Incinta del mio capo

Incinta del mio capo

Mi chiamo Elena e ho 26 anni. Sto con Giovanni da tre anni. Lui ha 29 anni, fa l’elettricista e ha cominciato a lavorare finite le superiori, appena maggiorenne; in questi anni è riuscito a mettere da parte un po’ di soldi e ha comprato la casa in cui ora conviviamo.
L’anno scorso mi sono laureata in informatica e poi ci siamo sposati. È stato un anno molto pieno sia emotivamente che a livello di organizzazione. Giovanni ha saputo starmi vicino in maniera esemplare e si è rivelato un compagno ideale, con il suo sostegno e le mille attenzioni che ha sempre per me.

Da dicembre dello scorso anno sono entrata nel mondo del lavoro. Non è stata un’esperienza per niente gratificante. Abitiamo in una piccola città del Piemonte e l’offerta non è moltissima. A questo va aggiunto che non ho alcuna esperienza e che sono una donna giovane e appena sposata in piena età da figli.
Infatti la domanda più ricorrente ai colloqui dopo quelle di rito, in barba alla parità dei sessi, è “Lei e suo marito avete in programma di avere figli?”. Io mento rispondendo “Al momento no.”, in verità non stiamo prendendo alcuna precauzione per non averne; Giovanni non vede l’ora di diventare padre e anche a me non dispiacerebbe allargare la famiglia adesso che siamo ancora giovani. In ogni caso il risultato è che alla fine assumono uomini, o donne più mature.
In questi mesi non mi sono arresa e ho continuato a cercare, lavorando part-time in un negozio come commessa. Fortunatamente Giovanni guadagna abbastanza per tamponare questa situazione, ma tolte tutte le spese non rimane molto per qualche extra piacevole.
Finalmente ieri mi è arrivato un riscontro interessante. Una società che si occupa di chimica, appena fuori città, sta cercando un laureato in informatica da affiancare al responsabile del sistema interno che si avvia alla pensione. Hanno accolto la mia candidatura e mi propongono un colloquio. Fissiamo per il lunedì della settimana seguente.
Sono molto eccitata dalla situazione, è il mio primo colloquio “serio” e non penso avrò molte altre occasioni. Giovanni tollera con affetto il mio nervosismo tutto il week-end.
La mattina del lunedì mi preparo di tutto punto. Una camicetta rossa e una gonna nera sopra il ginocchio, calze velate e tacchi a spillo che mi valorizzano le gambe e mi slanciano ben oltre il mio metro e settanta. Raccolgo i miei capelli rossi in una coda e mi trucco su toni di terra per valorizzare il verde dei miei occhi. Un tocco di rossetto e il gioco è fatto. Mi guardo allo specchio e sorrido, sono molto soddisfatta e sicura di me.
Giovanni è già uscito e non può vedermi purtroppo, ma mi vedrà la sera… Raccolgo la borsa ed esco.

Per arrivare alla sede devo prendere i mezzi e ci metto quasi un’ora nonostante siano pochi chilometri. Abbiamo solo un’auto e la usa Giovanni per il lavoro. L’edificio degli uffici è tutto vetro e metallo, e dietro si vede lo stabilimento chimico con i suoi vapori.
La segretaria all’ingresso mi fa accomodare nella sala d’aspetto. Dopo qualche minuto mi dice di salire al 4° piano. Quando si aprono le porte arrivo in un grande ufficio a vetri. Dalla scrivania dirimpetto alla vetrata si alza un uomo e mi viene incontro sorridendo. “Sono Marco Rebbi, molto piacere di conoscerla. Prego, si accomodi.” Ricambio il saluto e mi siedo su una delle poltrone di fronte alla scrivania. Lui si siede sulla poltrona accanto. Lo osservo: è un bell’uomo sulla quarantina, capelli neri corti e occhi scuri, fisico muscoloso ma non eccessivo. Indossa un completo grigio che gli calza a pennello, un abito evidentemente molto costoso. Anche lui mi osserva, sembra molto interessato alle mie gambe. Le accavallo e la gonna sale leggermente. Lui alza gli occhi e sorride. “Allora, possiamo chiamarci per nome? E magari darci del tu, che è un po’ più semplice?”. “Certo” rispondo. Poi comincia a farmi domande generali sui miei studi e sui miei interessi. Ogni tanto scherza e scoppiamo a ridere. Poi mi chiede: “Da quanto sei sposata Elena?”. Io tocco istintivamente la fede al dito e rispondo “da quasi un anno”. “Un uomo fortunato tuo marito” aggiunge.
Poi mi offre da bere ma io declino. Lui si prende un whiskey, mi scruta e dice “Elena, sei proprio la persona di cui avevamo bisogno. Per me puoi cominciare anche domani, se ti stanno bene le condizioni.” Poi mi dice le condizioni, un paga fuori standard per un primo impiego e contratto a tempo indeterminato. Io lo ringrazio e mi congedo. Prima di uscire mi dice “Come sei arrivata qui Elena?”. “Con i mezzi” rispondo, “abbiamo solo un’auto e la usa mio marito per lavoro”. “Fatti portare a casa dal mio autista allora. E per i prossimi tempi, finché non vi organizzate, può venire lui a prenderti a casa e riaccompagnarti, tanto io comincio sempre molto presto e finisco tardi…”. La proposta mi lusinga. Lo guardo e gli dico “Marco, non so come ringraziarti, di tutto…”. “Figurati, sciocchezze” ribatte lui. Poi si avvicina, mi appoggia una mano sulla schiena e mi dirige lentamente verso l’ascensore. “Ci vediamo domani Elena, buona serata”. Rientro e Giovanni è già a casa. Quando vede la mia mise fa un fischio di approvazione. Gli do un bacio e mentre ceniamo gli racconto la mia giornata. È molto contento per me, ma la cosa della macchina con autista che viene a prendermi e portarmi lo secca un po’. Avverto una nota di gelosia. “Curioso che il capo dal primo giorno di lavoro ti metta a disposizione la sua auto con autista…”. “Giovanni, non c’è sotto niente, Marco è solo gentile con me”. “Non importa” dice sorridendo e accarezzandomi la mano, “non parliamone più”.
La mattina dopo indosso un tailleur nero con le mie solite décolleté. Saluto Giovanni che mi guarda da capo a piedi ed esco. Trovo la Maserati che mi aspetta, e dopo dieci minuti sono in ufficio.
