La storta

La storta

La storta Può una banale storta far realizzare un sogno a lungo covato? A volte un incidente così banale può creare una situazione inattesa. Come molti maschietti avevo dovuto a lungo sopprimere un desiderio erotico, quello di veder mia moglie godere tra le braccia di un altro maschio. Meglio se più giovane e prestante il cui attrezzo fosse più grosso e lungo del mio e che durasse di più. A suo dire ero l’unico uomo che aveva avuto e non ne desiderava altri. Io sapevo che giunta agli over 50 c’era un malcelato rimpianto, si trovava alla sua età con un marito più vecchio, con una pancetta preminente e che pareva aver perso gran parte della carica sessuale. Ormai rari rapporti, senza fantasia e senza slanci. Più volte avevo suggerito di far entrare un terzo tra di noi ricevendone rifiuti assoluti : – non sono una puttana, non mi vuoi più bene, vuoi farmi fare la troia. Non permetterti di propormelo ancora, ecc…_.E così avevo accantonato il mio desiderio, in fondo non volevo rischiare di sfasciare la famiglia. Dora mia moglie anche se ormai superati i cinquanta è quella che si può definire una milf coi fiocchi. Ben dotata di tette, belle gambe snelle e con un culo che molti guardano, da leccarsi i baffi. A dire il vero le avevo più volte chiesto delle sue fantasie durante le ore di sesso, ma, forse per pudore o forse per paura che le chiedessi di concretizzarle, si era sempre negata di parlarne. Tuttavia alcune sensazioni, alcuni accenni mi avevano fatto capire che quello che più la eccitava era il segreto pensiero di essere massaggiata in tutto il corpo , con abbondante uso di olio profumato, da un maschio ben dotato, massaggio che si concludesse con una infuocata seduta sesso. Naturalmente non me ne parlava e non cercava l’occasione di provare. Ma veniamo all’oggi. Un tranquillo normalissimo fine settimana in un alberghetto romantico nelle colline sopra Verona, bei panorami, passeggiate nel verde, atmosfera rilassante, lontano un mondo da preoccupazioni o impegni di sorta. Ambiente ideale per ritemprarsi. Lo frequentavamo ormai da tempo ed avevamo fatto amicizia col titolare e sua moglie, lunghe chiaccherate, serate serene a ridere e scherzare, partite a carte, niente di che. A noi andava bene così. Tornando da una passeggiata in riva al torrente vicino, Dora scivolò su un sasso coperto di muschio prendendo una brutta storta. Le faceva un male fortissimo e non riusciva a camminare, la caviglia prese a gonfiarsi. Aiutandoci in qualche modo siamo riusciti a rientrare in albergo, la gamba di Dora faceva paura. Chiesi ad Antonio il titolare dove era il pronto soccorso più vicino per paura che si fosse rotta qualcosa, ma Antonio mi disse: – aspetta, se vai al pronto soccorso te la ingessano, forse è soltanto una storta, proviamo prima a farla vedere da un mio amico che segue una squadretta di calcio ed è pratico di questi traumi-. Telefonata immediata, l’amico è disponibile e ci dice di raggiungerlo subito presso gli spogliatoi del campo di calcio, se è solo una storta rimedia lui altrimenti ci invia al PS. Raggiunto il campo di calcio Armando, il massaggiatore, ci aspetta sulla porta, bel maschio moro sui quaranta, sorriso aperto spalle quadrate, alto 1 e 80. Vista la mia difficoltà di far scendere Dora dalla macchina si avvicina e si offre di aiutarci. Chiede a Dora di mettergli un braccio attorno al collo, passa il suo sotto le ginocchia e senza sforzo la prende in braccio ed entra nel fabbricato. Fu in quel momento, in braccio a lui che Dora cominciò a sentirsi infiammare il basso ventre, come mi disse poi. L’essere presa in braccio da un uomo dopo tanti anni le risvegliò ricordi di gioventù e di altre occasioni in