche il culo! Non rosicare troppo cornutello, buonanotte.” Andai a dormire sconvolto e feci un sonno pieno di incubi. Era vero che mia moglie era venuta due volte con quello stronzo del mio capo? E che gli aveva dato il culo, cosa che a me non aveva mai concesso? Fortunatamente il giorno dopo sarebbe stato l’ultimo, poi Claudia sarebbe tornata a casa e avrei potuto chiederlo direttamente a lei. Il giorno dopo passò senza contatti fino alla sera, quando arrivò un’altra foto: mostrava Claudia con un vestitino nero cortissimo e sandali dorati, niente collant, a gambe aperte sul bordo del letto. La parte alta del vestito era abbassata, il seno scoperto. Posizionato tra le gambe un massiccio uomo di colore che la sovrastava con la sua mole. Aveva afferrato con entrambe le mani il culo di mia moglie tenendola sollevata dal letto e aveva il cazzo, di dimensioni ben sopra la norma, piantato nella sua figa. Claudia aveva afferrato la testa dell’uomo con entrambe le mani e lo baciava con passione. Sullo sfondo un signore anziano ben vestito si masturbava osservando la scena. La didascalia recitava: “Il sig. van Ecke è il nostro nuovo cliente. Gli ho offerto tua moglie, ma siccome ha detto di essere troppo anziano per queste cose, l’ha ceduta al suo giovane autista Jamal che è in trasferta con lui, lontano dalla moglie da due mesi. Jamal sembra soddisfatto… E tua moglie anche… Che ne dici?” La mattina seguente andai al lavoro più sollevato sapendo che il mio capo e mia moglie stavano tornando. Verso le 14 il capo arrivò, salì nel suo ufficio e mi fece chiamare. Quando entrai mi fece sedere e disse: “Volevo dirti che la fiera è andata molto bene e tua moglie mi ha aiutato a procurare un sacco di contratti.” “Volevo anche informarti che le ho suggerito, nel vostro interesse, di mettere la spirale. Ho già fissato la visita domani da un mio amico ginecologo. Ho dei progettini niente male per lei, ma con tutti quelli che se la scopano senza protezioni, se rimanesse incinta l’azienda perderebbe dei bei guadagni, e non posso permetterlo. In questi giorni di fiera, per rispetto a te e a lei, ho provato a mettere sul comodino della camera delle scatole di preservativi a disposizione dei miei clienti. Per correttezza però li informavo che comunque la zoccola non era una professionista ma la moglie di un mio operaio, e che era sana come un pesce. Ho anche detto loro che se per caso fosse rimasta incinta, me ne sarei occupato io. Risultato: le scatole di preservativi sono rimaste sigillate.” concluse sogghignando. “E anche io ci ho dato dentro di brutto con tua moglie in questi giorni, le sono venuto in figa almeno una decina di volte, l’ultima oggi dopo essermela scopata sul vostro letto, quando l’ho riportata a casa. Quindi meglio che metta la spirale se tra nove mesi non vuoi ritrovarti a dover crescere un figlio mio.”. La sera tornai a casa verso l’ora di cena. Claudia era sdraiata sul divano di fronte alla TV, e guardava un film la schiena appoggiata al bracciolo del divano. Quando mi vide entrare spense lo schermo e senza guardarmi in faccia né dirmi una parola andò a letto. Io non volevo forzarla in alcun modo, mangiai qualcosa da solo e poi la raggiunsi nel letto. Mi sdraiai vicino a lei e la cinsi con un braccio ma lei si girò svincolandosi dal mio abbraccio. Dissi “Claudia…” ma lei interruppe sottovoce, con tono piatto e distaccato “Non ora. Sono stanca e voglio dormire.” La mattina dopo mi svegliai che lei dormiva ancora. Attesi un po’ accanto a lei, sperando che si svegliasse, ma poi si fece tardi e dovetti uscire per andare al lavoro.

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