Marco mi presenta Michele, il responsabile del sistema informatico che dovrò sostituire. È un uomo gentile e attempato che non vede l’ora di ritirarsi, e comincia a mostrarmi il lavoro con attenzione. Marco mi chiama a metà mattina e mi propone di pranzare insieme. Sono un po’ imbarazzata dalla proposta ma mi secca dire di no, quindi accetto. Alle 12.30 salgo nel suo studio come mi ha chiesto ma quando mi avvicino la porta si spalanca sbattendomi quasi in faccia. Esce un uomo di grossa stazza, sui cinquanta, che mi lancia un’occhiataccia dicendo sgarbatamente “Attenta ragazzina!”. Entro e chiedo spiegazioni a Marco. “È Alessandro, il nostro responsabile di produzione. È burbero e scontroso ma è davvero bravo a fare il suo lavoro, quindi lo sopportiamo. Mi ha appena chiesto l’ennesimo aumento…Andiamo che ci aspettano”. Saliamo in auto e ci dirigiamo verso il centro. L’auto si ferma davanti al più lussuoso ristorante della città. Pranziamo divinamente e chiacchieriamo. Marco è veramente un tipo simpatico. Mi chiede della mia prima giornata di lavoro. Poi rientriamo in ufficio. Alle 18 arrivo a casa. Giovanni mi chiede della giornata e gli racconto tutto, omettendo solo il pranzo con Marco per non farlo ingelosire senza motivo. La notte facciamo l’amore.
Il lavoro prosegue così per un paio di settimane, finché Marco mi chiede di accompagnarlo a una fiera in Germania per una settimana. Lui deve fare un paio di interventi durante la convention e incontrare dei clienti, io mi dovrei occupare dell’interattività dello stand dell’azienda. Prenderei circa mille euro di straordinari. Sono in dubbio perché non voglio lasciare Giovanni solo per una settimana, anche se si tratta di una bella somma. Prendo tempo per qualche giorno e la soluzione si presenta da sola. La nostra auto si guasta, Giovanni deve prendere un’auto a noleggio per lavorare e dobbiamo pagare 800 euro al meccanico. Quei mille euro ci servono. Chiedo a Marco se sono ancora in tempo per accettare e mi dice “Assolutamente sì”. Il lunedì mattina partiamo. Dopo un viaggio di quasi quattro ore arriviamo davanti all’albergo, io, Marco e altri quattro colleghi, incluso Alessandro che conferma l’atteggiamento antipatico del primo incontro. Mi aspetto che Marco abbia preso stanze separate per tutti e infatti è così, ma alla reception c’è un problema, una camera disponibile in meno per un errore di prenotazione. Marco chiede di cercare una soluzione ma sembra non ce ne siano. Poi la receptionist dice “potremmo darle la suite, ha due camere matrimoniali indipendenti che condividono solo il bagno e un salotto”. Marco mi guarda e io annuisco, in fondo avrò la mia privacy. Saliamo nella suite che è davvero lussuosa.
Mi metto la camicia da notte e mi infilo nel letto. Fa caldo e mi scopro totalmente. Mi addormento. A un certo punto mi sento tutta bagnata tra le gambe, guardo in basso e vedo… Marco tra le mie cosce che mi sta leccando la figa. Penso a Giovanni e mi sento in colpa, cerco di respingerlo con le braccia ma lui si aggrappa alle mie cosce e mi lecca con ancora più intensità. Dico “Marco, no, cosa stai facendo, lasciami…” ma il piacere è troppo forte. Continuo per un po’ con proteste sommesse e poco convinte intervallate da gemiti, e poi mi lascio andare. Sento che sono vicina a venire ma Marco si ferma. Si ritrae, mi dice sottovoce, sorridendo, “Buonanotte Elena” e se ne va chiudendo la porta. A quel punto apro gli occhi e capisco che era soltanto un sogno. Cerco di dirottare i pensieri su altro ma non ci riesco, non riesco a riprendere sonno. Dopo poco comincio a toccarmi e vengo pensando a lui, poi finalmente mi riaddormento.
La mattina dopo chiamo Giovanni. “Mi manchi” mi dice “non sono abituato a stare qui in casa da solo. E poi ti sento strana”. “Ma cosa dici amore” dissimulo io, ” è tutto a posto, ho solo fatto fatica a dormire stanotte”. “E il tuo capo?”. “È nella sua stanza, ci vediamo poi giù tutti a colazione”. Quando attacco sento il rumore della doccia spegnersi e Marco esce dal bagno con solo un asciugamano in vita. Senza volerlo gli fisso i grossi pettorali e le spalle. Lui se ne accorge e mi dice inorgoglito “dormito bene?”. Io faccio finta di niente e rispondo “sì, molto”. Poi scendiamo a colazione. Tutto il giorno Marco quasi mi ignora, continuando a scherzare con una delle stagiste di nome Ilaria, una bella ragazza bionda alta e magra di circa 20 anni, assunta come bella presenza allo stand. Io mi metto a fare il mio lavoro ma sono indispettita. Sono forse gelosa? Mi sento messa in discussione da una ragazzina? No, non sono il tipo. Vuole gareggiare? E così sia. Vado in bagno e ravvivo il trucco degli occhi. Mi sciolgo la coda lasciando i miei bei capelli rossi liberi. Arrotolo la gonna in vita per farla risalire di quasi dieci centimetri, facendola diventare una mini.
Quando esco dal bagno e vado allo stand mi sento gli occhi degli uomini addosso. Marco nota il mio cambio di look, mi guarda in maniera intrigante rivolgendomi un ampio sorriso e torna a parlare con Ilaria. Sicuramente mi ha notato ma non raggiungo lo scopo. Quella sera mangio con gli altri e Marco e Ilaria non si uniscono a noi. Io declino le avances di Luca, uno dei colleghi presenti, e torno alla suite. La porta della camera di Marco è chiusa. Vado in camera mia e quando esco per andare in bagno a prepararmi sento dei gemiti femminili provenire dalla camera di Marco. Non sono affari miei ma sono curiosa e non resisto. Muovendomi in punta di piedi mi avvicino alla porta e sbircio dallo spioncino. Intravedo il letto e Ilaria, con il suo corpo esile e completamente nuda, a pecora sulle lenzuola. Marco è dietro di lei, e tenendola per i fianchi se la sta scopando con gusto. Vedo il suo corpo massiccio i suoi glutei muscolosi che indietreggiano per poi avanzare sino a sbattere con forza contro il culetto della ragazza, che geme in estasi. Mi sto eccitando e non dovrei. Penso a Giovanni e decido di smettere di guardare e di andare a prepararmi.