cui io l’avevo portata a letto così. Lui ha un paio di locali, una sala di attesa e l’altro attrezzato a sala massaggi separato dallo spogliatoio del campo. Ci spiegò poi che a fronte del suo impegno gratuito per la squadra gli avevano dato l’uso di quai locali dove svolgeva il suo lavoro di massaggiatore. Ci presentammo e gli spiegai l’accaduto. Fatta sedere Dora sull’orlo del lettino si mise a controllare la caviglia dopo averle tolta la scarpa. Il piede era molto gonfio ma si muoveva, con delicatezza Armando verificò che non ci fosse frattura e che tutto si poteva risolvere con un massaggio e con lo spray che usava in campo. Dora, nonostante il dolore sembrava gradire il leggero massaggio e passata la paura era sollevata, ora sorrideva. Con professionalità il piede fu subito unto e fasciato, ma in quel momento inizio qualcosa non immaginato ne cercato. Io preoccupato solo per l’incidente non mi accorsi di nulla. Nel muoversi lei accusò qualche dolorino alla schiena e al fianco, frutto probabilmente della caduta. Armando le chiese se desiderava un massaggio per lenire i dolori e perché aveva costatato che era tutta tesa. – Un leggero massaggio alle spalle ed ai fianchi l’aiuterà a tornare subito in forma.- Dora chiese il mio parere e avuto il mio assenso decise di accettare. -Si prepari mentre mi cambio, dietro quel paravento c’è un telo pulito, lo prenda. Dora mi chiese: – che dici se mi levo la biancheria per non sporcarla d’olio che magari poi non viene più via? – Non mi opposi, non avevo ancora nessun sospetto sulle intenzioni di Dora. Uscì dal separè avvolta nel telo, si stese a pancia sotto sul lettino scoprì la schiena, solo il sedere restava così coperto. Io me ne stavo seduto tranquillo in un angolo su una poltroncina. Armando rientrò, aveva indossato un camice bianco senza maniche, stava riscaldandosi le mani con dell’olio profumato non prima di aver abbassato le luci e messo sù una musica di sottofondo. – Ho creato l’atmosfera perché lei si rilassi, così il massaggio avrà un l’effetto migliore, vedrà che poi si sentirà bene.- Con fare assolutamente professionale, dopo averle versato sulla schiena dell’olio profumato tiepido cominciò a massaggiarle il collo e le spalle. Dora, il viso girato verso di me sembrava gradire molto la situazione. Dopo un poco chiuse gli occhi con un espressione beata, sorrideva. Collo, schiena e fianchi, fino ai lati delle tette schiacciate sul materassino, Dora sembrava godere sempre più del massaggio. Poi scese sulle gambe, prima i polpacci e poi risalì sulle cosce, lento, metodico. Mi sembrò che le mani risalissero sempre più avvicinandosi a poco a poco al culo e tra le natiche. Dora aprì impercettibilmente le gambe, se era un invito era molto sottile ma lui sembrò coglierlo. Da parte mia tutto cominciò a trasformarsi in un lento tormento, una tortura. So di far la figura del coglione dicendovi che inizialmente non ho avuto nessun sospetto e che avrei potuto fermare il tutto ma lentamente mi colsero sentimenti contrastanti. Da un lato la gelosia vedendo le mani di un altro uomo avvicinarsi al sesso di Dora e dall’altra dal desiderio di vedere fin dove sarebbe arrivata. Me ne restavo lì, paralizzato, non sapendo cosa fare ma il mio cazzo era sveglio e cominciava a rizzare la testa. Queste sensazioni contrastanti mi impedivano di intervenire, volevo veder realizzarsi un desiderio e nello stesso tempo una forte gelosia mi bloccavano. Me ne stavo lì paralizzato osservando le mani di lui che invece di massaggiare sembravano accarezzare le cosce di Dora. Salivano lente fino a sparire sotto la salvietta che le copriva il culo, me le immaginavo che arrivavano a sfiorare la figa ed i pollici che raggiungevano