Dopo dieci minuti apro la porta per uscire dal bagno e … mi trovo davanti Marco. È completamente nudo, è sorpreso e fa per coprirsi ma non avendo niente per farlo si rassegna dicendo “Scusa, pensavo fossi in camera tua”. Lo guardo negli occhi per un istante, cerco di reggere lo sguardo ma inevitabilmente mi viene da sbirciare tra le sue gambe e rimango a bocca aperta. Tra le cosce gli pende un cazzo enorme, ancora semiduro e sporco di sperma, che si appoggia su due palle altrettanto imponenti, completamente depilate. Giovanni ha dimensioni nella media, ho avuto un ex con dimensioni più grandi di Giovanni, ma il cazzo di Marco è veramente da superdotato, sarà una volta e mezzo quello del mio ex, sia in lunghezza che in diametro.
“Ehi, guarda che i miei occhi sono qua” dice Marco ridendo. “Sì scusami” rispondo arrossendo, e con un timido “Buonanotte” mi ritiro nella mia camera. Ma non riesco a dormire. Non riesco a levarmi dalla mente quel cazzo. Sono i giorni dell’ovulazione e sento i seni duri e la pelle sensibile. A quel pensiero sento il calore salirmi tra le gambe. Comincio a toccarmi immaginando il cazzo di Marco e dopo qualche minuto vengo con due dita infilate nella figa.
La mattina dopo quando esco Marco è già sceso. Faccio colazione e raggiungo gli altri allo stand. Marco sta parlando con Luca, quando mi vede si avvicina e dice “Buongiorno, mi spiace per ieri sera”. “Non importa dico io, non sei il primo uomo che vedo nudo”. Cerco di minimizzare. “Dalla tua faccia sembrava di sì”, risponde ridendo. “Ilaria non c’è oggi?” chiedo. “No, oggi è tornata a casa perché domani il suo ragazzo si laurea”. Hai capito la troietta, penso. È fidanzata e la dà via al suo capo senza problemi. Durante la giornata Marco mi dà più attenzioni, oggi è concentrato su di me. La sera usciamo tutti a cena e di nuovo, Marco si distrae con la cameriera, una ragazza mora molto carina sui 25 anni. Scherza con lei e poi quando fa pausa vanno a fumare una sigaretta insieme. Al ritorno gli butto lì “Ci provi un po’ con tutte eh? Ieri sera Ilaria, stasera la cameriera… Vuoi farti anche lei?”. “Chissà, magari… In fondo sono single e non faccio male a nessuno, mi piace divertirmi e mi piace il sesso… Ma perché me lo chiedi? Sembra quasi che tu sia gelosa…”. Mi provoca. “Sai benissimo che sono sposata e sto bene con mio marito” gli rispondo ostentando una sicurezza che non sento del tutto. “Ok” mi risponde sorridendo. Dopo cena torno In camera a telefonare a Giovanni mentre gli altri stanno ancora un po’ al ristorante a chiacchierare. Ci raccontiamo la giornata. Gli manco. Una ventina di minuti più tardi, dopo essermi preparata per la notte, quando sono già nella mia stanza, sento la porta della suite che si apre e qualcuno che entra. Sento un uomo e una donna che ridono. Mi alzo a guardare dallo spioncino della mia stanza e vedo Marco e la cameriera abbracciati che limonano nell’atrio. Lui ha le mani sul culo della donna e la tiene contro di sé, lei gli slaccia la camicia e la getta a terra. Dopo ancora qualche bacio, lui la solleva di peso da terra e la porta in camera sua, chiudendo la porta con un calcio. Torno nel mio letto e dopo qualche minuto partono i gemiti di entrambi e il rumore ritmico dei colpi della testata del letto contro il muro. Comincio a toccarmi e non riesco a fare a meno di immaginare di essere al posto della donna nella camera accanto, a farmi scopare dal mio capo. Nelle cinque serate successive Marco si porta in camera altre due donne. Poi è tempo di tornare a casa.
Giovanni è felicissimo del mio rientro e la prima notte facciamo l’amore, ma pur essendo concentrata su di lui non posso fare a meno di pensare a Marco e al godimento di quelle donne. Il sesso con Giovanni è piacevole, ma quello sembrava ad un altro livello.
Passano due mesi. Le cose al lavoro procedono bene, il mio rapporto con Marco è diventato di fiducia e mi nomina responsabile del sistema informatico interno dandomi un cospicuo aumento su una paga già molto buona.
Giovanni mi chiede di lui talvolta, e gli racconto delle sue svariate avventure con le donne. “Ci ha mai provato con te?” mi chiede a bruciapelo. “Non gli ho mai lasciato spazio, io amo te” rispondo.
S esul lavoro è tutto perfetto, a casa abbiamo problemi. Nonostante svariati tentativi non riesco a rimanere incinta di Giovanni. Facciamo degli esami e dopo un mesetto scopriamo che il problema è dovuto alla scarsa motilità degli spermatozoi di Giovanni. La dottoressa ci dice che non esclude del tutto che possiamo avere figli, che non è molto probabile ma di non arrendersi.

Una sera a letto, dopo l’ennesimo test di gravidanza negativo, Giovanni mi guarda serio e mi dice “Elena, non credo che riuscirò a darti un figlio. Ma entrambi ci teniamo moltissimo. Ti faccio una proposta… ma aspetta a rispondermi, prenditi il tempo di valutarla.” Lo ascolto in silenzio, attenta. ” Vorrei che valutassi bene, e seriamente, la possibilità di farti mettere incinta da un altro uomo per poi crescere il figlio che arriverà insieme a me, come se fosse nostro.” Io rimango a bocca aperta a quella proposta. Non posso credere a quello che Giovanni mi sta dicendo. Il mio pensiero va in automatico a Marco. Da una parte sono sconvolta ma dall’altra la possibilità che io faccia sesso con un altro uomo detta a voce alta scatena tutte le fantasie che stavo cercando a fatica di reprimere. L’eccitazione è tale che senza pensarci troppo mi avvinghio a Giovanni lo bacio con passione. Lui rimane interdetto dalla mia reazione, ma poi si lascia andare. Gli monto sopra, mi infilo il cazzo nella figa e comincio a cavalcarlo. Dopo pochi minuti raggiungiamo insieme l’orgasmo.
Ci addormentiamo senza parlarne più. Due giorni dopo a colazione Giovanni riprende il discorso. “Hai pensato a quello che ti ho proposto l’altra sera?”. “Giovanni, penso sia una follia…” rispondo, “non siamo certi di non poter avere figli, possiamo continuare a provarci…”. “Questo mese ho fatto altri esami per conto mio per avere un secondo parere, e il medico mi ha detto che le probabilità sono esigue. Non nulle, ma comunque insignificanti” dice. “Ma esistono altri modi, potremmo fare l’inseminazione artificiale”, ribatto. “Potremmo. Ma vorrei che il concepimento di nostro figlio non fosse solo una faccenda medica” risponde lui. “Ma come faccio a godere con un altro uomo?”. Lo dico, ma il mio tono di voce suona poco convincente anche a me. “Elena non mentirmi, non ne sei capace, ti conosco troppo bene. Ho visto la tua reazione l’altra sera quando ti ho proposto la cosa, il tuo corpo ha risposto molto più sinceramente della tua voce. E se ti conosco bene, hai già anche in mente chi.”
Rimango disarmata di fronte alla trasparenza delle sue parole e decido di raccontargli tutto. Il modo galante in cui Marco mi tratta, l'”incidente del bagno” e le mie fantasie sulle sue dimensioni, le donne che si era portato in camera durante la nostra trasferta. Concludo dicendo “In effetti sono molto attratta da Marco fisicamente, sceglierei di certo lui. Tra gli uomini che conosco credo sia anche il soggetto ideale come prestanza fisica. Ma non farei mai qualcosa che ti faccia soffrire.”
Giovanni mi accarezza la mano e dice “Sicuramente per me non sarebbe una passeggiata, ma voglio averlo questo figlio con te, e se devo fare questo sacrificio sono pronto. E poi io voglio essere lì con voi, voglio guardare.”
Lo fisso allibita, ma non dico niente. Forse per lui pensare a me che faccio sesso con un altro uomo senza essere presente è addirittura peggio che guardarci. L’immaginazione in effetti può essere una spada affilata.
Decido di non commentare e mi limito ad annuire.
“Ci voglio pensare” gli dico seria. Gli do un bacio delicato sulle labbra e vado in bagno a finire di vestirmi e truccarmi. Esco in ritardo di qualche minuto, la macchina è già lì ad aspettarmi da un po’, e mi porta in ufficio.
Questa mattina ho una riunione insieme a Marco e alla produzione. Quando arrivo gli altri sono già tutti in sala riunioni. Entro, scusandomi per il ritardo. “Ben arrivata Elena, nessun problema” mi risponde Marco con un sorriso. La riunione si protrae fino alle 12.30.
Quando finiamo Marco mi dice “Posso godere della tua compagnia a pranzo? Ci meritiamo un po’ di relax dopo una mattina così piena…”. Io accetto. L’autista ci porta in un ristorante in campagna, molto elegante, all’interno di una vecchia cascina ristrutturata. Mangiamo e beviamo chiacchierando amabilmente e scambiandoci un qualche pettegolezzo divertente sui colleghi. Mi rendo conto di essere completamente a mio agio con Marco, mi dà serenità e sicurezza.
Quando finiamo il pranzo lo guardo negli occhi, gli prendo distrattamente la mano appoggiata sul tavolo e gli dico “Grazie Marco, sono stata molto bene”. Lui mi sorride, stringe la mia mano nella sua e dice “Figurati Elena, è sempre un piacere passare il tempo con te”.
Dopo ci alziamo, entrambi un po’ imbarazzati da questo scambio, e torniamo in ufficio.
Quella sera entro nel letto con Giovanni e mentre siamo abbracciati sotto le coperte gli dico: “Amore, oggi ho pensato bene a quella cosa. Se davvero lo vuoi e sei convinto, allora va bene, facciamolo.”
Giovanni mi stringe nell’abbraccio e risponde “Sì, sono convinto.” Poi continua “come pensi di dirglielo? Pensi che accetterà?”. “Il modo migliore per dirglielo lo trovo io. E per l’accettare… conosco Marco e gli piaccio molto, sono certa che accetterà. Ma dove vuoi che avvenga?”
“Qui, nel nostro letto, come lo faremmo noi” risponde Giovanni.
“Ok. Allora glielo dico domani? Non si torna indietro, lo sai vero?” dico a Giovanni.
“Certo” risponde, “andiamo avanti”.
La mattina dopo mi preparo con particolare attenzione. Mi depilo completamente l’inguine e le gambe e indosso una gonnellina verde parecchio corta, che metto per gli aperitivi nei week-end ma non ho mai messo in ufficio, senza calze. Poi metto un trucco più aggressivo del solito, e lascio i capelli sciolti. Saluto Giovanni con un bacio ed esco di casa. Sento il suo sguardo sulle mie gambe e sul culo mentre chiudo la porta dietro di me.
Al mio arrivo in ufficio Marco è in sala riunioni con un cliente. Quando passo davanti alla parete di vetro della sala riunioni smette di parlare con l’uomo seduto davanti a lui, mi studia da capo a piedi, sorride e mi fa un cenno di saluto. Io ricambio sia il cenno che il sorriso.
Verso le 11 vado nel suo ufficio. Quando l’ascensore si apre lo vedo seduto alla sua scrivania, a scrutare concentrato lo schermo del computer.
“Elena che bella sorpresa, cosa ci fai qui? E a proposito, stai benissimo con i capelli sciolti, non dovresti legarli mai…”.
“Grazie Marco. Ho bisogno di parlarti di una cosa, è un buon momento per te?”
“Spero niente di brutto” risponde Marco preoccupato.
“No, no, é solo… un argomento delicato…”.
“Cosa ne dici di parlarne a pranzo allora, ci prendiamo tutto il tempo che serve…”
“Ok rispondo, è un’ottima idea”.
“Ottimo” dice Marco “allora passo in ufficio da te alle 12.30, ti porto in un posto carino qui vicino”.
Alle 12.30 Marco viene a prendermi e andiamo al ristorante. È una bella giornata e non prendiamo l’auto. Siccome il marciapiede è a tratti dissestato e ho i tacchi alti gli chiedo se posso appoggiarmi al suo braccio, e lui me lo porge volentieri. Già quel semplice contatto accende una vampata dentro di me.
Entriamo nel ristorante a braccetto come due fidanzati, e il cameriere ci porta al tavolo. Ci sediamo all’aperto sotto una pergola. Il locale ha lo stile di un bistro francese ed è molto accogliente e romantico.
Ordiniamo parlando del più e del meno, e dopo aver ricevuto i piatti Marco dice “Dimmi Elena, ti ascolto”. Io all’inizio incespico e non riesco a trovare le parole. Lui mi vede in difficoltà, allora avvicina la sedia, mi stringe le mani tra le sue e dice “A me puoi dire tutto”.