il buchetto del culo con leggerezza. Se mai c’e ne fosse stato bisogno l’invito a far di più diventò poi esplicito, Dora sollevò leggermente il sedere dandogli accesso a tutta se stessa. Dopo poco la salvietta scivolò sul pavimento e il culo di Dora si rivelò nella sua completa nudità. Ormai le cose erano giunte ad un punto che non potevo più fermarle a patto di non dare in escandescenze e fare una piazzata ma mi accorsi che era lei a dirigere l’azione. Si voltò verso di me e mi sorrise, mi fece l’occhiolino e mi inviò un bacio. poi aprì le gambe per permettergli di accarezzarle la figa, le sue mani solleticarono il clitoride e il suo pollice entrò senza fatica nel buchetto del culo. A questo punto stavo per scoppiare ma l’azione era appena incominciata. Lei allungò un braccio ed introdusse la mano nei suoi calzoncini. Sembrava gradire molto quello che aveva trovato e così dopo poco il cazzo di Armando svettava libero. Un bel cazzo a dir la verità, un poco più lungo e più grosso del mio ed in piena erezione. Un piccolo massaggio e poi l’invito neanche velato di montarla. Il lettino era troppo stretto per due, così la prese per i fianchi e la tirò con le gambe a penzoloni. La prese così da dietro, nessuna carezza, nessuna smanceria solo sesso Non le piace far pompini e lui non aveva certo bisogno di altri stimoli. La sua figa non aveva bisogno di lubrificanti, gocce dei suoi umori bagnavano abbondantemente i peli e le cosce. La penetrò senza fatica in un colpo solo, fino ai coglioni. Dora emise il primo dei molti sospiri, dei singulti, degli hoooo… che seguirono. Armando mi aveva solo guardato un attimo per sincerarsi di un mio consenso e poi aveva cominciato a spingere e ritrarsi con calma. Dalla mia posizione non potevo vederlo potevo solo immaginare il suo cazzo che entrava nella figa aperta di Dora e poi si ritraeva per ricominciare senza posa l’azione. Il suo pollice era entrato tutto nel suo culo e accompagnava le spinte del cazzo. Il battere dei suoi coglioni contro le sue chiappe era molto forte. Dal canto mio non avevo resistito più, liberato il mio cazzo che sembrava scoppiare, non ricordavo una simile erezione da tempo, avevo cominciato a menarmelo spinto da un irresistibile voglia di godere. L’orgasmo di Dora si preannunciò con un lungo crescente lamento sfociato in un lungo grido liberatorio, qui non c’erano vicini impiccioni e così poteva dar sfogo a tutta la sua voglia. Vedevo il suo corpo vibrare, le gambe irrigidirsi e tremare, sentivo i suoi rantoli ed i suoi sospiri mentre lo incitava. Con lei venni anch’io scaricando a terra, sulla salvietta, tanta di quella sborra che non avrei creduto possibile. Ma Armando non aveva finito, senza darle tempo di rifiatare la girò sulla schiena, entrò ancora in lei e poi cominciò a strizzarle le tette, torturarle i capezzoli erti e grossi e ricominciò con le spinte. Lei lo circondò con le sue gambe tenendolo stretto a se poi con la mano cominciò ad accarezzarsi il clitoride fino a godere ancora una volta urlando ed incitandolo a venire. Anch’io ricomincia a menarmelo con vigore, da molto tempo non avevo una seconda erezione così vicina, venni ancora assieme a lei. Quando Armando venne a sua volta riempiendole la figa con il suo sperma Dora si abbandonò esausta. Eravamo tutti due sfiniti. Rimase così per lunghi minuti con le gambe aperte e con la sua sborra che usciva dalla figa colando sul lettino, ad occhi chiusi respirando piano.

Ci rivestimmo in silenzio. Armando prese in braccio Dora e la portò alla macchina, nessun commento su ciò che era successo. Ci salutò dicendo: – tornate dopodomani per un controllo -. Lorem Ipsum

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