Comincio a raccontargli dei problemi che io e Giovanni abbiamo ad avere un figlio, della nostra fatica a livello emotivo oltre che fisico. Poi gli faccio la proposta “Marco, sono molto imbarazzata a dirlo, ma Giovanni ed io siamo disposti a qualunque cosa per avere un figlio. Giovanni mi ha proposto di farmi mettere incinta da un altro uomo, ci ho pensato molto bene e… ho accettato e vorrei che fossi tu.”
Sento la stretta delle mani di Marco allentarsi. Prima mi fissa stupito, poi lo stupore si tramuta in desiderio. Mi afferra la nuca e avvicina le labbra alle mie. Io gli getto le braccia al collo. Le nostre bocche si schiudono e le lingue si intrecciano. Sento una vampata si calore nel ventre quando lui abbassa la mano a toccare la mia coscia.
Continuiamo a baciarci per un po’, poi ci separiamo.
Lui sorride eccitato e dice “Non riesco ancora a crederci Elena, è da quando ti ho visto la prima volta che desidero fare sesso con te, ma non ho mai fatto niente per rispetto del tuo matrimonio. Adesso me lo stai chiedendo tu, e abbiamo anche il benestare di tuo marito. Ma dimmi, perché hai scelto me?”
“Non dirlo a mio marito, ma sento che provo qualcosa per te. Sei sempre così gentile, romantico, in ascolto e… sento anche una forte attrazione fisica, mi piaci molto”. Gli appoggio una mano sul petto.
“Anche tu mi piaci da impazzire. Quando ti ho visto entrare stamattina con i capelli sciolti e quella minigonna mini ti sarei saltato addosso.”
“Allora posso dire a Giovanni che accetti?”.
“Certo che accetto, anche subito,. Se vuoi ti metto incinta qui su questo tavolo” dice ridendo.
“Ehi piano!” ribatto ridendo a mia volta. “Non ti ho detto un’altra cosa… Giovanni vuole assistere e dovremo farlo nel mio letto matrimoniale.”
“Ok, nessun problema, per me può invitare anche i vicini a guardare” dice Marco scherzoso. “Quando?”
“Non ne abbiamo parlato, ma in questi giorni ho l’ovulazione, quindi presto. Tu quando potresti?”
“Facciamolo stasera, perché aspettare?”.
“Ok” dico io, “Allora stasera vieni a cena da noi. Preparati perché avrai un dessert particolarmente invitante” continuo, guardandolo in modo sensuale.
“Non vedo l’ora di assaggiarlo” risponde Marco, e ci perdiamo in un altro lungo e profondo bacio.
Torniamo in ufficio e il pomeriggio sembra non passare più. Non vedo l’ora che arrivi sera. Scrivo a Giovanni che stasera Marco sarà da noi a cena. Dopo due minuti mi risponde con “ottimo, vi aspetto entrambi”.
Alle 18.30 io e Marco arriviamo davanti alla porta di casa. Prima di entrare Marco mi prende per mano, credo voglia mostrare la nostra intimità a mio marito. Lo lascio fare e ricambio la stretta.
Giovanni viene ad aprirci ed entriamo. Non gli sfugge che ci stiamo tenendo per mano e mi guarda turbato. È la prima volta che i due si incontrano. Marco è almeno quindici centimetri più alto di Giovanni e di costituzione molto più robusta. “Tu sei il fortunato marito di questa splendida donna…” dice Marco porgendogli la mano. “Sì, e tu sei quello che ha scelto per farsi mettere incinta…” ribatte Giovanni con tono piatto. “Si, è così” risponde Marco ridendo. Poi si volta verso di me, mi accarezza la guancia e mi bacia con la lingua. Provo un miscuglio di emozioni. Sono dispiaciuta per Giovanni ma mi eccita da impazzire essere baciata così sfrontatamente da Marco di fronte a mio marito. Ricambio il bacio con passione. Quando ci stacchiamo, Giovanni dice a Marco: “Dammi pure la giacca e accomodatevi in salotto, vi ho preparato un drink”. Marco gli consegna la giacca, mi passa il braccio attorno ai fianchi e andiamo in salotto. Giovanni ha creato un’atmosfera romantica. Le luci sono spente e sia il salotto che la camera da letto sono rischiarati solo a luce di candela. “Però, ha fatto le cose per bene tuo marito” commenta Marco. Ci sediamo sul divano e cominciamo a bere il cocktail che Giovanni ci ha preparato. Poco dopo ci raggiunge anche lui, sedendosi su una poltrona accanto. Poi dice “voglio fare un brindisi al nostro accordo e ringraziare Marco per avere accettato”. “Figurati, il piacere è mio” risponde Marco, “e ti garantisco che sarà anche di tua moglie” dice guardandomi e sorridendo. Ricambio il suo sorriso.
Poi Giovanni dice “la cena è quasi pronta, potete accomodarvi a tavola.” Marco e io ci sediamo e poco dopo Giovanni porta la cena. A cena Marco racconta a Giovanni dei nostri pranzi insieme e dell’intimità che si è creata tra me e lui. ” Io e tua moglie sembriamo fatti uno per l’altro, credo ci saremmo già messi insieme da un pezzo se lei non fosse impegnata con te”. Dicendo così, mi bacia sulle labbra. Non riesco a capire cosa provi Giovanni a sentire queste parole, ma dal suo sguardo credo che alla gelosia si stia aggiungendo l’eccitazione di vedermi a disposizione di un altro.
Quando finiamo di cenare comincio a bagnarmi al pensiero che il gran momento sta arrivando. Sento le mutandine fradicie. Giovanni all’improvviso si alza e mi dice “Elena, vieni un secondo con me per favore”. Lo seguo in camera da letto. Temo che possa aver cambiato idea e che mi voglia dire di mandare via Marco e che non se ne fa più niente. Nella mia mente balena un pensiero terribile: magari mi chiederà di licenziarmi e non vedere Marco mai più. Ma la mia preoccupazione svanisce quando mi mostra cosa ha preparato sul letto. Un completino di pizzo nero semitrasparente con tanga e reggiseno a balconcino, e calze autoreggenti color carne. “L’ho comprato oggi, ho pensato che volessi prepararti per bene per accogliere il tuo amante” dice.
Gli sorrido e lo bacio. “Grazie, Marco sarà alle stelle” gli dico accarezzandogli la guancia. “Ora esci che mi cambio.” Mi spoglio nuda e indosso il completino e le autoreggenti. Rimetto le décolleté tacco 12 e mi ravvivo il trucco in bagno. Metto sulle labbra un rossetto bordeaux molto sexy. Mi guardò allo specchio soddisfatta e mi dico sottovoce, compiaciuta: “sei davvero una gran troia, Elena”.
Poi apro la porta e torno in salotto. Marco mi vede alla luce delle candele e strabuzza gli occhi. anche Giovanni mi fissa, seduto di fronte a lui.
Poi Marco si alza, si toglie la camicia rivelando i suoi muscoli e mi dice “sei uno schianto. Sono mesi che aspetto questo momento.” Poi viene verso di me e mi posa le mani sui fianchi. “Un ultimo particolare” mi dice, “togliti la fede, stasera sei mia e solo mia”. Io gli sorrido, lo bacio sensualmente sulle labbra e mi sfilo la fede lanciandola a Giovanni. “Brava” dice Marco ridendo, “Andiamo!”.
Mi solleva di peso da terra tenendomi fra le sue braccia, come una novella sposa, e mi porta in camera da letto. Gli getto le braccia al collo e ci guardiamo negli occhi, eccitati. Sento le gambe fremere dall’anticipazione e le farfalle nello stomaco.
Marco mi posa delicatamente sul letto e dice a Giovanni che è rimasto in soggiorno: “Non volevi guardarci? Vieni che cominciamo, magari impari anche qualcosa di nuovo…”. Poi, quando Giovanni entra gli dice “siediti lì”, indicando la poltrona vicino al letto. “Puoi fare quello che vuoi tranne toccarla, lei stasera è mia…”. Giovanni si siede ubbidiente in silenzio. Io intanto sdraiata sul letto fisso Marco. Penso che è proprio un bellissimo uomo. Un po’ mi spiace che si rivolga così a Giovanni, un po’ penso che un maschio dominante come lui non può fare altrimenti, e sono lusingata dall’essere al centro delle sue attenzioni.
Lo guardo con lussuria e gli faccio cenno di avvicinarsi. Lui si sdraia sopra di me e cominciamo a baciarci. Le sue mani possenti scendono sul mio culo mentre la sua lingua esplora la mia bocca. Lo abbraccio e gli accarezzo la schiena muscolosa. Sento che anche il tanga che ho appena indossato è già fradicio.
Marco armeggia con il reggiseno e me lo sfila, poi mi afferra i miei seni a piene mani e mi lecca i capezzoli. Io gemo, volto la testa di lato e vedo Giovanni che ci guarda e si sta toccando.
Marco è troppo concentrato sui miei seni per notare Giovanni. Li lecca, li strapazza e succhia i capezzoli fino a farli diventare duri e dritti come chiodi.
Poi scivola in basso, dandomi baci delicati sull’ombelico e sulla pancia, e comincia a giocare con l’orlo delle mie mutandine. Lo solleva, poi lo abbassa, mi fa impazzire. Intanto mi guarda voglioso, ridendo. Io rido insieme a lui e gli accarezzo la testa. Poi vede Giovanni che si sta toccando da sopra i pantaloni e dice “guarda, sembra che a tuo marito piaccia vedere che te la fai con me. Forse l’idea di diventare cornuto lo eccita…”. Io guardo Giovanni con un po’ di divertimento e un po’ di pena. In effetti non mi sarei mai aspettata che si toccasse vedendomi con un altro. Poi Marco comincia ad accarezzarmi le cosce e dice: “Chiedi al cornuto che sia lui a toglierti le mutandine, voglio che ti offra a me”.
Io mi sto godendo le carezze di Marco e, anche se penso che sia un gioco un po’ perverso non voglio contrariarlo, quindi dico: “Giovanni, per favore…”. Ma Marco mi interrompe. “No, chiamalo cornuto, è quello che diventerà tra poco”. Io sono in difficoltà, sto godendomi le carezze di Marco sulle cosce, sempre più vicine alla mia vagina, e non voglio interrompere quel momento magico. E comunque Giovanni si sta proprio eccitando a guardarci. Mi volto verso di lui e dico: “Cornuto, toglimi le mutande che il mio capo vuole farmi sua”. Giovanni mi guarda con un misto di dispiacere, gelosia ed eccitazione febbrile. Poi senza smettere di toccarsi si alza, prende il mio tanga dagli elastici sui fianchi e me lo sfila rivelando la mia vagina completamente depilata per l’occasione.
“Bravo, adesso torna a sederti” gli dice Marco. Poi mi afferra per le chiappe, si abbassa tra le mie gambe e comincia a leccarmi.
Mi passa la lingua sulle grandi labbra con movimenti ampi, poi sale sul clitoride e la gira come se mi stesse baciando in bocca. Mi infila le dita nella figa fradicia. Prima una, poi due, poi tre.
Io sto già per venire, è troppo bravo, non resisto. Faccio lunghi gemiti di piacere e lui mi lecca ancora più forte. Allora gli afferro la testa e la tiro ancora più contro la mia figa. Le grosse dita si muovono ritmicamente dentro e fuori di me. La mia figa comincia a contrarsi irrefrenabile intorno alle sue dita e a colare umori. Io mi abbandono rossa in volto e ansimante alle contrazioni dell’orgasmo.

Marco finisce di leccare gli umori che colano dalla mia figa, poi si alza in piedi e si sfila i pantaloni. Rimane con addosso solo i boxer, deformati da un rigonfiamento enorme sul davanti, l’elastico in vita teso fino quasi a rompersi.
Sdraiata sul letto, la mente ancora annebbiata dal piacere, sollevo il piede avvolto nell’autoreggente e lo passo sul pacco di Marco sorridendo, tastandone la consistenza. Lui me lo accarezza, poi lo porta alla bocca e me lo bacia.
Mi alzo, mi inginocchio davanti a lui e infilando le mani nei boxer all’altezza dei fianchi glieli sfilo. Quando li ho abbassati a metà salta fuori il cazzo. L’avevo visto stando in piedi e già mi aveva impressionato, ma stando con il viso a dieci centimetri ne apprezzo davvero le dimensioni. È enorme sia in diametro che in lunghezza, sembra il cazzo di un toro. Sotto ha due palle grosse come albicocche. La grossa cappella violacea, già umida, emana un irresistibile odore di sesso.
Mi volto a guardare Giovanni che osserva la dotazione di Marco a bocca aperta. Ora si è calato i pantaloni e si sta masturbando apertamente senza più vergogna.
Io afferro il grosso cazzo di Marco con entrambe le mani. È duro e venoso. Guardo Marco vogliosa e gli dico: “Uau… è da quella sera nel bagno dell’hotel che volevo rivederlo, non sai quante volte mi sono masturbata pensandoci…”. Marco guarda Giovanni e dice “Sentito cornuto? Vedrai che stasera soddisferò la tua donna come nessun altro uomo ha mai fatto”. “Ci conto ” gli dico. Poi appoggio la lingua alla grossa cappella violacea e comincio a leccarla come un gelato. Faccio correre la lingua dalla punta alla base dell’asta, che sembra non finire più, poi lecco e succhio di gusto le grosse palle e lo scroto, voglio farlo impazzire di piacere. Mentre gioco di lingua lo fisso negli occhi con aria vogliosa, il mio “sguardo da troia”. Azzardo anche a infilarmelo in bocca ma all’inizio riesco a prendere a stento la cappella. Marco geme dal piacere rovesciando la testa all’indietro, mi afferra per i capelli e mi muove la testa avanti e indietro scopandomi la bocca. Con sforzo riesco ad accogliere in bocca quasi un terzo di quell’immensa mazza, lasciando macchie di rossetto sulla circonferenza.
Mentre continuo a leccarla, il cazzo e le palle ormai gocciolanti di saliva, Marco dice a Giovanni “cornuto, tua moglie ci sa proprio fare con i pompini”. Poi mi prende, si sdraia sul letto e mi posiziona sopra di lui a sessantanove, ricominciando a leccarmi e mordicchiarmi la figa mentre gli lucido la mazza. Gemiamo, ridiamo e ci stuzzichiamo a vicenda con la lingua, giocando achi fa godere di più l’altro. Quando sento che si sta avvicinando ancora l’orgasmo stacco la bocca dal cazzo e dico: “Marco basta non resisto più, voglio che mi scopi”.
Ci alziamo e mi dispongo a pecorina sul bordo del letto, la mia posizione preferita, pronta per essere penetrata. Marco, eccitato come un animale, si posiziona dietro di me fra le mie gambe e allinea il suo cazzone al mio buchino fradicio di umori.
Poi guarda Giovanni che si masturba furiosamente e gli dice: “Allora cornuto, è il momento… Cosa vuoi che faccia?”. Io non voglio più aspettare, gli dico “per favore, scopami, ti voglio”. Marco mi accarezza i fianchi e dice: “aspetta, voglio sentire il cornuto chiedermelo”. Io mi volto verso Giovanni, la vista annebbiata dal desiderio e gli urlo “dai cornuto, chiediglielo, sono fradicia, digli di fottermi”. Giovanni allora rivolge lo sguardo a Marco e dice “per favore, metti incinta mia moglie”. Marco sorride e dice “con immenso piacere” e afferrandomi per i fianchi spinge la cappella contro la mia figa finché le grandi labbra non si dischiudono a fatica ad abbracciarla. Nonostante le dimensioni imponenti il membro scivola dentro con facilità, visto che sono incredibilmente bagnata. Mentre Marco mi penetra e quel mostro si apre la strada fino alla mia cervice emetto lunghi gemiti di piacere. All’inizio la sensazione di pienezza mi dà un attimo di panico, ma mi lascio andare con un lungo respiro. Provo a contrarre i muscoli del perineo ma non riesco a muoverli di un millimetro perché sono completamente riempita dall’enorme cazzo di Marco. Questo pensiero mi genera un’onda di piacere che mi attraversa come una scarica elettrica. Marco continua ad avanzare lentamente fino a che le sue palle non si appoggiano sulla mia vagina e la cappella spinge sulla mia cervice. Poi si abbassa su di me, sostenendosi sulle braccia, mi gira la testa di lato afferrandomi i capelli mi bacia appassionatamente. Dopo qualche tempo fermo dentro di me, comincia ad ondeggiare lentamente il bacino avanti e indietro. Io accompagno il suo movimento andandogli incontro a ritmo con i miei fianchi, fino a che le palle non sbattono contro il mio culo. Lui ansima dal piacere a sentirmi così bagnata e vogliosa. Persa nelle mie sensazioni gli dico: “Marco, è meraviglioso, continua così, da quanto ti desideravo dentro di me … Non mi sono mai sentita così piena, sei un toro…”. Poi lo tiro a me e lo bacio appassionatamente infilandogli la lingua in bocca.
Lui mi solleva contro di sé afferrandomi per i seni, la mia schiena contro il suo petto, e aumenta il ritmo degli affondi, ormai esistiamo solo noi due, mi sono dimenticata di Giovanni, penso solo a quest’uomo fantastico che mi sta montando facendomi provare sensazioni mai provate prima.
All’improvviso esce da me, si distende sul letto e mi trascina sopra di lui. Poi mi penetra ancora, mi afferra il culo e mi solleva rilasciandomi ricadere a ritmo sul suo cazzo. Il mio seno è schiacciato sul suo petto muscoloso. Mi appoggio con le mani ai suoi bicipiti e ricominciamo a baciarci con passione mentre i nostri fianchi ondeggiano a tempo.
Chiudo gli occhi per godermi la sensazione e abbraccio la sua testa tirandola verso i miei seni, che lui bacia e lecca avidamente.
Giovanni si è alzato e gira intorno al letto per vedere la scena da più angolazioni, masturbandosi. Marco, con la voce ansimante dal piacere che gli sto dando, dice: “Allora cornuto, sei soddisfatto? Guarda come sto facendo godere tua moglie, é così che te lo aspettavi?”. Non sento risposta.
Un secondo orgasmo mi sta per cogliere, tremo tutta, mi sento sconquassata dal piacere a comincio a mugolare in maniera incontrollata. Marco mi blocca con le mani le braccia dietro la schiena e aumenta la profondità degli affondi per amplificare la mia sensazione. L’orgasmo mi travolge, e vengo urlando e gridando il suo nome. Mi adagio sopra di lui sfinita e lo abbraccio, ma a lui non basta, ne vuole ancora. “Cazzo, sei instancabile” gli dico ridendo.
Mi solleva di peso finché siamo in piedi, senza uscire da me, mi appoggia al muro tenendomi sospesa e comincia a pomparmi contro la parete. La parete di cartongesso trema ad ogni colpo.
Poi si gira e mi riappoggia di schiena sul letto.
Mi solleva le gambe e strappa la parte finale delle calze per scoprirmi i piedi e i polpacci, che mi bacia con foga. Poi mi allarga le gambe tenendomi per le caviglie e ricomincia a scoparmi. All’inizio non riesco a sentire più alcuna sensazione, il mio ventre è un oceano di brividi, ma vedere Marco fra le mie gambe con gli occhi chiusi dal piacere mi riaccende, e ricomincio a godere.
Va avanti per un po’, poi si sdraia sopra di me continuando a muovere il bacino avanti e indietro, a tratti velocemente, a tratti in maniera lenta e sensuale. Io avvinghio le gambe intorno alla sua schiena e cerco la sua bocca. Ci baciamo a lungo. Ormai stiamo scopando da più di mezz’ora. Sto quasi per venire e non credo manchi molto anche a lui, lo sento grugnire e sento il cazzo diventare di marmo dentro la mia figa. Accosto la bocca al suo orecchio e gioco con la lingua sul suo lobo. Lui accelera ancora più il ritmo, io lancio un urlo di piacere. Mentre sento l’orgasmo che sta per travolgermi, avvicino le labbra al suo orecchio e gli sussurro “Ti amo”. A quelle parole lo sento affondare fino alle palle dentro di me e sento il cazzo contrarsi spruzzando abbondanti getti di sperma direttamente nel mio utero. Allo stesso tempo la mia vagina si abbandona alle contrazioni dell’orgasmo in unisono alle pulsazioni del suo grosso cazzo e un piacere completo, mai provato prima, si diffonde nel mio ventre. Vengo per la terza volta con le gambe avvinghiate intorno a lui, persa nel suo abbraccio.
Quando le contrazioni si placano, Marco mi accarezza il viso e ci baciamo per qualche istante come due innamorati.
Improvvisamente mi ricordo di Giovanni. Mi volto e vedo che è venuto nella sua mano.
Marco si sfila dalla mia vagina, incredibilmente dilatata e arrossata, e un rivolo di sperma esce. Allora mi infila un cuscino sotto il sedere e mi dice di stare con il bacino sollevato rispetto alle spalle, per trattenere lo sperma nell’utero.
Giovanni si ripulisce la mano con dei fazzolettini. Marco si alza e comincia a rivestirsi dicendo a Giovanni: “spero che Elena sia rimasta incinta, ma non ne sono sicuro. Quindi in questi giorni farò spesso l’amore con lei per essere certo di farla concepire.”
Giovanni guarda Marco con aria preoccupata, e gli dice: “ma lo farete qui mentre io vi guardo, vero?”
Marco ride: “Qui, in ufficio, in macchina, nel cesso del ristorante… Quando e ovunque ci venga voglia di farlo, che tu ci sia o no”.
Giovanni mi guarda implorante, perché io interceda con Marco. Capisco che lui vuole essere sempre presente, come se potesse controllare la situazione. Lo guardo con tenerezza (e un po’ di compassione) e gli dico: “Marco ed io dobbiamo sentirci liberi e rilassati, quindi come ha detto lo faremo dove e quando capita. Ma ti prometto che una volta a casa ti racconterò sempre tutto nei dettagli.”
Marco si prepara ad andare. Si avvicina e ci scambiamo un bacio, poi mi accarezza la guancia e va via.
Quando siamo soli, Giovanni mi confessa “Sai, sono stato molto più geloso di quello che pensavo. Sicuramente non mi ha aiutato vedere quanto lo ha grosso. “Ti avevo avvisato” gli dico ancora persa nelle sensazioni appena provate. “Si, ma non immaginavo così grosso”. Poi mi guarda perplesso. “Elena, non è che le cose ci stanno sfuggendo di mano? Tu lo fai per avere un figlio con me o perché provi qualcosa per lui?” Non so cosa rispondere, abbasso gli occhi e dico: “Ci hai visti insieme, no? Cosa vuoi sentirti dire Giovanni? Che non provo niente?”. Lui resta in silenzio, poi fa cadere il discorso e si va a preparare per la notte.

La mattina dopo verso le 11 Marco mi chiama nel suo studio.
Appena entro mi viene incontro, mi abbraccia e mi bacia. “Adoro il tuo profumo” mi dice. Sento le sue mani sul mio corpo e non posso fare a meno di bagnarmi. Poi mi appoggia alla scrivania a novanta e mi alza la gonna fino ai fianchi. Si abbassa i pantaloni tirando fuori il suo poderoso cazzo già duro e me lo spinge nella figa. Io gemo dal piacere immenso che quel palo mi dona. Il piacere si irradia nel mio ventre sotto le sue spinte. Comincio ad ansimare e dico “Ti amo, non fermarti ti prego, scopami fino allo sfinimento”. Marco aumenta le spinte prendendomi per i fianchi per completare ogni affondo finché non sente la mia figa fremente dall’orgasmo pulsare sulla sua mazza, e con un grugnito svuota nuovamente le sue grosse palle dentro di me.
Abbandoniamo il peso dei nostri corpi alla scrivania e restiamo così per qualche minuto, stuzzicandoci, ridendo e baciandoci.
Poi mentre ci ricomponiamo Marco, facendo un cenno alla mia mano sinistra, dice “vedo che non hai rimesso la fede”. Mi tocco il dito e realizzo che è vero. “Hai ragione, stamattina mi sono dimenticata”. “Meglio” dice “così al posto della fede puoi mettere questo”. Tira fuori una scatolina e la apre davanti a me, esponendo un raffinato anello d’oro bianco con una grossa pietra, probabilmente un diamante. “È un regalo per te. Vorrei che lo indossassi come segno che sono io il tuo uomo adesso”. Lo guardo combattuta dal senso di colpa per Giovanni, ma l’indecisione mi passa presto. Gli sorrido, lo bacio e lascio che sia lui ad infilarmi l’anello.

Da quel giorno Marco ha fatto outing della nostra relazione in azienda, adesso ci comportiamo in pubblico come una coppia a tutti gli effetti. Giovanni si accontenta di avermi a casa la sera. Di solito io e Marco facciamo sesso a casa sua o in ufficio, ma ogni tanto viene a cena da noi e scopiamo davanti a Giovanni che si masturba guardandoci. Marco gli ha anche proibito di fare sesso con me. La settimana scorsa io, Marco e altri colleghi abbiamo rifatto la trasferta in fiera. Stavolta io e Marco abbiamo preso una matrimoniale e ho avuto il piacevole compito di scoparmelo tutte le notti. E abbiamo dormito abbracciati insieme. Sto pensando di trasferirmi definitivamente da lui anche perché, tra sette mesi, avremo un figlio.

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3 thoughts on “Incinta del mio capo

  1. Fulvio

    siamo in due anche a me e successo e tuttora il capo di mia moglie viene a casa la scopa e dorme insieme e spesso vanno in ferie in sieme io da bravo cornuto accetto il tutto

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